giovedì 28 novembre 2013

José Maria Alvarez

 Foto

 
 
Se la notte recasse al contempo
l'immagine e il corpo di quel giorno,
e il desiderio che ora sento
potesse essere lo stesso
con cui la mia memoria celebra
in versi la sua carne.
Poiché solo alla sua bocca e alla sua lingua
io questa notte rendo conto.
Solo innanzi a te gli occhi chiari,
che la spada e il tempo non umiliarono,
si arrendono.
Voglia la vita che il ricordo delle tue carezze mai mi abbandoni,
che la mia pelle ancora serbi
davanti alla morte quel bagliore,
e che le tracce del piacere
sul tuo corpo, trionfino.

 

Wisława Szymborska - Sulla torre di Babele



Pieter Bruegel - la torre di Babele

Pieter Bruegel - la torre di Babele


- Che ora è? – Sì, sono felice,
e mi manca solo una campanella al collo
che su di te tintinni mentre dormi.
- Non hai sentito il temporale? Il vento ha scosso il muro,
la torre ha sbadigliato come un leone, il portale
cigolante sui cardini. – Come, ti sei scordato?
Avevo un semplice vestito grigio
fermato sulla spalla. – E un attimo dopo
il cielo si è rotto in cento lampi. – Entrare, io?
Ma non eri da solo. - D’un tratto ho visto
colori preesistenti alla vista. – Peccato
che tu non possa promettermi. – Hai ragione,
doveva essere un sogno. – Perché menti,
perché mi chiami con il suo nome,
la ami ancora? - Oh sì, vorrei
che restassi con me. – Non provo rancore,
avrei dovuto immaginarlo.
- Pensi ancora a lui? – Non sto piagnendo.
- E questo è tutto? – Nessuno come te.
- Almeno sei sincera. – Sta’ tranquillo,
lascerò la città. - Sta’ tranquilla,
me ne andrò via. – Hai mani così belle.
- È una vecchia storia, la lama è penetrata
senza toccare l’osso. – Non c’è di che,
mio caro, non c’è di che. – Non so
che ora sia e non lo voglio sapere.


Pieter Bruegel “La parabola dei ciechi”, 1568 circa, Napoli, Museo di Capodimonte
Pieter Bruegel “La parabola dei ciechi”, 1568 circa, Napoli, Museo di Capodimonte

Vittorio Gassman - Tramandare (da "Vocalizzi)


Walter Richard Sickert

Ho avuto teatri immensi,
arene, popolari tendoni,
quando gestire il dramma aveva il senso
di una collettiva funzione.
La nuova era ha sommerso
di tele-rumori la civiltà;
un'ignava e matta bestialità
i fogli del Libro ha disperso.
E mi tenta, oggi, la cella appartata
in cui in pochi e per pochi

(o addirittura per l'età futura?)
dire l'epilogo di una morta avventura,
i suoni-traccia di una parola passata.
Perché il linguaggio resista,
sottrarre le schede al Medioevo che avanza;
serbare l'archetipo con monacale pazienza;
farsi - da istrione - archivista.

Vittorio Gassman Età in Vocalizzi




Nella mia lontana giovinezza, ho sempre usato
spingermi avanti e mai guardarmi indietro;
 il passato pare una risibile sacca
dell'inutile, lo sfatto, lo sprecato.
  Più tardi, e più confuso, ho trovato
sempre meno importante il futuro,
 e sul presente concentrando ogni sforzo
 giudicai vani futuro e passato.
  Oggi, d'ogni illusione liberato,
  gioco a piacere col poco tempo rimasto;
  guardo il futuro e ci rivedo il passato:
 sì, nel presente me la rido con gusto.



venerdì 22 novembre 2013





E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante
cancella col coraggio quella supplica dagli occhi
troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante
e quasi sempre dietro la collina è il sole
Ma perché tu non ti vuoi azzurra e lucente
ma perché tu non vuoi spaziare con me
volando contro la tradizione
come un colombo intorno a un pallone frenato
e con un colpo di becco
bene aggiustato forato e lui giù giù giù
e noi ancora ancor più su
planando sopra boschi di braccia tese
un sorriso che non ha
né più un volto né più un'età
e respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini
e più in alto e più in là
se chiudi gli occhi un istante
ora figli dell'immensità
Se segui la mia mente se segui la mia mente
abbandoni facilmente le antiche gelosie
ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti
le anime non hanno sesso né sono mie
Non non temere tu non sarai preda dei venti
ma perché non mi dai la tua mano perché
potremmo correre sulla collina
e fra i ciliegi veder la mattina che giorno è
E dando un calcio ad un sasso
residuo d'inferno e farlo rotolar giù giù giù
e noi ancora ancor più su
planando sopra boschi di braccia tese
un sorriso che non ha
né più un volto né più un'età
e respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini
e più in alto e più in là
ora figli dell'immensità

