martedì 30 settembre 2008

Pensieri

Raffaelo


L’umanità ha fatto molti errori. Ma per fortuna , non si è mai sbagliata su un punto… Prima o poi si è sempre ricordata dei grandi geni della letteratura, dell’arte e della filosofia. Quelli che hanno espresso la ricchezza spirituale dell’uomo.

Giovanni Bellini detto Giambellino


Giovanni Bellini, figlio di Jacopo - uno degli artisti più illustri della sua generazione - e fratello di Gentile, nacque a Venezia intorno al 1430 e morì, nella stessa città, nel 1516.Fu pittore dalla lunga e gloriosa carriera, costellata d'importanti incontri e molteplici influenze che spiegano le variazioni del suo stile.Educatosi nella bottega paterna, sentì molto presto l'esigenza di allargare i propri orizzonti studiando approfonditamente i più innovativi artisti rinascimentali, sia quelli che avevano lasciato tracce a Venezia, come Andrea del Castagno nella Cappella di San Tarasio in San Zaccaria, sia quelli che operarono fuori, da Piero della Francesca e Roger Van Weyden - che probabilmente conobbe a Ferrara - ad Andrea Mantegna, nel 1453 destinato a divenire suo cognato per il matrimonio con la sorella Nicolosia.Al 1450 circa risale la sua prima opera firmata, il "San Girolamo nel deserto" del Barber Institute di Birmingham, in cui l'autore evidenzia già una marcata sensibilità verso i paesaggi, destinata a svilupparsi appieno nella maturità.Seguì un periodo d'intensi rapporti con il cognato Mantegna, che consentì a Giovanni di conoscere l'ambiente colto ed innovatore di Padova - largamente tributario della cultura fiorentina - e di adottare uno stile compositivo rigoroso e un disegno preciso e lineare: ad esso vanno ascritti capolavori come la "Trasfigurazione" del Museo Correr di Venezia, la "Pietà" (Milano, Pinacoteca di Brera), l'"Orazione nell'orto" della National Gallery di Londra e il "Cristo morto sorretto da due putti" (Milano, Museo Poldi Pezzoli).Dopo essersi procurato una notevole fama con queste opere, attorno al 1465 fu incaricato di lavori più ambiziosi: nel campo della produzione della pala d'altare, in cui ben presto la sua bottega raggiunse una posizione egemone, spicca il "Polittico di San Vincenzo Ferrer" (Venezia, Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo), dall'illuminazione arditamente contrastata e la cornice di ispirazione rinascimentale nella struttura e nelle decorazioni.




Tra il 1470 ed il 1475, probabilmente a seguito d'un viaggio nella città d'Urbino, entrò in contatto con la pittura di Piero della Francesca e successivamente, a Venezia, intraprese un dialogo con Antonello daMessina. Tale fase si concretizza nell'esecuzione di numerose pale d'altare che rinnovano radicalmente la tipologia della Sacra conversazione architettonica, approfondendo nel contempo le ricerche nel campo della prospettiva e della luce, grazie all'adozione ed al perfezionamento della tecnica a olio. Rimarchevole la "Pala di Pesaro", databile al 1474, che dall'arte di Piero deriva l'impeccabile costruzione prospettica e la complessa architettura del trono, impreziosito da inserti marmorei e bassorilievi d'ispirazione classica.Gli anni seguenti furono caratterizzati da un notevole ampliamento della bottega, dettato dalla necessità di far fronte alle crescenti richieste della committenza ed agli incarichi ufficiali. Tra le opere realizzate, l'"Estasi di San Francesco" (Collezione Frick, NewYork), la "Trasfigurazione" della Galleria Nazionale di Napoli, la "Sacra allegoria" degli Uffizi e, soprattutto, la "Pala di San Giobbe" (Accademia di Venezia), che, in un'architettura simmetrica, presenta sei maestose figure di santi al centro delle quali si dispone la Vergine col Bambino. E proprio il tema della "Madonna con il Bambino" è argomento della vasta produzione d'immagini destinate alla devozione privata di questo periodo, nelle quali Bellini dà prova di straordinaria inventiva e che trovano il loro acme nella splendida "Madonna del prato" della National Gallery di Londra.Lungi dal consacrarsi alla ripetizione delle formule che gli avevano assicurato il successo, negli ultimi anni della sua carriera Bellini seppe rinnovare la sua ispirazione ed il suo linguaggio, traendo profitto dal contatto con giovani pittori quali Giorgione e Tiziano: il "Battesimo del Cristo" della chiesa S. Corona a Vicenza, la "Pala di S. Zaccaria" e la "Pala di S. Giovanni Crisostomo" sono chiari esempi di questa influenza. A questo periodo risalgono anche importanti dipinti di soggetto profano come il "Festino degli dei"(National Gallery di Washington), commissionato da Alfonso I d'Este e rimaneggiato da Tiziano, e alcuni dei suoi più bei ritratti, come quello del Doge Leonardo Loredan (National Gallery di Londra), che rivela un'altissima qualità pittorica ed una notevole abilità mimetica.









