sabato 31 ottobre 2009

Evtushenko - Sfogliando le margherite

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Senza guardare
............................con la lente
questa o quella sciocchezza
vado nella vita
...........................come
sul prato estivo.
Il colletto della camicia
aperto sul torace
e tra le mani inquiete,
tutte le settimane,
.........................margherite
con sette petali.
Il vento m’inaridisce le labbra.
Sono spietato con le margherite:
spegnendosi
.........................T’ama,
dice un petalo.
Uomini,
........................ascoltate, uomini:
sono felice!
Ma serenamente :
........................Non t’ama,
obietta un altro petalo.
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.(Evtushenko)
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Gli innamorati, lo sanno tutti, sfogliano con tenera ansietà le margherite per risolvere i loro dubbi amorosi. Anche il poeta, innamorato, lo fa. Ma il suo tono è tra la serietà e lo scherzo. La poesia piace per la tenue fragilità della vicenda, ma ancor più per la grazia monellesca con cui il poeta svolge il suo tema.

venerdì 30 ottobre 2009

Trilussa - Er grillo zoppo

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Ormai me reggo su 'na cianca sola
diceva un Grillo. - Quella che me manca
m'arimase attaccata a la cappiola.
Quanno m'accorsi d'esse priggioniero
col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
nun c'ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.
Er dolore fu granne...: ma la stilla
de sangue che sortì da la ferita
brillò ner sole come una favilla.
E forse un giorno Iddio benedirà
ogni goccia de sangue ch'è servita
pe' scrive la parola Libbertà!
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venerdì 23 ottobre 2009

Giorgio Napolitano: "Ricordiamoci che siamo stati emigranti"‎

Roma, 23 ott. - Il Capo dello Stato ha inaugurato al Vittoriano il Museo dell'Emigrazione.
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«Oggi che accogliamo gli immigrati nel nostro Paese e siamo diventati un Paese di immigrazione non dovremmo mai dimenticare di essere stati un Paese di emigrazione».
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano dopo aver inaugurato al Vittoriano il Museo nazionale dell’emigrazione italiana. Con lui il presidente della Camera Gianfranco Fini, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica e molti dei parlamentari italiani eletti all’estero tra cui Antonio Razzi e Aldo Di Biagio. Il capo dello Stato ha percorso le sale del nuovo museo in una visita riservata, durante la quale ha ricordato lo straordinario apporto degli italiani costretti a migrare in tutto il mondo negli anni passati.
Di questo contributo, rimarca Napolitano, c’è traccia nel «patrimonio di simpatia e di amicizia per l’Italia» in tutti i paesi che visita.
«Lo straordinario flusso di emigrazione dall’Italia è stato un capitolo essenziale nella storia dell’Italia. Nel momento in cui ci apprestiamo a celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità non possiamo dimenticare -sottolinea Napolitano- il fatto che nell’Italia, pur unita, tanti italiani non poterono trovare lavoro e il modo di vivere e furono costretti a partire».
«È stato un flusso straordinario e abbiamo seminato tracce di questa presenza italiana in tutto il mondo. Quello che è oggi il patrimonio di simpatia e di amicizia per l’Italia in tutti i Paesi che io visito -continua il presidente della Repubblica- ha anche questo segno, di quello che hanno fatto i nostri quando sono andati in quei Paesi. Sono andati in quei Paesi -ricorda Napolitano- in condizoni durissime che non dovremmo mai dimenticare. Oggi che accogliamo gli immigrati nel nostro Paese e siamo diventati un Paese di immigrazione non dovremmo mai dimenticare -ribadisce- di essere stati un Paese di emigrazione»..
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angiolo tommasi

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Non lasciate la patria vostra senza benedirla. Se anche è povera, e se perciò dovete cercare pane e lavoro in paese straniero, lontano dal vostro villaggio e dai vostri cari, amatela ugualmente, fortemente.
Chi rinnega la mamma sua, soltanto perchè è povera e non ha pane da dargli?
Amatela, la vostra patria, che custodisce le ceneri dei vostri vecchi e dei vostri cari; per le sue glorie, per le sue miserie, per il suo avvenire che sarà grande e luminoso ancora
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Giovanni Pascoli - Wikipedia

mercoledì 21 ottobre 2009

Umberto Saba - Erba, frutta, colori della bella stagione

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Erbe, frutta, colori della bella
stagione. Poche ceste ove alla sete
si rivelano dolci polpe crude.
Entra un fanciullo colle gambe nude,
imperioso, fugge via.
S’oscura
l’umile botteguccia, invecchia come
una madre.
Di fuori egli nel sole
si allontana, con l’ombra sua, leggero.

