domenica 30 gennaio 2011

para el ojo de fuego

Destinatario sconosciuto

Notte del 29 – 30 gennaio 2011

La notte è lunga... abito nel centro storico della città... case che si susseguono tra vie strette e vicoli. Strade che salgono veloci verso l'acropoli e scendono.
Non si dorme ! l'Amministrazione Comunale ha consentito l'apertura di un Centro Culturale che è una discoteca. Decibel sparati e vetri che tremano... ed io non dormo.
Ho chiamato i carabinieri, mi sono appellato alla legge 447 / 95 - Legge quadro sull'inquinamento acustico -


L'intervento ha sortito l'effetto sperato ma ormai non si dorme.

Che fare ?



Mia madre lentamente muore e noi impotenti
Impotenti sembrano le nostre preghiere
le lacrime dentro
la speranza.

E' la vita ! mi dico…


Lascio al tempo di scorrere e non scrivo.
La testa è impagliata di niente.
Leggo i giornali, ascolto il TG news della RAI ... la mia generazione lascia ai giovani una società confusa e corrotta. Sarà difficile ricominciare. Riuscirete a scusarci ?
Non temo per me... io ho lottato per il bene. Ho perso, ho vinto ...Non so !.
I giovani del Maghreb sono in rivolta. Cadono i despoti...
L'Egitto è in fiamme. Il futuro è incerto.

Che fare ?
non resta che riprendere la penna e scrivere come a vent'anni ...'' La gente non mangia l'odore del pane''


I dipinti sono di Jean Fouquet,
un pittore e miniatore francese, massimo rappresentante della pittura del suo paese nel XV secolo.

venerdì 28 gennaio 2011




Ungaretti dice una cosa meravigliosa: ogni poesia contiene un segreto...
E' vero !
Grazie Rosalba per la segnalazione

Ungaretti - periodo parigino (II)



A Parigi, nel salotto dello scrittore Elémir Bourges, Ungaretti conosce Marcel Proust. Ma decisivo è per lui l’incontro con Gaullaume Apollinaire, il poeta dei Calligrammi , che abita al Boulevard Saint – Germain , sopra il Cafè de Flore, suo regno, dove ogni sera si riuniscono intellettuali e artisti.

Apollinaire è un punto di riferimento essenziale per tutte le avanguardie artistiche. Legato a Picasso, Braque e Henri Rousseau, aderisce al futurismo e redige un manifesto, L’antitradizione futurista , dove sostiene la necessità di rinnovare le tecniche e i ritmi, e di puntare sull’intuizione e su un ‘’linguaggio veloce caratteristico impressionante cantato fischiato o corso ‘’. I giochi grafici, il simultaneismo delle immagini, il poème – conversation , con la riproduzione di brandelli di dialoghi, sono solo alcune delle novità introdotte da questo poeta nell’arte del Novecento.
La poesia da lui concepita come libertà assoluta può accogliere qualsiasi soggetto e rappresentare simultaneamente molte cose come avviene nelle colonne dei giornali o nei film.
In Calligrammi, pubblicati nel 1918 con il sottotitolo ‘’Poesie della pace e della guerra’’, Apollinaire esplicita il suo gusto sperimentale creando esempi bellissimi di poesia visiva, dove le parole, disposte in linee verticali, spezzate e curve, si allargano a formare raggi e disegnano, con accostamenti liberi, figure astratte: specchio, pioggia, mandolino, geto d’acqua.
La poesia sconfina nella tecnologia e la scrittura diventa automatica, casuale.
Con questo artista geniale, Ungaretti istaura fin dal primo momento un rapporto di amicizia fondato sulle comuni origini italiane e su significative affinità di pensiero e letterarie



Parigi nell’itinerario esistenziale di Ungaretti significa l’assimilazione di una cultura vitale, la presa di coscienza delle sperimentazioni in atto che tanto lo attraevano, l’attenzione a tendenze artistiche che lasceranno il segno, la scoperta, forse, della propria vocazione di poeta.
Ma Parigi è anche la città ‘’straniera’’ in cui l’antico compagno di studi Moammed Sceab si toglie la vita nel 1913, nell’alberghetto di una piccola via che sbocca proprio davanti alla Sorbona.A lui Ungaretti dedicherà la poesia In memoria su cui si apre, non casualmente la sua prima raccolta di versi, Il porto sepolto:


IN MEMORIA
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
Di emiri di nomadi
Suicida
Perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
E mutò nome

Fu Marcel
Ma non era Francese
E non sapeva più
Vivere
Nella tenda dei suoi
Dove si ascoltava la cantilena
Del Corano
Gustando un caffè

E non sapeva
Sciogliere
Il canto
Del suo abbandono

L’ho accompagnato
Insieme alla padrona dell’albergo
Dove abitavamo
A Parigi
Dal numero 5 della rue des Carmes
Appassito vicolo in discesa

Riposa
Nel camposanto d’Ivry
Sobborgo che pare
Sempre
In una giornata
Di una
Decomposta fiera

E forse io solo
So ancora
Che visse

giovedì 27 gennaio 2011

Levi, Primo - Se questo è un uomo, poesia



Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.



