venerdì 25 maggio 2012


Preghiera alla Vergine di San Bernardo ( Dante Alighieri –Paradiso, XXXIII, 1-39)


La Vergine delle Rocce (versione del Louvre) di Leonardo da Vinci, 1483-86.
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Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio. 

 Tu se' colei che l'umana natura
Nobilitasti sì, che il suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura. 

 Nel ventre tuo si raccese l'amore
Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore. 

 Qui se' a noi meridïana face
Di caritate; e giuso, intra i mortali,
Se' di speranza fontana vivace. 

 Donna, se' tanto grande e tanto vali,
Che, qual vuol grazia e a te non ricorre,
Sua disïanza vuol volar senz'ali. 

 La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al domandar precorre. 

 In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate! 

 Or questi, che dall'infima lacuna
De l'universo infin qui ha vedute
Le vite spiritali ad una ad una, 

 Supplica a te, per grazia, di virtute
Tanto, che possa con gli occhi levarsi
Più alto verso l'ultima Salute. 

 Ed io, che mai per mio vedere non arsi
Più ch'io fo per lo suo, tutti i miei prieghi
Ti porgo, e prego che non sieno scarsi. 

 Perchè tu ogni nube gli disleghi
Di sua mortalità coi prieghi tuoi.
Sì che il sommo Piacer gli si dispieghi. 

 Ancor ti prego, regina che puoi
Ciò che tu vuoli, che conservi sani,
Dopo tanto veder, gli affetti suoi.

 Vinca tua guardia i movimenti umani!
Vedi Beatrice con quanti beati
Per li miei prieghi ti chiudon le mani!" 

 (Paradiso, XXXIII, 1-39)

mercoledì 23 maggio 2012

Canto gregoriano di Pentecoste


Francis Scott Fitzgerald - Il grande Gatsby - la faccia oscura del Sogno Americano.


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Libro di culto per intere generazioni, infallibile manuale del gusto e del costume dei "ruggenti" anni Venti americani, Il grande Gatsby è il capolavoro indiscusso di uno dei più importanti scrittori statunitensi del Novecento. Francis Scott Fitzgerald era parte integrante, col suo carico di difficoltà e di tragedie, dell'ambiente descritto nel romanzo, popolato esclusivamente da ricchi newyorchesi che passano da una festa all'altra e da una sbronza all'altra in una sorta di perenne baldoria, con la musica, le chiacchiere e le risate a coprire i sordi brontolii che preannunciano il disfacimento di un mondo.
Jay Gatsby è insieme uno degli artefici e la prima vittima di quel mondo: povero e senza prospettive, ha lottato duramente, con tutti mezzi leciti o illeciti, per arricchirsi e conquistare un posto di prestigio nella buona società; ma lo ha fatto soltanto per amore, per riconquistare quella Daisy che tempo prima lo aveva respinto proprio per la sua povertà, preferendogli il ricco e perfido Buchanan. L'io narrante, Nick Carraway, segue con preoccupazione e partecipazione lo svolgersi della partita fra i due uomini, intuendo le forze oscure che si scatenano nel loro animo, e avvertendo con chiarezza che Gatsby è destinato a soccombere.
Ma al suo destino di tragedia, che pare stabilito da qualche dio invidioso dell'antica Grecia, nessuno può opporsi. Col grande Gatsby morrà un sogno, che per lui è solo un sogno d'amore, ma che nel suo fallimento rivela spietatamente la faccia oscura del Sogno Americano.
(Repubblica.it)
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Hopper

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Francis Scott Key Fitzgerald (Saint Paul, 24 settembre 1896 - Hollywood, 21 dicembre 1940) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense, autore di romanzi e racconti. È considerato uno fra i maggiori autori dell'Età del jazz e, per la sua opera complessiva, del XX secolo.

Faceva parte della corrente letteraria della cosiddetta Generazione perduta, un gruppo di scrittori americani nati negli anni 1890 che si stabilì in Francia dopo la prima guerra mondiale.