mercoledì 20 novembre 2013

Ferdinando Camon da Tenebre su tenebre


 
 Foto: Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione, e dunque non vive nemmeno la propria vita, la perde. La scrittura registra il lavoro del mondo. Chi legge libri e articoli, eredita questo lavoro, ne viene trasformato, alla fine di ogni libro o di ogni giornale è diverso da com'era all'inizio. Se qualcuno non legge libri né giornali, ignora quel lavoro, è come se il mondo lavorasse per tutti ma non per lui, l'umanità corre ma lui è fermo. La lettura permette di conoscere le civiltà altrui. Ma poiché la propria civiltà si conosce solo in relazione con le altre civiltà, chi non legge non conosce nemmeno la civiltà in cui è nato: egli è estraneo al suo tempo e alla sua gente.

Ferdinando Camon
Tenebre su tenebre
 
 
 Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione, e dunque non vive nemmeno la propria vita, la perde. La scrittura registra il lavoro del mondo. Chi legge libri e articoli, eredita questo lavoro, ne viene trasformato, alla fine di ogni libro o di ogni giornale è diverso da com'era all'inizio. Se qualcuno non legge libri né giornali, ignora quel lavoro, è come se il mondo lavorasse per tutti ma non per lui, l'umanità corre ma lui è fermo. La lettura permette di conoscere le civiltà altrui. Ma poiché la propria civiltà si conosce solo in relazione con le altre civiltà, chi non legge non conosce nemmeno la civiltà in cui è nato: egli è estraneo al suo tempo e alla sua gente.

Ferdinando Camon
Tenebre su tenebre
 

domenica 17 novembre 2013

Giorgio Bassani da "In gran segreto"


Edouard Manet

Edouard Manet
 

Muore un'epoca l'altra è già qua
affatto nuova e
innocente
ma anche questa lo so non la
potrò vivere che girato
perennemente all'indietro a guardare
verso quella testé
finita
a tutto indifferente tranne a che
cosa davvero fosse
la mia vita di prima
chi sia io mai
stato

Giorgio Bassani


Edouard Manet

venerdì 15 novembre 2013

John Keats - Alla speranza

Foto
Chagall
 
 
Quando solo siedo al mio focolare,
E odiosi pensieri mi vestono di tristezza,
Quand'anche i sogni vengon a meno all'occhio della mente,
E non ci son fiori per la nuda brughiera della vita,
Tu, dolce Speranza, profumami di magia:
Sì, portami via sulle tue ali d'argento.

Se, colto dalla notte dove i rami intrecciati
Escludono il raggio lucente della luna,
il tetro Sconforto impaurisse i miei pensieri,
E, accigliato, fuggisse la dolce Allegria,
Ti prego, un raggio affaccia di luce per lo sconnesso
Tetto di paglia, scaccia lo Sconforto Maledetto.

E se la Delusione, madre dell'Angoscia,
La figlia spingesse a predare il mio cuore sbadato,
Quando, come una nube, sull'aria assisa
S'appresta a colpire la vittima ammaliata,
Tu cacciala via, dolce Speranza, col tuo viso di luce
Spaventala, come la mattina quando terrorizza la notte.

Quando il destino racconta, di quelli che più amo,
Storie di dolore al mio cuore spaventato,
Tu, Speranza, occhi di luce, la mia fantasia
Morbosa rallegra, dammi dolce conforto:
Illuminami di cielo, danza
Sul mio capo con le tue ali d'argento.