Primo Levi, nato a Torino nel 1919, laureato in chimica, fu deportato ad Auschwitz ai promi del '44 con gli altri ebrei italiani del campo di concentramento di Fossoli, nel Modenese... morì nel 1987.
La mostruosa esperienza del Lager nazista, chiamato campo di lavoro [ ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi). ] ma in realtà campo di sterminio, gli ispirò Se questo è un uomo (1947), uno dei libri più notevoli della letteratura europea ispirata ai campi di concentramento.
La sua forza sta nell'assenza di ogni indugio descrittivo, di ogni abbandono emotivo, persino di ogni rancore e di ogni protesta nei confronti di quella che è stata la pagina più atroce e vergognosa della storia della Germania moderna.
Levi, mi riferisco soprattutto al romanzo, è un narratore sobrio, asciutto che lascia parlare i fatti...egli vuol essere soltanto uno dei pochi superstiti che sente il dovere di dare testimonianza di ciò che avvenne.

giovedì 20 gennaio 2011

Giovanni Paolo II - CAVA DI PIETRA



Non era solo
. 
I muscoli che alzavano la mazza,
gonfi di energia, lo innestavano
in una folla immensa.

Durò sinchè i suoi piedi
calcarono la terra.

Poi una pietra
gli frantumò le tempie,
gli spezzò le fibre del cuore.

Raccolsero il suo corpo, lo portarono
via in una lunga fila silenziosa.

Da lui grondava ancora la fatica,
i torti subiti.

Loro vestiti con le tute grigie,
le scarpe grosse nel fango,
erano il simbolo di tutto ciò che deve
cambiare nella situazione dell’uomo.

Il tempo si fermò sui contagiri,
le lancette scattarono
precipitando sullo zero.

La pietra bianca si avvinghiò al suo essere,
fece di lui stesso una pietra.

Chi toglierà la pietra dal suo corpo?
Chi crescerà di nuovo
pensieri fra le tempie fracassate?
Così si sgretola l’intonaco sui muri.

Lo stesero in silenzio
sopra un mucchio di ghiaia.
Venne affranta la moglie, venne
il figlio da scuola.

Fino a quando?
Deve passare ad altri la sua collera.
Essa era vista in lui
ad un amore suo, ad una
verità tutta sua.

Possono le generazioni utilizzarla
soltanto come pietra, privarlo del
suo significato autentico?

E di nuovo rimossero la ghiaia.
Il carrello riprese
a muoversi, tra i fiori.
La sega elettrica incise
nuovamente la cava.

Ma il compagno si porta via con lui
la struttura più intima del mondo.

Esploderà l’amore finalmente,
un giorno,
quanto più alimentato
dall’ira dell’oppresso.

.
 Karol Wojtyla 
.
Scritta da Sua Santità Giovanni Paolo II in
occasione di un incidente mortale sul lavoro, avvenuto
nella cava di calcare in cui aveva lavorato come manovale
dal 1940 al 1944.

mercoledì 19 gennaio 2011

Ungaretti - periodo parigino ( I )

Picasso - periodo blu

Nella capitale europea della cultura frequentava assiduamente l’avanguardia artistica internazionale che in quel periodo era molto attiva; segue alla Sorbona le lezioni del medievalista Joseph Bédier e al Collège de France i corsi liberi, sempre affollatissimi, del filosofo Henri Bergson . Dirà più tardi di aver imparato molto
Braque - porto
''dalle sue lezioni, lezioni che erano chiare, ma non poi così tanto come si dice. Si dice che erano acqua trasparente, cristallo, ma c’era sempre qualche cosa che si sviluppava, che era estremamente seducente, che era assai difficile da penetrare fino in fondo… Io credo che la mia poesia abbia un grosso debito verso di lui. Fu attraverso quelle lezioni che si precisò in me il sentimento del tempo''.



Umberto Boccioni
 
A Parigi Ungaretti frequenta i caffè di Montparnasse e del Fauourg Saint-Germain tra cui la Closerie des Lilas e ha modo di conoscere i pittori Braque, Lèger, Picasso, Boccioni. Per risparmiare a volte si reca in una piccola trattoria, quella della mére Rosalie, in Rue Dorian. Qui conosce Modigliani.

mercoledì 12 gennaio 2011

"Figlio mio, lascia questo Paese" di PIER LUIGI CELLI


Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.


Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.


Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito.
Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre
L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.

(
30 novembre 2009) LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss
avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito

Fonte _Repubblica.it

venerdì 7 gennaio 2011

La Costituzione della Repubblica Italiana : i primi 12 articoli


Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art.7

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.[1]

Art. 8

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. [2]

Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. [3]

Art. 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

sabato 1 gennaio 2011

PROSIT !

Salmo 142(143) (Invocazione) e il Vangelo del giorno illustrato da Marc Chagall

Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la tua giustizia rispondimi.
Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto.
Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita, mi ha relegato nelle tenebre come i morti da gran tempo.
In me languisce il mio spirito, si agghiaccia il mio cuore.
Ricordo i giorni antichi, ripenso a tutte le tue opere, medito sui tuoi prodigi.
A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra riarsa.
Rispondimi presto, Signore, viene meno il mio spirito.
Non nascondermi il tuo volto, perchè non sia come chi scende nella fossa.
Al mattino fammi sentire la tua grazia, poichè in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere, perchè a te si innaloza l'anima mia.
Salvami dai miei nemici, Signore, a te mi affido.
Insegnami a compiere il tuo volere, perchè sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana.
Per il tuo nome, Signore, fammi vivere, liberami dall'angosdcia, per la tua giustizia.
Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici, fà perire chi mi opprime, poichè io sono tuo servo.




VANGELO DEL GIORNO

Libro dei Numeri 6,22-27.



Il Signore aggiunse a Mosè:
"Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro:
Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò".



Marc CHAGALL
Salmi 67(66),2-3.5.6.8
.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza.
Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti.
ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.

Marc CHAGALL


Lettera di san Paolo apostolo ai Galati 4,4-7.

Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge,
per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli.
E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!
Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.




Marc CHAGALL – Sopra Vitebsk

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,16-21.

Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.