Biografia dal sito:http://www.italica.rai.it/

sabato 27 settembre 2008

Il poeta




Cézanne
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Ho conosciuto un grande poeta, 
un uomo provato dagli anni …
abbracciava un albero
- Che fai ?– gli ho chiesto. E lui –
Venivo qui con mia madre (e lui)
era un giovane alberello. 
Siamo cresciuti insieme, come fratelli. 
Vengo spesso qui dove il tempo finisce -
e ripreso il comando del gregge 
si allontanò felice.
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venerdì 26 settembre 2008

Paul Verlaine

Jan Vermer
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- Canzone d'Autunno -

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I lunghi singulti
dei violini
d'autunno
mi lacerano il cuore
d'un monotono
languore.
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Pieno d'affanno
e stanco, quando
l'ora batte
io mi rammento
remoti giorni
e piango.
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E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta
di qua e di là
simile ad una
foglia morta.
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IL passare del tempo, il ricordo dei remoti giorni e la consapevolezza della precarietà della condizione dell'uomo, quasi foglia morta in balia del vento, sono i temi di questa lirica.
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Questa lirica di Verlaine venne utilizzata, nella II guerra mondiale, dagli alleati per comunicare ai partigiani francesi l'imminente sbarco in Normandia

mercoledì 24 settembre 2008

Trilussa

Giovanni Carpanetto, Ritratto di Trilussa, 1915, olio su tavola
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Appena se ne va l'urtima stella e diventa più pallida la luna c'è un Merlo che me becca una per una tutte le rose de la finestrella: s'agguatta fra li rami de la pianta, sgrulla la guazza, s'arinfresca e canta. L'antra matina scesi giù dar letto co' l'idea de vedello da vicino, e er Merlo furbo che capì el latino spalancò l'ale e se n'annò sur tetto. -- Scemo! -- je dissi -- Nun t'acchiappo mica...-- E je buttai du' pezzi de mollica. -- Nun è -- rispose er Merlo -- che nun ciabbia fiducia in te, ché invece me ne fido: lo so che nu m'infili in uno spido, lo so che nun me chiudi in una gabbia: ma sei poeta, e la paura mia è che me schiaffi in una poesia. È un pezzo che ce scocci co' li trilli! Per te, l'ucelli, fanno solo questo: chiucchiù, ciccì, pipì... Te pare onesto de facce fa la parte d'imbecilli senza capì nemmanco una parola de quello che ce sorte da la gola? Nove vorte su dieci er cinguettio che te consola e t'arillegra er core nun è pe' gnente er canto de l'amore o l'inno ar sole, o la preghiera a Dio: ma solamente la soddisfazzione d'avè fatto una bona diggestione.

La poesia secondo Paul Celan

Vuillard
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La poesia, secondo Paul Celan, non è alcun luogo concreto sulla carta geografica dell’immaginario e della mente dell’uomo. Essa è, piuttosto, come un meridiano: una linea ad un tempo verissima e inesistente che indica una direzione attraverso molti territori. Su questa linea a ciascuno è data la possibilità di tracciare il proprio cammino verso quel sapere e quel sentire che appaiono sempre piú lontani da chi è assediato dalla civiltà del rumore e del fatuo, e in essa si perde.

.CON ALTERNA CHIAVE
.Con alterna chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia delle cose taciute.
A seconda del sangue che ti sprizza
da occhio, bocca ed orecchio
varia la tua chiave.
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Varia la tua chiave, varia la parola
cui è concesso volteggiare coi fiocchi.
A seconda del vento che via ti spinge
s’aggruma attorno alla parola la neve.
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lunedì 22 settembre 2008

Piero Chiara - La casa Zanella

Monet : Impressione. Sole nascente
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LA CASA ZANELLA
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Sono nato all’ultimo piano di una vecchia casa di Luino, in via Felice Cavallotti, dentro una stanza senza riscaldamento e senza luce elettrica. Era il 23 di marzo 1913 e la primavera quell’anno doveva essere in ritardo al mio paese, perché appena nato, trovandomi freddo come una rapa, una mia zia mi riscaldò i piedi al fuoco del camino, acceso la prima volta in tutta l’invernata. Fu, quella di via felice Cavallotti, la mia prima casa, un piccolo regno, perché oltre la stanza nella quale ero nato, aveva una ventina d’altri locali su diversi piani, in gran parte vuoti o con armadi chiusi lungo le pareti. Casa Zanella, veniva chiamato dai vecchi quel palazzetto del ‘700, con l’ingresso davanti al porto e al sommo di una doppia scalea di granito rosa….
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Da Piero Chiara, La casa, la vita, in AD. Giorgio Mondadori Editore, Milano, maggio 1981.
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….la prima casa, quella che avrebbe dovuto essere l’unica, la casa di tutta la vita, resta il palazzotto sei o settecentesco di via Felice Cavallotti, dove Luino o meglio il mondo incomincia per chi viene dal lago, con la casa Zanella dalle inesplorate soffitte e dalle profonde cantine a livello del lago, dove sono rimaste care, tenaci ombre, che il vento traversa ma ancora non riesce a disperdere.
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Da Piero Chiara, Di casa in casa, la vita, in La Rotonda, Almanacco Luinese 1984. Francesco Nastro Editore, Luino.

