Emigrare è anche bello. È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi.. volti ..che si aprono per diventare memoria.E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto. Diritti riservati
lunedì 29 novembre 2010
mercoledì 24 novembre 2010
Raccontando mia madre ...
venerdì 19 novembre 2010
LIBERTA' ...(Racconto '' la mia '' Libertà: la mia vita in poche righe.)
Ti ho chiamato
nelle notti di solitudine
pronunciando il tuo nome.
Sono andato
nei giorni del cammino
pronunciando il tuo nome.
Ho aspettato
sulle spiagge l’onda
pronunciando il tuo nome.
Sulle pagine bianche di un quaderno
ho scritto il tuo nome
e alla gente ho parlato di te
e l’ipocrisia e l’egoismo che vivo
ho combattuto
pronunciando il tuo nome.
Ho voluto credere
perché nulla è più importante del fatto
che vivo e sono un uomo:
libertà!
(Giovenale Nino Sassi)
Silvestro Lega - in giardino - 1883
domenica 14 novembre 2010
Alfonso Gatto - AMORE NOTTURNO
e dal balcone aperto nella mite
notte del Sud, la donna che m'apparve
golosa di risucchio come un'acqua
gelata. E non avrà mai volto,
sale la gola chiara, scende al buio
degli occhi avidamente salda.
A bocca aperta nella pioggia, un nero
grappolo le lasciava goccia a goccia
sapore di città disse di vento.
Nacque a Salerno il 17 luglio 1909. La sua infanzia e la sua adolescenza furono piuttosto travagliate. A Salerno, nella sua città natale, egli compì i primi studi al liceo classico, mostrandosi portato per le materie letterarie, in particolare l'italiano, e poco incline alla matematica. Al liceo si accorge di aver dentro di sé una passione poetica e letteraria.
Nel 1926 si iscrisse all'Università di Napoli che dovette tuttavia abbandonare qualche anno dopo a causa di difficoltà economiche. Alfonso Gatto al pari di molti poeti del tempo, come Montale e Quasimodo, non si laureò mai.
Si innamorò e poi sposò la figlia del suo professore di matematica, Jole, con la quale, alla sola età di 21 anni fuggì a Milano.
Da quel momento la sua vita fu piuttosto irrequieta e avventurosa, trascorsa come fu in continui spostamenti e nell'esercizio di molteplici lavori. Dapprima commesso di libreria, in seguito istitutore di collegio, correttore di bozze, giornalista, insegnante. Nel 1936, a causa del suo dichiarato antifascismo, venne arrestato e trascorse sei mesi nel carcere di San Vittore a Milano.
Durante quegli anni Gatto era stato collaboratore delle più innovatrici riviste e periodici di cultura letteraria (dall'Italia letteraria alla Rivista Letteratura a Circoli a Primato alla Ruota). Nel 1938 fondò, con la collaborazione di Vasco Pratolini la rivista Campo di Marte per commissione dell'editore Vallecchi, ma il periodico durò un solo anno. Fu comunque questa una esperienza significativa per il poeta che ebbe modo di cimentarsi nella letteratura militante di maggior impegno.
"Campo di Marte" era nato come quindicinale (il primo numero uscì il 1º agosto 1938) qualificato come periodico di azione letteraria e artistica e con l'intento di educare il pubblico a comprendere la produzione artistica in tutti i suoi generi. La rivista si ricollegava al cosiddetto ermetismo fiorentino.
Nel 1941 Gatto ricevette la nomina a ordinario di Letteratura italiana per "chiara fama" presso il Liceo Artistico di Bologna e fu inviato speciale de "L'Unità" assumendo una posizione di primo piano nella letteratura di ispirazione comunista. In seguito si dimise dal partito e diventò un comunista "dissidente".
