domenica 21 dicembre 2014

Buon Natale !


“Adorazione dei Pastori”, Gerrit Van Honthorst, 1622




E’ Natale!

Vedo i giovani privati del loro futuro,
l’immigrato che vende calzini e chiede aiuto,
la disperazione dei disoccupati,
la corruzione che avvolge i giorni,
gli anziani abbandonati,
la solitudine,
il niente.

‘’ L’unica cosa che possiamo salvare, di questi tempi e anche l’unica che veramente conti  è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio ’’

Un piccolo pezzo di te che illumini il cammino,
le salite e le discese,
questi anni difficili.
Un piccolo pezzo di te
che ci aiuti in quello che dobbiamo fare

Signore, ascolta la  preghiera che sale a te, incessante.

Dobbiamo cambiare quello che deve essere cambiato,
rinnovare quello che va rinnovato e
imperiosa
è la necessità di assicurare futuro alle nuove generazioni

Con queste considerazioni  e sentimenti auguro un  Santo Natale.
Che il ricordo della discesa del Figlio di Dio sulla terra porti serenità, gioia, salute e pace e un 2015 annuncio del  tanto che vorremmo essere e avere lungo i giorni che si succedono
Buon cammino …
Giovenale Nino Sassi


martedì 2 dicembre 2014

L'ODORE DEL PANE





LA GENTE NON MANGIA L'ODORE DEL PANE
.
Pensavo di scrivere la storia una riga dopo l’altra e poi un’altra e un’altra ancora come facevo con le poesie.
Avevo il titolo, ''l'odore del pane'' e il resto, il racconto, sarebbe arrivato, una riga dopo l'altra fino alla fine.
Dovevo trovare le parole giuste.
Le parole sono tutto quello che abbiamo ma devono essere quelle giuste, pensavo.

Cominciai a scrivere: '' La gente non mangia l'odore del pane''
Posai la penna sul tavolo
Non c'era altro da aggiungere. 

 .
gsn
.
Era il 1974. Vivevo a Luino, Scrivevo per la pagina dei Lavoratori Frontalieri de ''Il Giornale'' di Indro Montanelli. Fu una breve ma significativa esperienza.
Avevo un impiego oltre frontiera e stavo bene.

.

venerdì 28 novembre 2014






Clemente Rebora- Il pioppo



Il pioppo

Vibra nel vento con tutte le sue foglie 
il pioppo severo; 
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
 dal tronco in rami per fronde si esprime 
tutte al ciel tese con raccolte cime: 
fermo rimane il tronco del mistero, 
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.

Clemente Rebora
da Canti dell’infermità




Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.


Clemente Rebora
da Canti dell’infermità



 Papa Francesco al Consiglio d'Europa. [ … ] " un'immagine che traggo da un poeta italiano del Novecento, Clemente Rebora, che in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo e mossi dal vento, il suo tronco solido e fermo e le profonde radici che s'inabissano nella terra",.
"In un certo senso possiamo pensare all'Europa alla luce di questa immagine. Nel corso della sua storia, essa si è sempre protesa verso l'alto, verso mete nuove e ambiziose, animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di pace e di unità. Ma l'innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano. Se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore e i rami - un tempo rigogliosi e dritti - si piegano verso terra e cadono. Qui sta forse uno dei paradossi più incomprensibili a una mentalità scientifica isolata: per camminare verso il futuro serve il passato, necessitano radici profonde, e serve anche il coraggio di non nascondersi davanti al presente e alle sue sfide. Servono memoria, coraggio, sana e umana utopia".

Bertold Brech - Ci sedemmo dalla parte del torto

Marc Chagall
Il poeta sdraiato
1915
Olio su cartone
77X77,5cm
Tate Gallery of British Art

Il poeta sdraiato nel verde del prato con il capo appoggiato sulla sua giacca e con il cappello a fianco, ha la schiena rivolta verso la casa, le mani appoggiate sotto il collo, l'una sull'altra, e sembra quasi dormire; tutto ciò che accade dietro di lui sembra non interessargli: potrebbe essere un sogno, o la trascrizione in immagini di una sua poesia.

La natura non sembra accorgersi della sua presenza. Il centro del dipinto è occupato dalla casa che perde il proprio ruolo centrale lasciandolo all'uomo; Chagall ha tuttavia posto esattamente in mezzo alla tela il luogo dell'affetto domestico e del sentimento di nostalgia che caratterizza tutto il dipinto.




Se guardo indietro, a quello che è stato di me, alle mie scelte, al mio stare tra la gente e le cose, posso anch’io dire insieme a Bertold Brech :

''Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati''.



Nel 1937 Chagall celebra a modo suo il ventesimo anniversario della Rivoluzione russa dipingendo un grande quadro intitolato appunto “La Rivoluzione”, che porterà con sé nell’esilio statunitense del 1941. A memoria indelebile delle sofferenze patite dal popolo ebraico durante la guerra, egli decide di tagliare l’opera in tre parti, trasformandola in un trittico. Nella parte superiore permangono alcuni personaggi che brandiscono fucili, il cui dinamismo viene accentuato dal loro slancio verso destra, la minaccia della guerra è resa metaforicamente da un grande animale che sostiene una torcia. Da un villaggio russo ancora addormentato nella calma di una notte ingannevole scappa già confusamente una folla di ebrei sconvolti, uno dei quali – il tipico ebreo errante col fagotto in spalla – porta con sé la Torah. Più in là una donna porta in braccio il suo bambino. Compare anche il pendolo della casa di famiglia che non scandisce più il tempo.


Provo ad accennare i miei pensieri.

