domenica 28 febbraio 2010

Girovago di Giuseppe Ungaretti


In nessuna
parte
di terra
mi posso accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente

sabato 27 febbraio 2010

Stefania Caledda


Sarà che non conosco altro dire

che questo sfiorire di parole,

io non sono capace

di scrivere altrimenti.


Il sito ufficiale di Stefania Calledda

venerdì 26 febbraio 2010

Ungaretti, Giuseppe - Sono una creatura

Da L’Allegria
(Valloncello di Cima Quattro, 5 agosto 1916)
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
e il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

Sono una creatura è una delle pagine più famose del ‘’diario’’ di guerra di Ungaretti.
A differenza della roccia il poeta, che è un essere cosciente ( una creatura) soffre e investe della sua pena l’intera umanità. La morte gli appare come un privilegio che gli uomini debbono scontare sottoponendosi alla sofferenza della vita.
Sono una creatura racconta in modo esemplare il primo periodo dell’arte di Ungaretti che riesce ad esprimere il massimo della commozione con il minimo delle parole.

ANSA_Cei: preoccupa la democrazia



CITTA' DEL VATICANO - La preoccupazione espressa dai vescovi italiani per lo stato della democrazia nel sud d'Italia riguarda "l'intero Paese": lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, in una intervista alla Radio Vaticana, all'indomani della pubblicazione del documento 'Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno''.

"Lo sguardo all'intero Paese - ha detto il vescovo - è una preoccupazione di primo piano del documento. Voglio però precisare che intendiamo democrazia in senso lato, cioè nel senso dello sviluppo, della crescita, del cammino del Paese, non in sensi riduttivi. A questo proposito voglio dire che non è un caso che i vescovi abbiano voluto mettere nel titolo innanzitutto 'Per un Paese solidale': cioè, sono tutti i vescovi italiani che guardano all'intero Paese e nel guardare all'intero Paese devono rilevare - con preoccupazione - il ritardo grave, persistente di una parte del Paese. Quindi l'attenzione dei vescovi - ha aggiunto - è proprio intenzionalmente rivolta a questa visione d'insieme, al desiderio che tutto il Paese cresca. Dunque, nemmeno sarebbe legittimo guardare e considerare il Sud come un problema a parte, un problema da isolare, una malattia da tagliare fuori dal circuito". Crociata ha poi sottolineato che "la crescita, lo sviluppo, il superamento delle difficoltà non viene soltanto dalla disponibilità di maggiori risorse, vorrei dire anche non soltatno dall'utilizzazione effettiva, più di quanto non si sia fatto, delle risorse economiche e strutturali disponibili, ma dalla crescita di una coscienza civile". A partire - ha concluso - dalla formazione delle giovani generazioni

giovedì 25 febbraio 2010

Stefania Calledda - Della fatica


Maledico questa fatica

che mi annulla

e mi concede

solo orizzonti senza ambizione

e tempi piccoli.

Mi scopro anelare

lontananze e lunghe scadenze

come nostalgie.

.

(Stefania Calledda, 22 febbraio 2010

da Mulini a vento )

Giuseppe Ungaretti

-->

Agonia

Morire come le allodole assetate
sul miraggio.
.
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
.
Ma non vivere il lamento
come il cardellino accecato
***
Ungaretti, in questa breve lirica, espone il suo ideale di vita che assume il significato di una proposta valida per tutti gli uomini
Alla situazione drammatica, priva di libertà rappresentata dal cardellino accecato e chiuso in gabbia, il poeta contrappone la tensione eroica dell’allodola che muore inseguendo un miraggio nel deserto o della quaglia che soccombe stremata dal volo, dopo aver superato il mare.
Il suo, quello di Ungaretti, è un ideale che non rifiuta il dolore, ineliminabile della vita umana ma lo accetta nella forma estrema della morte a cui da un senso la scelta di libertà che quella sconfitta presuppone.

mercoledì 24 febbraio 2010


Vittorio Sereni - NON SA PIU' NULLA, E' ALTO SULLE ALI


Paul Cézanne - Wikipedia

Non sa più nulla, è alto sulle ali

il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
Per questo qualcuno stanotte
mi toccava la spalla mormorando
di pregar per l'Europa
mentre la Nuova Armada
si presentava alle coste di Francia.