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(Umberto Saba - Wikipedia).
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Un monello entra in una piccola bottega che espone ortaggi e frutta. La botteguccia, illuminata dai colori della bella stagione, sembra oscurarsi e invecchia come una madre.
La breve lirica somiglia ad un quadretto di genere, fine a se stesso, ed è invece un caratteristico esempio di poesia
ermetica: nella sua apparente semplicità e freschezza, racchiude un significato profondo e pensoso: la fanciullezza è luce e gioia; quando si allontana, la vita degli uomini e delle cose si intristisce e anche lo splendore del cielo sembra appannarsi.



martedì 20 ottobre 2009

Ryuko Kawagi - Cose dimenticate.

Il Maestro Hokusai - Veduta del monte Fuji
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Ryuko Kawagi
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Nato nel 1888, ha rinnovato la poesia giapponese adeguandone il contenuto e le forme al gusto della modernità: nella sua opera riformatrice - che fu assai contrastata dai tradizionalisti - si ispirò ai maggiori esempi delle letterature mondiali che egli non solo ammirò e approfondì, ma anche - come per le poesie di Verlaine - tradusse in giapponese.


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Una pozzanghera d'acqua
lasciata sulla sabbia,
è oblio dell'onda.
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Una nube smarrita
sui monti lontani,
è oblio del vento.
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Una piuma d'argento
caduta a caso sulla terra,
è oblio dell'uccello che passa.
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Il bisogno
di sognare e di rimpiangere,
è oblio dei giorni e della giovinezza.
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E' una poesia delicata che nella trama delle sue figurazioni gentili e suggestive cela un significato pensoso e grave... le cose che attraverso il ricordo noi portiamo alla vita non sono che frammneti morti di ciò che un tempo fu vivo, non sono che una piccola parte di ciò che una volta fu un tutto.

domenica 18 ottobre 2009

Giovenale Nino Sassi - L'autunno


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L’autunno
è un gioco di colori che appassiscono,
di scheletri d’albero,
foglie gialle,
pioggia e vento...
somiglia
all’insoddisfazione che sento
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(1973)

venerdì 16 ottobre 2009

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BIANCHE NUBI
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O guarda, si librano di nuovo
come sommesse melodie
di belle dimenticate canzoni
verso il cielo blu!
Nessun cuore le può capire
al quale durante un lungo viaggio
non si è aperto il sapere
di tutte le pene e gioie del cammino.
Le amo così bianche e sciolte
come il sole, il mare, il vento,
perché sono sorelle ed angeli
di quelli senza casa e patria.

Risultati di Google Video per clude monet

mercoledì 14 ottobre 2009

Hermann Hesse - LA NUVOLA SOMMESSA

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Colore testoLA NUVOLA SOMMESSA
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Una sottile, bianca,
una mite, sommessa nuvola
naviga per l'azzurro.
Abbassa il tuo sguardo e senti
Come felicemente con bianca frescura
Vaga per i tuoi sogni blu.
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Orme sulla sabbia

Mary Cassat, Bambine che giocano sulla spiaggia, (particolare),
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Orme sulla sabbia
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Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che ho camminato sulla sabbia
accompagnato dal Signore,
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.
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Ho guardato indietro e ho visto che
ad ogni giorno della mia vita, proiettati nel film,
apparivano due orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.
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Così sono andato avanti finché
tutti i miei giorni si esaurirono.
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Allora mi fermai guardando indietro,
notando che in certi posti c'era solo un'orma.
Questi posti coincidevano con i giorni di maggiore angustia
di maggiore paura e di maggior dolore.
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Ho domandato allora:
"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me
in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te,
ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti
peggiori della mia vita?"
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Ed il Signore rispose:
"Figlio mio, tu lo sai che io ti amo
e ti dissi che sarei stato
con te durante tutta la camminata
e che non ti avrei lasciato solo
neppure per un attimo e non ti ho lasciato,
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i giorni in cui tu hai visto solo un'orma sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".
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Anonimo brasiliano

martedì 13 ottobre 2009

Giovenale Nino Sassi - Tangente

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Fredda geometria
gli angolo retti e la stanza...
é bruciare l'esistenza
se vivere è niente.
Un cerchio in cerca di tangente
la parabola di ieri
i pensieri
il ripetersi di giorni.
Alternative di rinnovo
cerco
per lasciare, decadenza
questo vivere senza frutto.
(1973)

Picasso, Pablo Periodo blu e rosa - Inizio
picasso pablo-galleria di opere
Picasso vero in blu e rosa...