Poeti italiani contemporanei - Angela Sias (Anais)



La Paloma ferita
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Noi non sappiamo dirci
questi brani di comunione
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il sostrato nelle tue zampe,
il nero,
che t'ingravida dalle punte.
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La cosa a minarci
e nessuno ti teme,
il passero ti sfiora
e tu balli,
mite
e diffidi di chi ti ama
mentre il dolore si compie muto
negli occhi cerchiati in rosso
e nella piuma sporcata.
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Magri pennacchi bianchi, in giro,
picchi di solitudine.


domenica 21 settembre 2008

Pablo Neruda - Mi piaci quando taci


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Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
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Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
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Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.
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Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.
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Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
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Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
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Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

sabato 20 settembre 2008

venerdì 19 settembre 2008

Ecco le voci cadono e gli amici



Ecco le voci cadono e gli amici
sono così distanti
che un grido è meno
che un murmure a chiamarli.
Ma sugli anni ritorna
il tuo sorriso limpido e funesto
simile al lago
che rapisce uomini e barche
ma colora le nostre mattine.

giovedì 18 settembre 2008

Ai miei amici di lingua portoghese, Iveta, Pauolo Lopes, AnaMar


(Manet)

Licantropia
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In qualche luogo i sogni diventeranno realtà.
C'è un lago solitario
illuminato dalla luna per me e per te
come nessuno per noi soli.
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Lì la scura bianca vela spiegata
in un vago vento non sentito
guiderà la nostra vita-sonno
laddove le acque si fondono
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in un lido di neri alberi,
dove i boschi sconosciuti vanno incontro
al desiderio del lago di essere di più
e rendono il sogno completo.
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Là ci nasconderemo e svaniremo,
tutti vanamente al confine della luna,
sentendo che ciò di cui siamo fatti
è stato qualche volta musicale.
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Ricordo di Massimo Troisi


Massimo Troisi, il grande attore comico napoletano, in un celebre siparietto televisivo ironizzando diceva:
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'' Vorrei approfittare del fatto che questo sketch è trasmesso mondovisione per mandare un saluto ai lavoratori all'estero e rassicurali sulle condizioni di Napoli''.
''Vorrei dire loro '' .... ''che stiamo bene. A Napoli industrie, commercio, tutto è florido, mai come adesso stiamo andando bene ..... ''
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Pausa... e proseguendo beffardo ...
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''E' finita l'eurovisione ? Siamo tra di noi ora ?.... si ?
'' A Napoli stamm''nguajate (siamo inguaiati) ''

Vittorio Sereni - Terrazza

Monet

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Improvvisa ci coglie la sera.

Più non sai

dove il lago finisca;

un murmure soltanto

sfiora la nostra vita

sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi

a un tacito evento questa sera

entro quel raggio di torpediniera

che ci scruta poi gira se ne va.

Piero Chiara - Il caffè Clerici


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IL CAFFE’ CLERICI
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….Volle sapere qualche cosa di più sul Caffè Clerici, che le parve un’istituzione degna d’interesse. Glielo descrissi, vicino al porto, sul quale si affacciava da un portichetto, coi tavolini di ferro e i miei amici seduti intorno fin dalla mattina. Le barche che andavano e venivano, la gente che passava, il biliardo dentro al caffè, in attività tutto il giorno e il giardinetto inghiaiato sempre in ombra dietro, con le piante concimate con i fondi di caffè nelle mezze botti dipinte di verde.
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Da Piero Chiara, Il cappotto di astrakan, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1978.

mercoledì 17 settembre 2008

Rainer Maria Rilke - Lettere a un giovane poeta

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Viareggio presso Pisa (Italia)
5 aprile 1903

