martedì 30 giugno 2009

Wisława Szymborska - MONOLOGO PER CASSANDRA

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Sono io, Cassandra.
E questa e' la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa e' la mia testa piena di dubbi.
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E' vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto pote' compiersi tanto in fretta
come se mai fossero esistiti.
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Ora rammento con chiarezza:
la gente al vedermi si fermava a meta'.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva mai in mia presenza.
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Li amavo.
Ma dall'alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e nulla e' piu' facile che vedere la morte.
Mi spiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall'alto delle stelle - gridavo -
guardatevi dall'alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.
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Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti gia' decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c'era in loro un'umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos'e' davvero un'istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -
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E' andata come dicevo io.
Solo che non ne viene nulla.
E questa e' la mia veste bruciacchiata.
E questo e' il mio ciarpame di profeta.
E questo e' il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.
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Di lei scrive Stas' Gawronski :
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Wisława Szymborska è una delle piú grandi poetesse dei nostri tempi, ma sembra che non voglia farlo sapere. Il pubblico italiano sa che nel 1996 la poetessa polacca ha vinto il premio Nobel per la letteratura eppure non ha mai visto un suo passaggio in televisione o ascoltato la sua voce per radio e, forse, neppure incontrato una sua fotografia su un giornale. La Szymborska preferisce la sordina del poeta in silenzio, in attesa di se stesso, davanti a un foglio di carta non scritto e restare un personaggio schivo e riservato, che non ama rilasciare interviste o parlare della sua opera, ma piuttosto che tiene a sottolineare la preminenza del testo rispetto al suo autore, l’autonomia delle poesie rispetto al viso, alla storia e alle opinioni sulla letteratura e sulla società di colui che le scrive. Per dirla tutta, ella non ama neppure le serate d’autore, anzi se ne fa beffe - Ci sono dodici persone ad ascoltare, è tempo ormai di cominciare. Metà è venuta perché piove, gli altri sono parenti. O Musa. […] In prima fila un vecchietto dolcemente sogna che la moglie buonanima, rediviva, gli sta per cuocere la crostata di prugne. Con calore, ma non troppo, ché il dolce non bruci, cominciamo a leggere. O Musa – (“Serata d’autore”) eppure, il 10 novembre 2003 la Szymborska è apparsa al Teatro Valle di Roma per un reading di alcune sue poesie che ha entusiasmato una platea di persone giunte da tutta Italia e che RaiLibro ha avuto la possibilità di filmare in esclusiva. (continua su RaiLibro)

CERVELLI IN FUGA - RITA CLEMENTI, 47 ANNI, 3 FIGLI: «Scappo. Qui la ricerca è malata».....SISTEMA ANTIMERITOCRATICO

