mercoledì 25 settembre 2013

Tito Perlini dalla prefazione a Lautréamont e Sade


Gauguin


I poeti amano la notte in cui tutto sparisce, che tutto cancella. Alla notte Novalis dedica inni. Ma la notte cantata dai poeti non è la vera notte. Non è la vera notte che ci largisce l'intimità del sonno. Il sonno è morte apparente, è fuga dalla morte, è l'astuzia grazie a cui il giorno può difendersi dalla vera notte. La notte conosciuta e ricercata come riposo protegge dall'altra notte che è destinata a restare per noi assolutamente e irriducibilmente altra. L'altra notte non ci accoglie, non si apre, resta al di là della nostra portata: da essa si è sempre fuori . Essa è il Castello inaccessibile. La prima notte ci difende dalla seconda, dall'altra. Il sonno è appunto ciò che ci preserva. ma il sonno può venir solcato dai sogni, da messaggi oscuri affioranti dalla regione da cui il sonno stesso ci allontana. Il sogno è simile all'immagine, ha due lati, due versanti, di cui quello oscuro è il tramite grazie al quale l'altra notte può entrare nella nostra notte. Grazie al sogno la notte può diventare la trappola dell'altra notte. Il sogno consente all'altra notte di avvicinarsi a noi. L'avvicinarsi a noi dell'altra notte coincide con l'avvicinarci di noi a essa, ma avvicinandoci a essa noi ci allontaniamo da noi stessi. L'avvicinarsi della notte può venir presagito, come avvicinamento a quell'essenziale che senza tragua viene ricercato. Ma nel momento stesso in cui chi cerca crede di essere giunto nel cuore della notte, dell'essenza nascosta che cerca, ecco che in quello stesso istante egli si abbandona all'inessenziale e perde ogni possibilità. Non c'è mai un momento esatto in cui si passa da una notte all'altra.
In quell'istante (vagheggiato, presagito, ma mai vissuto) il soggetto non può non perdere completamente se stesso.

Tito Perlini
dalla prefazione a Lautréamont e Sade
di Maurice Blanchot

Gauguin
 
Blanchot ‹blãšó›, Maurice

  Enciclopedie on line Treccani
 
Blanchotblãšó›, Maurice. - Romanziere e saggista francese (Quain 1907 - Parigi 2003). La sua narrativa, che si ricollega alla tradizione della letteratura fantastica, ruota intorno al tema dell'assurdo, che per B. è sia il carattere decisivo della condizione umana sia della letteratura, luogo della contraddizione, del paradosso, dell'angoscia. I personaggi di B. si rivelano figure simboliche che sperimentano la tensione insostenibile di una perpetua instabilità. Ma all'origine della poetica di B. non ci sono soltanto l'esistenzialismo e il surrealismo: ci sono pure grandi esperienze letterarie del nostro secolo (Kafka, Artaud, Borges), nonché quella di Mallarmé. Anche la saggistica di B. rivela il segno di questi autori-guida. E anche se talvolta B. ha spinto la propria ansia di sperimentazione stilistica fino alla provocazione e all'oscurità, gli va comunque riconosciuta una robusta volontà di esplorare le zone più misteriose dell'espressione letteraria e della personalità di quanti si dedicano all'arte. Tra le sue opere narrative: Thomas l'obscur (1941 e 1950); Aminabad (1942); Le Très-Haut (1948); L'arrêt de mort (1948); Le dernier mot (1949-50); Au moment voulu (1951); Le dernier homme (1957); L'attente, l'oubli (1962). Della sua opera di saggista, critico e teorico della letteratura, si ricordano: Comment la littérature est-elle possible? (1942); Faux-pas (1943); La part du feu (1949); Lautréamont et Sade (1949); L'espace littéraire (1955); Le livre à venir (1959); L'entretien infini (1969); L'amitié (1971); L'écriture du désastre (1980); La Communauté inavouable (1984); Une voix venue d'ailleurs (2000).

Gauguin

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