domenica 11 settembre 2016




di Ivano Sartori
11 settembre
Fa tuttora discutere questa controversa foto, scattata l'11 settembre 2001 da Thomas Hoepker. Come stanno reagendo questi ragazzi all'attacco delle Torri Gemelle. Sono sbigottiti, indifferenti o addirittura divertiti? Stanno commentando o parlano d'altro? La situazione è ambigua e fonte di opposte interpretazioni.
Questa la ricostruzione che ne ha fatto il Post.
Il fotografo Thomas Hoepker si trovava nell’Upper East Side di Manhattan quando arrivò la notizia degli attacchi dell’11 settembre 2001. Salì in auto con la sua macchina fotografica e si diresse a sud, cercando di raggiungere la zona del World Trade Center, che si trovava a circa 10 chilometri, ma rimase presto imbottigliato nel traffico intenso che andava nella stessa direzione.
Cominciò a scattare foto dell’enorme nuvola di fumo che si alzava dalle Torri Gemelle dall’altra parte dell’East River, quando, vicino a un ristorante a Williamsburg (Brooklyn), vide un gruppo di persone seduto sotto il sole, intento a parlare. Rimase a una certa distanza e scattò una foto, senza avvicinarsi e rivolgere una parola ai suoi soggetti.
La foto li ritrae in un atteggiamento rilassato e sereno, con sullo sfondo la nuvola di fumo che si alza dall’altra parte dell’East River. A distanza di dieci anni, l’immagine è diventata una delle più celebri di quel giorno, e una delle più controverse.
Hoepker, 75 anni, è un celebre fotografo di origini tedesche della prestigiosa agenzia Magnum Photos, con cui ha collaborato a partire dal 1964 e di cui è diventato membro a tutti gli effetti nel 1989. Nei giorni immediatamente successivi all’attentato scelse di non pubblicare quell’immagine, perché il contrasto tra la serenità dell’atmosfera del gruppo e la tragedia sullo sfondo era troppo evidente. Solo nel 2006, in occasione del quinto anniversario degli attacchi, la foto comparve in un libro fotografico di David Friend, che scrisse che l’autore si era “autocensurato”.
Poco dopo, Hoepker la mostrò in una retrospettiva di suoi scatti a Monaco, in Germania, e la mise anche sulla copertina del catalogo di quella mostra. La foto comparve in una quindicina di giornali tedeschi e suscitò grande attenzione tra i partecipanti alla mostra e sulla stampa locale.
Negli Stati Uniti, l’attenzione pubblica sulla foto e l’inizio della sua celebrità furono causati da un breve articolo del critico Frank Rich apparso il 10 settembre 2006 sul New York Times, che la prese ad esempio dell’incapacità degli americani di imparare dalla tragedia. L’interpretazione della foto scatenò, nei giorni successivi, una polemica su Slate: secondo alcuni, come Rich e lo stesso Hoepker, l’immagine mostrava in modo impietoso la capacità umana di rimanere insensibili davanti a una tragedia di quelle proporzioni, o comunque di riuscire a voltare pagina velocemente e continuare la propria vita. Secondo altri, invece, era un esempio di come una foto possa essere menzognera e infedele verso le vere emozioni che stanno vivendo i soggetti.
Nella discussione si inserì anche Walter Sipser, che si identificò come una delle cinque persone ritratte, quella più a destra nella foto. Disse che si trovava lì con la sua ragazza e che stava discutendo di quanto stavano vedendo con alcuni perfetti sconosciuti, uniti solo dall’essere spettatori della tragedia. Lui, come la sua ragazza, erano sconvolti e profondamente impressionati da quanto stavano vedendo. Criticò Hoepker per non essersi avvicinato e per non aver parlato con loro, pretendendo poi di tirare conclusioni, a cinque anni di distanza, sul loro stato d’animo.
La questione dell’interpretazione da dare alla foto è stata ripresa da Jonathan Jones sul Guardian, che mette in secondo piano il reale stato d’animo dei soggetti per concentrarsi sul suo valore artistico e sul suo significato profondo: «Oggi, il significato di questa foto non ha niente a che fare con il giudizio sugli individui. È diventata un’immagine che parla della storia e della memoria. Come immagine di uno sconvolgente momento storico, cattura qualcosa di vero per tutti quei momenti: la vita non si arresta a causa di una battaglia, o di un atto di terrorismo che sta succedendo a poca distanza».

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