(Keats)
 
Foto
Chagall
 

giovedì 14 novembre 2013

Benedici il Signore, anima mia

 
Foto: "Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia. Egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono".
Caravaggio
 "Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia. Egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono".
(4 foto)
 
Foto: "Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia. Egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono".
Caravaggio
 

mercoledì 13 novembre 2013

Erri de Luca - Due



 
 

Foto: Renoir, Pierre-Auguste. - Pittore (Limoges 1841 - Cagnes-sur-Mer 1919). Stabilitosi a Parigi con la famiglia (1844), dopo gli studî presso l'École de dessin et d'arts décoratifs e una parallela esperienza artigiana come decoratore, frequentò (1862-64) i corsi di M.-C.-G. Gleyre all'École des beaux-arts. 
In quegli stessi anni visitò spesso il Louvre, eseguendo copie da Rubens e da maestri francesi del sec. 18°, e strinse amicizia con C. Monet, A. Sisley e J.-F. Bazille con i quali cominciò a dipingere all'aperto condividendo la ricerca di un più diretto approccio alla natura. Nel 1864 fu ammesso per la prima volta al Salon (Esmeralda che danza, 1864, poi da lui stesso distrutta) e ottenne commissioni per alcuni ritratti (Romain Lancaux, Cleveland, Museum of art); intensificò le sue ricerche en plein air dipingendo nei dintorni di Parigi e nella foresta di Fontainebleau (Lise con l'ombrellino, 1867, Essen, Folkwang Museum; I coniugi Sisley, 1868, Colonia, Wallraf-Richartz Museum).
 Se alcune opere mostrano ancora influenze courbettiane (La locanda di Mère Antony, 1866, Stoccolma, Nationalmuseum) o di Delacroix (Donna d'Algeri, 1870, San Francisco, The fine arts museums), dal 1869 prevalse in R. l'interesse per lo studio della luce e della resa atmosferica; egli, infatti, predilesse dipingere paesaggi raggiungendo risultati di vibrante luminosità, in particolare, nelle opere eseguite a Croissy e ad Argenteuil, a stretto contatto con C. Monet (D'estate, 1869, Berlino, Nationalgalerie; Pont-Neuf, 1872, Washington, National Gallery; La Senna ad Argenteuil, 1874, Portland, Oregon Art Museum). Nel 1874, alla prima mostra degli impressionisti R. espose, con altre tele, Il palco (1874, Londra, Courtauld Institute); quest'opera, costruita esclusivamente attraverso la modulazione dei rapporti cromatici, definì l'avvio di una ricerca che, rivolta a rappresentare lo spazio solo come luce e colore, giungerà quasi allo sfaldamento della forma (Donna con ombrellino e bambino, 1874, Boston, Museum of fine arts; Ballo al Moulin de la Galette, 1876, Parigi, Musée d'Orsay). Nel 1879, R. disertò la quarta mostra degli impressionisti e presentò al Salon un'opera che tendeva a privilegiare il disegno e un'elaborazione più accurata, la grande tela Madame Charpentier con le figlie (1878, New York, Metropolitan Museum), che ottenne un grande successo di pubblico. 
Il nuovo orientamento (manière aigre), elaborato anche attraverso numerosi schizzi preparatorî, si precisò dopo i viaggi in Algeria (1881) e in Italia (1881-82), stimolato in particolare dagli affreschi pompeiani e dalle opere di Raffaello: accanto a una libertà cromatica, che assunse tonalità più calde e luminose, il disegno si fece più nitido e più incisivo il trattamento della forma, filtrato anche attraverso l'esempio di Ingres, mentre una struttura più grandiosa e volumetrica caratterizza i ricorrenti nudi femminili (La colazione dei canottieri, 1881, Washington, The Phillips Collection; Gli ombrelli, 1881-85, Londra, National Gallery; Bagnante seduta, 1883, Cambridge, Mass., Fogg art museum; Pomeriggio delle bambine a Wargemont, 1884, Berlino, Nationalgalerie). Dalla fine degli anni Ottanta, le sue opere sono segnate da maggiore libertà espressiva, arricchita, dopo un viaggio in Spagna nel 1892, di profonde suggestioni tratte da Goya e da Velázquez: Nel prato, 1890, Boston, Museum of fine arts; Fanciulle al piano, 1892, Parigi, Musée d'Orsay. A Cagnes, dal 1905, seppur affetto da una grave forma di reumatismo che finì per paralizzargli le dita, R. continuò a dipingere (Vigneti a Cagnes, 1908, New York, The Brooklyn museum; Tilla Durieux, 1914, New York, Metropolitan Museum; Bagnanti, 1918-19, Parigi, Musée d'Orsay). Dopo il 1907, si dedicò anche alla scultura realizzando, con l'aiuto di un giovane apprendista, grandi nudi modellati con ampiezza di piani (Venere vincitrice, 1914, Londra, National Gallery). ▭ Tav.


