domenica 31 maggio 2009

Charles Baudelaire... l'uomo e il mare

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Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell'infinito svolgersi dell'onda
l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l'abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d'ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!
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sabato 30 maggio 2009

Arthur Rimbaud, Alba

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J'ai embrassé l'aube d'été.Rien ne bougeait encore au front des palais. L'eau était morte. Les camps d'ombres ne quittaient pas la route du bois. J'ai marché, réveillant les haleines vives et tièdes, et les pierreries regardèrent, et les ailes se levèrent sans bruit.La première entreprise fut, dans le sentier déjà empli de frais et blêmes éclats, une fleur qui me dit son nom.Je ris au wasserfall blond qui s'échevela à travers les sapins: à la cime argentée je reconnus la déesse.Alors je levai un à un les voiles. Dans l'allée, en agitant les bras. Par la plaine, où je l'ai dénoncée au coq. A la grand'ville elle fuyait parmi les clochers et les dômes, et courant comme un mendiant sur les quais de marbre, je la chassais.En haut de la route, près d'un bois de lauriers, je l'ai entourée avec ses voiles amassés, et j'ai senti un peu son immense corps. L'aube et l'enfant tombèrent au bas du bois.Au réveil il était midi.

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Ho abbracciato l'alba d'estate.Niente si muoveva ancora nel fronte dei palazzi. L'acqua era morta. I campi d'ombra non lasciavano la strada dei boschi. Ho camminato, risvegliando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.La prima impresa fu, nel sentiero già pieno di freschi e pallidi chiarori, un fiore che mi disse il suo nome.Risi al wasserfall biondo che si svincolò attraverso gli abeti: dalla cima argentata riconobbi la dea.Allora alzai uno ad uno i veli. Nel sentiero, agitando le braccia. Per la piana, dove l'ho denunciata al gallo. Nella città fuggiva tra i campanili e i duomi, e correndo come un mendicante sui sagrati di marmo, la cacciavo.In cima alla strada, vicino a un bosco di alloro, l'ho attorniata coi suoi veli ammassati, e ho sentito un po' il suo immenso corpo. L'alba e il bambino caddero giù dal bosco.Al risveglio era mezzodì.

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(Arthur Rimbaud)

Vittorio Sereni - La Spiaggia

Vincent van Gogh - Wikipedia
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Sono andati via tutti -
Blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non torneranno più -
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Ma oggi
Su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
Quelle toppe solari... Segnali
Di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
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I morti non è quel che di giorno
In giorno va sprecato, ma quelle
Toppe di inesistenza, calce o cenere
Pronte a farsi movimento e luce.
Non
Dubitare, - m'investe della sua forza il mare -
Parleranno.

Umberto Saba

Antonio Donghi - Wikipedia
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La capra.
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

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Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
.In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

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(Umberto Saba - Wikipedia)


NOTE

1 parlato: con lo sguardo, come in un dialogo muto ma eloquente. 
5 uguale: monotono e continuato come un lamento. 
7 celia: gioco. 
9 “sentiva”: è forma arcaica per ‘sentivo’, ripetuta al v. 12. 
11 “semita”: ebraico, quasi ad affratellare visivamente il profilo della capra a quello tradizionale, con la barbetta appuntita, della sua gente. 
12 querelarsi: forma aulica per ‘dolersi’, in una muta protesta.

COMMENTO

In una lingua da lui definita “rasoterra”, cresciuta con semplicità quotidiana e con forza tranquilla al di fuori di tutte le scuole, ma seguendo quasi di nascosto le orme della più illustre tradizione lirica, uno dei maggiori poeti italiani del Novecento rivela - umilmente, fraternamente - la sua condivisione della sofferenza comune a tutto il creato: quello che più tardi sarà il montaliano “male di vivere”, affrontato con una costante, benché dolente, energia vitale. In questa composizione, tra le più note, pubblicata nel 1912, nel ‘dialogo’ con una capra umile e paziente, legata e belante sotto la pioggia, sottilissimi e solidissimi fili (rime e assonanze, parole quasi trasparenti nella loro leggerezza) legano endecasillabi e settenari al quinario finale, che al male accomuna la vita.
Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli

venerdì 29 maggio 2009

Socrate ...Io non so e non penso nemmeno di sapere.

