lunedì 3 novembre 2008

Geoffrey Hill - la Storia rivisitata




Ovidio nel Terzo Reich
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Amo il mio lavoro e i miei bambini. Dio
È distante, difficile. Le cose accadono.
Troppo vicino agli antichi trogoli del sangue
L'innocenza non è un'arma terrena.
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Solo una cosa ho imparato: non guardare tanto
Dall'alto in basso i dannati. Essi, nella loro sfera,
armonizzano stranamente con l'amore
Divino. Io, nella mia, celebro il coro d'amore
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Ovid in the Third Reich
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I love my work and my children. God
Is distant, difficult. Things happen.
Too near the ancient troughs of blood
Innocence is no earthly weapon.
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I have learned one thing: not to look down
So much upon the damned. They, in their sphere,
Harmonize strangely with the divine
Love. I, in mine, celebrate the love-choir.
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La Storia è elemento chiave della poesia di Hill, musa bifronte che ispira ma al contempo ammonisce. Sin dalla prima raccolta del 1959 - For the Unfallen, la poesia di Hill ha intrattenuto un dialogo profondo con il "passato" e con i suoi abitanti. Un dialogo intessuto di rimandi, ricordi, proiezioni sul presente. Un dialogo che si è fatto parola scritta, trasferendo sulla pagina l'intima tensione che prevede lo scambio, il dare e avere di chi intrattiene con il tempo passato un contatto continuo, un ascolto incessante.
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Il poeta cerca di descrivere e raccontare anche nel tempo in cui Dio è lontano e difficile. Deve ricordare e assumere la tensione dell'umano esistere, guardare con gli occhi fissi e "impassibili"; anche se costante rimane la domanda sul perché scrivere versi sui "dannati" e sul come farlo senza che la poesia diventi atto di corresponsabilità e finisca con il bagnarsi del medesimo sangue che mette in mostra. La risposta - in negativo - sta in una citazione da Coleridge riportata nel volume che raccoglie alcuni interventi critici di Hill - The Lords of Limit: Essays on Literaure and Ideas - "Poetry excites us to artificial feelings - makes us callous to real ones." [La poesia ci spinge verso sentimenti artificiali, rendendoci insensibili a quelli veri]. Tutta la poesia di Hill sarà il tentativo di evitare l'artificio, la retorica; il suo sforzo poetico, anzi, sarà quello di non consegnare il ricordo dei morti in nome di qualche ideale o "semplicemente" uccisi dall'umana follia, alle fredde lapidi marmoree di una commemorazione rituale e distante.
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Hill proviene dal cosiddetto cuore dell'Inghilterra: le Midlands (cantate anche da D.H.Lawrence). Nato nel 1932 a Bromsgrove, nel Worcestershire, ha studiato ad Oxford laureandosi in Letteratura Inglese nel 1953. La prima raccolta di versi porta il titolo esemplificativo di For the Unfallen (1959) ad indicare che chi oggi può raccontare la Storia, può farlo solamente in qualità di unfallen - non caduto. È stato docente presso l'Università di Leeds sino al 1980. Sono gli anni di King Log (1968), Mercian Hymns (1971) e Tenebrae (1978). Dopo una breve permanenza a Cambridge (pubblica The Mystery of the Charity of Charles Peguy - 1983) si trasferì negli Stati Uniti, a Boston, dove risiede e lavora. Nel 1985 sono usciti per i tipi della Penguin i Collected Poems.

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