La Scuola di Atene di Raffaello Sanzio
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«Scappo. Qui la ricerca è malata»
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Lettera di Rita Clementi, 47 anni, 3 figli, della precaria che scoprì i geni del linfoma pubblicata da ''Il Corriere della Sera'' di lunedì 29 giugno 2009
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Una laurea in Medicina, due spe­cializzazioni, anni di contratti a termine: borse di studio, consulenze, co.co.co,contratti a progetto..... l’ultimo presso l’Istituto di geneti­ca dell’Università di Pavia. Rita Cle­menti , 47 anni, la ricercatrice che ha scoperto l’origi­ne genetica di alcune forme di lin­foma maligno, ha in­dirizzato una lettera al presidente della Re­pubblica Napolitano dove racconta la sofferta decisione di lasciare l’Ita­lia. Andrà a Boston dove l'attende un lavoro come ricercatrice in un importan­te centro medico.
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Caro presidente Napolitano,
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chi le scrive è una non più giovane ricercatrice precaria che ha deciso di andarsene dal suo Paese
portando con sé tre figli nella speranza che un’altra nazione possa garantire loro una vita migliore di quanto lo Stato italiano abbia garantito al­la loro madre. Vado via con rab­bia, con la sensazione che la mia abnegazione e la mia dedi­zione non siano servite a nulla. Vado via con l’intento di chie­dere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinuncian­do ad essere italiana.
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Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata. La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca ci sono tantissime realtà che non vengono denun­ciate per paura di ritorsione perché, spesso, chi fa ricerca da precario, se denuncia è auto­maticamente espulso dal «siste­ma » indipendentemente dai ri­sultati ottenuti. Chi fa ricerca da precario non può «solo» contare sui risultati che ottie­ne, poiché in Italia la benevo­lenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro. Chi fa ricer­ca da precario deve fare i conti con il rinnovo della borsa o del contratto che gli consentirà di mantenersi senza pesare sulla propria famiglia. Non può per­mettersi ricorsi costosi e che molto spesso finiscono nel nul­la. E poi, perché dovrebbe adi­re le vie legali se docenti dichia­rati colpevoli sino all’ultimo grado di giudizio per aver con­dotto concorsi universitari vio­lando le norme non sono mai stati rimossi e hanno continua­to a essere eletti (dai loro colle­ghi!) commissari in nuovi con­corsi?
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Io, laureata nel 1990 in Medi­cina e Chirurgia all’Università di Pavia, con due specialità, in Pediatria e in Genetica medica, conseguite nella medesima Uni­versità, nel 2004 ho avuto l’onore di pubblicare con pri­mo nome un articolo sul New England Journal of Medicine i risultati della mia scoperta e cioè che alcune forme di linfo­ma maligno possono avere un’origine genetica e che è dun­que possibile ereditare dai geni­tori la predisposizione a svilup­pare questa forma tumorale. Ta­le scoperta è stata fatta oggetto di brevetto poi lasciato decade­re non essendo stato ritenuto abbastanza interessante dalle istituzioni presso cui lavoravo. Di contro, illustri gruppi di ri­cerca stranieri hanno conferma­to la mia tesi che è diventata ora parte integrante dei loro progetti: ma, si sa, nemo profe­ta in Patria.
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Ottenere questi risultati mi è costato impegno e sacrifici: mettevo i bambini a dormire e di notte tornavo in laboratorio, non c’erano sabati o domeni­che...
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Lavoravo, come tutti i precari, senza versamenti pen­sionistici, ferie, malattia. Ho avuto contratti di tutti i tipi: borse di studio, co-co-co, con­tratti di consulenza... Come ul­timo un contratto a progetto presso l’Istituto di Genetica me­dica dell’Università di Pavia, fi­nanziato dal Policlinico San Matteo di Pavia.
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Sia chiaro: nessuno mi impo­neva questi orari. Ero spinta dal mio senso del dovere e dal­la forte motivazione di aiutare chi era ammalato. Nel febbraio 2005 mi sono vista costretta a interrompere la ricerca: mi era stato detto che non avrei avuto un futuro. Ho interrotto una ri­cerca che molti hanno giudica­to promettente, e che avrebbe potuto aggiungere una tessera al puzzle che in tutto il mondo si sta cercando di completare e che potrebbe aiutarci a sconfig­gere il cancro.
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Desidero evidenziare pro­prio questo: il sistema antimeri­tocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa Nazione. Una «buona ricerca» può solo aiuta­re a crescere; per questo moti­vo numerosi Stati europei ed extraeuropei, pur in periodo di profonda crisi economica, han­no ritenuto di aumentare i fi­nanziamenti per la ricerca.
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È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no. Se il malcostu­me non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica con­seguenza quella di potenziare le lobby che usano le Universi­tà e gli enti di ricerca come feu­do privato e che così facendo distruggono la ricerca.Con molta amarezza, signor presidente, la saluto.
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Rita Clementi
29 giugno 2009