• Ci sedemmo dalla parte del torto … nel mio caso sempre e comunque mi sono seduto dalla parte di ‘’quelli che non hanno’’, dei dimenticati, degli esclusi,dei sofferenti, di quelli che subiscono ingiustizie. Soprattutto sono da sempre dalla parte delle giovani generazioni a cui ‘’qualcuno’’ ha rubato il futuro … Dalla parte dei perdenti, di chi ha torto, quindi …
.
• Tutti gli altri posti erano occupati. … non sempre, mi viene da dire, la maggioranza ha ragione. Lo dimostra la situazione politica, economica e sociale che stiamo vivendo e i giorni che abbiamo davanti si annunciano difficili. Viviamo una situazione che non nasce dal caso ma da anni e anni di scelte sbagliate frutto dell’egoismo cioè ‘’prima penso a me stesso poi, se ho tempo,se ne ho voglia, se mi conviene, agli altri, al bene comune’’. .... C’è chi, lungo gli anni, ha alzato la voce ma, inascoltato, è stato sconfitto.
.
Consentimi ora un’ultima riflessione. Ho trovato emblematico il discorso di Papa Francesco al Consiglio d’Europa. Una lezione di politica che temo non verrà presa in considerazione. Anche lui, Bergoglio, ha scelto di stare dalla parte del torto.

Bertold Brech - Poesia politica



Veramente io vivo in tempi oscuri!
La parola sincera è una follia.
 Una fronte senza rughe
Tradisce l’apatia. Se tu ridi
Non hai ancora saputo
Il terribile annuncio.
Quale epoca! In essa
Un discorso sugli alberi è quasi un delitto
Poiché implica il silenzio su tante malvagità!

Bertold Brech 
Poesia politica


Veramente io vivo in tempi oscuri!
La parola sincera è una follia.
Una fronte senza rughe
Tradisce l’apatia. Se tu ridi
Non hai ancora saputo
Il terribile annuncio.
Quale epoca! In essa
Un discorso sugli alberi è quasi un delitto
Poiché implica il silenzio su tante malvagità!


Vincenzo Cardarelli - Gabbiani


Non so dove i gabbiani abbiano il nido, 
ove trovino pace. 
Io son come loro 
in perpetuo volo. 

La vita la sfioro 
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. 
E come forse anch'essi amo la quiete, 
la gran quiete marina, 
ma il mio destino è vivere 
balenando in burrasca.

Vincenzo Cardarelli
Gabbiani




Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.


giovedì 30 ottobre 2014


 
Chi determina se una opera letteraria o artistica è valida o no?
MARIO VARGAS LLOSA rispondendo a questa domanda affermò che….


….”Io credo che una delle cose che impari, abbastanza presto, quando dedichi la tua vita a scrivere, è che ciò che è fondamentale nella vocazione si gioca non davanti al pubblico, ma nella solitudine quasi assoluta che si vive quando si scrive. Un lavoro letterario come una novella, ti occupa molto tempo, ti fa passare periodi di insicurezza, di confusione. Poi, se la storia prende forma e inizia a dominare questa massa di informazioni, all’inizio molto complessa, inizi a sentire una soddisfazione derivata dal vivere questi momenti. Quello che viene dopo…..
Anche gli scrittori più vanitosi, ( e ce ne sono molti), già sanno……che il vero valore della loro opera si saprà quando non saremo più vivi. Questo tempo è quello che determina la perennità o la fugacità di una opera. Così che i riconoscimenti e i premi promuovono la vanità. Però se sei un buon o cattivo scrittore lo dirà il tempo”……


mercoledì 29 ottobre 2014



La libertà è una conquista troppo grande per essere apprezzato da tutti.
Franklin Delano Roosevelt diceva: "La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza.
La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.

martedì 21 ottobre 2014

Etty Hillesum DIARIO


A cura di Klaas A.D. Smelik
Traduzione di Chiara Passanti, Tina Montone
 
 
 All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei». Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. 

Fonte ... Adelphi Edizioni

lunedì 20 ottobre 2014

Giovenale Nino Sassi - Protesta (1974)


Tam - Tam
e tutto tace.
Tam,
e sale la protesta.
Tam,
è un coro.
Tam - Tam
sui tubi di ferro per dire rinnovo.
Tam,
poi basta: domani al lavoro
sperando che resti
il rumore del suono




Giovenale Nino Sassi - Il Focolare



Il focolare che mi ha generato
fatto di miele e di rosa
e canzoni raccontate
nelle sere d’inverno
sta nelle strade e nelle piazze
Sui davanzali delle case
dove la gente raccoglie
i frutti del passato





lunedì 13 ottobre 2014


Pier Paolo Pasolini - Poesie a Casarsa (1941-43)





Vedi, Dilio, sulle acacie
piove. I cani si sfiatano
per il piano verdino.

Vedi, fanciullo, sui nostri corpi
la fresca rugiada
del tempo perduto. 


sabato 11 ottobre 2014




Mio padre era un Arameo errante




Quando sarai entrato nella"terra" che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito,
prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo ('adamâ) da te raccolti nel paese ("terra") che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo ("maqôm") che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome.
Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese ("terra") che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci.
Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio:



Mio padre era un Arameo errante;
scese in Egitto,
vi stette come un forestiero con poca gente
e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa.
Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù.
Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri,
e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione;
il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi,
e ci condusse in questo luogo ("maqôm") e ci diede questo paese ("terra"), dove scorre latte e miele.



Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato.
Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia




Salmo 90 (91)
Il salmo interpella il pio Israelita, che vive all'ombra della protezione divina, alla corrispondenza a Dio: “Dì al Signore: ‘’Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido”. ….. . e vuole Infondere fiducia nel futuro, sicuramente positivo per chi confida nel Signore .(Deuteronomio 6:14)
E’ la Storia di Israele…che Gustave Dorè ha magistralmente rappresentato con la sua arte


Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
Poiché tuo rifugio è il Signore

e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.

Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.