Primo racconto
Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni 
grande peccatore, per vocazione pellegrino errante di luogo in luogo. I 
miei beni terreni sono una bisaccia sul dorso con un po' di pan secco e,
 nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null'altro. 
Una domenica entrai in una chiesa, durante la 
Liturgia, per pregare. Stavano leggendo il passo della prima lettera ai 
Tessalonicesi in cui è detto: «Pregate senza interruzione». Queste 
parole si incisero profondamente nel mio spirito, e cominciai a 
chiedermi come fosse possibile pregare senza posa quando ciascuno è 
necessariamente impegnato a lavorare per il proprio sostentamento. 
Cercai nella mia Bibbia e lessi proprio quello che avevo udito, e cioè: 
«Pregate senza interruzione per mezzo dello Spirito in ogni tempo». 
Pensavo e pensavo, senza trovare alcuna soluzione. 
Volendo che qualcuno mi chiarisse il senso di quelle 
parole, decisi di recarmi nelle chiese dove si trovano predicatori di 
grande fama; chissà che da loro non mi sarebbero giunte parole 
illuminanti. E così feci. Udii molte prediche bellissime sull'orazione 
in generale: che cos'è, perché è indispensabile, quali sono i suoi 
frutti; ma nessuno mi spiegava come pregare incessantemente. Insomma, 
nelle prediche che udii non trovai la risposta che cercavo, sicchè 
decisi di cercare, con l'aiuto di Dio, un uomo sapiente ed esperto che 
mi spiegasse il mistero dell'orazione ininterrotta e continua che tanto 
mi attraeva. 
Vagabondai a lungo per diversi luoghi; leggevo sempre
 la mia Bibbia e mi informavo se ci fosse nei dintorni un padre 
spirituale, un maestro saggio e ricco d'esperienza. Una volta mi dissero
 che in un villaggio viveva da tempo un signore dedito totalmente alla 
salvezza della sua anima; aveva una piccola chiesetta privata, non 
usciva mai e non faceva che pregare. Mi precipitai da lui e gli chiesi 
cosa si intende per "preghiera incessante" e come la si può realizzare. 
Quel signore rimase un istante in silenzio, poi mi guardò fisso e mi 
disse: «Prega di più e con sempre maggior fervore: l'orazione stessa ti 
indicherà in che modo essa diventa incessante; ma per questo ci vuole 
molto tempo». Detto ciò, mi fece mangiare, mi donò qualcosa per il 
viaggio e mi congedò. Ma non mi aveva spiegato niente. 
Ripresi il cammino e dopo parecchia strada giunsi ad 
un monastero dove c'era un abate molto caritatevole, devoto e ospitale 
con i pellegrini. Andai da lui. Mi accolse amichevolmente, mi fece 
sedere e mi offrì del cibo. «Padre», gli dissi, «non mi occorre il cibo:
 desidero da voi un insegnamento spirituale. Ho sentito dire che occorre
 pregare senza interruzione ma non so come si possa fare; anzi, non 
riesco neppure a capire che cosa significhi l'orazione ininterrotta. Vi 
prego, spiegatemelo». Mi diede un libro dove si diceva che le parole 
dell'Apostolo si riferiscono alla preghiera che nasce da una mente 
sempre immersa in Dio. Ma non aveva spiegato niente. Passai la notte da 
lui e al mattino, ripresi il cammino senza saper bene dove andare. 
Camminai per circa cinque giorni lungo la strada maestra, finché una 
sera incontrai un monaco che viveva in un eremo poco lontano. Era uno 
starets (= un maestro spirituale). Mentre
 lo accompagnavo gli esposi il mio problema. Allora mi invitò nella sua 
cella e mi disse: «Per "preghiera continua" non si intende altro che la 
cosiddetta "Preghiera di Gesù" o "preghiera del cuore", che consiste 
nella continua ed incessante ripetizione del Nome di Gesù con le labbra,
 con la mente e con il cuore, durante ogni occupazione, in ogni luogo e 
tempo, anche nel sonno. La Preghiera si compone di queste parole: " 
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!". Chi
 si abituerà a questa invocazione proverà una tale consolazione e un tal
 bisogno di pronunciarla di continuo, che non potrà più vivere senza di 
essa, ed essa fluirà spontaneamente dentro di lui. Ora hai capito che 
cos'è l'orazione ininterrotta?». «Ho capito padre mio, ma ora 
insegnatemi come arrivarci!».