Enciclopedie on line Treccani.it
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo
diventerà diverso.
 
Renoir
 

martedì 12 novembre 2013

Edmond Jabès - Lelivre du dialogue



Renoir - autoritratto

Renoir - autoritratto


La parola in realtà non incontra mai un silenzio, ma una disponibilità anche inconscia al dialogo (come una voce lanciata in una valle montuosa incontra almeno un'eco).

Per noi andare alle sorgenti del nostro essere è come aprirsi un varco nel passato; è attraverso questo passaggio che - abbastanza inesplicabilmente - noi abbiamo accesso al nostro avvenire.




Renoir
Renoir
 

Renoir - Bal au moulin de la Galette,

Bal au moulin de la Galette

 

Se lo guardi a lungo è un quadro che si anima
 … attraversi la Senna e ti ritrovi con Paul Cézanne
 e i grandi dell’impressionismo di fine ottocento,
 annuncio della "Generazione perduta" magistralmente
 raccontata da Woody Allen in Midnigt in Paris.

Incontri Renoir e il suo amico Claude Monet al
Moulin de la Galette, stringi la mano a Modigliani,
 fai colazione al ristorante La Fournaise a Chatou
insieme ai canottieri.

Conosci Gauguin e l’olandese Vincent Van Gogh che
 per sbarcare il lunario dipinge girasoli …Vivi
la spensierata allegria della "Belle Époque" ... 

                          che bello !
              

 

 Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), Luncheon of the Boating Party, 1880-1881

 

venerdì 8 novembre 2013

Lettere a Lucilio - Lucio Aneo Seneca

 

  ... una cieca avidità ci spinge a ricercare beni che nuoceranno e che certo non ci sazieranno mai; proprio noi che, se qualcosa potesse bastarci, l'avremmo già ottenuta; noi che non pensiamo quale gioia possa dare non chiedere nulla, come sia meraviglioso essere soddisfatti e non dipendere dalla sorte. Perciò caro Lucilio, ricorda sempre quanti vantaggi hai conseguito; e quando guarderai quante persone ti stanno davanti, pensa a quante ti sono dietro.
Se vuoi essere grato agli dèi e alla tua vita, pensa al numero degli uomini che hai superato.
Ma che hai a che fare tu con gli altri? Hai superato te stesso. Proponiti una meta da non oltrepassare neppure volendo; allontana finalmente questi beni pieni di insidie; sembrano migliori quando si spera di ottenerli che una volta ottenuti.
Se in essi vi fosse sostanza, finirebbero per soddisfare: invece eccitano la sete di chi beve.
Lascia da parte le belle apparenze; e il futuro, dominio dell'incerto destino, perché implorarlo dalla fortuna? Meglio convincersi a non chiederlo. Perché, poi, chiedere? Perché ammucchiare, dimenticando la fragilità umana? Perché affannarsi? Ecco, questo giorno è l'ultimo; se non lo è, è vicino all'ultimo. Stammi bene.

Lucio Anneo Seneca,

Lucio Anneo Seneca.



Paul Gauguin
.

« A nulla dunque bisogna badare di più che a non seguire come pecore il gregge di chi precede, dirigendoci non dove si deve ma dove si va.
E invero nessuna cosa c’intrica in mali più grandi del fatto che ci regoliamo sulle dicerie, pensando migliori le cose che riscuotono grande consenso, e del fatto che noi gli esempi numerosi li prendiamo per buoni esempi e non secondo ragione ma viviamo per imitazione. »
 .
Lucio Anneo Seneca.
De vita beata, VII libro dei Dialoghi
  .


Paul Gauguin

giovedì 7 novembre 2013

Stanno vendendo il paese

 
Borrani


Stanno vendendo il paese
Stanno rubando il futuro alle giovani generazioni
Stanno costringendo i giovani ad emigrare
Stanno impoverendo gli anziani
Stanno impoverendo le famiglie

Siamo tutti più poveri …

Tutti tranne quelli che:

Stanno vendendo il paese
Stanno rubando il futuro alle giovani generazioni
Stanno costringendo i giovani ad emigrare
Stanno impoverendo gli anziani
Stanno impoverendo le famiglie

gsn

 
Giovanni Fattori

mercoledì 6 novembre 2013

Destinatario sconosciuto


 La verità è inevitabilmente ‘’una’’ .

