martedì 30 settembre 2008

Giovanni Bellini detto Giambellino


Giovanni Bellini, figlio di Jacopo - uno degli artisti più illustri della sua generazione - e fratello di Gentile, nacque a Venezia intorno al 1430 e morì, nella stessa città, nel 1516.Fu pittore dalla lunga e gloriosa carriera, costellata d'importanti incontri e molteplici influenze che spiegano le variazioni del suo stile.Educatosi nella bottega paterna, sentì molto presto l'esigenza di allargare i propri orizzonti studiando approfonditamente i più innovativi artisti rinascimentali, sia quelli che avevano lasciato tracce a Venezia, come Andrea del Castagno nella Cappella di San Tarasio in San Zaccaria, sia quelli che operarono fuori, da Piero della Francesca e Roger Van Weyden - che probabilmente conobbe a Ferrara - ad Andrea Mantegna, nel 1453 destinato a divenire suo cognato per il matrimonio con la sorella Nicolosia.Al 1450 circa risale la sua prima opera firmata, il "San Girolamo nel deserto" del Barber Institute di Birmingham, in cui l'autore evidenzia già una marcata sensibilità verso i paesaggi, destinata a svilupparsi appieno nella maturità.Seguì un periodo d'intensi rapporti con il cognato Mantegna, che consentì a Giovanni di conoscere l'ambiente colto ed innovatore di Padova - largamente tributario della cultura fiorentina - e di adottare uno stile compositivo rigoroso e un disegno preciso e lineare: ad esso vanno ascritti capolavori come la "Trasfigurazione" del Museo Correr di Venezia, la "Pietà" (Milano, Pinacoteca di Brera), l'"Orazione nell'orto" della National Gallery di Londra e il "Cristo morto sorretto da due putti" (Milano, Museo Poldi Pezzoli).Dopo essersi procurato una notevole fama con queste opere, attorno al 1465 fu incaricato di lavori più ambiziosi: nel campo della produzione della pala d'altare, in cui ben presto la sua bottega raggiunse una posizione egemone, spicca il "Polittico di San Vincenzo Ferrer" (Venezia, Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo), dall'illuminazione arditamente contrastata e la cornice di ispirazione rinascimentale nella struttura e nelle decorazioni.




Tra il 1470 ed il 1475, probabilmente a seguito d'un viaggio nella città d'Urbino, entrò in contatto con la pittura di Piero della Francesca e successivamente, a Venezia, intraprese un dialogo con Antonello daMessina. Tale fase si concretizza nell'esecuzione di numerose pale d'altare che rinnovano radicalmente la tipologia della Sacra conversazione architettonica, approfondendo nel contempo le ricerche nel campo della prospettiva e della luce, grazie all'adozione ed al perfezionamento della tecnica a olio. Rimarchevole la "Pala di Pesaro", databile al 1474, che dall'arte di Piero deriva l'impeccabile costruzione prospettica e la complessa architettura del trono, impreziosito da inserti marmorei e bassorilievi d'ispirazione classica.Gli anni seguenti furono caratterizzati da un notevole ampliamento della bottega, dettato dalla necessità di far fronte alle crescenti richieste della committenza ed agli incarichi ufficiali. Tra le opere realizzate, l'"Estasi di San Francesco" (Collezione Frick, NewYork), la "Trasfigurazione" della Galleria Nazionale di Napoli, la "Sacra allegoria" degli Uffizi e, soprattutto, la "Pala di San Giobbe" (Accademia di Venezia), che, in un'architettura simmetrica, presenta sei maestose figure di santi al centro delle quali si dispone la Vergine col Bambino. E proprio il tema della "Madonna con il Bambino" è argomento della vasta produzione d'immagini destinate alla devozione privata di questo periodo, nelle quali Bellini dà prova di straordinaria inventiva e che trovano il loro acme nella splendida "Madonna del prato" della National Gallery di Londra.Lungi dal consacrarsi alla ripetizione delle formule che gli avevano assicurato il successo, negli ultimi anni della sua carriera Bellini seppe rinnovare la sua ispirazione ed il suo linguaggio, traendo profitto dal contatto con giovani pittori quali Giorgione e Tiziano: il "Battesimo del Cristo" della chiesa S. Corona a Vicenza, la "Pala di S. Zaccaria" e la "Pala di S. Giovanni Crisostomo" sono chiari esempi di questa influenza. A questo periodo risalgono anche importanti dipinti di soggetto profano come il "Festino degli dei"(National Gallery di Washington), commissionato da Alfonso I d'Este e rimaneggiato da Tiziano, e alcuni dei suoi più bei ritratti, come quello del Doge Leonardo Loredan (National Gallery di Londra), che rivela un'altissima qualità pittorica ed una notevole abilità mimetica.









Biografia dal sito:http://www.italica.rai.it/

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