Scrisse quattro romanzi:

Il suo primo romanzo, Di qua dal paradiso, uscì nel 1920, seguito da Belli e dannati (1922) e da Il grande Gatsby (1925). Dopo alcuni anni di silenzio, tornò al romanzo con Tenera è la notte (1934) e con Gli ultimi fuochi, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1941. Tra le numerose raccolte di racconti, da ricordare Storie dell'età del jazz (1922) e La sveglia (1935). Da segnalare, infine, i saggi di L'età del jazz (usciti postumi nel 1945).
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Hopper

martedì 22 maggio 2012

“Le nostre vite senza ieri” di Edoardo Nesi


Vincent Van Gogh


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Non sono tempi spensierati i nostri. Leggiamo i giornali, guardiamo la TV, sbirciamo con amarezza il nostro conto in banca, compriamo solo in saldo, risparmiamo sulle cene fuori, anche se i ristoranti sono sempre pieni, cambiamo lavoro e poi ancora e poi ancora. Fino a quando non ci manca anche il lavoro precario che avevamo e iniziamo a cercare un altro lavoro. E così all’infinito. Poi ci sono i debiti contratti quando si stava meglio,  perché c’è stato un periodo in cui si stava meglio, ma sembra così lontano e sbiadito che quasi lo ricordiamo appena.

Sono tempi di austerity e impariamo a non crescere, a non progredire, a perdere quello che avevamo, a rinunciare, a sopravvivere. È un destino amaro, quello dei giovani italiani, ma non ineluttabile. Le nostre vite senza ieri, il nuovo libro di Edoardo Nesi, Premio Strega 2011 con Storia della mia gente, è rivolto proprio ai giovani che, loro malgrado, vivono questo lento declino italico.
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Vincent Van Gogh
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Nesi ha una speranza: che i giovani possano davvero cambiare le cose, che le giovani generazioni dimentichino il loro “ieri” per affrontare con tenacia e aggressività i loro “domani”.
Che abbiamo idee nuove che i loro genitori non possano capire (altrimenti non sarebbero davvero nuove), che usino la Rete per cambiare il loro mondo.
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Vincent Van Gogh
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 Dove andranno i giovani di oggi ? ....più di una generazione sembra perduta, sacrificata sull'altare del ''sistema'' che non rinuncia ai suoi riti

Jack Kerouac, On the road

« Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare». »

(Jack Kerouac, On the road, pg.17)
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On the road è un romanzo che non ha bisogno di presentazioni. “Sulla strada” non è solo l’opera più conosciuta di Jack Kerouac, non è solo il manifesto della beat generation.
È un romanzo generazionale prima che venisse coniata l’etichetta, contemporaneo a James Dean e il suo capolavoro “Gioventù bruciata”, ma sopratutto è la vita dell’autore stesso, tanto da fargli dire che “questo lavoro è la mia vita sulla strada”.
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 http://www.stile.it/cultura-e-spettacoli/cinema/on-the-road-kristen-stewart-walter-salles/

lunedì 21 maggio 2012

Quasimodo




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ED E’ SUBITO SERA
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.Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera



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COLORE DI PIOGGIA E DI FERRO 
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.Dicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.
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SPECCHIO
.Ed ecco sul tronco
Si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
.E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
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RIFUGIO D’UCCELLI NOTTURNI
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.In alto c’è un pino distorto;
sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.
.Rifugio d’uccelli notturni,
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.
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Ha pure un suo nido il mio cuore
Sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.
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Alle fronde dei salici
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E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

venerdì 18 maggio 2012

Lettera


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Le parole che mi invii lasciano una nostalgia di orizzonti lontani...
il bisogno di dare un senso al vivere lo portiamo dentro e la natura ci aiuta a capire quanta bellezza si cela in noi...
fa parte del nostro essere degli eterni cercatori di vita, assetati di un barlume di verità per la quale saremmo disposti a impiegare molte energie.