Poichè avevo finalmente trovato il mio maestro e non 
potendo restare per lungo tempo suo ospite nell'eremo, decisi di trovare
 una sistemazione lì vicino. Fui assunto in un villaggio poco lontano 
per tutta l'estate da un contadino per curare il suo orto: potevo vivere
 tutto solo in una capanna. Avevo così trovato un posto tranquillo dove 
avrei potuto viverci, esercitarmi e studiare l'orazione interiore. 
Tornai quindi dallo staretz  che mi disse: 
«D'ora in poi devi accettare la mia direzione con fiducia. Prendi questo
 rosario. Per cominciare, dirai ogni giorno almeno tremila volte la 
Preghiera. In piedi, seduto, camminando o coricato, dirai senza posa: 
"Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!". 
Dilla a voce bassa, lentamente; ma siano tremila volte al giorno, né 
più, né meno». 
Tornai alla mia capanna e cominciai ad eseguire fedelmente ciò che mi 
aveva ordinato. Per due giorni non mi fu facile, ma poi divenne così 
piacevole che appena smettevo sentivo come un bisogno di riprendere la 
Preghiera ed essa mi sgorgava facilmente e lievemente, senza 
costringermi allo sforzo di prima. Ne riferii allo 
starets che 
mi ordinò di recitare la Preghiera seimila volte al giorno: «Stà 
tranquillo, cerca solo di recitare il numero esatto di preghiere che ti 
ho prescritto: Dio ti darà la sua grazia».
Passai tutta la settimana nella solitudine della mia 
capanna a recitare ogni giorno per seimila volte la Preghiera di Gesù, 
senza preoccuparmi di nulla e senza dar corso alle distrazioni, per 
insistenti che fossero. Cercavo solo di eseguire fedelmente l'ordine 
dello starets. Che avvenne? Mi abituai talmente alla Preghiera 
che se mi interrompevo anche per poco tempo, avevo la sensazione che mi 
mancasse qualcosa. Non appena riprendevo a recitarla, subito ritornava 
la gioia. Quando incontravo qualcuno, non desideravo parlare: desideravo
 solo trovarmi nella mia solitudine e recitare la mia Preghiera, tanto 
mi ci ero abituato in una sola settimana. 
Non vedendomi per dieci giorni, lo starets  
stesso venne a sentire mie notizie ed io gli spiegai quel che mi 
accadeva. Mi ascoltò e disse: «Ora che ti sei abituato alla Preghiera, 
fa' in modo di conservare e rafforzare quest'abitudine. Non perdere 
tempo, dunque, e con l'aiuto di Dio, impegnati a recitarla dodicimila 
volte al giorno. Resta nella solitudine, alzati un po' prima, coricati 
un po' dopo e vieni a consigliarti con me ogni due settimane». 
Continuai a mettere in pratica i suoi consigli. Il 
primo giorno riuscii a mala pena, a notte inoltrata, a terminare le 
dodicimila invocazioni. Il giorno successivo portai a termine il mio 
compito facilmente e con gioia. Da principio sentivo una sorta di fatica
 a pronunciare ininterrottamente la Preghiera. Poi, a forza di sgranare 
il rosario, provai un leggero indolenzimento al pollice della mano 
sinistra, ma tutto ciò non faceva che spronarmi più che mai a recitare 
la Preghiera. Così per cinque giorni la recitai fedelmente dodicimila 
volte al giorno, e all'abitudine si aggiunsero ben presto la gioia e la 
soddisfazione. 
