domenica 3 febbraio 2013

Albio Tibullo - Elegie




...Sarà così. E un dio ne porterà i segni (perché gli amanti hanno i loro dèi).
Venere è implacabile con chi, con perfidia, la inganni;
ma tu rifiuta le attenzioni delle maliarde
perché un amore perisce sempre se si piega ai favori.
Un amante povero sa
rà sempre pronto
alle tue invocazioni, e accorrerà per primo
al tuo richiamo, e sarà sempre ben saldo e fedele al tuo fianco;
un amante povero ti sarà fedele compagno nell'angusto
pigiarsi della folla, ti darà il braccio e ti aprirà la strada,
ti condurrà furtivamente presso i tuoi amici segreti,
e ti toglierà egli stesso i calzari mostrando i tuoi piedi candidi.
Invano però io canto, la porta non vuole aprirsi, è vinta dalle parole,
per farlo dovrò bussare con le mani piene di offerte.
Ma tu che ora sei il preferito, abbi paura degli inganni che mi tendi,
perché la Sorte muta velocemente, come se girasse su una ruota.
Non invano un altro indugia a lungo sulla porta,
lancia uno sguardo veloce e poi si allontana;
finge di superare la casa, ma poi torna indietro.
E' sempre solo e tossisce proprio davanti ai battenti.
Io non so dirti cosa ti prepari l'Amore furtivo.
Tu comunque approfittane, finché lo puoi:
perché la barca della vita naviga in acque assai mutevoli.

Albio Tibullo
Elegie


Pompei - Saffo

 Albio Tibullo (Albius Tibullus; Gabii o Pedum, 54 a.C. circa – Roma, 19 a.C.) è stato un poeta romano del I secolo a.C., tra i maggiori esponenti dell'elegia erotica

 Scarse le notizie sulla sua vita. Nacque probabilmente nel Lazio, forse a Gabii, tra il 55 a.C. e il 50 a.C. da una ricca famiglia di censo equestre. Nel 44 a.C. può darsi che la famiglia di Tibullo abbia subito una confisca di terre, dopo la battaglia di Filippi. Fece parte del circolo di Marco Valerio Messalla Corvino, che seguì in una spedizione militare in Aquitania e poi nel 22 a.C. in Siria, ma fu costretto a fermarsi a Corfù per un malattia (elegia I, 3). Nel 27 a.C. poté assistere a Roma al trionfo di Messalla, celebrato il 25 settembre. Terminati i viaggi e le spedizioni militari, dividendo la sua vita fra la città e la campagna, Tibullo strinse amicizia con Orazio, che gli dedicò due suoi componimenti: il carme I, 33, e l'epistola I, 4. Morì poco dopo Virgilio, nell'anno 19 a.C., probabilmente a Roma[1].
 Fonte Wikipedia

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