martedì 27 settembre 2011

La poesia ...


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forse
è il bisogno di uscire da questi anni stupidi.

È il futuro avaro che racconta il niente,
È la mela di Magritt troppo grande per restare nel chiuso della stanza,
È la voglia di cambiare che portiamo dentro.
È lo spirito di rivolta nei confronti di una società decadente ...
... ... ... ...
E' noi che siamo ancora capaci di amare.
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« Le immagini vanno viste quali sono,
amo le immagini il cui significato è sconosciuto
poiché il significato della mente stessa è sconosciuto. » 
(René Magritte)


lunedì 26 settembre 2011

Alda Merini - San Francesco


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Gli alberi tutti, gioia della terra,
hanno ferme radici
nella tristezza d’ogni poverello;
io li ho colpiti ai margini con grazia,
togliendo forza ad ogni fantasia.
Spazio non ho più dentro le pupille
ma sicurezza d’ogni cosa pura,
ma minuzia d’oggetti
che apprezzo, sollevandoli nel fuoco
della mia carità senza confini.
L’uomo non soffre attorno a sé una fine,
ma io ho un chiaro disegno
di povertà come una veste ardita
che mi chiude entro sfere di parole,
di parole d’amore,
che indirizzo agli uccelli, all’acqua, al sole
e che mi rendo tutte assai precise,
premeditata morte di dolcezza.

venerdì 23 settembre 2011

Georges Seraut 

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Mio Dio, fate che chi sarà un giorno mia sposa
sia umile e sia dolce; per me tenera amica;
che noi ci si addormenti tenendoci per mano,
e che ella porti al collo, nascosta un po' tra i seni,
una catena d’argento, una medaglia;
che abbia liscia la carne, più tiepida e dorata
della prugna al finire dell'estate addormentata;
che nel cuore conservi la dolce castità
che abbracciandosi fa che si sorrida e taccia;
che ella divenga forte e vegli la mia anima
come il sonno d'un fiore veglia l'ape;
e che il giorno ch'io muoia, con le mani
giunte ella mi possa chiuder gli occhi
e senz'altra preghiera si inginocchi
chiudendo il suo dolore dentro il petto.

-Francis Jammes-

martedì 20 settembre 2011

Ti lascio la buonanotte

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Ti lascio la buonanotte
ti lascio ai tuoi sogni di giovane donna
capace di amare
il presente e il futuro
e quello che noi,
giovani di ieri,
abbiamo amato,
fortemente voluto,
ma
imbrigliati
non abbiamo difeso.

venerdì 16 settembre 2011

Eugenio Montale - 'Meriggiare pallido e assorto'




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Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
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Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
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Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
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E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

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''L'argomento della mia poesia (e credo di ogni possibile poesia) è la condizione umana in sé considerata; non questo o quell'avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio''

Così Montale parlava di sé in un'intervista radiofonica del 1951, quando, nel anni ancora brucianti del dopoguerra, agli intellettuali veniva spesso richiesto di esprimersi sul rapporto tra arte e storia sociale e politica.
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giovedì 15 settembre 2011

I limoni. E. Montale


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Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantanoi ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.


Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.

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Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.


Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
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il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.


Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
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sabato 10 settembre 2011

La Terra Santa (Alda Merini )

La presa di Gerico, da una copia miniata (Francia XV sec.) de le Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio. L'uso delle trombe per abbattere le mura di Gerico, così come è descritto da Giosué (IV), testimonia quanto sia antica l'idea della connessione tra musica e soprannaturale.
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Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Li dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
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Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo Salvatore.
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Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
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Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
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(da La Terra Santa – 1984)
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Un'altra miniatura rinascimentale che fa riferimento all'episodio Biblico della presa di Gerico.

venerdì 9 settembre 2011

Essere "amore" che sa farsi accanto


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le stelle cui ogni notte affidi
i tuoi sogni di luce, ritirandosi
discrete alla luce del giorno,
ti restituiranno la speranza del domani:
la certezza di poter essere "amore"
che sa farsi accanto
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giovedì 8 settembre 2011

Paul Montes - L'albero della vita



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Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici

per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino.
Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco,
vedendo molte lune passare,
gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro.
Tutti li chiamiamo amici e ce sono di molti tipi.
Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta uno
dei nostri amici.
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Il primo che nasce è il nostro amico Papà e la nostra amica Mamma,
che ci mostrano cosa è la vita.
Dopo vengono gli amici Fratelli, con i quali dividiamo il
nostro spazio affinché possano fiorire come noi.
Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che
rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene.


