lunedì 15 settembre 2008

TERREMOTO

( Cézanne)
Alle ore 13.07 di oggi, lunedì 15 settembre 2008, profondità Km 4.7, Magnitudo 2, a circa 14 Km di distanza dalla città, epicentro nel distretto sismico della Valle del Topino c’è stato un evento sismico… un terremoto.
Ho sentito sussultare il pavimento.
Un’attimo …
La mente corre e racconta altri eventi ….
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Terremoto
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Corro veloce dopo un giorno passato ad inseguire piccoli e grandi problemi : c’è stato un terremoto.
Uno sciame sismico iniziato nel mese di dicembre prosegue ma, dicono, si sta esaurendo.
Sarà vero ?
L’epicentro prossimo alla città ha duramente provato le abitazioni del centro storico con crolli di grondaie, cornicioni, pianelle e coppi dai tetti.
Vivo in una zona altamente sismica ma è difficile abituarsi ai rumori della terra; un borbottio che sale, aumenta, scuote dalle fondamenta la casa, i mobili………
Ho visto il PC tremare,la scrivania sobbalzare, un libro che cade, il lampadario che si agita e la porta non si apre.
Per un attimo immagini il peggio.
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Poi tutto passa ed esci in strada, prosegui con le occupazioni perché la vita continua.
Scosse brevi, di intensità modesta - max 4,2 di magnitudo - ma ugualmente paurose, inquietanti. .
La vita prosegue, vai in banca, ritiri un fondo per le emergenze e vai…..
Vorresti andare lontano, dove non cadono i coppi o le pianelle dai tetti, dove i PC non tremano, i libri non cadono e non senti il borbottio che sale dalla terra e invade la stanza.
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Un poeta spoletino, il 12 gennaio del 1896, pubblicava una lunga poesia in vernacolo.
Significative le ultime due strofe:
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Io me ne scappo e subbitu
Io me ne vojo annà,
la morte de lu sorce io non la vojo fa
me ne jirrò in America
in Francia o ‘npò più in là:
basta che non ce tèrtica
donche se sta.
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(traduzione: io scappo e subito/io me ne voglio andare7 la morte del topo/ non la voglio far/ Me ne andrò in America7 in Francia o un po’ più in là7 basta che non ci trema7 dove si sta. )
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Una poesia scritta nel 1896 dopo il terremoto del 20 maggio del 1895. Il poeta, saggiamente ci scherza sopra .
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L’idea di partire assale ma per andare dove ? In Australia, a Sydney, dice Marisa, il sole batte 42 gradi all’ombra . Impossibile immaginare una spiaggia, i sapori dell’oceano, lo spruzzo dell’ acqua che batte lo scoglio e dimenticare il calore torrido che sale dalla terra………
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dice Ileana.
Bisogna guardare al futuro. Anche questo sisma è alle spalle, …… è passato.
….. e una data emerge, dolorosa, determinate
Una data che vorresti cancellare ma non puoi; una nota stonata che scompone lo spartito della vita ……(un terremoto) …….. quello che poteva essere e non è stato.
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Morte del Partigiano Luciano

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Ridevo e saltavo sul letto sorpreso dal via vai dei parenti che attraversavano la stanza diretti nella camera di mio padre.
Passavano in silenzio mentre saltavo sul materasso, i volti in processione, pensosi e muti: gli zii, le zie, i cugini, i nonni.
Della notte, di quella notte ricordo il silenzio ed io che ridevo.
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Mio padre era morto e non lo sapevo.
Saltavo e ridevo in attesa di mia madre che sempre accorreva preoccupata ad interrompere il gioco.
Quella notte mia madre non venne a dirmi
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La nonna diceva che ero un bambino troppo vivace; che avevo il verme solitario così, quando mi sgridava pensavo al verme che avevo dentro, da qualche parte ma non si vedeva.
Quella notte mia madre non venne a minacciare il verme, a riassettare amorevolmente le coperte e spegnere la luce.
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Da quella notte la poesia scandisce il mio tempo. Racconta, accompagnandoli, i giorni che si susseguono. Racconta della nonna, della casa appena sotto la torre .
Di quello che eravamo, noi, davanti al focolare nelle sere d’inverno; di mia madre e delle nostre migrazioni.
Di quello che eravamo, che poteva essere e non è stato Smisi di essere un bambino vivace che saltava ridendo sulle coperte e faceva impazzire la nonna.
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Per chi entra dalla piazzetta dell’erba, all’inizio di via del Trivio c’è un muro; un bastione messo per trattenere la soprastante via Cecili e il Chiostro di San Nicolo.
Di lì passava mio padre tornando dal lavoro.
Quel muro improvvisamente mi sembro altissimo; una barriera insuperabile come quei giorni e quelli che sarebbero venuti. Volevo superare quel muro e tutti quelli che sarebbero venuti.
Lo avevo promesso; avevo promesso a mia madre:
“Non ti preoccupare mamma, ci sono io a difenderti”
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Non avevo sette anni ... Non avrei più visto mio padre tornare dal lavoro costeggiando il muro di Via del Trivio.

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