Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso Terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natìo dello scrittore IGNAZIO SILONE oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie numerosi suoi familiari, tra cui la madre; Secondino riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la sua vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria, come ricorda Richard W. B. Lewis«Il ricordo del terremoto erompe dalle sue pagine con lo stesso significato che per Dostoevskij ebbe l'esperienza di scampare all'ultimo minuto dall'esecuzione capitale».
Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal seminario di Chieti (dove studiava) al paese natale distrutto
Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal seminario di Chieti (dove studiava) al paese natale distrutto
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....Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l'ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto... (Ignazio Silone)
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Quel terremoto ha segnato anche la vita di noi che non lo abbiamo vissuto, ma che ne siamo figli.
RispondiEliminaConviviamo con la paura che accada di nuovo... conviviamo con l'abitudine alle piccole scosse.
E ogni tredici gennaio, quando le campane delle chiese suonano i rintocchi a memoria di quel giorno, continuiamo a sentirci privati.
Di cosa? E' difficile a dirsi... dei nostri avi, di tutta una memoria che con essi è andata perduta...
E in questi giorni che vedono L'Aquila colpita come la Marsica lo fu allora, non possiamo che avere paura, con loro, per loro.. Non possiamo che sentirci Aquilani anche se siamo Marsicani.
Fratelli accomunati dallo stesso destino che ci vuole a condividere le nostre vite con la terra, nel bene e nel male.
Beatrice
3 ottobre 2009
RispondiEliminaCiao Betarice,
se passi di quì ti prego di lasciare il tuo indirizzo.
Grazie, Nino