Quella domanda perenne che ci abita trova risposta nel nostro abitare la vita... è così che alcune persone, quando le incontri, fanno parte di te e le ritrovi presenti nell'anima.
Il tuo nome e il tuo volto sono sempre con me; è straordinario come i legami e le storie si intreccino e in maniera inattesa e inusuale si aprano nuovi orizzonti sconosciuti.

Pensiamoci così, attenti a cogliere i sentieri che Dio apre davanti ai nostri passi.
Che tu possa sentire in questi giorni la tenerezza della Sua misericordia che allevia le pene e le preoccupazioni; auguri per i tuoi lavori e per te: che le tue giornate siano un bouquet di fiori da offrire all'Amore...
                                                                                                                                       tua sorella teresa

Il "Notturno" di Alcmane





Dormono le cime dei monti e le gole
e le balze e le forre
e la selva e gli animali che nutre la terra scura
e le fiere montane e la stirpe delle api
e gli animali negli abissi del mare cangiante:
dormono le specie degli uccelli dalle ali distese.
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Heinrich Böll - Opinioni di un clown (1963)

Nella Germania del neocapitalismo rampante, il giovane borghese Hans Schnier decide di fare il clown di professione, per assicurarsi una sorta di zona di sicurezza ideologica, compromessa il meno possibile con poteri forti e piccoli che paiono ormai non avere più limiti.
E' una scelta difficile e rischiosa, che gli fa perdere l'amatissima compagna Maria, troppo "regolare" e timorata per stargli accanto, e che lo riduce infine in una sorta di sottosuolo spirituale, da lui praticato nella disperazione immedicabile di una solitudine assoluta.
Scritto nel 1963, Opinioni di un clown è forse il romanzo più cupo e più "impegnato" che Heinrich Böll abbia mai scritto.
La disumanità di una popolazione che nella rincorsa affannosa del profitto ha trovato il miglior narcotico per tacitare i forti, quasi insostenibili, sensi di colpa che la storia recente avrebbe dovuto ispirarle, risalta, a fronte del miserando destino di Hans, in tutto il suo terribile rilievo. Nella società tedesca dei primi anni Sessanta non c'è rimorso perché non c'è memoria, né cultura.
E lo stile asciutto di Böll, del tutto privo del benché minimo compiacimento lirico o effusivo, ci colpisce col ritmo martellante di un atto d'accusa inappellabile, dal quale non possiamo non sentirci toccati un po' tutti: all'Orrore della prima metà del secolo, sembra dire lo scrittore, subentra nella seconda l'Indifferenza, altrettanto ottusa, altrettanto micidiale; e il povero clown inutilmente ribelle può ben assurgere a rappresentante di una serie infinita - e sommersa - di vittime innocenti.
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Picasso

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Cenni biografici

 Heinrich Böll nacque a Colonia nel 1917 e morì nella sua casa di campagna a Bornheim-Merten. Di formazione cattolica, fu costretto dallo scoppio della guerra a interrompere gli studi di letteratura tedesca intrapresi all'Università di Colonia; chiamato alle armi, combatté in Romania e in Russia, finché decise di disertare e attese in un campo di prigionia americano la fine del conflitto.
Ottenuto un impiego statale, nel dopoguerra cominciò a scrivere, manifestando un atteggiamento fortemente critico nei confronti della Germania della ricostruzione e del "miracolo economico".
Contrario alla Nato, ma anche antisovietico, socialista democratico e pacifista, Böll fu sempre in prima linea nelle battaglie civili condotte in Germania, subendo spesso violente rappresaglie polemiche, non tacitate neanche dal premio Nobel, a lui attribuito nel 1972.
A partire dal racconto lungo Il treno era in orario (1949), la sua fama di narratore conobbe un incremento costante sia in patria che all'estero, ed ebbe le sue tappe più importanti nei romanzi Dov'eri Adamo? (1951), E non disse nemmeno una parola (1953), Casa senza custode (1954), Biliardo alle nove e mezzo (1959), Opinioni di un clown (1963), Foto di gurppo con signora (1972), L'onore perduto di Katharina Blum (1974), Assedio preventivo (1979), Cosa faremo di questo ragazzo? (1981).
Da ricordare anche le raccolte di racconti Gli ospiti sconcertanti (1956) e La raccolta di silenzi del dottor Murke (1958), i saggi di Lezioni francofortesi (1966) e il romanzo postumo Donne con paesaggio fluviale (1986).
(fonte - La Repubblica)

