domenica 24 gennaio 2010

Sergio Corazzini - Desolazione del povero poeta sentimentale




È una lirica che meglio di ogni altra, nel breve volumetto del Corazzini, descrive lo stato d’animo del povero poeta sentimentale, il quale, ripiegando su se stesso, canta l’accorata malinconia che lo pervade.

Non è il suo un atteggiamento letterario ma un modo vero, se pur tristissimo, di sentire la vita che per lui è attesa della morte.


(versi liberi)

Perché tu mi dici: poeta?

Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ha che le lagrime da offrire al Silenzio.

Perché tu mi dici: poeta?
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
Oggi io penso a morire.

Io voglio morire, solamente perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle cattedrali
mi fanno tremare d'amore e di angoscia;
solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.

. . . . . . . . Omissis . . . .


Oh, io sono veramente malato!

E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Corazzini)


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