domenica 14 novembre 2010

Franz Kafka - IL PROCESSO


Il processo

Josef K. una mattina viene arrestato, senza aver fatto nulla di male e senza sapere perché. Comincia allora una lunga odissea, fra carcere, libertà provvisoria e tribunale, durante la quale a Josef si fa a poco a poco il vuoto intorno: amici, parenti, amori, svaniscono come nebbia al sole, e la condanna alla pena capitale che i giudici gli infliggono senza mai rivelargli il capo d'imputazione, e anzi non conoscendolo essi stessi, sancisce un destino di vittima che oscuri meccanismi oppressivi hanno deciso di attribuirgli. Il protagonista morrà per mano di due allucinati e allucinanti custodi della legge, che lo accoltellano come banditi da strada; e morrà senza sapere perché, ma infine quasi agevolando i suoi carnefici, in una ormai raggiunta complicità con l'incubo che gli è capitato in sorte.
Pubblicato postumo nel 1925, Il processo è un capolavoro assoluto nell'approfondimento dei meandri psichici in cui si aggira chi è posto nella condizione di vittima innocente. E Kafka non risparmia nulla, quanto a lucidità e spietatezza: quella di cui Josef K. è emblema, è una condizione non storica, ma esistenziale. Le istituzioni che lo condannano restano indeterminate nell spazio e nel tempo, come a rendere universale ed eterna la trappola che attanaglia senza scampo l'individuo, eppure è difficile non cedere alla tentazione di leggere in questo romanzo di autore ebreo una straordinaria premonizione dell'Olocausto: come Josef, milioni di persone dovettero morire senza che né loro né i loro uccisori sapessero perché. Il buio senza spiragli in cui precipita senza colpe il personaggio diventa così un'impressionante anticipazione del buio in cui una ventina d'anni dopo sarebbe precipitata la storia d'Europa: ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno delle capacità profetiche della grande letteratura.

(fonte... la biblioteca di Repubblica)

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