Giovenale Nino Sassi - Il silenzio

Antonello da Messina - particolare Annunziata
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Amo il silenzio…
lo cerco e lui mi trova
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Nel silenzio
ascolto il tempo che scorre,
gli odori, i sapori,
il tanto o il niente lontano dai passi:
un refolo di vento.
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Amo il silenzio,
lo cerco e lui mi trova,
memoria dell’Assoluto,
mistero della vita.

lunedì 29 giugno 2009

Friedrich Dürrenmatt - Il minotauro



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La storia di Arianna, Teseo e Minosse, del labirinto e del minotauro, il suo unico abitante, è nota a tutti, ma nella versione di Dürrenmatt essa diventa anche dramma psicologico. Luogo dell’azione, il labirinto con le sue pareti a specchio e l’infinito susseguirsi delle immagini. Protagonista, il minotauro, metà uomo e metà toro, sempre al limite della conoscenza, delle sensazioni di amore, gioia, felicità e infelicità, paura e tormento, ma che per sua natura non può provare sensazioni; sempre sulla soglia delle emozioni che proverebbe, se solo sapesse cosa vuol dire provare emozioni.Lo stile fluido, i periodi che si snodano e si rincorrono, ricreano musicalmente e anche visivamente il mondo delle immagini, a volte confuse, in cui egli vive. Un gioco di specchi tra l’essere e la sua ombra, il corpo e le sue migliaia di copie riflesse, che riproduce all’infinito l’illusorietà di qualsiasi tentativo di fuga. Un racconto che corre rapido verso il tragico epilogo, e noi lettori nel confronto finale con Teseo non possiamo fare a meno di parteggiare per il minotauro.


Albert Anker
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Nato nel cantone di Berna nel 1921, scomparso nel 1990, Friedrich Dürrenmatt è assieme a Max Frisch il più significativo scrittore svizzero del dopoguerra. Fra le opere teatrali ricordiamo Romolo il grande (1948-1949), I fisici (1962), Il matrimonio del signor Mississippi (1952). Fra le opere narrative ricordiamo Il giudice e il suo boia (1950), Il sospetto (1951), La promessa (1958), e Giustizia (1986). Fra i racconti, La panne, La morte della Pizia, il tunnel, Il minotauro, La morte di Socrate e L'incarico
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da MARCOS Y MARCOS

Spoleto Festival 2009 - Letture poetiche - Benché il parlar sia indarno...


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Il programma riportato nel sito ufficiale del Festival dei Due Mondi di Spoleto 2009
A cura di Ernesto Galli della Loggia
con Eleonora d´Urso
e Nicola Nicchialla
chitarra Maria Pierantoni Giua
messa in scena di Eleonora d´Urso
presenta ...quattro serate dedicate alla poesia del Risorgimento e del '900 italiano.
Il programma recita:
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27 e 28 giugno

RISORGIMENTO
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Un piccolo omaggio all’Unità d’Italia, di cui come è noto sta per scoccare il 150° anniversario, una silloge di poesie aventi come tema il nostro Risorgimento. Sarà l’occasione per sentire riecheggiare il suono antico di versi ascoltati quasi sempre la prima volta in lontane aule scolastiche, ma anche l’occasione per cogliere – come allora non riuscimmo forse a fare - l’autentico empito patriottico e l’alta dignità civile, se si vuole anche l’ingenuità, di poeti noti e meno noti che fecero coinvolgere nella lotta degli Italiani per la libertà e l’indipendenza del loro paese.
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10 e 11 luglio
NOVECENTO
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Una scelta di poesie di argomento civile e politico tratte dal nostro Canzoniere del Novecento. Da Pascoli a Ungaretti, da Montale a Pasolini, la forte vocazione alla politica dei letterati italiani si conferma anche nelle prove poetiche, offrendo lo spunto più di una volta per scoperte inaspettate.
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Miguel Torga

Vincent van Gogh
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Arrivo, accendo il camino, mi accomodo sul divano
e passo ore interminabili guardando in silenzio
le fiamme, immerso in una bruma di sentimenti ai quali
non riesco a dar voce.
É qui dove sento con più crudezza che mai potrò dare
espressione alla profondità della mia anima.
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(Miguel Torga)

domenica 28 giugno 2009

Lourdes (18 - 24 Giugno 2009)

Dans les jours qui suivent le pèlerinage, il peut ètre bon de revenir sur les aspects principaux du message en nous posant, à chaque fois, cette question: ''commnet vais-je en vivre, maintenant ?''