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Bene, una volta Cherofonte andò a Delfi e così si rivolse all’oracolo […], chiese all’oracolo se c’era qualcuno più sapiente di me. [ di Socrate] 
Così parlò la Pizia: ‘’ Nessuno è più sapiente di te’’….
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( Socrate si difende… dichiarando che nonostante i suoi accusatori abbiano parlato in modo pomposo e appariscente, non è detto che dicano la verità….utilizzando la propria ironia e l’arte della maieutica …. racconta di Cherofonte …. scopre il significato dell’oracolo: lui era sapiente perché si era reso conto di non sapere.)


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Vi ho raccontato la storia dell’oracolo, aggiunge Socrate, perché voglio che sappiate da dove è nata la calunnia. Vedendo il responso dell’oracolo pensai: ’che cosa dice mai il Dio? Che cosa si nasconde nelle sue parole? Perché io non sono cosciente di essere sapiente? Che cosa vuol dire l’oracolo definendomi sapientissimo? Tra l’altro non può mentire perché non è cosa lecita ad un Dio ‘’
Poi, e con fatica, cercai di capire che cosa avesse voluto dire . (…)
Andai così da uno che si dava arie di sapiente e dentro di me pensavo ‘’ Ora smentirò il vaticino mostrando all’oracolo che costui è più sapiente di me’  [ ... ] quando me ne fui andato, ragionando tra me stesso, pensai: ‘’Io sono più sapiente di quest’uomo in quanto nessuno di noi due sa niente di bello e di buono, ma lui crede di sapere e non sa mentre io non so e non penso nemmeno di sapere. Per questo piccolo dettaglio io sono più saggio di lui. Proprio perché non credo di sapere quello che non so’’


Poi andai dai politici (…. .) Dopo i politici andai dai poeti senza distinzioni di generi, sempre per vedere se fossero meno ignoranti di me. Lessi le loro opere, quelle che mi sembravano più importanti e ambiziose, per imparare da loro e poi chiesi che volessero dire i loro versi.
Cittadini, provo vergogna a dirvi la verità, eppure va detta . Chiunque sa molto di più e meglio sui temi che i poeti affrontano nelle loro opere. Conclusi che i poeti non scrivono poesie per sapienza ma per un loro talento naturale e per un dono divino, come fanno i profeti e i chiaroveggenti, i quali dicono molte cose e belle eppure non sanno niente di quello che dicono (…. ) inoltre mi accorsi che i poeti, in quanto poeti, pensavano di essere anche fuori dal loro campo uomini di grande sapienza senza che lo fossero. Così ho lasciato perdere. Per i poeti valgono le stesse conclusioni che valgono per i politici e, cioè, valgo più io.

mercoledì 27 maggio 2009

DESTINATARIO SCONOSCIUTO (VIII)