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Deve scusarmi, caro egregio signore, se solo oggi, grato, ricordo la sua lettera del 24 febbraio: sono stato tutto il tempo indisposto, non proprio malato, ma oppresso da una spossatezza influenzale che mi rendeva inabile a tutto. Alla fine, non accennando il mio stato a migliorare , sono partito per questo mare del Sud il cui beneficio già una volta mi ha aiutato. Ma non sono ancora in salute, lo scrivere mi pesa, e così deve accettare queste poche righe in vece d’altro. Naturalmente sappia che ogni sua lettera sarà per me sempre una gioia, e solo abbia indulgenza quanto alla risposta, che forse la lascerà spesso a mani vuote; poiché in sostanza, è proprio nelle cose più profonde e importanti, siamo indicibilmente soli, e affinché uno possa consigliare e anzi aiutare l’altro deve accadere molto, molto deve riuscire, una intera costellazione di cose si deve realizzare perché si ottenga una volta lo scopo……
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RAINER MARIA RILKE
Lettere a un giovane poeta
Oscar Mondadori

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Tra il 1903 e il 1908 Franz Xaver Kappus, un giovane allievo dell'accademia militare di Wiener Neustadt, inviò a Rainer Maria Rilke alcune sue prove poetiche. Il corpus di poesie era accompagnato da una lettera in cui il giovane aspirante poeta si apriva come non aveva mai fatto con! nessuno. Ebbe così inizio quel carteggio che, staccato dall'epistolario di Rilke, fu pubblicato come opera a sé stante nel 1929. Dal poeta maturo scaturisce una sorta di lezione fatta di consigli stilistici e, soprattutto, di insegnamenti spirituali. Con toni accorati, Rilke espone i temi! principali della sua poetica: esorta Kappus a indagare se veramente lo scrivere sia per lui una necessità, gli indica il peso e la grandezza dell'essere artista, lo esorta alla solitudine come unico mezzo per giungere alla maturazione di sé. Tra le più belle scritte da Rilke, le dieci lettere sulla poesia raccolte in questo volume costituiscono un breviario spirituale in cui il poeta, prescindendo dal destinatario, si pone davanti ad uno specchio straniante e rivelatore che lo aiuta a definirsi e ad analizzarsi.

lunedì 15 settembre 2008

TERREMOTO

( Cézanne)
Alle ore 13.07 di oggi, lunedì 15 settembre 2008, profondità Km 4.7, Magnitudo 2, a circa 14 Km di distanza dalla città, epicentro nel distretto sismico della Valle del Topino c’è stato un evento sismico… un terremoto.
Ho sentito sussultare il pavimento.
Un’attimo …
La mente corre e racconta altri eventi ….
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Terremoto
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Corro veloce dopo un giorno passato ad inseguire piccoli e grandi problemi : c’è stato un terremoto.
Uno sciame sismico iniziato nel mese di dicembre prosegue ma, dicono, si sta esaurendo.
Sarà vero ?
L’epicentro prossimo alla città ha duramente provato le abitazioni del centro storico con crolli di grondaie, cornicioni, pianelle e coppi dai tetti.
Vivo in una zona altamente sismica ma è difficile abituarsi ai rumori della terra; un borbottio che sale, aumenta, scuote dalle fondamenta la casa, i mobili………
Ho visto il PC tremare,la scrivania sobbalzare, un libro che cade, il lampadario che si agita e la porta non si apre.
Per un attimo immagini il peggio.
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Poi tutto passa ed esci in strada, prosegui con le occupazioni perché la vita continua.
Scosse brevi, di intensità modesta - max 4,2 di magnitudo - ma ugualmente paurose, inquietanti. .
La vita prosegue, vai in banca, ritiri un fondo per le emergenze e vai…..
Vorresti andare lontano, dove non cadono i coppi o le pianelle dai tetti, dove i PC non tremano, i libri non cadono e non senti il borbottio che sale dalla terra e invade la stanza.
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Un poeta spoletino, il 12 gennaio del 1896, pubblicava una lunga poesia in vernacolo.
Significative le ultime due strofe:
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Io me ne scappo e subbitu
Io me ne vojo annà,
la morte de lu sorce io non la vojo fa
me ne jirrò in America
in Francia o ‘npò più in là:
basta che non ce tèrtica
donche se sta.
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(traduzione: io scappo e subito/io me ne voglio andare7 la morte del topo/ non la voglio far/ Me ne andrò in America7 in Francia o un po’ più in là7 basta che non ci trema7 dove si sta. )
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Una poesia scritta nel 1896 dopo il terremoto del 20 maggio del 1895. Il poeta, saggiamente ci scherza sopra .
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L’idea di partire assale ma per andare dove ? In Australia, a Sydney, dice Marisa, il sole batte 42 gradi all’ombra . Impossibile immaginare una spiaggia, i sapori dell’oceano, lo spruzzo dell’ acqua che batte lo scoglio e dimenticare il calore torrido che sale dalla terra………
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dice Ileana.
Bisogna guardare al futuro. Anche questo sisma è alle spalle, …… è passato.
….. e una data emerge, dolorosa, determinate
Una data che vorresti cancellare ma non puoi; una nota stonata che scompone lo spartito della vita ……(un terremoto) …….. quello che poteva essere e non è stato.
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Morte del Partigiano Luciano