Morì l'8 marzo del 1976 a Capalbio in provincia di Grosseto
È sepolto nel cimitero di Salerno. Sulla sua tomba, che ha un macigno per lastrone, è inciso il commiato funebre dell'amico Eugenio Montale:
« Ad Alfonso Gatto/ per cui vita e poesie/ furono un'unica testimonianza/ d'amore »
(fonte Wikipedia)
Franz Kafka - IL PROCESSO
Il processo
Josef K. una mattina viene arrestato, senza aver fatto nulla di male e senza sapere perché. Comincia allora una lunga odissea, fra carcere, libertà provvisoria e tribunale, durante la quale a Josef si fa a poco a poco il vuoto intorno: amici, parenti, amori, svaniscono come nebbia al sole, e la condanna alla pena capitale che i giudici gli infliggono senza mai rivelargli il capo d'imputazione, e anzi non conoscendolo essi stessi, sancisce un destino di vittima che oscuri meccanismi oppressivi hanno deciso di attribuirgli. Il protagonista morrà per mano di due allucinati e allucinanti custodi della legge, che lo accoltellano come banditi da strada; e morrà senza sapere perché, ma infine quasi agevolando i suoi carnefici, in una ormai raggiunta complicità con l'incubo che gli è capitato in sorte.
Pubblicato postumo nel 1925, Il processo è un capolavoro assoluto nell'approfondimento dei meandri psichici in cui si aggira chi è posto nella condizione di vittima innocente. E Kafka non risparmia nulla, quanto a lucidità e spietatezza: quella di cui Josef K. è emblema, è una condizione non storica, ma esistenziale. Le istituzioni che lo condannano restano indeterminate nell spazio e nel tempo, come a rendere universale ed eterna la trappola che attanaglia senza scampo l'individuo, eppure è difficile non cedere alla tentazione di leggere in questo romanzo di autore ebreo una straordinaria premonizione dell'Olocausto: come Josef, milioni di persone dovettero morire senza che né loro né i loro uccisori sapessero perché. Il buio senza spiragli in cui precipita senza colpe il personaggio diventa così un'impressionante anticipazione del buio in cui una ventina d'anni dopo sarebbe precipitata la storia d'Europa: ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno delle capacità profetiche della grande letteratura.
(fonte... la biblioteca di Repubblica)
venerdì 12 novembre 2010
Stasera leggo JOHN HENRY NEWMAN
Karol Wojtyła
Wojtyła, fu un "teologo", un "poeta", un "filosofo"
Possiamo dire che Wojtyła riunisce in sé – in differente misura – le tre grandi forze spirituali mediante le quali l’uomo da sempre ha ricercato la verità: "arte", "filosofia", "fede e religione". Il nesso di queste tre forze, nell’unità in cui si trovano in Wojtyła, costituisce quello che Platone chiamava il "dèmone" con cui l’uomo nasce e da cui viene accompagnato per tutta la vita, e che certi psicologi moderni chiamano "codice dell’anima". È appunto questo il dèmone accompagna Wojtyła, e che costantemente è presente in tutto ciò che fa e che dice.
Nel dramma Fratello del nostro Dio (opera composta negli anni Quaranta, dedicata a Adam Chmielowski – nato nel 1845 e morto nel 1916, fattosi monaco con il nome di fratello Alberto, beatificato nel 1983 e santificato nel 1989 –), si legge un testo che ci rivela molto bene quel "dèmone" o "codice dell’anima" di cui dicevamo (tra fratello Alberto e Wojtyła ci sono sorprendenti analogie anche biografiche, oltre che spirituali). Ecco il testo:
«Continua a cercare. Ma che cosa? Forse ho cercato abbastanza. Ho cercato fra tante verità. Tuttavia queste cose possono maturare soltanto così. Filosofia… Arte… La verità è ciò che infine viene a galla come l’olio sull’acqua. In questo modo la vita ce la svela… a poco a poco, in parte, ma continuamente. Inoltre essa è in noi, in ogni uomo. Ed è qui appunto che essa è vicina alla vita. La portiamo in noi, essa è più forte della nostra debolezza».
lunedì 8 novembre 2010
Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
domenica 7 novembre 2010
I poeti lavorano di notte
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
...come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
( Alda Merini )
..... BUON LAVORO .....