sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua !

Tintoretto
 
 
Poesia di Pasqua
di Alessandro Manzoni
Resurrezione

E' risorto: il capo santo
più non posa nel sudario

è risorto: dall'un canto
dell' avello solitario
sta il coperchio rovesciato:
come un forte inebbriato ,
il Signor si risvegliò
Era l'alba; e molli il viso
Maddalena e l'altre donne
fean lamento in su l'Ucciso;
ecco tutta di Sionne
si commosse la pendice
e la scolta insultatrice
di spavento tramortì
Un estranio giovinetto
si posò sul monumento:
era folgore l'aspetto
era neve il vestimento:
alla mesta che 'l richiese
dié risposta quel cortese:
è risorto; non è qui.
 
 

Jacopone da Todi - Il pianto della Madonna





(Nunzio)
Donna del paradiso, lo tuo figliolo è priso, Jesu Cristo beato. Accurre, donna, e vide che la gente l'allide ! credo che 'llo s'occide, tanto l'on flagellato.

(Madonna)
Como esser porrìa che non fece mai follia, Cristo, la speme mia, om' l'avesse pigliato ?
(Nunzio)Madonna, egli è traduto, Juda sì l'ha venduto trenta denar n'ha 'vuto, fatto n'ha gran mercato.(Madonna)Succurri Magdalena, gionta m'è adosso piena ! Cristo figlio se mena, como m'è annunziato.(Nunzio )Succurri, Donna, aiuta ! ch'al tuo figlio se sputa e la gente lo muta, hanlo dato a Pilato.

(Madonna)O Pilato, non fare lo figlio mio tormentare, ch'io te posso mostrare como a torto è accusato.

(Popolo)Crucifige, crucifige ! Omo che se fa rege, secondo nostra lege, contradice al senato.
(Madonna)Priego che m'entendàti, nel mio dolor pensàti; forsa mò ve mutati de quel ch'avete pensato.

(Nunzio)Tragon fuor li ladroni che sian suoi compagnoni.

(Popolo)
De spine se coroni ! ché rege s'è chiamato.
(Madonna)O figlio, figlio, figlio ! figlio, amoroso giglio, figlio, chi dà consiglio al cor mio angustiato ? Figlio, occhi giocondi, figlio, co' non respondi ? figlio, perché t'ascondi dal petto o' se' lattato ?

(Nunzio)
Madonna, ecco la cruce, che la gente l'aduce, ove la vera luce dèi essere levato.
(Madonna)O croce, que farai ? el figlio mio torrai ? e che ce aponerai ché non ha en sé peccato ?

(Nunzio)
Succurri, piena de doglia, ché 'l tuo figliol se spoglia; e la gente par che voglia che sia en croce chiavato.

(Madonna)
Se glie tollete 'l vestire, lassàtelme vedire come 'l crudel ferire tutto l'ha 'nsanguinato.

(Nunzio)Donna, la man gli è presa e nella croce è stesa, con un bollon gli è fesa, tanto ci l'on ficcato ! L'altra mano se prende, nella croce se stende, e lo dolor s'accende, che più è multiplicato. Donna, li piè se prenno e chiavèllanse al lenno, onne iontura aprenno tutto l'han desnodato.


(Madonna)Ed io comencio el corrotto. Figliolo, mio deporto, figlio, chi me t'ha morto, figlio mio delicato ? Meglio averìen fatto che 'l cor m'avesser tratto, che, nella croce tratto, starce descilïato.

(Cristo)
Mamma, o' sei venuta ? mortal me dài feruta, ché 'l tuo pianger me stuta, ché 'l veggio sì afferrato.
(Madonna)Figlio, che m'agio anvito, figlio, patre e marito, figlio, chi t'ha ferito ? figlio, chi t'ha spogliato ?

(Cristo)
Mamma, perché te lagni ? voglio che tu remagni, che serve i miei compagni ch'al mondo agio acquistato.