Giovenale Nino Sassi quì

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Regresar de Lourdes con alguna lamparilla de las que estàn en la basìlica del Rosario. Ecenderla cada dia, en el momento de rezar la Oration a Nuestra Senora del Buen Regreso......

(io insieme ad alcuni amici...)

Maria, du hast alles sorgfàltig in dainem Herzgen bewahrt. Bewahre mich vor dem Vergessen.

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( e i giovani, i tanti giovani che ho incontrato)

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Tu che hai vissuto nel silenzio di Nazareth,concedimi di amare la mia vita ogni giorno.

Tu che hai vegliato sulla crescita di Gesù, fà crescere in me quanto ho sperimentato in questo pellegrinaggio. Ti prego anche per quanti ho incontrato a Lourdes, in particolar modo per le persone provate nella loro salute

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Et continue de veiller sur moi, toi l'Immaculée Conception, Mère de miséricorde. Amen !

venerdì 26 giugno 2009

JOYCE… un incontro decisivo

Al termine della Grande Guerra, nell’ottobre del 1919 JOYCE e la famiglia tornano a Trieste, ma ormai per poco. Nel luglio del 1920 infatti dietro suggerimento di Pound si trasferiscono a Parigi dove rimarranno venti anni.
Nella capitale francese Joyce non è uno sconosciuto e, specialmente tramite Pound, si trova subito circondato da una cerchia di ammiratori e amici fra cui Wyndham Lewis e T.S. Eliot, Hemingway, Mac Almon, Scott Fitzgerald. Joyce incontra anche Sylvia Beach e Adrienne Monnier, proprietarie delle due librerie più selettive della capitale ( Shakespeare & Co e La Maison des Amis des Livres) intorno alle quali ruota tutto il mondo culturale di Parigi: è tramite Sylvia Beach infatti che Joyce conosce Valery Larbaud, il più prestigioso critico letterario di Parigi. L’incontro è decisivo per la fama di Joyce e la fortuna dell’Ulisse: Lambaurd infatti tiene alla Maison des Amis des Livres, il 7 dicembre del 1921, la storica conferenza sul significato e l’importanza dell’Ulisse che Joyce ha appena finito di scrivere e che sarà pubblicato da Sylvia Beach il 2 febbraio del 1922.


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giovedì 18 giugno 2009

DESTINATARIO SCONOSCIUTO IX

Andrea Bocelli canta a Juan Pablo ll




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Inizio un breve periodo di riposo. Vado in Francia ....Se non riuscirò ad aggiornare il blog ci sentiamo giovedì 24 giugno p.v.

Ciao a presto, quindi.....

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Un vecchio post

http://giovenaleninosassi.blogspot.com/2007/09/la-gente-non-mangia-lodore-del-pane.html

mercoledì 17 giugno 2009

Kostantin Kavafis....ITACA


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Se per Itaca volgi il tuo viaggio
augurati che ti sia lunga la via
e colma di avventure ed esperienze
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Non temere i Lestrigoni o i Ciclopi
o la furia di Posidone:
non farai questi incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo sprito e il tuo corpo.
Nè Lestrigoni o Ciclopi
nè l'irato Posidone incontrerai,
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
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Fa voti che il viaggio sia lungo.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare con gioia
in porti sconosciuti
negli empori dei Fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre
merce pregiata, e anche profumi
d'ogni sorta, più inebrianti che puoi.
Recati in molte città d'Egitto,
a imparare molte cose dai sapienti.
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Itaca tieni sempre nella mente.
Ma non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,
per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: nalla ha più da darti.
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E se la trovi povera,
non per questo Itaca ti avrà deluso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito cosa vuol dire Itaca.
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Gianni Grillo... un poeta contemporaneo


GIULIETTA.