Ho risposto nel sonno: - E' il vento,
il vento che fa musiche bizzarre.
Ma se tu fossi davvero
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
prega tu se lo puoi, io sono morto
alla guerra e alla pace.
Questa è la musica ora:
delle tende che sbattono sui pali.
Non è musica d'angeli, è la mia
sola musica e mi basta. -


Fattori

Tratta da Diario d'Algeria , '' Non sa più nulla, è alto sulle ali '', è una delle più note liriche scritte da Vittorio Sereni
. Era prigioniero in un campo di concentramento presso Orano quando si diffuse la notizia dello sbarco delle truppe alleate in Normandia.
Immaginò che di notte, proprio durante lo sbarco, nel dormiveglia, un'ombra gli si avvicina e gli sussurra di pregare per il destino dell'Europa ... finalmente libera dalla barbarie nazista.
Ma ormai il poeta è sordo ad ogni speranza, indifferente a tutto: è sensibile soltanto alla sua condizione di prigioniero.



martedì 23 febbraio 2010

Monsieur Hercule Poirot: Chi è l'assassino ?


Sesella balletto

Apro stancamente un libro di Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan in arte Agatha Christie ... la storia si svolge sul Nilo e c'è Hercule Poirot, investigatore belga in vacanza in Egitto. Si imbarca su un battello e conosce la giovane ereditiera Linnet Ridgeway, in viaggio di nozze con il marito Simon Doyle. Ricordo la versione cinematografica... l'ereditiera viene uccisa e Poirot, al termine di un'indagine, risolve il caso. Leggo stancamente…...un pensiero avvolge le pagine ....c’è il problema dei figli da sistemare. Ecco ! ci vorrebbe Hercule Poirot, investigatore belga in vacanza in Italia per scoprire l’assassino di tanta gioventù. Chiudo il libro e decido di scrivere a Poirot !
Monsieur Hercule Poirot……

Grazie Dante

’L’inverno’’, racconta Dante, l’ amico svizzero, ‘’è alle spalle’’.
‘’ Di neve quest’anno ne è caduta assai sulle nostre montagne’’… aggiunge, ed io ripenso la stagione giovane dei miei anni, …. l’emozione e lo stupore vissuto davanti al paesaggio montano di Maienfeld e di Davos… la dolce e irripetibile solitudine de ‘’La montagna incantata’’ di Thomas Mann … lo straordinario viaggio della vita.

domenica 21 febbraio 2010

...da Epieikeia - Dom Helder CAMARA, Mille raisons pour vivre, Paris, Seuil, 1980.

Mary Cassat

Da Epieikeia, l'interessante Blog di JLBO, prendo una poesia di Hélder Pessoa Câmara, sacerdote, arcivescovo di Olinda e Recife .... soprannominato "il vescovo delle favelas" per l'impegno profuso nel tentativo di risolvere la miseria dei poveri delle periferie brasiliane. E' stato anche uno dei maggiori precursori della teologia della liberazione latinoamericana; uno degli esponenti che ha provato ad integrare la dimensione politica con la dimensione spirituale della fede cristiana.

Si je pouvais,
je donnerais une mappemonde
à chaque enfant...
Et si possible,
un globe lumineux
dans l'espoir
d'ouvrir au maximum
le regard de l'enfant
et d'y éveiller
intérêt et amour
pour tous les peuples,
toutes les races,
toutes les langues,
toutes les religions ! ...

Dom Helder CAMARA, Mille raisons pour vivre, Paris, Seuil, 1980.

BUONA NOTTE


Mi sono fermato per un saluto….
Non voglio disturbare i tuoi sogni,
sarebbe un peccato per il tuo riposo,
non devi sentire i miei passi
-piano piano chiudo la porta !
Passando ti scrivo sull'uscio
'' Buona notte ''
perchè tu possa vedere
che ho pensato a te.

Mio padre era un Arameo errante



Quando sarai entrato nella"terra" che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito,
prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo ('adamâ) da te raccolti nel paese ("terra") che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo ("maqôm") che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome.
Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese ("terra") che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci.
Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio:



Mio padre era un Arameo errante;
scese in Egitto,
vi stette come un forestiero con poca gente
e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa.
Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù.
Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri,
e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione;
il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi,
e ci condusse in questo luogo ("maqôm") e ci diede questo paese ("terra"), dove scorre latte e miele.



Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato.
Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia




Salmo 90 (91)
Il salmo interpella il pio Israelita, che vive all'ombra della protezione divina, alla corrispondenza a Dio: “Dì al Signore: ‘’Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido”. ….. . e vuole Infondere fiducia nel futuro, sicuramente positivo per chi confida nel Signore .(Deuteronomio 6:14)
E’ la Storia di Israele…che Gustave Dorè ha magistralmente rappresentato con la sua arte


Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
Poiché tuo rifugio è il Signore

e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.

Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.

venerdì 19 febbraio 2010

Eugenio Montale - La casa dei doganieri

Hopper


Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

Pyotr Ilyich Tchaikovsky



’'L’umanità ha fatto molti errori. Ma per fortuna , non si è mai sbagliata su un punto… Prima o poi si è sempre ricordata dei grandi geni della letteratura, dell’arte e della filosofia. Quelli che hanno espresso la ricchezza spirituale dell’uomo’’.

martedì 16 febbraio 2010

Mario Luzi - Notizie a Giuseppina dopo tanti anni




René Magritte

Che speri, che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua dove nel sole le burrasche
hanno una voce altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane ?

Mi trovo qui a questa età che sai,
né giovane né vecchio, attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri e n’esci illesa.

Tutto l’altro che deve essere è ancora,
il fiume scorre, la campagna è varia,
grandina, spiove, qualche cane latra,
esce la luna, niente si riscuote,
niente dal lungo sonno avventuroso.
Mario Luzi





La lirica è tratta dalla raccolta Primizie del deserto ed è una lettera che il poeta invia ad una donna da lui amata nella giovinezza…..un’ immagine che torna a visitarlo all’improvviso sullo sfondo di un paesaggio, nel quale anche se c’è il sole si avverte l’eco di violente burrasche. Il poeta è giunto a metà della sua vita e si trova in una condizione di attesa e di sospensione; prova un senso di assoluto disinteresse nei confronti dell’esistenza.; anche il ricordo di lei non ha il potere di mutare i suoi pensieri: allo stato d’animo del poeta corrisponde l’avvicendarsi immutato degli eventi naturali in cui l’uomo riconosce un’immagine del proprio destino.
La poesia, scrive Giovanni Barberi Squarotti, ‘’ e una delle più alte espressioni della condizione di estraneità dell’uomo alle cose e ai sentimenti che è uno dei grandi motivi poetici della poesia novecentesca’’.

lunedì 15 febbraio 2010

Edoardo Sanguinetti - Piangi, piangi

Pablo Picasso


Piangi piangi
Piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero
Bosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quaderno
con tredici righe, un’azione della Montecatini1:
piangi piangi, che ti compero
una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,
un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica
con bandiere vittoriose:
piangi piangi, che ti compero un grosso capidoglio
di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba
di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella
bomba a mano:
piangi piangi, che ti compero tanti francobolli
dell’Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,
tante teste di moro, tante teste di morto:
oh ridi ridi, che ti compero
un fratellino: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Michele.

[
Edoardo Sanguineti, Triperuno, dalla sezione Purgatorio de
l’Inferno, ed è del 1964
].



Pablo Picasso
Il figlio Paulo vestito da Arlecchino
1924
Olio su tela
130X97,5cm
Musèe National Picasso - Parigi
.

E’ un violento attacco alla società consumistica i cui disvalori (sopraffazione, violenza, guerra) finiscono con l’insidiare la mente dei bambini; disvalori che emergono e si affermano con sfacciata chiarezza addirittura negli stessi giocattoli che una società moralmente sconvolta offre ai più piccoli: una lunga spada blu di plastica, una piccola maschera antigas, bandierine vittoriose, un pirata con una gamba di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella bomba a mano. …. In questa società, sembra dire Sanguinetti, la stessa gioia di donare al figlioletto un fratellino si trasforma in una paurosa angoscia.

Citazioni, aforismi, sentenze latine e greche

Est deus in nobis, agitate calescimus illo
C'è un dio in noi e ci scaldiamo perchè lui ci agita
(Ovidio)

La lingua ha giurato ma non ha giurato il cuore
(Euripide)

Legere enim et non intellegere neglegere est
Leggere e non capire è come non leggere
(Catone)
Facit indignatio versum
Lo sdegno fa poesia
(Giovenale)

domenica 14 febbraio 2010

I bambini di Albert Anker








Questa pagina è visitata da numerosi zurighesi che saluto..
...
Amo Zurigo
per quello che mi ha dato
Amo la Svizzera
… il ricordo degli amici e delle amiche
che, dopo tanti anni,
vorrei incontrare.
E’ possibile ?
il tempo è lontano!