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Ho messo insieme alcuni post . E' una lettera iniziata e mai completata… pensieri che vanno, tornano, rimbalzano nella mente in cerca di riposo.
Nulla di letterario, direi ma una bozza da rivedere… proseguire. Un racconto...
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.........Alle 3,35 di lunedì 6 aprile ho pianto..
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Stamani sono andato dal chirurgo che collabora con il primario che mi ha operato. Bisognava che mi visitasse per verificare il drenaggio delle ferite, medicare e togliere i punti..Eravamo d’accordo per incontrarci di primo mattino… Ho deposto il giaccone, tolto la tuta per poi adagiarmi sul lettino della medicheria. Ho atteso ... un tempo breve ma interminabile. Il primario e i suoi assistenti erano in visita..Nel silenzio della stanza la mente è corsa veloce agli eventi che in rapida successione hanno messo in crisi il presente, ristretto l’orizzonte futuro e non so poi. C’è sempre un poi da interpretare, analizzare, comprendere … un succedersi di giorni che vorresti felici.Un poi che improvvisamente s’incarta e diventa oscuro, precario, difficile. Osservo il mio corpo provato dalla malattia. Lo ricordo forte, perfetto… veloce nella corsa, agile, infaticabile. Mi ha servito bene. Ora ha bisogno di cure, amore.Luciano, il Primario, ha fatto un buon lavoro ma i controlli non sono terminati… bisogna attendere ….. .Conosco Luciano dai tempi del collegio . Era il migliore della classe insieme a Giulio. Io eccellevo negli sport. Amavo il calcio, la pallavolo, il ping-pong ….Ero il più veloce nella corsa e nelle prove di resistenza. Saltavo un metro, senza fatica, da fermo e a piedi uniti . Salivo sulla corda senza utilizzare i piedi, con le sole mani… e discendevo veloce.Nelle materie artistiche, come negli sport, ero di gran lunga il migliore. Nelle ore di studio, scrivevo poesie e leggevo Joyce, Quasimodo, Ungaretti. Amavo i poeti.Ero Ulisse, l’eroe di Omero …. Immaginavo un divenire difficile, di lotta per raggiungere la terra amica, la casa dell’infanzia: il desiderio di un orfano che viveva la solitudine del futuro.
‘’Come va?’’
‘’Bene’’ …. ‘’ ne ha fatta di strada!’’
‘’Chi?’’
‘’Il Primario !’’
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***
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‘’L’inverno’’, racconta Dante, l’ amico svizzero, ‘’è alle spalle’’.
‘’ Di neve quest’anno ne è caduta assai sulle nostre montagne’’… aggiunge, ed io ripenso la stagione giovane dei miei anni, …. l’emozione e lo stupore vissuto davanti al paesaggio montano di Maienfeld e di Davos… la dolce e irripetibile solitudine de ‘’La montagna incantata’’ di Thomas Mann … lo straordinario viaggio della vita
’’ Ma è così che l’inverno deve essere’’. Dice Dante,‘’ non quei giorni tiepidi e strani, quella nebbiolina, quel velo di fuliggine che persiste anche quando il cielo è sereno, indizi di un ambiente malato. ‘’
‘’No,…c’è stato un freddo pungente, con i passi che scricchiolano come su un velluto gelato, vapore ad ogni parola. Così deve essere l’inverno’’. .
Ora è primavera e presto sarà estate, calda.
E’ la vita che riprende, è il nuovo orizzonte che intravvedo davanti.. la sensazione di sentire vicine le persone care, gli amici anche lontani.
È la vita che riprende e l’agenda torna a riempirsi.
Domani, dopodomani… c’è molto da fare..
Di neve ne è caduta assai anche sul’Appennino … ed ora è Pasqua, è tempo di risurrezione .
La vita riprende nella speranza e così deve essere nonostante i lutti, la devastazione, l’incertezza del futuro per tanti nostri connazionali
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Museo Nazionale d'Abruzzo - Il Castello