Non appena imboccata la strada in terra battuta
Giulietta rallenta; i sassi sparano sotto le gomme
ed alle spalle s’innalza una nuvolaglia di polvere.
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Suonano le trombe allarmando un ciclista che
rischia di rovesciarsi, e di cadere dentro la roggia
Un bimbo si affaccia curioso sull’aia della cascina,
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galline starnazzanti tentano spaurite di alzare il volo,
un paio di cani randagi, abbaiando in coro, si gettano
all’inseguimento della vettura. Lei mi siede accanto
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e, impertinente, mi sorride con espressione infantile.
Ride, di una risata piena e sonora, da donna grande
ed io ne resto ammaliato, ferito, dal primo istante
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in cui l’ho vista: mentre colgo il silenzioso piacere
di scambiarci promesse guardandoci negli occhi,
come fosse l’automobile la nostra alcova d’amore.
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(Gianni Grillo)

Il mio commento alla poesia 



Immagini, parole, poesia… c’è tutto.

Una nuvola di polvere si avvicina seguendo le curve della strada. Si avvicina accompagnata da un rumore assordante che non aveva mai sentito.

Un borbottio sordo, metallico, esce dalla nuvola insieme al muso di una vettura simile ad un’ ape. Mai aveva visto una vettura tanto potente… Nulla a che vedere con il furgoncino del padre.

‘’Papà, papà,… vieni, ….una macchina !…una macchina!!! ‘’

‘’E’ una Giulietta Spider’’ disse il padre

L’aveva sognata quella macchina , 4 cilindri … 1290 cmc, 50 cavalli di potenza , cambio manuale a 4 marce.

Veniva verso di loro ad una velocità inaudita. Che ci fa una macchina in questo deserto di case…

Corre verso il nulla inseguita dall’abbaiare dei cani.. ..una nuvola, una nuvola di polvere che si allontana, raggiunge la curva a gomito e scompare.

Immagini, parole, poesia… c’è tutto.

A mio avviso, per comprendere la poesia bisogna percorrere le tue strade ( i pensieri), il succedersi delle situazioni, il rumore delle gomme sullo sterrato, la nuvola di polvere, le galline che starnazzano, l’abbaiare dei cani, l’incauto ciclista, il bambino curioso e quindi lei... bella e dolce come il miele...

Immagini, parole… … E scopri che la poesia fluisce viva.

Lentamente segue il racconto … Esce dalla polvere degli anni come un dono che sgorga inaspettato…

Bisogna risalire alle sorgenti per alimentarsene.

Bisogna trovare la mappa dei pensieri che, adagiati in angoli di memoria riemergono come preziosa acqua di sorgente.

''Ogni poeta è critico di se stesso perché alle sorgenti si incontra con i predecessori, '' lungamente studiati , appassionatamente coltivati, in una sola parola :  ''amati’’…

Sono venuto a trovarti, Gianni  e alla sorgente della tua poesia ho cercato i tuoi predecessori…

Ho indagato il reticolo dei rimandi , gli echi, le colleganze che fanno la tua educazione alla poesia, gli esiti personali da te raggiunti , … il cammino che hai intrapreso : ombre e lontananze soffuse di una malinconia nostalgica, si direbbe, nonostante l’ironia.

  Non posso entrare (oltre) nel testo,  - non sono un critico letterario ma uno che ama la Parola -  posso però aggiungere che in molte pagine di Pratolini, di Baricco e di altri ancora c’è tanta, tanta poesia.