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Ridevo e saltavo sul letto sorpreso dal via vai dei parenti che attraversavano la stanza diretti nella camera di mio padre.
Passavano in silenzio mentre saltavo sul materasso, i volti in processione, pensosi e muti: gli zii, le zie, i cugini, i nonni.
Della notte, di quella notte ricordo il silenzio ed io che ridevo.
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Mio padre era morto e non lo sapevo.
Saltavo e ridevo in attesa di mia madre che sempre accorreva preoccupata ad interrompere il gioco.
Quella notte mia madre non venne a dirmi
<>
La nonna diceva che ero un bambino troppo vivace; che avevo il verme solitario così, quando mi sgridava pensavo al verme che avevo dentro, da qualche parte ma non si vedeva.
Quella notte mia madre non venne a minacciare il verme, a riassettare amorevolmente le coperte e spegnere la luce.
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Da quella notte la poesia scandisce il mio tempo. Racconta, accompagnandoli, i giorni che si susseguono. Racconta della nonna, della casa appena sotto la torre .
Di quello che eravamo, noi, davanti al focolare nelle sere d’inverno; di mia madre e delle nostre migrazioni.
Di quello che eravamo, che poteva essere e non è stato Smisi di essere un bambino vivace che saltava ridendo sulle coperte e faceva impazzire la nonna.
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Per chi entra dalla piazzetta dell’erba, all’inizio di via del Trivio c’è un muro; un bastione messo per trattenere la soprastante via Cecili e il Chiostro di San Nicolo.
Di lì passava mio padre tornando dal lavoro.
Quel muro improvvisamente mi sembro altissimo; una barriera insuperabile come quei giorni e quelli che sarebbero venuti. Volevo superare quel muro e tutti quelli che sarebbero venuti.
Lo avevo promesso; avevo promesso a mia madre:
“Non ti preoccupare mamma, ci sono io a difenderti”
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Non avevo sette anni ... Non avrei più visto mio padre tornare dal lavoro costeggiando il muro di Via del Trivio.

Tchaikovsky - 1812 overture (Part 1)

Autunno


AUTUNNO
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L’autunno
è un gioco di colori che appassiscono,
di scheletri d’albero,
foglie gialle,
pioggia e vento...

somiglia
all’insoddisfazione che sento





.Mitsuko Uchida suona il pianoforte e
Jeffrey Tate dirige l'Orchestra Mozarteum di Mozart
concerto per pianoforte e orchestra n. 9

da PAGINE


A Zurigo uscivo di casa con le matite, i fogli, i pastelli e il carboncino per ritrarre i fiori, le foglie, i paesaggi, la bottega del fruttivendolo, gli alberi e i viali del Rieter Museum.

Ero in grado di rifare, a carboncino, a matita, con i pastelli i dipinti di artisti famosi e, spesso correvo fino al Kunsthaus, il Museo, per visitare le sale, studiare la luce, le armonie, i colori, le ombre... nei quadri.
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Ero affascinato dal mondo della fisica; dallo studio dell’infinitamente piccolo cioè dalla teoria quantistica, ....la base ultima sulla quale si regge l’intero universo microscopico delle particelle e, indirettamente, a tutto quanto noi possiamo vedere, udire, toccare. In tutto questo ritrovavo facilmente Dio.

Studiare per comprendere l’armonia della natura e il mistero della vita.

Studiare e comprendere le leggi che regolano l’universo minimo significava, pensavo, comprendere l’universo stesso di cui siamo una infinitesima parte.

Andare oltre la dimensione osservabile e indagare.
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domenica 14 settembre 2008

Mons Ottorino Pietro Alberti : Entrano nel cuore

(Mantegna)
E’ vero che la ‘’ragione ‘’ è la ‘’facoltà di pensare, di conoscere la realtà che ci circonda e le persone che entrano nella nostra vita’’, ma è anche vero che questa ‘’facoltà’’, col passare del tempo si … indebolisce e per questa ragione il ‘’patrimonio di conoscenza ‘’dei fatti di vita vissuta e di tanti individui incontrati nel corso del tempo si stempera e perfino si perde. Tuttavia, quando si tratta di ‘’persone che entrano nel cuore’’ queste restano sempre presenti !
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Grazie Mons. Ottorino Pietro Alberti
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Szederkenyi performing "Preludio n. 1." Di Marcel Tournier. ... arpista arpa violino violinista musica duo nandor Katrina ...

giovedì 11 settembre 2008

Leggeva le poesie di leopardi

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Leggeva le poesie di Leopardi,
la nonna, e raccontava della luna:
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Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
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Raccontava di Silvia e
il colle, quell’ermo colle
che immaginavo salire lieve
fino alla nuvola d’argento che
frequentava i miei sogni.
La vedevo correre, la nuvola.
La vedevo aggiungersi ad altre,
e poi scomparire…
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Immaginavo la siepe e dicevo:
‘’raccontami il mare !’’
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Poi la nonna è andata, un giorno di giugno
ed io ho preso ad ascoltare il silenzio.
L’infinito dolce silenzio di ricordi lontani.





