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Quel terremoto ha segnato anche la vita di noi che non lo abbiamo vissuto, ma che ne siamo figli.Conviviamo con la paura che accada di nuovo... conviviamo con l'abitudine alle piccole scosse.E ogni tredici gennaio, quando le campane delle chiese suonano i rintocchi a memoria di quel giorno, continuiamo a sentirci privati.Di cosa? E' difficile a dirsi... dei nostri avi, di tutta una memoria che con essi è andata perduta... E in questi giorni che vedono L'Aquila colpita come la Marsica lo fu allora, non possiamo che avere paura, con loro, per loro.. Non possiamo che sentirci Aquilani anche se siamo Marsicani.Fratelli accomunati dallo stesso destino che ci vuole a condividere le nostre vite con la terra, nel bene e nel male.
Beatrice
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Cèzanne
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Cara Beatrice,
Alle 3.32 di lunedì 6 aprile mi sveglio… la casa trema, un rumore che cresce, che diventa via via più forte. Il solaio ondeggia, scricchiola, i vetri delle finestre tremano … Scendo dal letto ... il pavimento sfugge,....Afferro i vestiti e cerco di raggiungere la porta... non si apre
‘’Il Terremoto ! esclamo .... ancora !”, penso ‘’ è ondulatorio…somiglia alla scossa notturna del 1997 ‘’ ….l’epicentro è lontano, forse ….non è locale’’ .
‘’ Cresce di intensità’’ e devo attendere, sperare e finalmente rallenta . Realizzo il disastro che c'è stato, da qualche parte, come nel 1997.
Richiamo alla mente l'esperienza ( http://giovenaleninosassi.blogspot.com/2008/09/terremoto.html), il racconto di altri eventi.
Alle 3,35 ho pianto.
Questo sisma ricorda uno sciame sismico che ebbe il suo culmine alle ore 18 del 2 febbraio del 1703 quando una scossa di X grado con epicentro a l'Aquila provocò in Abruzzo ben 7694 morti e 1136 feriti. Fino al 25 febbraio, raccontano gli annali, si contarono 160 repliche.
Anche in Umbria arrivò con grande violenza. Nella città in cui vivo non fece nessuna vittima ma furono ingenti i danni.
Alle 18 e 15 di quel giorno , mentre si stava celebrando in Duomo il rito della Candelora, il Vescovo, i canonici, i sacerdoti con indosso i paramenti, scapparono fuori dalla chiesa insieme ai fedeli.
Le repliche durarono alcuni mesi.
Mentre i travi e i puntelli di sostegno messi in febbraio alle abitazioni davano segni di cedimento, un'altra scossa provocò feriti. cadde la chiesa degli Agostiniani. Era il 9 Aprile, lunedì di Pasqua.
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C'è una grande vicinanza tra gli eventi sismici che colpiscono l'Abruzzo e questa mia terra.
Vicinanza culturale, di sentimenti e, del resto, dalla cima del Monte Vettore si vedono il Gran Sasso e i monti della Maiella. La città de l' Aquila e lì, da qualche parte....prima dell'orizzonte.
Nino
Buona Pasqua!
RispondiEliminaE grazie
Buona Pasqua!
RispondiEliminaAnche io ho pianto la notte del 6 aprile.
RispondiEliminaMi sono svegliata avvertendo la scossa da Roma.
Lunga e forte.
E ho pianto perchè sapevo già, prima ancora di conoscere epicentro e magnitudo che quello che io avvertivo era un terremoto in abruzzo, a casa mia... e che, per come io da lì lo avvertivo, aveva raso al suolo.
E ho pianto i giorni a seguire per metà della mia famiglia (e quindi del mio cuore) in tenda a vivere della soliderietà d'altri.
Ho pianto per quei vicoli.
Ho pianto perchè non dovrebbere succedere che le nostre case crollino, ma lo fanno.
E piango ancora oggi, se posso girarmi verso un angolo e non essere vista, ogni volta che qualcuno sapendomi direttamente interessata, mi racconta con entusiasmo di aver aiutato spedendo vestiti, scarpe... ogni cosa... senza rendersi conto di darmi l'esatta percezione di cosa sia la disperazione, di mettermi davanti agli occhi quanto terribile sia la realtà, prima ancora di mostrarmi quanto meravigliosa sia la solideriatà.
E' una ferita aperta.
Ed è profonda.
Beatrice