giovedì 1 settembre 2011

Quale felicità…(Albio Tibullo Gabii o Pedum 54 a.C. circa – Roma, 19 a.C.)

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Quale felicità, mentre si è distesi,
ascoltare le raffiche dei venti
e stringere in tenero abbraccio la donna cui appartieni;
quando l'Austro nel tempo invernale verserà
acqua gelida dal cielo
cedere, senza pensieri, al sonno,
con il rumore invitante della pioggia!
Questo mi tocchi in sorte!...
Ora è il tempo di darci all'amore senza pensieri,
sin che non proviamo rossore nello scardinare le porte
e proviamo piacere nell'avvinghiarci in risse.
Quanto a questo, io sono condottiero e buon soldato:
voi, invece, vessilli e trombe, andate altrove, lontano:
agli uomini che ne sono vogliosi
recate ferite e recate pure ricchezze.
Io, senza pensieri per aver riposto nel granaio
il mio buon raccolto, guarderò dall'alto i ricchi,
e dall'alto guarderò anche la miseria.
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(da Elegie, Liber primus)

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