mercoledì 15 settembre 2010

Pagine D'Annunziane


Da: "Il Piacere"

"L' educazione d' Andrea era dunque, per così dire, viva, cioè fatta non tanto su i libri quanto in cospetto delle realtà umane. Lo spirito di lui non era soltanto corrotto dall' alta cultura ma anche dall' esperimento: e in lui la curiosità diveniva più acuta come più si allargava la conoscenza. Fin dal principio egli fu prodigo di sé; poiché la grande forza sensitiva, ond' egli era dotato, non si stancava mai di fornire tesori alle sue prodigalità. Ma l' espansione di quella sua forza era la distruzione in lui di un' altra forza, della FORZA MORALE, che il padre stesso non aveva ritegno a deprimere. Ed egli non si accorgeva che la sua vita era la riduzione progressiva delle sue facoltà, delle sue speranze, del suo piacere, quasi una progressiva rinunzia; e che il circolo gli si restringeva sempre più d' intorno, inesorabilmente sebbene con lentezza.
Il padre gli aveva dato, tra le altre, questa massima fondamentale: "Bisogna FARE la propria vita, come si fa un' opera d' arte. Bisogna che la vita d' un uomo d' intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui."
Anche, il padre ammoniva: "Bisogna conservare ad ogni costo intera la libertà,
fin nell' ebbrezza. La regola dell' uomo d' intelletto, eccola: - HABERE, NON HABERI."
Anche, diceva: "Il rimpianto è il vano pascolo d' uno spirito disoccupato. Bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni."
Ma queste massime VOLONTARIE, che per l' ambiguità loro potevano anche essere interpretate come alti criteri morali, cadevano appunto in una natura INVOLONTARIA, in un uomo, cioè, la cui potenza volitiva era debolissima.
Un altro seme paterno aveva perfidamente fruttificato nell' animo di Andrea: il seme del sofisma. "Il sofisma" diceva quell' incauto educatore "è in fondo ad ogni piacere e ad ogni dolore umano. Acuire e moltiplicare i sofismi equivale dunque ad acuire e moltiplicare il proprio piacere o il proprio dolore. Forse, la scienza della vita sta nell' oscurare la verità. La parola è una cosa profonda, in cui per l' uomo d' intelletto son nascoste inesauribili ricchezze. I Greci, artefici della parola, sono infatti i più squisiti goditori dell' antichità. I sofisti fioriscono in maggior numero al secolo di Pericle, al secolo gaudioso."


GABRIELE D' ANNUNZIO



...............................................Palazzo Farnese - Galleria Farracci
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All’estetismo che è il tema di fondo del romanzo, si intreccia il motivo religioso secondo la tendenza di certi autori del Decadentismo europeo ( Wilde, Huysmans), portati a vivere anche il sentimento religioso come sensazione estetica, come esperienza di bellezza. Non manca la nota sensuale che in D’annunzio è strettamente congiunta a quella artistica…
Attraversando le pagine del romanzo, alla ricercatezza degli interni corrisponde la straordinarietà del paesaggio esterno, che assume , a sua volta, carattere prezioso.
Il romanzo , in altre pagine cioè non in quella scelta, racconta l’amore di Andrea per Roma … non la Roma dei Cesari ma la Roma dei Papi; non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fori, ma la Roma delle ville, delle Fontane, delle Chiese.
Commentando questa predilezione possiamo dire che in D’Annunzio vi è ‘’ un capovolgimento della romanità che aveva caratterizzato tanta cultura italiana ed aveva , ai tempi del Piacere, il suo vate nel Carducci. ( S. Guglielmino) La Roma prediletta di Sperelli è invece quella tardo rinascimentale e barocca, dalle cui ville e dalle cui piazze emana per lui il fascino di una civiltà nella cui raggiunta opulenza si sente già l’artificio, un sentore di disfacimento’’.

2 commenti:

  1. .. dalle pagine D'Annunziane di Laura

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  2. Oh bene! Citazione illustre quella dannunziana. Quanto a me sono solo uno strumento di propaganda vatesca. Ognora desto. Grazie*

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