Giovenale Nino Sassi - Nel buio di una notte senza stelle

Vincent van Gogh - Wikipedia

Nel buio di una notte senza stelle,
la notte del non senso, un vento,
è una parola, batte l’uscio del niente.
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"Apri ! " chiede il vento
e scuote la stanchezza dei giorni,
entra nell’anima e guarda dentro.

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È la pietà che manca
e sento cigolare nei cardini i limiti,
la fragilità dell’essere e dell’esistenza .
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Parole dolci invadono la mente
ma il vento insiste e scuote,
ora leggero, membra stanche, ormai vinte.
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Guardo l’Immenso nell’inutile difesa.
Che vuoi da me ? chiedo
….dammi pace …. Vento
non vedi !
non reggo il tempo ….. ed è già sera;
un domani che cade addosso sui giorni
che si succedono.
E scompare !
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Dovrò lasciare per non risorgere ?
Sento il peso insostenibile di scelte
che pensavo leggere e sono qui,
davanti al mistero della vita,
in questa notte senza stelle.
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Che vuoi da me ?
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Porto la gioia dell’amore donato, vissuto,
e amare è stato come un sogno;
ricordo dell’innocente bambino
che giocava con le farfalle.

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Porto il dolore dei lutti e di me
che lotto per raggiungere i limiti
del tanto che credevo
per poi scoprire la fragilità e l’inquietudine
dell’anima che preme
e cerca la luce.

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Che vuoi da me, infine,
Vento che batti le stanze …..
di più non potevo fare,
di più non di certo !
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Resta un ultimo traguardo :
accendere le stelle e tornare ad amare !
Amare i giorni che restano
come un dono prezioso
Amare le salite e le discese,
le tranquille ombrose pianure e ,
nel tempo che resta,
il volo di una farfalla.



(Giovenale Nino Sassi)
(2006)

lunedì 12 ottobre 2009

L’ingresso ufficiale di Mons. Renato Boccardo nella Diocesi di Spoleto-Norcia




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Spoleto, 11 ottobre 2009 - ingresso ufficiale di Mons. RENATO BOCCARDO nella Diocesi di Spoleto-Norcia
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Il saluto alle autorità
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“Come i 115 vescovi che mi hanno preceduto - ha dichiarato Mons. Renato Boccardo, rivolgendosi alle autorità civili presenti nella sala comunale di Spoleto- vengo come pellegrino, per unire il mio al cammino delle gente di questa terra; vengo come amico di tutti gli uomini e le donne di buona volontà; vengo come pastore, per raccontare ancora una volta la storia dell’amore di Dio nel mondo; vengo per condividere con tutti indistintamente speranze e gioie, preoccupazioni e pene. La chiesa desidera costruire, insieme a voi, una salda piattaforma di virtù morali, su cui edificare una convivenza a misura d’uomo. “tutti dipendiamo da tutti” scriveva Giovanni Paolo II (cf Sollicitudo rei socialis, 38). Ciò è vero sempre, in particolare nell’ordine della convivenza civile e sociale. “Il primo capitale da salvaguardare è l’uomo, la persona, nella sua integrità” (Caritas in Veritate, 25). Su questa linea, assicuro a tutti voi, Autorità civili, l’impegno fattivo e la collaborazione dell’intera comunità diocesana di Spoleto-Norcia e del Suo Arcivescovo. Vogliamo essere una Chiesa che con simpatia va incontro alla città e si fa compagna di viaggio di ogni uomo e di ogni donna, offrendo a tutti speranza e consolazione”