(Madonna)Figlio, questo non dire, voglio teco morire, non me voglio partire, fin che mò m'esce il fiato. Ch'una agiam sepultura, figlio de mamma scura, trovarse en affrantura mate e figlio affogato.
(Cristo)Mamma col core affetto, entro a le man te metto de Joanne, mio eletto; sia il tuo figlio appellato.

(Cristo)Joanne, esta mia mate tollela en caritate aggine pietate ca lo core ha forato.

(Madonna)Figlio, l'alma t'è uscita, figlio de la smarrita, figlio de la sparita, figlio attossicato ! Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio figlio a chi m'appiglio ? figlio, pur m'hai lassato. Figlio bianco e biondo, figlio, volto iocondo, figlio, perché t'ha el mondo, figlio, così sprezato ? Figlio, dolce e piacente, figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente malamente treattato !
O Joanne, figlio novello, morto è lo tuo fratello, sentito aggio 'l coltello che fo profetizzato.
Che morto ha figlio e mate de dura morte afferrate, trovarse abracciate mate e figlio a un cruciato.




(Masaccio
Simon Marmion
Antonio Da Firenze
Michelangelo
Giovanni Bellini
Enguerrand Quarton
Hans Memling
Giovanni Francesco Caroto)

Stabat Mater di Marco Frisina

venerdì 29 marzo 2013

Buonanotte !





Tamara Lempicka


Mi sono fermato per un saluto….

Non voglio disturbare i tuoi sogni,

sarebbe un peccato per il tuo riposo,

non devi sentire i miei passi

-piano piano chiudo la porta !

Passando ti scrivo sull'uscio
'' Buona notte ''
perchè tu possa vedere

che ho pensato a te.



mercoledì 27 marzo 2013

Leonardo, Caravaggio, Ciseri e Mantegna raccontano il Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 22,14-71.23,1-56


Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». «Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi». Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».




Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».


Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro. Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». .

Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.


Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.



lunedì 25 marzo 2013

Vittorio Sereni - Viaggio di andata e ritorno da "Gli strumenti umani"


Ottone Rosai



 Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l'aria
e insieme divide il mio cuore.



Ottone Rosai


Buona Pasqua




Giotto

L’inverno’’, racconta Dante, l’ amico svizzero, ‘’è alle spalle’’.
‘’ Di neve quest’anno ne è caduta assai sulle nostre montagne’’aggiunge, ed io ripenso alla stagione giovane dei miei anni, all’emozione e allo stupore vissuto davanti al paesaggio montano di Maienfeld e di Davos… la dolce e irripetibile solitudine de ‘’La montagna incantata’’ di Thomas Mann, lo straordinario viaggio della vita
’’ Ma è così che l’inverno deve essere’’. Dice Dante,
‘’ non quei giorni tiepidi e strani, quella nebbiolina, quel velo di fuliggine che persiste anche quando il cielo è sereno, indizi di un ambiente malato. ‘’
‘’No! c’è stato un freddo pungente, con i passi che scricchiolano come su un velluto gelato, vapore ad ogni parola. Così deve essere l’inverno’’.
Ora è primavera e presto sarà estate, calda,
E’ la vita che riprende, è il nuovo orizzonte che intravvedo davanti, la sensazione di sentire vicine le persone care, gli amici anche lontani. È la vita che riprende e l’agenda torna a riempirsi. Domani, dopodomani :  c’è molto da fare!
Di neve ne è caduta assai anche sull’Appennino ed ora è Pasqua, è tempo di resurrezione . La vita riprende nella speranza e così deve essere nonostante i lutti, la
devastazione, l’incertezza del futuro per tanti nostri connazionali 

Buona Pasqua,

quindi,

e sia di vera resurrezione.



domenica 24 marzo 2013

Ora dormi, dormi di James Joyce



Bouguereau


Ora dormi, dormi,
Cuore inquieto!
La voce che grida "Ora dormi"
La sento nel cuore.