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Alle 3.32 di lunedì 6 aprile mi sveglio… E’ la casa che trema; un rumore che cresce, che diventa via, via più forte. Il solaio ondeggia, scricchiola, i vetri delle finestre tremano … Scendo dal letto ... il pavimento sfugge,....Afferro i vestiti e cerco di raggiungere la porta... non si apre.‘’Il Terremoto !’’ esclamo .... ‘’ancora !”, penso ‘’ è ondulatorio’’…somiglia alla scossa notturna del 1997 ….’’l’epicentro è lontano, forse’’ ….non è locale .Cresce di intensità e devo attendere, sperare e finalmente rallenta, si esaurisce . Realizzo il disastro che c'è stato, da qualche parte, come nel 1997. Richiamo alla mente l'esperienza, il racconto di altri eventi..
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Alle 3,35 di lunedì 6 aprile ho pianto..
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Questo sisma ricorda lo sciame che ebbe il suo culmine alle ore 18 del 2 febbraio del 1703 quando una scossa di X grado con epicentro l'Aquila provocò, in Abruzzo, 7694 morti e numerosi feriti. (dagli annali)
Raggiunse l’ Umbria con grande violenza.
Nella città in cui vivo non fece vittime ma furono ingenti i danni.
In cattedrale, alle 18.00 di quel giorno lontano, si stava celebrando il rito della Candelora….
Un fuggi, fuggi generale, disordinato … il Vescovo, i canonici, i sacerdoti con indosso i paramenti che scappano dalla chiesa insieme ai fedeli.
Che scena ! … immagino io che scappo in piazza Duomo, e si che scappo, inseguito dal Vescovo e dalla curia al completo.
Le repliche durarono alcuni mesi. Le abitazioni danneggiate dal sisma vennero puntellate con travi di sostegno ma in aprile una nuova scossa provocò feriti e ulteriori danni agli edifici. Cadde la chiesa degli Agostiniani. Era il 9 aprile, lunedì dell’Angelo, lunedì di Pasqua..
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C'è una grande vicinanza tra gli eventi sismici che colpiscono l'Abruzzo e questa mia terra. Vicinanza culturale, di sentimenti e, del resto, dalla cima del Monte Vettore si vedono il Gran Sasso e il massiccio della Maiella. La città de l' Aquila è lì, da qualche parte....prima dell'orizzonte.

Museo Nazionale d'Abruzzo - Il Castello

BALZAC Y LA JOVEN COSTURERA CHINA

Dal bellissimo blog di MAFI (Abre en la página... ¡Vamos a leer!) prendo spunto per segnalare il libro dell'autore cinese Dai Sijie - Fujian, (1954 -).



FANG: il pittore della Città Proibita

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Due adolescenti cinesi, figli di intellettuali e quindi pericolosi per il regime di Mao vengono esiliati in un villaggio sperduto tra le montagne al confine con il Tibet
L’esilio dalle proprie radici è duro e senza prospettive quando, casualmente, trovano una valigia piena di libri occidentali. Opere letterarie che il regime considera illegali.
Si appassionano alla lettura e un mondo nuovo, che non conoscevano si apre davanti… un mondo pieno di poesia, di sentimenti e di passioni sconosciute, … scoprono Balzac.
Il libro autobiografico di DAI SIJIE, oltre ad essere una preziosa testimonianza storica è anche un commosso omaggio alla potenza della parola scritta e all’innato ed insopprimibile desiderio di libertà.

domenica 24 maggio 2009

Kostantin Kavafis - Turbamento

Artemisia Gentileschi - Wikipedia

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L'anima mia nel mezzo della notte

è paralizzata e confusa.

Fuori, fuori di lei si compie la sua vita.

E attende la favolosa aurora.

E anch'io dentro di lei, con lei,

attendo, m'annoio, mi consumo.


