mercoledì 12 agosto 2009

Elio Vittorini


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Conversazione in Sicilia
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‘’Era un grand’uomo’’ disse ‘’Poteva lavorare diciotto ore al giorno, ed era un gran socialista, un grande cacciatore e grande a cavallo nella processione del San Giuseppe….’’
‘’Cavalcava nella processione del San Giuseppe? Dissi io
‘’Altro che! Era un gran cavaliere, più bravo di tutti qui nel paese, e anche a Piazza Armerina’’ disse mia madre ‘’ Come vuoi che facessero la cavalcata senza di lui ? ‘’
E io dissi ‘’ Ma era socialista…’’
E mia madre: ‘’ Era socialista…Non sapeva né leggere ne scrivere, ma capiva la politica ed era socialista…’’
E io: Come poteva cavalcare dietro San Giuseppe s’era socialista ? I socialisti non credono a San Giuseppe ‘’.
‘’Che bestia che sei !’’ disse allora mia madre. ‘’ Tuo nonno non era un socialista come tutti gli altri. Era un grand’uomo. Poteva credere in San Giuseppe ed essere socialista. Aveva cervello per mille cose insieme. Ed era socialista perché capiva la politica… Ma poteva credere in San Giuseppe. Non diceva nulla di contrario a San Giuseppe’’.
‘’Ma i preti però immagino che lo trovavano contrario ’’ dissi io.
E mia madre: ‘’ E che gliene importava a lui dei preti ?’’
E io: ‘’ Ma la processione era una cosa dei preti ! ‘’
‘’Sei un bell’ignorante !’’ esclamò mia madre. ‘’La processione era di cavalli e uomini a cavallo. Era una cavalcata ‘’.
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Conversazione in Sicilia
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Conversazione in Sicilia, uno dei libri chiave della letteratura italiana del Novecento, comincia così. Silvestro, l’io narrante, si trova, a trent'anni, quasi per caso, su un treno che lo riporta nella natìa Sicilia, da cui era partito quindici anni prima. Durante il viaggio incontra personaggi che sono insieme simbolici e reali. Scopre che i genitori hanno preso la decisione di separarsi. «Tuo padre era un vigliacco - dice Concezione - non sapeva che piangere e recitare poesie alle altre donne». La madre, per vivere, pratica iniezioni a domicilio. Il figlio, un giorno, l’accompagna e, davanti alle bianche natiche dei pazienti, si avvia una conversazione sulla miseria e sul significato della malattia.

In seguito, Silvestro farà incontri straordinari: un arrotino, un sellaio, un mercante di panni. Tutti soffrono «per il dolore del mondo». Una sfilata quasi felliniana: personaggi strambi ma emblematici, le cui parole ardue e nebulose nascondono pesanti verità.

Alla fine, Silvestro troverà la madre in casa, intenta a lavare i piedi a un uomo dai capelli bianchi e sarà tentato di pensare che si tratti di suo padre. Ma, così vecchio? La risposta non c'è, il lettore non la conoscerà mai, costretto ad uscire dal libro in punta di piedi come Silvestro esce dalla casa materna.

Conversazione in Sicilia è un romanzo che racconta un viaggio sullo sfondo di una Sicilia arcaica, «ammonticchiata di nespoli e tegole». Disperazione e malessere, il dolore del «mondo offeso». Il momento storico è quello della guerra di Spagna, del fascismo, della difficile opposizione ad esso, della miseria. In pochi opere il dolore, l'angoscia di quegli anni sono apparsi così violenti.

Conversazione in sicilia ha un valore allegorico assoluto. Nello stile di Vittorini, nelle cantilenanti anafore e iterazioni di cui il romanzo è ricco, c'è magia, simbolismo e lirismo. Leggere Conversazione significa scoprire e capire un mondo che è vivo e puro, ai confini della memoria e del mito. Geno Pampaloni ha scritto che è difficile ancora oggi leggere o rileggere Conversazione in Sicilia senza commozione, perché nessun altro scrittore italiano dopo Foscolo ha saputo interpretare con tanta eloquenza la coscienza inquieta dei contemporanei

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