L’ingresso ufficiale di Mons. Renato Boccardo nella Diocesi di Spoleto-Norcia è avvenuto alle ore 17.00 con l’Eucaristia solenne, nella Cattedrale Santa Maria Maggiore di Spoleto, preceduta dal saluto, sulla piazza della basilica, delle autorità civili. Insieme al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On.le Gianni Letta e al Prof. Giuseppe Profiti, Presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, c’erano il Sen. Gustavo Selva, la Sen. Maria Pia Garavaglia, l’On.le Luciano Rossi, l’Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, la Presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, e il Sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti. Nella Basilica Cattedrale, alla cerimonia hanno partecipato anche il Card. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il Card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, il Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Cardinale Jorge María Mejía, Archivista e Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa e l’Arcivescovo Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia, L'Arcivescovo Riccardo Fontana, Arcivescovo di Arezzo, insieme ai Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra. In prima fila poi Suor Maria Grazia Mancini, madre generale della Congregazione “Figlie dei Sacri cuori di Gesù e di Maria” Istituto delle Suore Ravasco di Roma, dove dal 1989 Mons. Renato Boccardo celebrava la messa quotidiana. Resteranno ad abitare definitivamente a Spoleto, vicino alla Cattedrale, all’attenzione dell’Episcopio, tre suore dell’Istituto genovese Ravasco, Suor Maria Gilda Rugeri (superiora), Suor Fatima e Suor Maria Melvi. Presenti anche numerosissimi sindaci dei Comuni del territorio diocesano.

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L'Omelia
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“Alle famiglie cristiane – ha detto poi l’Arcivescovo Boccardo durante sua Omelia nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore - il mio incoraggiamento e la mia ammirazione: voi, famiglie, siete la culla naturale dell'amore e della vita; mostrate alla nostra società - spesso così povera e distratta - che è possibile volersi bene nella fedeltà e nel sacrificio; che la bellezza e le difficoltà di un amore che dura per sempre rendono fecondo di frutti ogni impegno; che l'accoglienza, la promozione e il rispetto della vita, in ogni momento del suo sviluppo terreno, costituiscono la più grande ricchezza per l'umanità. Anche alle famiglie in situazioni particolari vada il mio saluto cordiale: il Vescovo e la Chiesa diocesana, coniugando amore per la verità e amore per le persone, vi riconoscono ed accolgono come “membra vive” della comunità e vi amano come una madre che segue di più i figli che sono in difficoltà. Penso poi alle famiglie segnate dal dolore e dalla malattia e a quelle provate dall'attuale situazione economica: mentre le invito a custodire la speranza, assicuro loro la prossimità e l'aiuto concreto della comunità cristiana, così ricca di iniziative e realizzazioni di solidarietà anche attraverso la benemerita Caritas diocesana”.


Ai giovani di questa Archidiocesi, sentinelle del mattino - prosegue il Vescovo Boccardo - amici carissimi proprio perché giovani, a voi giovani rilancio la sfida di Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Non abbiate paura di volare in alto!». Desidero che i quattro verbi proposti dal Sinodo diocesano per la nostra pastorale giovanile: annunciare, mostrare, accompagnare, condividere, siano i pilastri che reggono e motivano il mio stare con voi. A tutti do appuntamento per sabato sera, qui in Cattedrale: vi aspetto!”.



“Ai Responsabili della cosa pubblica, - continua il nuovo Arcivescovo di Spoleto - con i quali desidero mantenere un rapporto rispettoso e leale, l'assicurazione della mia volontà e della mia disponibilità a ricercare, promuovere e costruire il vero bene, con la sapienza e la luce che vengono dal Vangelo, per ogni uomo e ogni donna, senza distinzione di razza, cultura o provenienza. Anche a loro chiedo di unire gli sforzi con tutte le altre “agenzie educative” per trasmettere alle giovani generazioni esempio di rettitudine, onestà, coerenza e dedizione, sia nella sfera pubblica che in quella privata”.

“Ultimo, ma certamente non per importanza, il mio pensiero si dirige alla grande famiglia del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e al suo Presidente il Cardinale Giovanni Lajolo. Cari amici, la vostra presenza numerosa ed eloquente mi permette di ripetervi quanto dissi lo scorso 16 luglio: custodisco come tesoro prezioso gli anni di lavoro comune e, specialmente, la vostra amicizia e la ricchezza del rapporto umano che insieme abbiamo costruito. Sono certo che la lontananza che da oggi ci separa è e rimarrà puramente geografica”. Ha concluso l’Arcivescovo Boccardo.