Un mattino venni, per così dire, svegliato dalla 
Preghiera. Appena la cominciai a recitare ne ebbi sollievo e la lingua e
 le labbra si muovevano da sole senza sforzo da parte mia. Passai tutta 
la giornata in grande letizia. Ero come distaccato da tutto, come se mi 
trovassi in un altro mondo. Terminai con facilità le mie dodicimila 
preghiere prima di sera. Avrei voluto continuare ancora, ma non osavo 
superare il limite stabilito dallo starets. 
Quando andai da lui gli raccontai tutto e mi disse: 
«Ringrazia Dio che ti ha dato il desiderio e la facilità di recitare la 
Preghiera. E' un effetto naturale derivante dal frequente e attivo 
esercizio. La stessa cosa succede a una macchina alla cui ruota motrice 
si imprima una spinta: essa corre a lungo da sé, ma per prolungare il 
suo moto occorre imprimerle una nuova spinta di tanto in tanto. Ora ti 
permetto di recitare la Preghiera quanto vuoi. Cerca di dedicarle ogni 
attimo nel quale non dormi, invoca il Nome di Gesù senza più contare, 
rimettendoti umilmente alla volontà di Dio e aspettando da Lui l'aiuto. 
Egli non ti abbandonerà e ti guiderà nel cammino». 
Seguendo i suoi consigli, passai tutta l'estate a recitare senza posa la
 Preghiera di Gesù e sperimentai l'assoluta pace dell'anima. Durante la 
notte sognavo spesso di recitare la Preghiera e di giorno, se mi 
capitava di incontrare qualcuno, tutte quelle persone senza distinzione 
mi parevano altrettanto amabili che se fossero state della mia famiglia.
 I pensieri si erano spontaneamente acquietati e quando andavo in chiesa
 la lunga funzione monastica mi sembrava breve e non mi stancava più 
come in passato.
Ma non potei giovarmi a lungo degli insegnamenti del mio ispirato starets: alla
 fine delI'estate morì. Gli dissi addio con le lacrime agli occhi, 
ringraziandolo per l'insegnamento paterno che mi aveva dato e gli chiesi
 come suo ricordo il rosario sul quale aveva sempre pregato. Ero rimasto
 solo. L'estate finì e si raccolsero i frutti dell'orto. Non avevo più 
dove vivere. Il contadino mi congedò, dandomi due rubli d'argento e 
riempiendomi il sacco di pane secco per il viaggio. 
Ripresi a peregrinare da un luogo all'altro, ma non 
avevo più l'ansia di prima: I'invocazione del Nome di Gesù mi rallegrava
 durante il cammino e tutta la gente mi trattava con maggiore bontà, 
quasi che tutti avessero preso ad amarmi. 
Un giorno decisi di comperare la Filocalia per 
continuare a studiare su di essa l'orazione interiore. Entrai in una 
chiesa e per due rubli ne trovai una molto vecchia e sciupata. Ne fui 
felice. La aggiustai come meglio potei, la ricoprii con un pezzo di 
stoffa e la riposi nella bisaccia con la mia Bibbia. 
Ora cammino e incessantemente ripeto la Preghiera di 
Gesù. A volte percorro più di sessanta verste in un giorno e non me ne 
accorgo nemmeno. Quando le gambe e la schiena cominciano a dolermi, 
concentro il pensiero sulla Preghiera e non sento più il dolore. Se 
qualcuno mi offende penso alla dolcezza della Preghiera di Gesù: 
umiliazione e collera scompaiono, dimentico tutto. Non ho preoccupazioni
 nè interessi. Vorrei solo restare nella mia solitudine, con un unico 
desiderio: recitare incessantemente la Preghiera e sentirmi colmare di 
gioia. 
Dio sa che cosa mi sta succedendo. Così, anche senza essere ancora 
pervenuto alla ininterrotta e spontanea orazione del cuore, per grazia 
di Dio ho capito chiaramente il significato dell'insegnamento di S. 
Paolo: "Pregate incessantemente".