La poesia raccontata, forse, è la più difficile e bella


 Giovenale Nino Sassi








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martedì 16 giugno 2009

Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600

Dopo la mostra di Sebastiano del Piombo e la retrospettiva dedicata al talento di Vincent van Gogh, nelle sale del Vittoriano, a Roma, si è tenuta un’altra esposizione di spessore artistico e culturale.
Al Museo del Corso , per la prima volta in Italia è stato possibile ammirare una ricca e accurata selezione di opere appartenenti alla Gemäldegalerie di Berlino , la più importante collezione al mondo di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo. La rassegna, significativa già nel titolo “Da Rembrandt a Jan Vermeer, . Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600″, ha proposto ben 55 capolavori appartenenti al Secolo d’Oro, il periodo d’estrema prosperità economica, culturale, artistica, politica e religiosa che l’Olanda conobbe mentre tutta l’Europa era in declino.


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Furono in particolare i cambiamenti religiosi e politici vissuti dai Paesi Bassi nel XVII secolo, a modificare profondamente la produzione artistica dell’epoca. La crescente penetrazione dei princìpi della Riforma protestante causò la fine della grandi commissioni per gli edifici di culto e la frattura tra artisti e committenti fu inevitabile: i dipinti non saranno più legati al potere o alla religione ma dovranno soddisfare il gusto popolare ed esserne espressione diretta.
La ricchezza derivante dal commercio marittimo trasformò i nuovi borghesi nei nuovi clienti degli artisti. Scoprendo che i dipinti sono simbolo di potere e ricchezza, emblemi da collezionare e ostentare nelle case, la classe sociale emergente inserì i propri valori nelle opere d’arte di quel periodo; ecco, quindi, lo sviluppo della pittura d’interni e la nascita dei ritratti di gruppo dove i personaggi vengono rappresentati nello svolgimento di attività quotidiane e in un ambiente che, per la prima volta, diventa quello chiuso del focolare domestico.
Impossibile, quindi, non pensare alla minuzia dei particolari e alla limpidezza della pittura di Jan Vermeer, ospite in questa mostra con la celeberrima “Ragazza col filo di perle“, o a “Il cambiavalute” di Rembrandt, uno dei più grandi maestri della scuola fiamminga.

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Scene ed oggetti di uso quotidiano assumono una dignità di cui erano stati precedentemente privati e rimandano a significati nascosti e ad ammonimenti morali. Non bisogna dimenticare che in quel periodo lo spirito della Riforma protestante spirava con vigore sempre maggiore sui Paesi Bassi, facendo sì che l’arte fiamminga e olandese sviluppasse una tematica che la rese unica e profondamente diversa dalla pittura trionfalistica che caratterizzava nello stesso periodo la Spagna, la Francia e la stessa Italia.
Dipinti raffiguranti temi storici e nature morte
si affiancano a paesaggi realizzati in tele sempre più piccole per favorirne il trasporto e la compravendita. Tra i capolavori esposti, “Paesaggio con l’impiccato” di Pieter Paul Rubens , “La madre” e “La pesatrice d’oro” di Pieter de Hooch , insieme con Vermeer il più rappresentativo artista d’interni, “Ritratto di gentildonna genovese” bellissima tela di Antoon van Dyck discepolo preferito di Rubes e molto amato e ricercato dalle famiglie nobili di tutta Europa.

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domenica 14 giugno 2009

Dino Campana ... da varie e frammenti.


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Barche amorrate
...
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza...
Ne l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele
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sabato 13 giugno 2009

Narcís Comadira - Antologia della poesia spagnola (castigliana, catalana, galega, basca)

Salvador Dali
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IO

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Son maschio e di Girona.
Media altezza.
Castano, occhietti da triste moccioso.
Un po’ romantico, affare gravoso
nei tempi nostri. Lo so con certezza.
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Mozart più d’ogni altro m’ha stregato;
Josep Carner, in versi catalani.
Credo in amore, cibo se affamato,
gioie carnali, che morrò un domani.
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E se alle volte ho il tempo di far versi
e riunisco vocaboli dispersi
non lo faccio pensando a ultimi fini:
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non voglio far carriera di poeta.
Letteratissimo dall’A alla Z
in lingua scura e piccoli confini!
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