Hugo von Hofmannsthal - Lettera di Lord Chandos da '' Le cose mute''

Non scriverò più nessun libro, né in inglese, né in latino, perché la lingua in cui mi sarebbe dato non solo di scrivere, ma forse anche di pensare, non è il latino né l’inglese né l’italiano o lo spagnolo, ma una lingua di cui non una sola parola mi è nota, una lingua in cui parlano le cose mute.

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Giacomo Marramao - Passaggio a Occidente

La filosofia occidentale ci ha insegnato sin dai suoi esordi a diffidare del linguaggio, delle sue false evidenze, della potenza racchiusa nell’ingannevole trasparenza delle parole. Il monito dovrebbe valere a maggior ragione nell’attuale società della comunicazione: dove il ricorso a un’espressione allusiva e polisemica consente, per un’arcana taumaturgia, di evitare il “lavoro del concetto” con i suoi indispensabili correlati di analisi e sintesi, scomposizione e ricostruzione, differenziazione e confronto.
Picasso

Henri Laborit - Elogio della fuga


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"Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio..."


lunedì 14 maggio 2012

Zollikerberg ( le cose che ho, che non ho)

Giovanni Fattori

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E a te che penso
lungo la strada che scende,
fredda,
attraverso il bosco,
le luci della notte.

Le cose che ho,
che non ho,
che vorrei avere per dare.

L’amore che cerco,
che non ho,
che vorrei avere per amare.

Dire: “ti amo”
a te che ascolti..
E’ solo illusione
il sogno che ho fatto
lungo la strada che scende.

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(Giovenale Nino Sassi)
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 Zollikerberg ( Zurigo) notte di capodanno 1966/67
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domenica 13 maggio 2012

L'odore del pane

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LA  GENTE  NON  MANGIA  L'ODORE  DEL  PANE
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Picasso - saltinbanchi

sabato 12 maggio 2012

Imparare a leggere Clelia Mazzini




Ho avuto teatri immensi,
arene, popolari tendoni,
quando gestire il dramma aveva il senso
di una collettiva funzione.
La nuova era ha sommerso
di tele-rumori la civiltà;
un'ignava e matta bestialità
i fogli del Libro ha disperso.
E mi tenta, oggi, la cella appartata
in cui in pochi e per pochi
(o addirittura per l'età futura?)
dire l'epilogo di una morta avventura,
i suoni-traccia di una parola passata.
Perché il linguaggio resista,
sottrarre le schede al Medioevo che avanza;
serbare l'archetipo con monacale pazienza;
farsi - da istrione - archivista.

Vittorio Gassman
Tramandare
da Vocalizzi

Edward Hopper - Wikipedia

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La lettura delle cose di Clelia Mazzini è sicuramente ardua. Misurarsi con esse vuol dire cercare le parole nei crepacci: favorire il volo della mente, non opporsi ad esso. Non opporre resistenza. Si parte dal frammento, che con lei non è mai testo irrelato, scheggia e basta. Non si dà veramente incompiuto qui, giacché non avrebbe senso affidare a un testo breve il ‘compito’ di rappresentarci – come riescono a fare bene tutti i suoi testi – se l’implicito e il presupposto avessero la meglio. Nessuna reticenza è ammessa. Ognuno di questi testi è parte non solo dell’opera da cui proviene: ne costituisce un estratto prezioso, direi quasi strategico; aiuta a disegnare traiettorie di senso. Non si tratta di brevi folgorazioni e basta. Sempre, in poche righe è chiuso un mondo. Del tema veicolato si dice tutto. Icasticità e sintesi ed essenzialità e brevità sono una cosa sola. Né scrittura aforistica né culto del frammento prevalgono. Gli stessi testi proposti non sono citazione né ‘scheda’ bibliografica – quello che mi ha colpito di più di questo libro! Clelia sottolinea parti di testo, mette in corsivo e in neretto intere frasi e periodi: si appropria del testo stesso, fino a farne cosa solo sua. L’enfasi cercata è il modo che predilige per dire l’emozione e il ragionamento. Tra le mosse della ragione, l’ambiente sempre uguale da anni; le immagini che accompagnano i testi non illustrano quasi nulla. Stanno lì ad abbellire la pagina, senza nulla aggiungere e in nessun modo interferendo con il senso. Il suo sito è fatto solo di testi. E’ un omaggio al Testo. 