(Fonte: http://www.anso.it/) ma, naturalmente ero presente

Papa Giovanni Paolo II - Wikipedia

Frasi di Papa Giovanni Paolo II

Jacques Prévert

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I RAGAZZI CHE SI AMANO
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I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

Rainer Maria Rilke - IL MIO LIBRO

Ritratto di Rainer Maria Rilke - Wikipedia
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IL MIO LIBRO

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La sera è il mio libro. Risplende,
legato in damasco purpureo.
Su gli aurei fermagli m'indugio,
li schiudon le fresche mie dita.
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E leggo la pagina prima:
la fida sua voce mi allieta.
Sussurro quell'altra, più piano ...
La terza ?... La terza, già sogno.
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sabato 10 ottobre 2009

1Corinzi 13 - L'Amore

....................................................................... Annibale Carracci - Wikipedia
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1 Corinzi 13
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In un impeto lirico, la parola dell’apostolo assume le movenze poetiche di un inno all’amore. Esso si apre con il confronto tra la carità e i carismi, passa quindi in rassegna i tratti distintivi della carità vera e si chiude con la prospettiva escatologica. In conclusione, rimane solo la carità, come realtà che non avrà mai fine.
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Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
La carità non si identifica con la donazione dei beni o di se stessi.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità anima tutta l’esistenza. Essa sta alla radice della fede e della speranza.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio,

non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità anticipa nel tempo la piena e definitiva comunione con Dio. Essa, perciò, rimane per sempre.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà.
Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo.
Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
fede, speranza e carità: sono le tre virtù che usiamo chiamare teologali; su di esse si fonda tutta l’esistenza cristiana
Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

................................................. Risultati illustrati per orazio gentileschiSegnala immagini

Sebastiano Satta - Vespro di Natale ( Banditi)

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Incappucciati, foschi a passo lento
tre banditi ascendevano la strada
deserta e grigia tra la selva rada
dei sughereti, sotto il ciel d'argento

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Non rumori di madre, o voci, il vento
agitava per l'algida contrada.
Vasto silenzio. In fondo, Monte Spada
ridea bianco nel vespro sonnolento.
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O vespro di Natale! Dentro il core
ai banditi piangea la nostalgia
di te, pur senza udirne le campane

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e mesti eran, pensando al buon odore
del porchetto e del vino, e all'allegri
del ceppo nelle loro case lontane.
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Un sonetto di banditi: una sorta di ‘’western’’ di casa nostra?
I banditi erano un complemento quasi necessario del paesaggio di certe regioni, una realtà che non si poteva ignorare anche se troppo spesso è stata ridotta a motivo di facile folclore e persino esaltata.



Qui non vi sono, comunque, assalti a diligenze o folli galoppate… né giochi di discutibile destrezza fatti con le pistole.


E’ Natale e i banditi sentono il peso della loro solitudine, la nostalgia delle loro case lontane.
No, non che i lupi siano miracolosamente diventati Agnelli !


Incappucciati e foschi i banditi son sempre banditi….. uomini mesti al pari di tanti altri uomini, di tante persone per bene.



Se il Vespro di Natale non è per loro propriamente una festa dell’innocenza è pur sempre il sogno o meglio il rimpianto d’una vita regolare, di gioie perdute
….( L’odore del porchetto e del vino, Il ceppo ardente nel focolare); un senso forse un po’ primitivo e tutt’altro che mistico del Natale ma che appunto per questo fa presa sui loro cuori induriti.
Qui sta appunto la forza -. La validità poetica – del sonetto.
Il quale proprio perché rispetta i tratti reali dei personaggi sembra sforzarsi di farli migliori ….

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Quella solitudine, quel silenzio, quel brivido che si leva dalle due quartine e la mestizia del chiuso rimpianto raccontato dalle terzine fanno sentire la miseria della vita dei tre uomini e la loro lontananza dal consorzio umano.

giovedì 8 ottobre 2009

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur

I disoccupati di Antonio Berni - Wikipedia
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Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
(mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata )
(Tito Livio, Storie, XXI, 7).
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Mentre a Roma si discute, la crisi economica mette in ginocchio il paese:
tre milioni di italiani sono sotto la soglia di poverta alimentare‎.
Aumenta
la disoccupazione , e gli istituti di ricerca raccontano che l'Italia non è un Paese per giovani …..per loro non c’è lavoro, futuro.
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Mostre: Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni d’Europa

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A Roma da ottobre 2009 una grande mostra racconta per la prima volta la storia dell’Occidente cristiano attraverso le vicende dei suoi protagonisti.
La prima esposizione dedicata alla saga dell’incontro e dello scontro tra potere e religione, tra civitas ed ecclesia, tra corone ed aureole.
Dal 7 ottobre al 10 gennaio 2010, l’affascinante e complesso intreccio tra la storia dell’Europa e dei suoi popoli e le vicende cristiane della civiltà d’Occidente viene narrato ne “Il potere e la grazia. I Santi Patroni d’Europa”.