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Ma il destino ci presenta ad altri amici che non
sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino.
Molti di loro li chiamiamo amici dell'anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene,
sanno cosa ci fa felici. E alle volte uno di questi amici dell'anima
si infila nel nostro cuore e allora lo chiamiamo innamorato.
Egli da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra,
salti ai nostri piedi.

Ma ci sono anche quegli amici di passaggio, talvolta una
vacanza o un giorno o un'ora. Essi collocano un
sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro.

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Non possiamo dimenticare gli amici distanti, quelli
che stanno nelle punte dei rami e che quando il vento
soffia appaiono sempre tra una foglia e l'altra.
Il tempo passa, l'estate se ne va, l'autunno si
avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono
l'estate dopo, e altre permangono per molte stagioni.

Ma quello che ci lascia felici è che le foglie che sono cadute
continuano a vivere con noi, alimentando le nostre radici con allegria.
Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando
incrociarono il nostro cammino.


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Ti auguro, foglia del mio albero, pace
amore, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre... semplicemente perché ogni persona che
passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi.
Ci saranno quelli che prendono molto,
ma non ci sarà chi non lascia niente.

Questa è la maggior responsabilità della nostra vita e
la prova evidente che due anime non si incontrano
per caso.

Paul Montes


Missionario Sud-Americano
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é una bellissima poesia suggerita da Roosdaii
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mercoledì 7 settembre 2011

Elena Oshiro - Credo in te, amico.



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Credo in te, amico.
Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
... Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell'eloquenza del silenzio.

lunedì 5 settembre 2011

I sogni

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Ho bisogno di sogni.
Non vivo
senza
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(gsn)
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Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno.
Se sogniamo che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l'acqua, cristallina.
La realtà traveste

il sogno, e dice:
"Io sono il sole, i cieli, l'amore".

Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola.
Sognare è il mezzo che l'anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra.
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Pedro Salinas
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domenica 4 settembre 2011

Caro luogo - Umberto Saba 1883–1957


Claude Monet
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Vagammo tutto il pomeriggio in cerca
d'un luogo a fare di due vite una.
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Rumorosa la vita, adulta, ostile,
minacciava la nostra giovinezza.
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Ma qui giunti ove ancor cantano i grilli,
quanto silenzio sotto questa luna.
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Claude Monet

sabato 3 settembre 2011

Erri De Luca - quando saremo due

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Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo
saremo due come le acque, le dolci e le salate
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni
come i tempi del battito
i colpi del respiro
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Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente
Quando saremo due, nessuno sarà uno
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due
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Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso
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venerdì 2 settembre 2011

Alda Merini - Un'armonia mi suona nelle vene

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Un'armonia mi suona nelle vene,
allora simile a Dafne
mi trasmuto in un albero alto,
Apollo, perché tu non mi fermi.
Ma sono una Dafne
accecata dal fumo della follia,
non ho foglie nè fiori;
eppure mentre mi trasmigro
nasce profonda la luce
e nella solitudine arborea
volgo una triade di Dei
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giovedì 1 settembre 2011

Notte d'Estate ( Antonio Machado Siviglia, Spagna 26/7/1875 – Collioure, Francia 22/2/1939)


Vincent Van Gogh
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E’ una bella notte d’estate.
Tengono le alte case
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza.
Nell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell’orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese vo passeggiando
solo, come un fantasma.

Quale felicità…(Albio Tibullo Gabii o Pedum 54 a.C. circa – Roma, 19 a.C.)

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Quale felicità, mentre si è distesi,
ascoltare le raffiche dei venti
e stringere in tenero abbraccio la donna cui appartieni;
quando l'Austro nel tempo invernale verserà
acqua gelida dal cielo
cedere, senza pensieri, al sonno,
con il rumore invitante della pioggia!
Questo mi tocchi in sorte!...
Ora è il tempo di darci all'amore senza pensieri,
sin che non proviamo rossore nello scardinare le porte
e proviamo piacere nell'avvinghiarci in risse.
Quanto a questo, io sono condottiero e buon soldato:
voi, invece, vessilli e trombe, andate altrove, lontano:
agli uomini che ne sono vogliosi
recate ferite e recate pure ricchezze.
Io, senza pensieri per aver riposto nel granaio
il mio buon raccolto, guarderò dall'alto i ricchi,
e dall'alto guarderò anche la miseria.
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(da Elegie, Liber primus)