giovedì 30 giugno 2011

J. Donne ... Nessun uomo è un'isola

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Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità.

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E dunque non chiedere mai per chi suona la campana:
Essa suona per te.
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J. Donne

Walt Witman (Leaves of grass)


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John William Waterhouse - Wikipedia


Io penso che una foglia d'erba non sia affatto

da meno della quotidiana fatica delle stelle,
E la formica è altrettanto perfetta, al pari di un
granello di sabbia o dell'uovo di uno scricciolo,
E la piccola rana è un'opera d'arte simile alle
più famose,
E il rovo rampicante potrebbe ornare gli spazi eterei,
E la giuntura più piccola della mia mano
la più perfetta macchina può deridere,
E la mucca che rumina a capo chino supera
qualsiasi monumento,
E un topo è un miracolo tanto grande
da convincere sestilioni di scettici.

S. Lawrence


"Nel silenzio della notte, io ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te. Nell'incanto dell'aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell'arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gìoia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te".
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mercoledì 29 giugno 2011

Giovenale Nino Sassi - Libertà



 Carl Spitzweg - Wikipedia
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Ti ho chiamato

nelle notti di solitudine
pronunciando il tuo nome.

Sono andato
nei giorni del cammino
pronunciando il tuo nome.

Ho aspettato
sulle spiagge l’onda
pronunciando il tuo nome.

Sulle pagine bianche di un quaderno
ho scritto il tuo nome
e alla gente ho parlato di te
e l’ipocrisia e l’egoismo che vivo
ho combattuto
pronunciando il tuo nome.

Ho voluto credere
perché nulla è più importante del fatto
che vivo e sono un uomo:

libertà!
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Vincent van Gogh - Wikipedia

Eluard, Liberté / Libertà


 Liberté - de Paul Eluard.
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Sui miei quaderni di scolaro


Sui miei banchi e sugli alberi
Sulla sabbia e sulla neve


Io scrivo il tuo nome


Su tutte le pagine lette
Su tutte le pagine bianche
Pietra sangue carta cenere


Io scrivo il tuo nome


Sulle dorate immagini
Sulle armi dei guerrieri
Sulla corona dei re


Io scrivo il tuo nome


Sulla giungla e sul deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sull’eco della mia infanzia


Io scrivo il tuo nome


Sui prodigi della notte
Sul pane bianco dei giorni
Sulle stagioni promesse


Io scrivo il tuo nome


Su tutti i miei squarci d’azzurro
Sullo stagno sole disfatto
Sul lago luna viva


Io scrivo il tuo nome


Sui campi sull’orizzonte
Sulle ali degli uccelli
Sul mulino delle ombre


Io scrivo il tuo nome


Su ogni soffio d’aurora
Sul mare sulle barche
Sulla montagna demente


Io scrivo il tuo nome


Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori dell’uragano
Sulla pioggia fitta e smorta


Io scrivo il tuo nome


Sulle forme scintillanti
Sulle campane dei colori
Sulla verità fisica


Io scrivo il tuo nome


Sui sentieri ridestati
Sulle strade aperte
Sulle piazze dilaganti


Io scrivo il tuo nome


Sul lume che s’accende
Sul lume che si spegne
Sulle mie case raccolte


Io scrivo il tuo nome
Sul frutto spaccato in due
Dello specchio e della mia stanza
Sul mio letto conchiglia vuota


Io scrivo il tuo nome
Sul mio cane goloso e tenero
Sulle sue orecchie ritte
Sulla sua zampa maldestra


Io scrivo il tuo nome
Sul trampolino della mia porta
Sugli oggetti di famiglia
Sull’onda del fuoco benedetto


Io scrivo il tuo nome


Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende


Io scrivo il tuo nome


Sui vetri degli stupori
Sulle labbra intente
Al di sopra del silenzio


Io scrivo il tuo nome


Su ogni mio infranto rifugio
Su ogni mio crollato faro
Sui muri della mia noia


Io scrivo il tuo nome


Sull’assenza che non desidera
Sulla nuda solitudine
Sui sentieri della morte


Io scrivo il tuo nome


Sul rinnovato vigore
Sullo scomparso pericolo
Sulla speranza senza ricordo


Io scrivo il tuo nome


E per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti


Per nominarti
Libertà.