La voce dell’inverno
S’ode alla porta.
Oh, dormi, ché l’inverno
Grida "Più non dormire!"

Ora il mio bacio darà
Quiete e riposo al tuo cuore...
Ora dormi, dormi in pace,
Cuore inquieto!


Bouguereau

sabato 23 marzo 2013

Friedrich Hölderlin

Silvestro Lega



"Chi non aspira alle gioie dell'amore e a grandi cose, quando nell'occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera?"

Friedrich Hölderlin

mercoledì 20 marzo 2013

Goethe - Canto notturno del viandante

 
 

(I)

Tu che del cielo sei,
acquieti ogni pena, ogni dolore,
chi misero è due volte
due volte lo ristori:
ahi, son stanco d’errare!
A che tutto il dolore, a che la gioia?
Vieni qui, dolce pace,
vieni qui nel mio cuore!

(II)

Su ogni cima
è pace;
in ogni chioma
senti appena
un alito.
Nel bosco anche gli uccelli, tutto tace.
Aspetta: presto
anche tu avrai pace.


Foto: Canto notturno del viandante
(I)

Tu che del cielo sei,
acquieti ogni pena, ogni dolore,
chi misero è due volte
due volte lo ristori:
ahi, son stanco d’errare!
A che tutto il dolore, a che la gioia?
Vieni qui, dolce pace,
vieni qui nel mio cuore!

(II)

Su ogni cima
è pace;
in ogni chioma
senti appena
un alito.
Nel bosco anche gli uccelli, tutto tace.
Aspetta: presto
anche tu avrai pace.

Goethe

venerdì 15 marzo 2013

Assisi - Basilica Inferiore - La Passione di Gesù Cristo


(Ultima cena)




(Lavanda dei piedi)




(Cattura nel Getzemani)



(Flagellazione)




(Salita al Calvario)




(Crocifissione)



(Deposizione)


(Sepoltura)

giovedì 14 marzo 2013

Habemus Papam, l'annuncio: è l'argentino Jorge Mario Bergoglio - Video - Corriere TV




.
"Francesco va e ripara la mia casa" ... 
 
Gli ultimi due Papi hanno scelto nomi legati alla spiritualità della mia terra, l’Umbria e Francesco, il nome scelto da Bergoglio , figlio di emigranti italiani, racconta la necessità di rivisitare, ripulire la Chiesa tornando a parlare agli ultimi, ai senza voce.
 
... Vediamo che succede, adesso .... 
 
Francesco d’Assisi, dopo la conversione abbandonò il lusso, la gloria, ma non rinunciò al suo temperamento, non abbandonò il canto e la musica e divenne il cantastorie, il giullare di Dio.
Ricco divenne povero, da signore si fece manovale e muratore. Canta e scrive poesie “ all’Altissimu, onnipotente, bon Signore “,a sora luna e fratello sole e a tutte le creature
Amico di tutti, persino dei lupi, della luna, delle stelle, delle piante, scelse la povertà in perfetta letizia
Pur rinunciando ai piaceri della carne amò teneramente Chiara, Giacomina e le povere dame di San Damiano.

Alla Chiesa del suo tempo ricordò e a tutti noi ricorda il "Discorso della Montagna" .... Beati i poveri in spirito …
Nome pesante quello scelto da Bergoglio...ma ci voleva
.


martedì 5 marzo 2013

Stanca è la notte

I giorni succedono ai giorni... stasera sento il bisogno di rileggere "Stanca la notte", un testo che mi riguarda e che amo


Vincent Van Gogh
Non è una poesia e neppure un racconto. Forse è entrambe le cose. C’è un uomo che vive e attraversa il mondo fin dove la strada finisce.
Per come inizia si potrebbe dire che è una poesia ma, se fosse soltanto questo non sarebbe valsa la pena pubblicarla.
C’è un uomo e c’è una donna. Forse l’uomo sono io, la donna non si sa.
L’uomo ripensa i passi, il succedersi dei giorni, la fatica di vivere
‘’ Che vantaggio ho avuto ‘’, si chiede …
Non fosse per la risposta non sarebbe valsa la pena raccontare.
C’è di mezzo la vita che scorre e una domanda.
Poi, l'uomo riprende il cammino di passi che si succedono.