Imparare a leggere Clelia Mazzini è espressione che può andar bene per dire di ogni persona che prenda sul serio la scrittura che occorre trovare il nesso che da testo a testo conduca da qualche parte, per significare la ricerca della Erörterung, del ‘luogo proprio’ di essa, che non sta propriamente in un solo testo. Roland Barthes, discutendo su Sade, Fourier, Loyola, nell’opera che è stata definita il suo testamento spirituale, ha sentenziato definitivamente che non c’è nessun segreto da carpire: il segreto è vivere con Sade, Fourier, Loyola.
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Fonte : da ''Imparare a leggere Clelia Mazzini '' di  Gabriele De Ritis, Educatore di Exodus

EDWARD HOPPER pittore biografia opere




Neruda - Ode al giorno felice

Jean-François Millet biografia

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Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
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Neruda

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venerdì 11 maggio 2012

Buonanotte !

Jean-François Millet - Wikipedia

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 Sposta le tende, amico di Dio e amico mio...
calpesta l'erba, attendi la notte che viene al tramontare del sole,
e sui tuoi passi alla luce dei lampioni
potrai intravedere l'ombra di un tu fare compagnia alla tua solitudine...
Ascolta la voce del Silenzio, Mistero dell'Eterno,
tu che abiti in un cuore diroccato...
Fa' in modo che l'altro entri nel tuo cuore a tutte le ore
e lasci tutto spalancato e ti costringa a vivere con il cuore aperto,
che entri nella tua vita e prenda di te quel che desidera:
vivrai in un perenne dialogo d'amore.
Il chiarore dell'aurora plachi l'angoscia della tua disperazione
e le stelle cui ogni notte affidi i tuoi sogni di luce...
ritirandosi discrete alla luce del giorno,
ti restituiranno la speranza del domani:
la certezza di poter essere "amore"che sa farsi accanto.

(preghiera dei monaci carmelitani)

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Marco Tullio Cicerone - l'equità è inseparabile dalla giustizia


Pollaiolo - giustizia
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Tanto più uno eccelle in grandezza, tanto più vuole essere il primo o - peggio ancora - il solo. Ma è difficile poi che chi desidera sovrastare tutti rispetti l'equità, che è praticamente inseparabile dalla giustizia. Per cui avviene che non si lascia vincere né dal confronto di idee né dall'autorità del diritto e delle leggi; ed ecco sorgere allora nello Stato corruttori e faziosi per poter raggiungere la massima potenza ed essere superiori con la forza piuttosto che pari con la giustizia. Ma quanto più conservare l'equità è difficile, tanto più è apprezzabile: non v'è infatti nessuna circostanza, nella quale non si debba operare secondo giustizia. Il forte dev'essere considerato non colui che perpetra ingiustizie, ma colui che le impedisce.

Marco Tullio Cicerone
De officiis, I, 64
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La pace  e la giustizia, Museo del Prado, Madrid

giovedì 10 maggio 2012

Zelda (Zelda Mishkovsky Schneurson, 1914-1985)

 Folon
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Ho pensato stamattina:
non ritorna più la magia della vita
non ritorna.
Ma ecco, il sole improvviso in casa mia
essenza viva per me
e il tavolo con il pane
 
è oro
e il fiore sul tavolo e le tazze
oro
e cosa ne è stato della tristezza?
C'è splendore anche nella tristezza.