Gentileschi...Susanna e i Vecchioni, 1610, collezione Schönborn, Pommersfelden
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Artemisia Gentileschi
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Pittrice (Roma 1593-Napoli ca. 1652), figlia di Orazio Gentileschi, pittore caravaggesco di cui fu allieva. Sin da piccola si rivela l'unica, tra i figli di Orazio, a essere dotata di talento: già nel 1609 esprime la sua abilità ritraendo l'amica Tuzia insieme al figlio. Assunse ben presto una fisionomia definita, assai lontana dai modi raffinati di Orazio, e sempre legata alle opere di Caravaggio e di Vouet, ai temi cruenti della Giuditta e Oloferne, legati forse all’abuso da lei subito (1611) ad opera dell’amico e collega del padre, Agostino Tassi: nel 1612 ha inizio il processo per stupro ad esso relativo, che terminerà dopo cinque mesi con una lieve condanna per il pittore suddetto; Artemisia subì l'umiliazione di plurime visite ginecologiche pubbliche, venne torturata, ma non ritrattò la sua deposizione che non venne mai accettata. Un mese dopo la fine del processo Artemisia, insieme al marito Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi, sposato nel novembre del 1612, si trasferì a Firenze, dove venne introdotta alla corte del granduca Cosimo II. Il successo fu immediato: Artemisia iniziò a ottenere lavori su commissione. Di questo periodo fiorentino, che fu tra i più felici della carriera della pittrice, resta come testimonianza topica la Giuditta e Oloferne degli Uffizi. Con i figli, Gentileschi, ritornò a Roma, ma tra il 1625 e il 1630 fu quasi sicuramente a Venezia; nel 1630 visse a Napoli, mentre nel 1637 giunse alla corte di Carlo I d'Inghilterra. Dopo la morte del padre Orazio, avvenuta nel 1639, tornò nella città partenopea, dove rimase poi per sempre. Non si conosce la data precisa della sua morte. Di questi anni restano opere con forti caratteri luministici, tele per la cattedrale di Pozzuoli, e altre inviate per tutta Europa.

venerdì 22 maggio 2009

ULISSE di Joyce


La stesura dell' ''Ulisse''
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Quando nel giugno del 1915 Joyce fu costretto dalla guerra a trasferirsi con la famiglia da Trieste a Zurigo, egli aveva completato soltanto il primo episodio, ‘’Telemaco’’ ; ne fa fede l’ultima cartolina spedita il 16 giugno da Trieste al fratello Stanislaus internato in Austria come cittadino di paese nemico. Scritta in tedesco, la cartolina annuncia : ‘’Ho scritto qualcosa. Il primo episodio del mio nuovo romanzo Ulisse è scritto. La prima parte, la Telemachia, si compone di quattro episodi; la seconda di quindici, cioè le peregrinazioni di Ulisse; e la terza, il ritorno di Ulisse, di altri tre episodi’’.
Il numero degli episodi, come si vede, è tutt’altro che definitivo. Con il primo di essi Joyce portava a Zurigo il manoscritto ancora incompiuto di Esuli, che fu completato nel settembre di quell’anno; quanto al romanzo, Joyce si limitò ancora per molti mesi ad accumulare materiali in forma di appunti disordinati che avrebbe poi distribuito nei vari episodi, e solo quando fu chiara la prospettiva della pubblicazione di Ulisse a puntate nella ‘’ Little Rewiew’’ di New York, egli si mise sistematicamente al lavoro per la stesura definitiva del libro, lavoro che può essere seguito attraverso le testimonianze del suo epistolario.
Nell’ottobre del 1916 aveva ‘’ quasi completato’’ i primi tre episodi e abbozzato pagine delle parti centrale e finale del libro; ma anche quei primi tre episodi furono messi ‘’in bella copia’’ soltanto fra il novembre 1917 e il gennaio 1918. Nel febbraio 1918 completò il quarto episodio, nell’aprile il quinto, nel giugno il sesto e per la fine dell’anno aveva pronti gli altri fino al nono. Si trattava, quanto a numero di episodi , della prima metà dell’Ulisse; ma i nove episodi successivi saranno assai più lunghi e complessi, tanto da occupare nella versione definitiva un numero di pagine pari a più del doppio di quelle della prima ‘’metà’’.
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da Guida alla lettura di Giorgio Melchiori e Giulio De Angelis ( l'Ulisse tradotto)
Mondadori editore