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Stanca è la notte
e i giorni restano difficili.

Pensieri randagi attraversano la mente.
Appoggio i ricordi e immagino giardini d'agrumi.

Stasera rileggo,
ripenso . ...
Quanto lavoro, difficile, 

in solitudine!
Stare in mezzo a cento, a mille e sentirsi soli ,
diversi,
… guerrieri della luce nel buio della notte.

Stasera ‘’ripenso’’ Quelet,
il libro dell'Ecclesiaste che dice :
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante,
Un tempo per ………

Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica ?

Stasera ripenso la fatica ,
all’andare dei passi,
alle sconfitte spesso cocenti, alle salite e alle discese,
alle poche vittorie lungo l’orizzonte dei giorni.

Resto sperduto davanti al mio niente e non ho risposte !

Che vantaggio ho avuto, mi sono chiesto ….



E tu mi hai detto:
.
il vantaggio di conservare la propria consapevolezza, di sapere che l'intenzione e l'attenzione che si pongono nel vivere, quello quotidiano, quello "normale", senza eroismi, senza eccentricità, creano il filo armonico con la vitalità del cosmo .... che risuona così nelle nostre anime ... ed esse ne traggono respiro e senso.

... il vantaggio di conservare il rispetto degli amici, quelli veri, che - lontani o vicini, con le medesime storie o con diversi cammini - seguono con noi le tracce dell'amore e ne sono illuminati, tanto che vediamo risplendere la loro luce anche se per molto tempo non li abbiamo fisicamente accanto, tanto che il loro esistere travalica gli anni e ci è vivo nella memoria.

... il vantaggio di sentirsi vivi, pure nella differenza delle nostre sofferenze, pure nella tristezza delle ingiustizie patite... e poi chi sa veramente cosa è giusto e cosa non lo è, di cosa la nostra anima aveva bisogno in questo passaggio di vita che si esprime in mille forme , in mille intenti? Lo capiamo solo in fondo, quando ci prepariamo al prossimo viaggio, quello di ritorno al nostro grande Sè.

.... il vantaggio di poter raccontare, di poterci costruire il nostro mito personale, la storia che ci rappresenta mentre viviamo sotto questa fugace forma per dare nutrimento al cuore, alla mente e scambiarlo con gli altri: anche se alcuni di loro non lo accolgono, nulla va mai perso nella grande saggezza dell'energia cosmica... arriverà ad altri ancora, al momento opportuno, come messaggio, come seme, come segnale.

.... il vantaggio di sentirsi sale della terra, di accogliere la fatica del vivere come dono di consapevolezza, di partecipazione alla fatica cosmica di vincere l'entropia e permettere la continuazione dell'amore.
.
Metto in ordine i passi
riprendo le salite e le discese

E' bella la vita nonostante la fatica. .

sabato 2 marzo 2013



Magritte
 
Di notte, quando l'amore come un pendolo
oscilla tra Sempre e Mai
la tua parola incrocia le lune del cuore
e il tuo occhio grigio e azzurro
dona alla terra lo sguardo del cielo.

Dal bosco lontano, nero
di sogno, ci arriva il vento
di ciò che è passato,
e quello che abbiamo dimenticato
ci gira intorno,
enorme
come sa esserlo solo
lo spettro di ciò che sarà.

Quello che ora si leva e discende
riguarda ciò che è più profondamente nascosto:
è così che il tempo - cieco come lo sguardo che ci offriamo -
ci bacia sulla bocca.