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Folon
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Zelda (Zelda Mishkovsky Schneurson, 1914-1985)

 
nata in Ucraina, dove il padre era rabbino, si trasferi` a Gerusalemme nel 1925, dove ricevette un'educazione religiosa. Zelda pubblico` varie poesie su periodici letterari israeliani, ma la sua raccolta Tempo libero usci` solo nel 1967. 
La sua opera sorprende per la sua straordinaria fusione di elementi profondamente religiosi, mistici, e di una sensibilita` letteraria assolutamente moderna.
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Folon

mercoledì 9 maggio 2012

Yehuda Amichai (1924 - 2000) - Sguinzagliare ricordi


Moshe Castel
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Sguinzagliare ricordi
 
In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli,
agli anni che fui nel mondo prima di te
e all’eternità che prima di te andrò a incontrare,

ai proiettili che non mi uccisero in battaglia
ma uccisero i miei amici,
di me migliori perché
non vissero oltre come me,
penso a te nuda davanti al fornello d’estate,
sul libro curva per leggere meglio
nella luce morente del giorno.

Vedi, abbiam vissuto più di una vita,
ora dobbiamo pesare ogni cosa
sulla bilancia dei sogni e sguinzagliare
ricordi che divorino ciò che fu il presente.
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Yehuda Amichai:

Nato a Wurzburg nel 1924 e morto a Gerusalemme nel 2000, è stato uno dei primi poeti contemporanei a scrivere in ebraico, utilizzando, nelle sue poesie, la lingua della Bibbia e dei libri di preghiere, in una forma moderna, incorporandola e rinnovandola nel linguaggio della vita di tutti i giorni, talvolta crudo, talvolta aulico.

Amichai è noto e apprezzato in tutto il mondo, le sue poesie sono state tradotte in trentasette lingue, compreso il cinese e il giapponese. La sua poesia è ricca di allusioni e riferimenti legati all'antico mondo ebraico, ma le cui immagini sono comprensibili e riconoscibili da un pubblico universale.

In italiano sono pubblicate le raccolte Ogni uomo nasce poeta (Roma, ed. Di Renzo, 2000) e Poesie (Milano, Crocetti Editore, 1996).
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Moshe Castel
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.... abbiamo vissuto più di una vita - dice Amichai - Succede quando conosci l'esodo dalla terra che ti ha formato e lotti per ricominciare. E' bellissima l'immagine dei ricordi :  Il bene e il niente che si confrontano in cerca di ciò che resta,forse il senso della vita 

martedì 8 maggio 2012

Leah Goldberg - preghiera

Leah Goldberg (1911-1970), 
una delle più grandi poetesse israeliane, morì quarant’anni fa’.
Scrisse un magnifico poema sulla preghiera.



 Vincent Van Gogh

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Insegnami, mio Dio, a benedire e pregare,
il mistero della foglia appassita, lo splendore del frutto maturo,
questa libertà di vedere, provare emozioni, respirare
sapere, sperare, non riuscire.

Insegna alle mie labbra la benedizione ed il canto di lode,
a rinnovare il tuo tempo al mattino ed alla sera.
Affinché il mio giorno d’oggi non sia come sempre.
Affinché il mio giorno non sia per me l’abitudine.

lunedì 7 maggio 2012

Paulo Coelho - Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta ed ho pianto.


