venerdì 28 novembre 2014






Clemente Rebora- Il pioppo



Il pioppo

Vibra nel vento con tutte le sue foglie 
il pioppo severo; 
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
 dal tronco in rami per fronde si esprime 
tutte al ciel tese con raccolte cime: 
fermo rimane il tronco del mistero, 
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.

Clemente Rebora
da Canti dell’infermità




Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.


Clemente Rebora
da Canti dell’infermità



 Papa Francesco al Consiglio d'Europa. [ … ] " un'immagine che traggo da un poeta italiano del Novecento, Clemente Rebora, che in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo e mossi dal vento, il suo tronco solido e fermo e le profonde radici che s'inabissano nella terra",.
"In un certo senso possiamo pensare all'Europa alla luce di questa immagine. Nel corso della sua storia, essa si è sempre protesa verso l'alto, verso mete nuove e ambiziose, animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di pace e di unità. Ma l'innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano. Se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore e i rami - un tempo rigogliosi e dritti - si piegano verso terra e cadono. Qui sta forse uno dei paradossi più incomprensibili a una mentalità scientifica isolata: per camminare verso il futuro serve il passato, necessitano radici profonde, e serve anche il coraggio di non nascondersi davanti al presente e alle sue sfide. Servono memoria, coraggio, sana e umana utopia".

Bertold Brech - Ci sedemmo dalla parte del torto

Marc Chagall
Il poeta sdraiato
1915
Olio su cartone
77X77,5cm
Tate Gallery of British Art

Il poeta sdraiato nel verde del prato con il capo appoggiato sulla sua giacca e con il cappello a fianco, ha la schiena rivolta verso la casa, le mani appoggiate sotto il collo, l'una sull'altra, e sembra quasi dormire; tutto ciò che accade dietro di lui sembra non interessargli: potrebbe essere un sogno, o la trascrizione in immagini di una sua poesia.

La natura non sembra accorgersi della sua presenza. Il centro del dipinto è occupato dalla casa che perde il proprio ruolo centrale lasciandolo all'uomo; Chagall ha tuttavia posto esattamente in mezzo alla tela il luogo dell'affetto domestico e del sentimento di nostalgia che caratterizza tutto il dipinto.




Se guardo indietro, a quello che è stato di me, alle mie scelte, al mio stare tra la gente e le cose, posso anch’io dire insieme a Bertold Brech :

''Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati''.



Nel 1937 Chagall celebra a modo suo il ventesimo anniversario della Rivoluzione russa dipingendo un grande quadro intitolato appunto “La Rivoluzione”, che porterà con sé nell’esilio statunitense del 1941. A memoria indelebile delle sofferenze patite dal popolo ebraico durante la guerra, egli decide di tagliare l’opera in tre parti, trasformandola in un trittico. Nella parte superiore permangono alcuni personaggi che brandiscono fucili, il cui dinamismo viene accentuato dal loro slancio verso destra, la minaccia della guerra è resa metaforicamente da un grande animale che sostiene una torcia. Da un villaggio russo ancora addormentato nella calma di una notte ingannevole scappa già confusamente una folla di ebrei sconvolti, uno dei quali – il tipico ebreo errante col fagotto in spalla – porta con sé la Torah. Più in là una donna porta in braccio il suo bambino. Compare anche il pendolo della casa di famiglia che non scandisce più il tempo.


Provo ad accennare i miei pensieri.

• Ci sedemmo dalla parte del torto … nel mio caso sempre e comunque mi sono seduto dalla parte di ‘’quelli che non hanno’’, dei dimenticati, degli esclusi,dei sofferenti, di quelli che subiscono ingiustizie. Soprattutto sono da sempre dalla parte delle giovani generazioni a cui ‘’qualcuno’’ ha rubato il futuro … Dalla parte dei perdenti, di chi ha torto, quindi …
.
• Tutti gli altri posti erano occupati. … non sempre, mi viene da dire, la maggioranza ha ragione. Lo dimostra la situazione politica, economica e sociale che stiamo vivendo e i giorni che abbiamo davanti si annunciano difficili. Viviamo una situazione che non nasce dal caso ma da anni e anni di scelte sbagliate frutto dell’egoismo cioè ‘’prima penso a me stesso poi, se ho tempo,se ne ho voglia, se mi conviene, agli altri, al bene comune’’. .... C’è chi, lungo gli anni, ha alzato la voce ma, inascoltato, è stato sconfitto.
.
Consentimi ora un’ultima riflessione. Ho trovato emblematico il discorso di Papa Francesco al Consiglio d’Europa. Una lezione di politica che temo non verrà presa in considerazione. Anche lui, Bergoglio, ha scelto di stare dalla parte del torto.

Bertold Brech - Poesia politica



Veramente io vivo in tempi oscuri!
La parola sincera è una follia.
 Una fronte senza rughe
Tradisce l’apatia. Se tu ridi
Non hai ancora saputo
Il terribile annuncio.
Quale epoca! In essa
Un discorso sugli alberi è quasi un delitto
Poiché implica il silenzio su tante malvagità!

Bertold Brech 
Poesia politica


Veramente io vivo in tempi oscuri!
La parola sincera è una follia.
Una fronte senza rughe
Tradisce l’apatia. Se tu ridi
Non hai ancora saputo
Il terribile annuncio.
Quale epoca! In essa
Un discorso sugli alberi è quasi un delitto
Poiché implica il silenzio su tante malvagità!


Vincenzo Cardarelli - Gabbiani


Non so dove i gabbiani abbiano il nido, 
ove trovino pace. 
Io son come loro 
in perpetuo volo. 

La vita la sfioro 
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. 
E come forse anch'essi amo la quiete, 
la gran quiete marina, 
ma il mio destino è vivere 
balenando in burrasca.

Vincenzo Cardarelli
Gabbiani




Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.