Lo schiaccianoci
suite dal balletto Piotr Ilich Tchaikovsky.
Berliner Philharmoniker.
Seiji Ozawa, direttore d'orchestra. ...
Tchaikovsky

Genesi di una poesia - Domani o domani dopo


Chagall - Poeta
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Premessa
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Per me è poesia ! proseggiata come nei testi, alcuni, di Eliot ma pur sempre poesia.
Non proprio Eliot, naturalmente !
Ne sono talmente convinto che decido di pubblicarla.
Per il mio piacere…il vostro non so.
Potrei mettere ordine al testo … modificare il singolo rigo con un andare a capo ‘’intelligente’’. (potrei farlo, che dite ? forse, vediamo come viene)
In verità a me piace così: una prosa/ poesia estrapolata da ‘’ Autoritratto’’.
Si tratta di un testo ‘’sorgente ‘’… una sperimentazione che avrà un seguito, credo .
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Grazie per avermi ascoltato


Clagall - Il violinista
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Domani o domani dopo
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Partirò domani o domani dopo, alla ‘’deriva’’,
in cerca di un refolo di vento.
Pensieri incartati, deboli, raccolgono la sera:
questa sera immobile avvolta nel silenzio…..
il sartiame non regge l’albero
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E’ stato, il mio, un andare di terre in terre;
un andare fatto di salite e discese ,
di rare ombrose pianure, deserto.
Un andare in cerca della terra che non c’è
che poi è l’orizzonte dei giorni che si succedono,
inarrestabili.
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Albe e tramonti;
giorni che muoiono per risorgere sempre nuovi…
bellissimi !
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La bellezza ?!
cercare tutto ciò che è vero, che è giusto,
cercare la bellezza per amare.
Ecco, l’amore è la grande sfida.
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Il sartiame della mia imbarcazione
provato dalle tempeste non regge l’albero e
la vela, strappata dal vento degli oceani
richiede cure.
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Riprenderò il viaggio domani o domani dopo,
alla ‘’deriva’’, in cerca di un refolo di vento.
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Userò la scassa …...
andrò via con la randa e il fiocco
verso l’ultimo orizzonte
in cerca della terra che non c’è …
ma irraggiungibile c’è ….
la verità, la giustizia, la bellezza,
l’amore per la gente e le cose.
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Andrò in cerca della Terra promessa...
un luogo irraggiungibile,
sempre all'orizzonte degli anni che passano.
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Per uno che crede e riesce ad attendere,
la terra è davanti,
oltre il deserto dei giorni, delle rare pianure,
delle salite e delle discese.
E' davanti,
lungo la linea dell'ultimo irraggiungibile orizzonte.
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(Giovenale Nino Sassi)

lunedì 8 settembre 2008



SILENZIO !!!
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Nel Corno d'Africa 3 milioni di bambini sono in pericolo di vita per mancanza di cibo, acqua e cure mediche.
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SILENZIO!!!
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In India. molte persone, laici, e religiosi… gente che sull’esempio di Madre Teresa ha dato la vita per i poveri … vengono uccisi….. In India è sempre più accentuata la divisione tra i pochi ricchi e i moltissimi nullatenenti che muoiono letteralmente di fame.
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SILENZIO !!!
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T.S. Eliot, The Rock (1934)

(Andrea Mantegna)

Where is the wisdom that we have
Lost in knowledge?
Where is the knowledge we have


Lost in information?
:
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Dov'è la saggezza che abbiamo
perso in conoscenza?
Dov'è la conoscenza che abbiamo
perso in informazione?

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domenica 7 settembre 2008

SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI BONARIA - CAGLIARI

CAGLIARI - Benedetto XVI riprende a pieno ritmo la sua attività pastorale con una visita di una giornata a Cagliari.Il breve viaggio ha un intento molto spirituale: terzo pontefice a visitare la Sardegna, dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II, Ratzinger rende omaggio di persona a "Nostra Signora di Bonaria", nel santuario mariano cagliaritano, in occasione del centenario della proclamazione della Madonna come "patrona massima della Sardegna". ( ANSA)

Ho assistito alla S. Messa

Ho visitato il SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI BONARIA nel 1994 ... con una guida eccezionale: S.E. Mons Ottorino Pietro Alberti a quei tempi Arcivescovo Metropolita della città di Cagliari. Ricordo con emozione e affetto Mons. Alberti... un Padre buono che stamani ho visto concelebrare la Messa di SS Benedetto XVI .

