lunedì 15 settembre 2008

da PAGINE


A Zurigo uscivo di casa con le matite, i fogli, i pastelli e il carboncino per ritrarre i fiori, le foglie, i paesaggi, la bottega del fruttivendolo, gli alberi e i viali del Rieter Museum.

Ero in grado di rifare, a carboncino, a matita, con i pastelli i dipinti di artisti famosi e, spesso correvo fino al Kunsthaus, il Museo, per visitare le sale, studiare la luce, le armonie, i colori, le ombre... nei quadri.
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Ero affascinato dal mondo della fisica; dallo studio dell’infinitamente piccolo cioè dalla teoria quantistica, ....la base ultima sulla quale si regge l’intero universo microscopico delle particelle e, indirettamente, a tutto quanto noi possiamo vedere, udire, toccare. In tutto questo ritrovavo facilmente Dio.

Studiare per comprendere l’armonia della natura e il mistero della vita.

Studiare e comprendere le leggi che regolano l’universo minimo significava, pensavo, comprendere l’universo stesso di cui siamo una infinitesima parte.

Andare oltre la dimensione osservabile e indagare.
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