Paul Eluard

martedì 28 giugno 2011

Destinatario sconosciuto

Albert Anker
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Gentile professoressa,

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E' tardi per scrivere e la notte insonne accompagna la stanchezza… sarò breve: grazie !
Non so quali poesie intende scegliere e in quale contesto verranno presentate ma penso che mi terrà informato.
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Tutta la poesia è finita/
scrivevo nel 1974,
un giorno d’ottobre, / freddo / oltre le valli di frontiera licenziavano/
Che cosa potevamo fare / noi / potevamo restare fedeli / le valigie pronte / diverse / diversi noi stessi / uomini / ormai difficile da uccidere dentro.
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La crisi colpiva le imprese svizzere, Pier Paolo Pasolini, sul Corriere della Sera scriveva ‘’Io so’’, … accadeva altro ed io pubblicai una raccolta di poesie che raccontava la solitudine e le difficoltà degli uomini e delle donne del mio tempo. Avevo un buon impiego e non rischiavo nulla.


Raccontavo di me, dei tanti che avevo conosciuto … raccontavo soprattutto di mia madre. E’ lei la ‘’Valigia vecchia legata con lo spago’’… una generazione di emigranti che attraversò le frontiere in cerca di futuro.


E’ morta di recente, mia madre e … ‘’Stasera un pensiero bagnato di niente / avvolge le sconfitte e le nasconde /insieme al ricordo degli anni giovani / al rammarico per quello che poteva essere / e non è stato./ Stasera ripenso .../ Ho perso una persona cara… ./ Non bastano i ricordi …/ stasera sono solo su questa terra ’’.
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Non conosco la sua scelta ma tengo molto alla poesia ‘’Libertà’’.
Grazie per avermi ascoltato, stia bene, Giovenale Nino Sassi

sabato 25 giugno 2011

Ungaretti e gli anni vissuti in Brasile

Immagini relative a albert anker

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Gli anni che Ungaretti ha vissuto in Brasile sono funestati da lutti devastanti. Nel 1937 muore il fratello Costantino, a cui dedica Tutto ho perduto , la poesia di apertura della terza raccolta ungarettiana, Il Dolore pubblicata nel 1947. Costantino, più vecchio di otto anni, per il poeta ha sempre rappresentato l'infanzia, Alessandria, il loro mondo favoloso, tutto il mondo:

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Tutto ho perduto
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tutto ho perduto dell’infanzia
e non potrò mai più
smemorarmi in un grido.
l’infanzia ho sotterrato
nel fondo delle notti
e ora, spada invisibile,
mi separa da tutto.
di me rammento che esultavo amandoti,
ed eccomi perduto
in infinito delle notti.
disperazione che incessante aumenta
la vita non mi è più,
arrestata in fondo alla gola,
che una roccia di gridi.
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Costantino era il passato e il passata era l'innocenza. Partito lui per l'estremo viaggio, '' la vita non mi è più,/ arrestata in fondo alla gola,/ che una roccia di gridi.

Che cosa è rimasto ? Soltanto '' sogni, barlumi, / i fuochi senza fuoco del passato.
Due anni dopo muore all'improvviso, per un'appendicite non diagnosticata anche il figlio del poeta, Antonietto, di soli nove anni ... La città di San Paolo diventa allora lo scenario odioso di un nuovo diario in versi che narrano la tragedia.
.... Giorno dopo giorno … che è molto più di un diario in verso per quella morte racconta il vuoto, la vertigine del nulla, una desolazione senza sbocchi, la fine della pietà
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giovedì 23 giugno 2011

Ungaretti, Lucca e i diciottenni oggi


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Riflessioni su una poesia che "parla" in modo diverso a chi pensava di aver diritto ai sogni e che chi quei sogni sembrava averli perduti  di  

 Elisa Biagini

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Qualcuno mi rinfreschi la memoria: chi sceglie le poesie per la prova di italiano della maturità? Chi valuta quali siano i versi che riescono a parlare a un diciottenne del 2011, perduto casomai in leopardiane rimuginazioni sul senso della vita e in montaliani momenti di scoperta della sua assenza?

