martedì 26 aprile 2016

Shakespeare






Nell’epoca decisiva dell’Armada Invincibile, della liberazione dei Paesi Bassi, della decadenza della Spagna e della trasformazione dell’Inghilterra, isola lacerata e periferica, in una delle maggiori potenze del mondo, il destino di Shakespeare (1564 – 1616) corre il rischio di sembrarci di misteriosa mediocrità. Fu sonettista, attore, impresario, uomo di affari e di liti. Cinque anni prima della morte, si ritirò nel suo paese natale, Stratford-on-Avon, e non scrisse più una riga, salvo un testamento in cui non si menziona nemmeno un libro e un epitaffio così goffo che conviene interpretarlo piuttosto come uno scherzo. Non riunì in un volume la sua opera drammatica,; la prima edizione pervenutaci, l’in-folio del 1623, si deve all’iniziativa di certi attori [ … ]Questi fatti hanno alimentato l’ipotesi che fosse soltanto un prestanome.
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(Jeorge Luis Borges, William Shakespeare, Macbeth)
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Per mitigare il nostro stupore possiamo considerare alcune circostanze di ordine storico:
William Shakespeare, salvo qualche eccezione, non diede le proprie opere alla stampa, perchè non le compose per la lettura ma per la scena … A principio del XVII secolo, scrivere per il teatro era un mestiere altrettanto subalterno quanto lo è ai nostri giorni scrivere per la televisione o il cinema. Quando Ben Jonson pubblicò le sue tragedie , commedie e farse sotto il titolo di Opere, la gente si fece beffe di lui…
Gli storici azzardano un’ipotesi : Shakespeare aveva bisogno per scrivere dello stimolo del palcoscenico, dell’imminenza del debutto e degli attori. Per questo una volta venduto il suo teatro, il Globe, lasciò cadere la penna. D’altronde i lavori teatrali erano proprietà delle compagnie , non degli o dei rifacitori.
Meno scrupolosa e meno ingenua della nostra, l’epoca di Shakespeare vedeva nella storia dell’arte , l’arte della favola piacevole e dell’apologo morale, non una scienza di sterile precisione.

I grandi poeti
4- Shakespeare
Il Sole 24 ore
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« Essere o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine. »

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