martedì 19 maggio 2009

DESTINATARIO SCONOSCIUTO VII

E' un periodo strano, questo. I giovani, un'intera generazione rischia di non incontrare il lavoro, le fabbriche chiudono e aumenta la cassa integrazione, molte famiglie non arrivano alla fine del mese.... la crisi ... il terremoto de L’Aquila... e nel Club dei ...…. ‘’ Cicerone e i suoi’’ attaccano Catilina.
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‘’Fino a che punto, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia si farà beffe di noi? A che limiti si spingerà una temerarietà che ha rotto i freni? Non ti hanno turbato il presidio notturno sul Palatino, le ronde che vigilano in città, la paura della gente, l’accorrere di tutti gli onesti, il riunirsi del Senato in questo luogo sorvegliatissimo, l’espressione, il volto dei presenti
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In verità ricordo Cicerone che dice: O Catilina, Catilina risparmiaci le tue sentenze.
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Ero a Dumenza, una località prossima a Luino, in casa di un’amica, una giovane donna ed eravamo entrambi giovani… una fattoria isolata dal paese con tanto di mucche al pascolo tra la casa e il bosco. C’era la madre che osservava, che controllava preoccupata lo sconosciuto che sua figlia aveva portato in casa.
Lei, una biondina graziosa e dolce come il miele frequentava l’ultimo anno dell’Istituto magistrale …
Stavamo discutendo e , forse per dimostrare la conoscenza dei classici mi disse ‘’ O Catilina, Catilina…..’’ Un sorriso luminoso… la gioia stampata sul volto troppo bello per recitare la prima Catilinaria di Cicerone.
Da allora tutte le volte che qualcuno mi attacca cercando di mettermi in difficoltà ricordo Gianna che dice ‘’ O Catilina, Catilina risparmiaci le tue sentenze’’.
Era dolce Gianna, dolce come il miele. Penso che sarebbe stata una sposa perfetta ma io non pensavo al matrimonio. .. poi sono rientrato in Umbria
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E’ con in mente il ricordo di un pomeriggio passato in armonia in una casa tra i monti e i laghi, a un passo del confine con la Svizzera che ho vissuto i commenti alla poesia ‘’ Centro di identificazione ed espulsione’’.

sabato 16 maggio 2009


Il meglio del nostro paese raccontato

EPICURO - Lettera sulla felicità

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Quando dunque diciamo che il bene è il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male, ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l’animo a essere sereno.
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Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l’animo causa di immensa sofferenza.
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DESTINATARIO SCONOSCIUTO VI