Non gli parla forse di più l'Ungaretti soldato che paragona la vita dei compagni al fronte a quella delle foglie autunnali, testo legato ad un evento storico specifico certo ma che così potentemente nella sua sintesi racconta anche la fragilità del vivere che ci angoscia tutti?
Rileggo "Lucca", scritta dal poeta sopravvissuto alla follia bellica, un nomade che è attratto dalle proprie radici come da calamite (ma poi "qui la meta è partire"), un quarantenne che comincia a fare i conti con gli anni che gli restano, un adulto insomma che dopo l'esperienza di violenza della prima guerra mondiale attinge alla linfa della memoria infantile per capire cosa gli resti da fare. Un adulto che dopo aver flirtato, come tutti, con l'idea della morte, la morte l'ha vista davvero in 3D e adesso cerca stabilità, pur nella sua rassegnazione ("addio desideri, nostalgie"). Ha quasi chiuso il cerchio ("so di passato e d'avvenire quanto un uomo può saperne"), la "meraviglia" non c'è più anzi c'è il "terrore" eppure è adesso che c'è la fusione con il mondo circostante, arrivando a non temere neppure la morte, "non mi rimane che rassegnarmi a morire", purché questo avvenga in modo naturale e non per mano umana.
Ecco, io quarant'anni ce li ho adesso e quei conti li sto facendo: ho lavorato a lungo per imparare a rallentare e osservare per poter poi affondare con minor timore nelle cose e nel mondo ("conosco ormai il mio destino e la mia origine"). Ma a diciott'anni ci sarei riuscita? Certo è però che nel 1988 questa rassegnazione era qualcosa di molto più lontano da un giovane di quanto lo sia oggi: ancora si pensava che fatta l'università si sarebbe trovato un lavoro che ci piacesse, che avremmo potuto permetterci anche il lusso di qualche sogno. Sappiamo bene che oggi non è più così, che il lusso è il lavoro, la normalità, l'idea di un futuro: si nasce rassegnati. "Non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare" scrive Ungaretti, ma almeno lui il suo sogno se l'è goduto.
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Fonte: Repubblica Firenze / Cronaca / Ungaretti, Lucca e i diciottenni oggi
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L'autrice dell'articolo ha pubblicato per Einaudi "Nel bosco", ha curato "Nuovi poeti americani" e altri volumi
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Un paese, un sistema paese che dimentica e umilia i suoi giovani non ha futuro.

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UN  PAESE  DIVERSO  è  POSSIBILE
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Vincent van Gogh

lunedì 20 giugno 2011

DESTINATARIO SCONOSCIUTO : il male e il bene - qualche considerazione e una domanda



Caro destinatario sconosciuto,

Siamo entrati in un tempo della storia difficile che prelude eventi durissimi, forse catastrofici. Le banche falliscono, falliscono gli Stati e manca una visione del futuro.
Cresce la disoccupazione specie giovanile


Corriamo veloci verso il niente ?


Il secolo breve ha conosciuto il male ma non è mancato il bene.
Lungo il novecento, l’Europa, segnata dall’influenza dell’illuminismo, ha prodotto anche molti frutti positivi e non è giusto guardare a noi stessi, a quello che siamo stati, soltanto dalla prospettiva del male scaturito dai conflitti e dalle dittature (fascismo, nazismo, socialismo reale)


Le dittature, infatti, non sono riuscite a soffocare l’anelito di libertà dei popoli … e sono cadute.


In ciò si rispecchia la natura del male così come l’intesero sant’Agostino e san Tommaso.
Il male, diceva Agostino, è sempre assenza del bene che dovrebbe essere presente … è una privazione.
‘’ Ma non è mai totale assenza di bene ‘’… anzi possiamo dire che il male e il bene camminano insieme lungo i quadranti della storia. Impossibile separarli ma sappiamo che nonostante le distruzioni il bene finisce per prevalere.


E’ la speranza cristiana, questa, ma è anche l’insegnamento della storia.


Siamo entrati, infatti, in un tempo difficile ma ricco di promesse. Da un lato abbiamo le guerre, il terrorismo, la crisi economica e la disoccupazione dilagante…. l’esodo di massa da terre inospitali di generazioni di uomini e donne verso la salvezza che non c’è … o c’è ma a duro prezzo e solo per alcuni.