Figlio di veterinario, nasce l’1 aprile 1831 ad Anet (Ins, in tedesco, Canton Berna) e lì cresce, sul confine di due culture, quella francofona e quella tedesca. Completa le scuole dell’obbligo a Neuchâtel, dove frequenta i primi corsi di disegno, e consegue quindi la maturità a Berna. Dall’autunno del 1853, si trasferisce ad Halle, in Germania per proseguire gli studi di teologia iniziati in Svizzera. Insoddisfatto all’idea di una carriera ecclesiastica, Anker decide alla fine di diventare artista.
Si stabilisce a Parigi, dove segue i corsi del pittore e docente svizzero Charles Gleyre, presso cui già si erano formati molti suoi compatrioti e dove sarebbero poi passati i neoimpressionisti Claude Monet, Auguste Renoir et Alfred Sisley. Nello stesso tempo si iscrive all’Ecole des Beaux-Arts e comincia ad andare al Louvre a copiare i maestri antichi. Ad Anet, nella casa della sua infanzia, nel 1863, dopo la morte del padre, allestisce un atelier e nel 1864 sposa Anna Ruefli, amica della sorella defunta. La coppia avrà sei bambini, due dei quali moriranno, però, in tenera età. La famiglia Anker passa regolarmente l’inverno a Parigi e l’estate ad Anet. Spesso l’artista si reca in Italia, dove si dedica, fatto eccezionale, alla pittura di paesaggio, in particolare con acquerelli leggeri e atmosferici in cui dà evidenza alla delicatezza della sua tavolozza.
La sua maestria nella tecnica dell’acquerello gli sarà particolarmente utile nel corso degli ultimi dieci anni della sua vita, quando, in seguito ad un attacco apoplettico, che gli rende inservibile la mano destra, sarà costretto a rinunciare ai lavori su tela per rivolgersi a motivi che gli erano cari da sempre, le immagini della vita rurale, trattate con un incrollabile vigore creativo in centinaia di acquerelli.
Albert Anker è senz’altro il pittore svizzero più popolare del XIX secolo, grazie anche al fatto che i suoi personaggi – giovani ragazze che lavorano a maglia, scolari vivaci e allegri e vecchi che fumano la pipa – sono facilmente accessibili al grande pubblico. La sua arte è profondamente radicata nella sua passione per la gente semplice.
Anker fa una vita ordinata: il suo quotidiano è perfettamente organizzato. Egli registra regolarmente le sue spese e le sue entrate su un «Livre de vente». Dopo la nascita del primo figlio, si trova costretto a cercare un’altra fonte di guadagno. E la trova nel 1866 collaborando con Théodore Deck, ceramista alsaziano, che lo incarica di dipingere su piatti e pannelli ritratti e personaggi tratti dalla storia e dalla mitologia.
Una continuità e una stabilità sorprendente segnano la sua opera, che manifesta sempre il suo grande interesse per l’uomo.
È difficile dividere la sua creatività per tappe, al fine di evidenziare il mutare progressivo della sua visione delle cose. La sua tematica comprende da una parte scene di genere con vari personaggi, dalla composizione molto accurata, tratti dal vivere rurale – la scuola, gli affari del comune, gli avvenimenti importanti, come matrimoni, battesimi e altro – e dall’altra i ritratti di persone del suo ambiente. Anker non ama i ritratti su ordinazione, ma dipinge i bambini che incontra nel suo quotidiano e che lo vanno a trovare nell’atelier.
Anker è vissuto nell’epoca del realismo. Il suo realismo personale ignora la critica sociale di un Millet o di un Daumier, così come il trasfigurativo-aneddotico di un Vautrier o di un Defregger. I suoi temi principali ruotano attorno ai fatti e alle persone di tutti i giorni. Le ragazze che lavorano, gli scolari attenti, i vecchi bevitori, le vecchie ingobbite costituiscono tipi particolari della sua rappresentazione; sono esseri umani che appartengono a tutte le età, dipinti secondo le sfaccettature più varie, sorpresi nel compimento del loro lavoro in un ambiente familiare.
In un certo numero di nature morte raffinate, Anker dà anche prova della sua capacità di realizzare una pittura eccezionale, col minimo di gestualità.

http://www.uessearte.it/anker.html

venerdì 12 febbraio 2010

Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) -

Manzù

Sulla tua bianca tomba

Sulla tua bianca tomba
sbocciano i fiori bianchi della vita.
Oh quanti anni sono già spariti
senza di te - quanti anni?