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Oltre centoventi opere di artisti come Durer, Van Eyck, Mantegna, Anton van Dyck, Ingres, El Greco, Guercino, Caravaggio, Tiepolo, provenienti dai maggiori musei mondiali, saranno esposte nell’appartamento nobile di Palazzo Venezia, a Roma, per far compiere al pubblico un viaggio nel tempo e nelle culture.
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Il binomio potere-grazia fa riferimento all’intreccio tra dinamiche religiose e dinamiche politiche, tra fenomeni liturgici e devozionali e fenomeni sociali ed etnici che accompagnano l’elevazione all’onore degli altari di determinati santi e la loro elezione a patroni di una comunità politica, di una nazione, di uno Stato.
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Storia della vicenda religiosa cristiana e storia della vicenda etnico politica dell’Europa si manifestano, in questa mostra, come indissolubilmente congiunte e reciprocamente illuminanti. Una mostra sui santi Patroni dei diversi Stati d’Europa e sui sei santi che hanno il patronato sull’Europa vuole cogliere le biografie di questi personaggi – soprattutto nella loro versione iconografica – e cercare, a partire dai soggetti studiati, di illuminare la società che li circonda.
.Fonte: ... Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni d'Europa 7 ottobre 2009 ...
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Paolo Veronese - Predica di Sant'Antonio

martedì 6 ottobre 2009

Ernest Hemingway - il vecchio e il mare

Risultati illustrati per Homer Winslow
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IL VECCHIO E IL MARE
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"Buona fortuna" disse il vecchio. Adattò gli stroppi dei remi agli scalmi e sporgendosi avanti a spingere le pale nell'acqua, incominciò a remare al buio per uscire dal porto. Vi erano altre barche che prendevano il mare da altre spiagge e il vecchio udiva i tuffi e i colpi di remo pur non vedendoli ora che la luna era sotto le colline.
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A volte, in una barca, qualcuno parlava. Ma quasi tutte le barche erano silenziose eccettuato il tuffo dei remi. Si allontanarono le une dalle altre appena uscite dall'imboccatura del porto e ciascuna si avviò in quella parte di oceano in cui sperava di trovare pesci. Il vecchio intendeva dirigersi al largo e si lasciò l'odor della terra alle spalle e remò nel fresco odor dell'oceano del primo mattino. Vide la fosforescenza delle alghe del Golfo nell'acqua mentre remava in quella parte dell'oceano che i pescatori chiamavano il gran pozzo perché vi era un salto improvviso di più di mille metri in cui si adunavano pesci di ogni genere a causa del mulinello creato dalla corrente contro le pareti ripide del fondo dell'oceano. Si concentravano qui gamberetti e pesci da esca e a volte frotte di calamari nelle buche più profonde, che la notte salivano alla superficie a far da nutrimento a tutti i pesci che passavano.
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Nell'oscurità il vecchio sentì giungere il mattino e mentre remava udì il suono tremolante dei pesci volanti che uscivano dall'acqua e il sibilo fatto dalle rigide ali tese mentre si allontanavano librate nel buio. I pesci volanti gli piacevano molto ed erano i suoi migliori amici, sull'oceano. Pensò con dolore agli uccelli, specialmente alle piccole, delicate sterne nere, che volavano sempre in cerca di qualcosa senza quasi mai trovar nulla e pensò: "La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne per gli uccelli da preda, pesanti e forti. Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l'oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza. Ma può diventare tanto crudele e avviene così d'improvviso e questi uccelli che volano, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare".
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Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di el mar al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvage era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò.
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Ernest Hemingway Il vecchio e il mare (romanzo)

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Giovanni Ramon Jmenez - canzone

Category:Ernest Bieler - Wikimedia Commons
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Rosa, l'autunno è tutto
in codesta tua foglia che già cade
sola.
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Bimba, il dolore è tutto,
è tutto sulla tua guancia di sangue
rossa.
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La rosa è ancora rossa, ma già una sua foglia cade: segno che l'autunno è giunto.
Il volto della bimba è tutto roseo ma già vi incombe sopra l'ombra del dolore che verrà ad oscurarlo.
E' una poesia pura, dalle forme dense ed essenziali che fa pensare ad una Tanka giapponese ma più accesa nei colori e nel significato.

Juan Ramón Jiménez Mantecón (Moguer, 24 dicembre 1881San Juan, 29 maggio 1958) è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956,
Leggi tutta la voce...

da "http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Premi_Nobel/In_evidenza/22"