I greci definivano la verità come ‘’’innegabile’’ e né cambiamento di epoche, né mutazione di cultura, né uomini, né dei possono cambiarla. Neanche un dio onnipotente può cambiare il contenuto della verità, dicevano i greci.
Aristotele afferma che la verità è l'indubitabile, il certissimo,l’innegabile, l'assolutamente non discutibile.
E’ inevitabilmente ‘’una’’ , quindi .

Una molteplicità di verità, infatti, entrando in conflitto si negano tra di loro. Un conflitto il cui esito è la distruzione di quel grandioso concetto di verità che ha formato l’occidente : la verità come rimedio del dolore.

Negli ultimi due secoli e comunque dalla rivoluzione francese in avanti, attraverso un lungo processo, il senso tradizionale della verità si sta modificando …. e sembra destinato a tramontare.
Io non so, adesso, perché tutto questo sta accadendo, perché la tradizione filosofica dell’occidente è al tramonto. Probabilmente , con le mie convinzioni e i miei limiti, appartengo al mondo che muore… e nel dolore continuo a cercare, continuo ad attendere parole di speranza, amore.

Non posso immaginare, infatti, il tramonto dei grandi valori che, da me pienamente accettati, vissuti, amati mi hanno formato..Il valore della morale, il valore cristiano, il valore delle leggi naturali, il valore della democrazia.

Insieme a Goethe continuo a pensare :
Keimt ein Glaube neu, / Wird oft Lieb’und Treu / Wie ein bòses Unkraut ausgerauft…

lunedì 4 novembre 2013

Salvador Espriu



Vincent van Gogh
Vincent van Gogh


I MIEI OCCHI GIÀ NON SANNO...
 
I miei occhi già non sanno/ che contemplare giorni/ e soli persi. Come io sento/ girare vecchie tartane/ tra le sponde di Sinera!/ Al ricordo mi giungono/ odori di mar velato/ da estati chiare. Mi perdura/ tra le dita la rosa/ che colsi. E sulle labbra,/ tempesta, fuoco, parole/ cenere diventate.


Vincent van Gogh

Vincent van Gogh




VORREI DIRLO CON LE MIE LABBRA DI VECCHIO
 
Con sofferenza ho visto. Già non ricordo il mare./ Vado per l’ultimo solco, dopo verrà il deserto./ Sotto chiarissimi cieli, ascolto come il vento/ «Nessuno», mi dice nome, mio guadagnato nome.//
Sarà tempo di riposo, e per l’ultima volta/ resto a guardar la luce di un ponente lungo./ Ora, senza paura, io solo me ne andrò/ dentro la notte, in Dio, tra la sabbia e tra la sete.



Ottone Rosai

Ottone Rosai



 Salvador Espriu

Enciclopedie on line Treccani

Espriuesprìu›, Salvador.- Poeta e narratore catalano (Santa Coloma de Farners, Gerona,1913 - Barcellona 1985).
Al suo primoromanzo breve, El Doctor Rip (1931), seguì tra il 1931 e il 1938un'abbondante produzione in prosa (Laia, Aspectes, Miratge aCiterea, Ariadna al laberint grotesc, Letizia i altres proses,Fedra, Petites proses blanques).
La guerra civile segnò il passaggio al genere teatrale, con opere ispirate dall'orrore per la lotta fratricida (Antígona, 1939; Primera història d'Esther,1948).

Negli anni successivi si dedicò alla poesia: Cementiri de Sinera (1946), Lescançons d'Ariadna (1949), Les hores (1952), Mrs. Death (1952),El caminant i el mur (1954), Final del laberint (1955), Lapell de brau (1960), El llibre de Sinera (1963), Setmana Santa(1971).

La costante meditazione sulla morte e sullo scorrere del tempo, l'accettazione dolorosa della propria condizione mortale e la necessità di vivere con gli altri uomini, pur all'interno di una collettività sottoposta a tensioni sociali e politiche, caratterizzano l'opera di Espriu.

Le problematiche legate al destino umano convivono con i motivi della speranza, della giustizia e della libertà, relativi alla situazione storica della Catalogna, e trovano nel linguaggio asciutto e sintetico un'adeguata resa stilistica.


Ottone Rosai

Ottone Rosai