Sulla tua bianca tomba
ormai chiusa da anni
qualcosa sembra sollevarsi:
inesplicabile come la morte.

Sulla tua bianca tomba,
Madre, amore mio spento,
dal mio amore filiale
una prece:
A lei dona l'eterno riposo.

Karol Wojtyła a dodici anni.


Giovanni Paolo II, (in latino: Ioannes Paulus II; Wadowice,18 maggio 1920 - Città del Vaticano, 2 aprile 2005), l'uomo venuto da lontano dedica questa dolcissima poesia alla madre Emilia Kaczorowska (1884) scomparsa nel 1929 per insufficienza renale e una malattia cardiaca congenita. Quando Karol, che aveva 9 anni, seppe della notizia disse: «Era la volontà di Dio».

Suo fratello maggiore, Edmund, di professione medico, noto anche come Mundek, morì nel 1932 per aver contratto la scarlattina all'età di 26 anni, da un paziente. La sorella Olga, invece, era morta poco dopo la nascita nel 1914 prima ancora, dunque, che Karol nascesse. Dopo la morte della madre Emilia, suo padre, un uomo molto religioso, si impegnò con tutte le forze per poter far studiare il figlio Karol.

La sua gioventù venne segnata da un intenso rapporto con l'allora numerosa e viva comunità ebraica di Wadowice.

giovedì 11 febbraio 2010

Giorgio Caproni - PREGHIERA


Anima mia, leggera
va’ a Livorno, ti prego.
E con la tua candela
Timida, di nottetempo
fa’ un giro; e, se n’hai il tempo,
perlustra e scruta, e scrivi
se per caso Anna Picchi
è ancora viva tra i vivi.

Proprio quest’oggi torno,
deluso, da Livorno.
Ma tu, tanto più netta Aggiungi immagine
di me, la camicetta
ricorderai, e il rubino
di sangue, sul serpentino
d’oro che lei portava
sul petto, dove s’appannava.

Anima mia, sii brava
e va’ in cerca di lei.
Tu sai cosa darei
se la incontrassi per strada

http://www.giacomomanzu.com/



Preghiera è un testo tratto dalla raccolta ‘’Il seme del piangere’’ che Caproni ha dedicato alla memoria della madre. Il testo procede come una ballata medioevale e il poeta , in questo come in altri componimenti, immagina di parlare alla propria anima come ad una entità staccata dal corpo, rivolgendole una preghiera.
Le chiede di andare a Livorno, nella sua città natale per cercare la madre…. per vedere se è ancora tra i vivi. Il poeta che c’è appena stato non è riuscito a trovarla e per questo, deluso, si rivolge alla propria anima che sicuramente ha una memoria migliore della sua.
In realtà la donna è già morta ….un fatto, questo, che conferisce alla preghiera del figlio un significato intensamente patetico nonostante l’estrosità dell’invenzione e il tono leggero del testo .
Una ‘’preghiera’’ che cerca di violare le leggi del tempo cioè della vita e della morte, del prima e del dopo come può accadere solo nei miracoli o nei sogni.

10 febbraio 2010 - ore 6,00 circa - Terremoto

(Jheronimus Bosch)

Alle 6,00 di stamani c'è stato un terremoto.
Intensità bassa, 2.1 della scala Richter - epicentro tra la Valnerina e la città di Spoleto ( dicono ai margini della città) - profondità di 5 Km.
Eventi sismici di questa entità non vengono presi in considerazione dall'INGV e dalla Protezione Civile.
Per gli esperti si tratta, infatti, di eventi ''strumentali'' che non vengono segnalati per non allarmare le popolazioni.

Esercizio inutile .... la terra continua a tremare ... è quasi un continuum che non rassicura.

La storia del territorio insegna ..........

http://www.vetustanursia.com/terremoti_di_norcia.asp