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Ieri, dopo il pranzo, ho ripreso la lettura de “Il piatto piange”di Piero Chiara….un capolavoro della letteratura italiana del ‘900.
Quando leggo un romanzo …e mi succede spesso, apro la mente al sogno .. scorro le pagine … mi fermo… sospendo la lettura e lascio vivere i pensieri.
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Le prime pagine de ‘’ Il piatto piange’’ raccontano le migrazioni dei luinesi .
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‘’Era una specie di ereditarietà, perché Luino’’ scrive Chiara’’ è terra di emigranti; e perfino le donne hanno una storia di viaggi e di avventure da raccontare’’ (……) c’erano poi, specialmente nei paesi delle vallate che scendono verso Luino, i muratori, gli imbianchini e gli stuccatori che da secoli andavano in Francia, in Svizzera e in Germania a lavorare, seguendo itinerari familiari. E tanti cuochi e camerieri, quasi tutti delle valli di Dumenza o di Colmegna e Maccagno che arrivavano fino in Inghilterra’’
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La mente è corsa veloce al succedersi degli anni, alle mie migrazioni; a quella volta che sul lungo lago di Luino incontrai Piero Chiara. ‘’ Sei tu il poeta ?’’ mi chiese…
Uomo brillante, Chiara. Io ero un giovane che ascoltava impacciato il maestro come un bambino che l’aveva fatta grossa.
Volle sapere di me, di certi aspetti della mia biografia, di Zurigo….
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Quando leggo un libro spesso sospendo la lettura e lascio vivere i pensieri, i ricordi
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‘’ Vietato ai cani e agli italiani’’ diceva un cartello posto all’entrata di un Ristorante di (……..)
Sono gli anni ’60 e ’70, quelli dei referendum xenofobi promossi da James Schwarzenbach che, grazie alla saggezza degli svizzeri furono tutti bocciati.
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E’ ricordando questi fatti, l’esperienza vissuta, che scrivo la poesia ‘’ Centro di identificazione ed espulsione’’ . Non più di cinque minuti per redigere il testo, non più di tanto per dare voce ad un immaginario Hassan e ai tanti Hassan che girano e varcano le frontiere del niente in cerca di angoli di futuro e di libertà.
E qui la politica non entra. E’ storia dell’umanità, questa , di ieri e di oggi; di questo presente che riavvolge i giorni e porta indietro, a quando i nostri partivano per l’America.
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L'arrivo era caratterizzato dal trauma dei controlli medici e amministrativi durissimi, specialmente ad Ellis Island, l'Isola delle Lacrime
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‘’Nel
Museo dell'Emigrazione, a New York, ci sono ancora le valigie delle persone che, reimbarcate per l'Italia, nella disperazione si buttavano nelle acque gelide della baia andando quasi sempre incontro alla morte’’.
Non si chiamavano Hassan. Si chiamavano Cosimo, Rocco, Assunta….erano in genere uomini e donne del sud ma anche friulani, veneti…e fuggivano dalla fame.
Uomini in fuga lungo il secolo breve, qui’, in occidente. Gente in fuga dalle guerre, dalle persecuzioni politiche, religiose e razziali cercarono salvezza e futuro in paesi ospitali.
Uomini illustri, scienziati quali Albert Einstein ed Errico Fermi, scrittori come Bertold Brecht e Pablo Neruda, furono costretti all’esilio da regimi autoritari e violenti. L’elenco è lungo, lungo, lungo.
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E’ storia dell’occidente, questa. Un occidente (oggi) democratico e civile che infine scopre l’importanza dei diritti dell’uomo e li difende. Ci prova !
Potrei proseguire ma non è questo lo spazio.
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Ho letto i commenti. Vi siete divisi. C’è chi ha letto la poesia e chi, nel testo, ha visto altro. Un presente attuale che non cerco.
Mi scuso con i pochi che hanno apprezzato il mio lavoro. Non era nelle mie intenzioni mettere alcuno nella condizione coraggiosa di scegliere tra due correnti di pensiero politico. E questo che emerge dalla lettura dei commenti. Scusatemi !
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Non sono in politica e per quanto mi riguarda trovo che il Parlamento è e resta il luogo delle decisioni . Spetta al Parlamento legiferare e decidere il meglio per tutti noi. In democrazia è così.
… spetta ai poeti, credo, volare oltre il possibile e raccontare il tanto del cammino che resta da fare . Così dovrebbe essere, almeno. Anche nel tempo delle ‘’piccole patrie’’.
....
( Caro sconosciuto... sei hai letto devo dirti che si tratta della risposta che ho dato ad alcuni ... frequentatori di un sito per aspiranti scrittori e poeti. Avevo pubblicato la poesia di Hassan ''forestiero in terra di Egitto'')