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Lascio un pensiero ai piedi di N.S. di Buonaria


IL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI BONARIA
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Il colle di Bonaria è situato a sud-est di Cagliari.Nel 1324 il re Alfonso di Aragona vi pose il suo accampamento per conquistare la città di Cagliari e vi fece costruire un castello fortificato e una chiesa.Nel 1335 il re fece donazione della chiesa ai frati dell'Ordine di Nostra Signora della Mercede per costruirvi un convento, che ancora abitano.L'Ordine di N.S. della Mercede fu fondato in Spagna, a Barcellona, nel 1218 da S.Pietro Nolasco per liberare i cristiani schiavi. Tanti sventurati furono così liberati e restituiti alle loro famiglie.
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In seguito l'apostolato dei Mercedari si sviluppò secondo le esigenze dei tempi ma sempre in linea col suo impegno di liberazione integrale dell'uomo dalle schiavitù fisiche e spirituali.
Anche i religiosi di Bonaria, aiutati dai volontari e benefattori dell'epoca, effettuarono varie redenzioni di schiavi. Nel 1370 un veliero partito dalla Spagna è sorpreso da una furiosa tempesta. Tutto il carico viene gettato in mare, tra cui una pesante cassa, ma appena questa tocca le acque, miracolosamente il mare si calma e torna la bonaccia.La cassa si dirige verso il porto di Bonaria, dove viene aperta dai religiosi: contiene una meravigliosa statua della Madonna, in legno di carrubo, che sorregge il bambino nella mano sinistra e nella mano destra ha una candela accesa. Subito la devozione della Madonna di Bonaria si diffonde nell'isola e nel mondo, specie tra i marinai che la invocano come loro protettrice. Per devozione alla Vergine di Bonaria i conquistadores diedero il nome alla capitale dell'Argentina: Buenos Aires.
S.Pio X, il 13 settembre 1907, proclamò la Madonna di Bonaria Patrona Massima della Sardegna.
Il Papa Paolo VI onorò con la sua presenza le celebrazioni del sesto centenario, il 24 aprile 1970.
Il Papa Giovanni Paolo II venne pellegrino a Bonaria il 20 ottobre 1985.
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La costruzione dell'imponente tempio ebbe inizio nel 1704, fu ripresa nel 1910 e terminata nel 1926. Nello stesso anno il Papa Pio XI gli conferì il titolo di Basilica Minore. Con i bombardamenti del 1943 furono distrutti gli affreschi, gli stucchi e gli ori che la adornavano.I lavori di ristrutturazione furono ripresi nel 1947 e sono stati terminati nella Pasqua del 1998.L'altare è sormontato da un grande baldacchino con quattro colonne in marmo verde; i capitelli, gli angeli e le arcate sono in rame dorato. La cappella dei Caduti con il bassorilievo della "Pietà" è opera del Montaldi. Invece la scultura del monumento ai Caduti è opera di Francesco Ciusa

Il quadro della cappella della Sacra Famiglia è del pittore napoletano Giuseppe Aprea. I quadri delle cappelle della Madonna di Fatima, dell'Assunta, dell'Ausiliatrice, del Santissimo, dell'Immacolata, del Rosario, sono opera del pittore sardo Antonio Mura. Il quadro della cappella della Madonna della Mercede è opera della pittrice Gina Baldracchini.
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http://www.bonaria.eu/

sabato 6 settembre 2008

Neruda

(Pablo Picasso)

Aria della Notte
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La fragile scrittura dell’inizio
Il fremere dell’aria
Le vene nell’aria
L’infinito guardare
Lo sguardo infinito
Il suggello del silenzio sulle labbra
Il caldo vino delle parole
L’angolo prima colmato di vuoto
Il passo che risponde
Lo sconvolto volteggiare delle dita
Il tatto del respiro Le notti di veglia
L’ardore insonne
L’arena che s’infiltra e ricade
L’agognato rumore che scivola sotto la porta

Poeti tedeschi - J. W. Goethe


MIGNON
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Conosci la terra dove i limoni mettono il fiore,
le arance d'oro splendono tra le foglie scure,
dal cielo azzurro spira un mite vento,
quieto sta il mirto e l'alloro è eccelso,
la conosci tu forse?

. Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o amato mio!
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Conosci la dimora? Il tetto posa su colonne,
risplende la sala, la stanza è tutta un bagliore,
e statue marmoree mi volgono lo sguardo:
povera bambina, che cosa ti hanno fatto?
La conosci tu forse?
. Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o difensore mio!
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Conosci il monte e il sentiero che tra le nubi si perde?
Il mulo cerca il suo cammino tra le nebbie,
l'antica stirpe dei draghi abita in spelonche,
precipita la rupe e, sopra, la massa di onde,
lo conosci tu forse?
. Laggiù, laggiù è la via
che noi faremo: andiamo, o padre mio!
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venerdì 5 settembre 2008

Appunti

Il giudizio finale)
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Secondo il filosofo e antropologo francese René Girard i Capri espiatori - sono finiti: o scegliamo la non violenza oppure la guerra nucleare, il terrorismo, i disastri ambientali generati dall’uomo finiranno per distruggerci’’
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‘’Immanuel Kant , il filosofo tedesco, quello della …..
Critica della ragion pura, ,….conduce l'ambizioso progetto filosofico di "tradurre le dichiarazioni metafisiche dell'escatologia cristiana in una sorta di escatologia trascendentale".
‘’Per Kant l'antica profezia apocalittica di San Giovanni prefigura in simboli e immagini il limite estremo della stessa attività del pensare, delineando la struttura paradossale di un "concetto con cui, al tempo stesso, l'intelletto ci abbandona e, addirittura, ha fine ogni pensiero’’.
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Per Renè Girard ‘’ oggi la verità è esplosiva ……e i testi cristiani , in particolare i testi apocalittici si adattano in maniera impressionante alla realtà attuale ovvero alla confusione tra i cataclismi generati dalla natura e i disastri causati dagli uomini, una confusione tra il naturale e l’artificiale. ( è di queste ore l’allarme per Uragano Gustave di altri che in questa stagione si succedono sempre più violenti nel sud degli Stati Uniti)
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Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio - Wikipedia 

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Non vogliamo vedere, dice René, le nostre responsabilità nelle minacce e nelle possibilità di distruzione che pesano su di noi… non ci fa comodo…
La nostra civiltà è più creatrice e potente che mai, ma anche più fragile e più minacciata poiché non dispone più della protezione del ‘’religioso arcaico’’( Il sacrificio violento di un capro espiatorio)
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Secondo Girard stiamo arrivando a un mondo in cui ci troveremo posti davanti all’alternativa cristiana. Il regno di Dio o la distruzione totale, la riconciliazione o niente.
Gli uomini cercano scappatoie per non vedere ciò che è loro imposto, per non essere pacifici, per non incontrare l’altro. Il cristianesimo, Secondo Girard , è l’unica utopia che dica la verità su questa situazione. O gli uomini la realizzeranno rinunciando alla violenza o si autodistruggeranno. Sarà la violenza assoluta oppure la pace…
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Il buffo di tutto questo è che il futuro è in mano alla mia generazione, a quella generazione che nel 1968 saliva sulle barricate per portare l’immaginazione al potere.

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hieronymus Bosch

mercoledì 3 settembre 2008

Parole e poesia

Cézanne

Domani o domani dopo
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Partirò domani o domani dopo, alla ‘’deriva’’, in cerca di un refolo di vento. Pensieri incartati, deboli, raccolgono la sera: questa sera immobile
….. il sartiame non regge l’albero’’
è stato, il mio, un andare di terre in terre; un andare fatto di salite e discese , di rare ombrose pianure, deserto.
Un andare in cerca della terra che non c’è che poi è l’orizzonte dei giorni che si succedono, inarrestabili. Albe e tramonti; giorni che muoiono per risorgere sempre nuovi… bellissimi !
La bellezza !? cercare tutto ciò che è vero, che è giusto, cercare la bellezza per amare. Ecco, l’amore è la grande sfida.
Il sartiame della mia imbarcazione provato dalle tempeste non regge l’albero e la vela strappata dal vento degli oceani richiede cure.
Riprenderò il viaggio domani o domani dopo, alla ‘’deriva’’, in cerca di un refolo di vento. Userò la scassa …...andrò via con la randa e il fiocco verso l’ultimo orizzonte in cerca della terra che non c’è …ma irraggiungibile c’è …. la verità, la giustizia, la bellezza, l’amore per la gente e le cose.
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Come Ungaretti cerco la Terra promessa... un luogo irraggiungibile, sempre all'orizzonte degli anni che passano.
Per uno che crede e riesce ad attendere, la terra è davanti, oltre il deserto dei giorni, delle rare pianure, delle salite e delle discese.
E' davanti. lungo la linea dell'ultimo irraggiungibile orizzonte.

(GSN)
Cézanne
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THOMAS STEARNS ELIOT
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LIRICA
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Se Tempo e Spazio, come i Saggi dicono,
sono cose che mai potranno essere,
il sole che non cede al mutamento
non è per nulla superiore a noi.
Così perché, Amore, dovremmo sperare
Di vivere un secolo intero?
La farfalla che vive un solo giorno
È già vissuta per l'eternità.
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I fiori che ti diedi allorchè la rugiada
Tremolava sul tralcio rampicante,
prima che l'ape volasse a suggere
la rosellina di macchia erano già appassiti.
Così affrettiamoci a coglierne ancora
Senza tristezza se poi languiranno;
i nostri giorni d'amore sono pochi:
facciamo almeno che siano divini.