Antonella Anedda, da Notti di pace occidentale


 
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Aspetta che scenda la temuta notte, che scompaia
la luce del crepuscolo, e ruoti
la terra sul suo asse.
Questa è la verità di questa sera incerta
sui cespugli di acacie e sulle case
questa è la sua misura - un acro di deserto.
 .
Sopporta i tuoi pensieri dentro il buio
che avanzino in fitte di memoria.
Puoi schierarli fino a crinali di spavento
fissarli vacillare quando la pianura si oscura
attenderne il ritorno ora che il cane tace
e la mente si spegne
per un attimo forma senza male
anima del geranio
tesa sulla ringhiera.
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Antonella Anedda (Anedda-Angioy) è nata a Roma. Vive tra Roma e la Sardegna. Ha collaborato per varie riviste e giornali come Il Manifesto, Linea d’ombra, Nuovi Argomenti. Ha pubblicato: il libro di versi Residenze invernali(Crocetti, Milano 1992, premio Sinisgalli opera prima, Premio Diego Valeri, Tratti poetry prize);il libro di saggi Cosa sono gli anni (Fazi, 1997) il libro di traduzioni e poesie Nomi distanti (Empiria, Roma 1998, con una nota di Franco Loi). Nel settembre 1999 è uscito il volume di poesie Notti di pace occidentale, per la casa editrice Donzelli di Roma. Di prossima pubblicazione presso la Feltrinelli un libro di saggi dal titolo La luce delle cose. E’ presente in antologie italiane e straniere.
  

giovedì 3 maggio 2012

Vittorio Sereni - Via Scarlatti


Telemaco Signorini
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Con non altri che te
è il colloquio.

Non lunga tra due golfi di clamore
va, tutta case, la via;
ma l'apre d'un tratto uno squarcio
ove irrompono sparuti
monelli e forse il sole a primavera.
Adesso dentro di lei par sempre sera.
Oltre anche più s'abbuia,
è cenere e fumo la via.
Ma i volti i volti non so dire:
ombra più ombra di fatica e d'ira.
A quella pena irride
uno scatto di tacchi adolescenti,
l'improvviso sgolarsi d'un duetto
d'opera a un accorso campanello.

E qui t'aspetto.

 
Vittorio Sereni
Via Scarlatti

mercoledì 2 maggio 2012

Berthold Brecht

“ Ci sedemmo dalla parte del torto 
visto che tutti gli altri posti erano occupati.„
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Fëdor Dostoevskij - I demoni

[ ... ] ...Vi sono degli istanti, si arriva a vivere degli istanti in cui il tempo improvvisamente si ferma e subentra l'eternità. -
- E lei spera di arrivare a un tale istante? -
- Sì -
- E' ben difficile che ciò possa accadere ai nostri tempi - replicò Nikolài Vsèvolodovič, anche lui senza la minima ironia, parlando lentamente e in tono pensieroso. - Nell'Apocalisse un angelo giura che il tempo non esisterà più. -
- Lo so. Ed è detto molto giustamente, con chiarezza e precisione. Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità non ci sarà più il tempo, perché non ce ne sarà più bisogno. E' un pensiero molto giusto. -
- Dove lo nasconderanno? -
- Non lo nasconderanno da nessuna parte. Il tempo non è un oggetto, ma un'idea. Si spegnerà nella mente dell'uomo... -

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Sant'Agostino d'Ippona

.... Che cos’è dunque il tempo? Quando nessuno me lo chiede, lo so; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so. Tuttavia affermo con sicurezza di sapere che, se nulla passasse, non vi sarebbe un tempo passato; se nulla si approssimasse non vi sarebbe un tempo futuro se non vi fosse nulla, non vi sarebbe il tempo presente. Ma di quei due tempi, passato e futuro, che senso ha dire che esistono, se il passato non è più e il futuro non è ancora? E in quanto al presente, se fosse sempre presente e non si trasformasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità... Questo però è chiaro ed evidente: tre sono i tempi, il passato, il presente, il futuro; ma forse si potrebbe propriamente dire: tre sono i tempi, il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro. Infatti questi tre tempi sono in qualche modo nell'animo, né vedo che abbiano altrove realtà: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione diretta, il presente del futuro l'attesa... Il tempo non mi pare dunque altro che una estensione (distensio), e sarebbe strano che non fosse estensione dell'animo stesso. ....

(Agostino d'Ippona, Confessiones XI, 14, 17: 20, 26; 26, 33)
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