venerdì 15 maggio 2009

Dalla parte del silenzio

Da Akatalepsia, lo stupendo blog di Clelia Mazzini
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Abbiamo visto morire milioni di individui in guerra, centinaia di migliaia nelle rivoluzioni, decine di migliaia nelle persecuzioni e nelle sistematiche epurazioni delle minoranze. Moltitudini numerose come nazioni vagano ancora sulla faccia della terra o periscono quando mura fittizie pongono fine al loro vagare. Tutti quelli che vengono chiamati profughi o immigrati appartengono a questo vagare, in essi si incarna una parte di quei terribili avvenimenti in cui la morte ha riafferrato le redini che noi credevamo avesse abbandonato per sempre. Questa gente porta nell’anima, e spesso nel corpo, le tracce della morte, e non le perderà mai del tutto. Voi, che non avete mai preso parte a questa grande migrazione, dovete accogliere questi altri come simboli di una morte, che è una componente della vita. Accoglieteli come quelli che hanno avuto il destino di ricordarci la presenza della Fine in ogni momento della vita e della storia. Accoglieteli come simboli della finitezza e transitorietà di ogni interesse umano, di ogni vita umana, di ogni cosa creata.Noi siamo diventati una generazione della Fine e quelli di noi che sono stati profughi ed esuli non dovrebbero dimenticarlo quando trovano un nuovo inizio qui o in un’altra terra. La Fine non è niente di esterno. Non si esaurisce con la nostra infanzia, la gente con cui siamo cresciuti, il paese, le cose, la lingua che ci hanno formati, i beni, spirituali e materiali, ereditati o guadagnati, gli amici che ci furono strappati da morte improvvisa.La Fine è più di tutto questo: è in noi, è diventata il nostro vero essere.Noi siamo la generazione della Fine e dovremmo saperlo.
da Il coraggio di esistere
ed. Astrolabio, Roma, 1968
Trad. di G. Sardelli

mercoledì 13 maggio 2009

Forestieri in terra di Egitto (Centro di identificazione ed espulsione)

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Mi chiamo Hassan
Ho 12 anni e vengo da un paese Africano.
Un missionario comboniano, un italiano
mi ha sottratto all’esercito dei bambini che, armati
combatte e uccide la gente dei villaggi.
Avevo un mitra, mi ha dato un libro.
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Mi chiamo Hassan
e con mia madre ho attraversato il deserto
e poi il mare
ed ora sono qui, nel paese delle libertà….
qui, dove la gente ama i bambini e non uccide lo straniero
Sta scritto nella Bibbia,
il libro avuto in dono da un missionario italiano
Sta scritto li e dice…
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"Non molesterai il forestiero né lo opprimerai
perché voi siete stati forestieri in terra di Egitto”
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Io sono Hassan...
Fuggito dalla guerra e dalla fame
….e sono solo.

lunedì 11 maggio 2009

Vittorio Sereni - Viaggio all'alba

Vincent van Gogh





VIAGGIO ALL’ALBA
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Quanti anni che mesi che stagioni

nel giro di una notte:
una notte di passi e di rintocchi.
Ma come tarda la luce a ferirmi.
Voldomino, volto di Dio.
Un volto brullo ho scelto a rispecchiarmi
nel risveglio del mondo.
Ma dimmi una sola parola
e serena sarà l’anima mia.
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Caravaggio

domenica 10 maggio 2009

A PureSwami - ALDA MERINI - La Terra Santa

Chagall



Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima,
il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola
come una trappola da sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare
una esequie al passato.
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Alda Merini, da "La Terra Santa"...
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Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?
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Alda Merini, da "La Terra Santa"



Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello di Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata
.[Da La Terra Santa, 1984]

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venerdì 1 maggio 2009

UMBERTO SABA :ULISSE

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Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
A fior d’onda emergevano,ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe,scivolosi,al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il nono domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
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....... l'ultimo endecasillabo, può essere inteso come emblematico di tutta la poesia di Saba; il doloroso amore della vita è il tema dominante della sua dedizione alla vita stessa in primo luogo e alla propria opera.
Questa poesia cronologicamente estesa per tutta la prima metà del '900, sempre in qualche modo fedele ai propri connotati fondamentali, estranea alle manifestazioni più vistose di polemica, di dibattito letterario che nel frattempo si hanno, forse proprio per questo, per questa assoluta verità , per questa adesione ad una vita intensamente vissuta, oggi ci si presenta come in grado di suggerire soluzioni oltre quella che è stata la stagione dell'ermetismo.. Direi che oggi questa poesia prosastica, fatta continuamente di racconti, questa poesia narrativa di Saba finisce per sembrare più moderna di tanta altra poesia che bruciò se stessa nell'inseguimento del fantasma della lirica, talvolta raggiungendola, talaltra no.
(Sergio Antonelli - critico letterario e scrittore)