venerdì 29 agosto 2008

Lettera




Ciao Caterina,
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Conosco Ostuni … di passaggio verso il Salento…
Una casa prossima al mare e viaggi lunghissimi per raggiungerla. Immagina un viaggio in macchina da Zurigo……interminabile …..

Avevo la tua età,forse meno, quando sono andato la prima volta.
Un mondo antico, diverso e il mare blu.
Conosco bene Otranto e poi a scendere i paesi e le cittadine che si succedono, … Castro , Tricase fino a Leuca finibus terrae (alla fine delle terre)
E’ magnifico il Salento, bellissima la Puglia soprattutto d’inverno, quando scendi a mare per via del vento. Porta il mare, il vento.
A Castro mangiavo ostriche e pesciolini crudi.
Una spruzzata di limone senza esagerare e i racconti del porto.
Restavo settimane, tutto il tempo possibile e mi piaceva mescolarmi la sera alla gente delle feste . Di paese in paese ogni sera una festa e gli immancabili fuochi d’artificio.
‘’Sposa una di qui’’ mi diceva ……. Erano belle le pugliesi della gioventù, erano le stesse che incontravo a Zurigo prese dal lavoro e dalla nostalgia.


Di quelle terre scrivevo:
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… ricordo un viaggio in Puglia, a Specchia, un paese prossimo all’estremo dove il Mediterraneo si unisce allo Jonio.
Le case basse e bianche, geometricamente disposte ai lati della strada lunga che ad un estremo porta verso l’interno e all’opposto indica il mare, ricordano paesaggi che hanno il sapore dell’oriente.
Abitavo in via Colonnello di Giovanni, vicino alla fontana, meta serale di un chiacchierio sommesso, quasi religioso, di donne e brocche testimoni d’una realtà immutabile.
Una collina bassa e lunga separa il paese dal mare che è, nella stagione estiva, di un blu immenso; brillante e chiaro sotto il sole del mezzogiorno.
La terra bruciata, i fichi d’india appena oltre i muretti disegnano, insieme alle case bianco calce e gli ulivi, un nàif selvaggio di colori vivi, parlanti, che assumono, nell’insieme, personalità propria tanto sono staccati e diversi.
Quell’estremo lembo di terra a cavallo tra due mari anticamente governato dai baroni e dalla Chiesa è oggi un serbatoio di braccia che sanno lavorare.
Quella realtà povera, lunga da raccontare, quel paese fatto di donne, di vecchi e di bambini; abbandonato dagli uomini e che viveva per le rimesse di quelli è simile ad altri luoghi d’un Sud dimenticato dallo Stato che fa parlare ed affanna.
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La Puglia di oggi è diversa. E' arrivato il turismo e l'acqua nelle case. C'è lavoro... e c'è sempre il mare.
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LE TORRI DI AVVISTAMENTO SARACENE
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Nacque una rete di avvistamento semplice ed efficiente: quando un vascello sospetto si avvicinava sotto costa il guardiano del torrione sparava un colpo di avviso per chiedere all'imbarcazione di accostarsi e farsi riconoscere; se essa si allontanava rapidamente - e ciò era segno delle sue cattive intenzioni - dalla torre si inviavano subito segnali o con l'artiglieria o con opportuni "fani" alle altre due torri con le quali la prima era in collegamento visivo; queste, a loro volta, trasmettevano il segnale di pericolo fino alla più vicina guarnigione o al più importante porto, dal quale salpava un vascello armato per dare la caccia a quello pirata.
Contemporaneamente dalle torri costiere in allarme partivano messaggeri a cavallo, ad avvisare gli abitanti delle case isolate e i villaggi di pescatori del pericolo imminente.
In alcuni canti popolari della tradizione marinara è rimasta traccia di quegli episodi, un vero e proprio stato di assedio nel quale vissero per secoli le nostre popolazioni rivierasche. Uno di questi, conosciuto in tutta Italia anche perché messo in musica qualche tempo fa, consiglia, con rassegnazione, di riparare al più presto le scarpe per fuggire nelle campagne prima dello sbarco dei pirati:
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All'armi, all'armi la campana sona
Li Turchi sunnu iunti alla marina!
Ch'havi scarpi rutti si li sola,
Ca eu mi li sulavi stamatina

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