Succede oggi e disegna un futuro incerto, drammatico che mette a dura prova gli Stati e le istituzioni internazionali come l’ONU.


Dall’altro la ricerca scientifica promette illimitate energie dal sole, dall’aria, dall’acqua e la medicina finirà per debellare le grandi malattie… e ancora, ancora.... l'universo !


Abbiamo il bene a portata di mano ma inseguiamo il male .


L’economia e tutto ciò che significa – il potere e l’egoismo di pochi - non scommette sul futuro se non è il suo ovvero se non può governarlo : non scommette sull'uomo.


Fino a quando ?

venerdì 17 giugno 2011

Il cavallo bianco del capitano



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Ripenso i soldatini di piombo,
il cannone da campagna e il trenino
che correva incontro ai sogni .
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Al fronte infuriava la battaglia…
trincee scavate in angoli di giardino
tra le azalee e l’oleandro.
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Zolle di terra
diventavano colline e montagne
I ciuffi d’erba foreste incantate …
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Portava l’infanzia e la prima gioventù
il cavallo bianco del capitano.
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martedì 14 giugno 2011

Destinatario sconosciuto - Lettera II


L’umanità ha fatto molti errori. Ma per fortuna , non si è mai sbagliata su un punto… Prima o poi si è sempre ricordata dei grandi geni della letteratura, dell’arte e della filosofia. Quelli che hanno espresso la ricchezza spirituale dell’uomo.

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Caro Dante, mi piacerebbe avviare con te, ammesso che io ne sia capace, una conversazione sui temi della cultura, dell’arte e della filosofia.
Uno sguardo oltre gli anni e tornare a Luino, a Piero Chiara e Vittorio Sereni… al murmure della frontiera.
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Una frontiera,in Italia, quella dei Referendum, è stata superata e come afferma il tuo collega letterato la cultura potrebbe aiutarci a ritrovare orizzonti dimenticati.


Non si può governare il vento,
ma si può cambiare
la direzione delle vele.»
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lunedì 13 giugno 2011

sabato 11 giugno 2011

Referendum: andrò per tracciare una strada che poi è un pensiero: l’idea che un paese diverso è possibile.


Don Chisciotte della Mancia 

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Andrò a votare non perché invitato dai partiti o dai movimenti che hanno – li ringrazio – raccolto le firme. Andrò per tracciare una strada che poi è un pensiero: l’idea che un paese diverso è possibile.
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La politica dei leader non mi appartiene.
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Vado, sperando di intraprendere un cammino nuovo che mette le nuove generazioni al centro delle politiche di sviluppo sociale, culturale, economico
Un paese, un sistema paese che dimentica e umilia i suoi giovani non ha futuro.
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Don Chisciotte

venerdì 10 giugno 2011


Piove !
Un cucchiaio argentato
ruba le nubi alla notte,
illumina i boschi e i tetti delle case
che veloci scendono verso la piaggia

[ .... .... ....]


mercoledì 8 giugno 2011

Vasco Pratolini


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‘’Credo nella memoria, cioè nella possibilità di inventarsi la propria vita dopo averla vissuta, che non è un modo di "volersi bene" ma la via più diretta e illuminata per pervenire alla conoscenza dei propri errori’’ ….

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martedì 7 giugno 2011

Piove !



                Tace il silenzio sui tetti
       . piove !
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Immagini relative a Norberto - città silenziosa

lunedì 6 giugno 2011

Grazie !!!


HAN WU SHEN pittore biografia opere 
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Voglio raccontarti una storia che mi ripeto sempre quando mi accade qualcosa di spiacevole

Un contadino cinese, molto povero, possiede solamente un cavallo che utilizza per arare il suo campo.
Un giorno il cavallo scappa....
Vanno da lui i suoi vicini "Oh povero Chen, il tuo unico cavallo, come farai ora ... che sfortuna!"
E il contadino risponde "Forse!"

Qualche tempo dopo il cavallo ritorna con una bella puledra.
Vanno da lui i suoi vicini "Oh Chen, avevi un cavallo e ora ne hai due, ... che fortuna!"
E il contadino risponde "Forse!"

Qualche tempo dopo l'unico figlio maschio del contadino cerca di domare la puledra ma cade e si fa molto male.
Vanno da lui i suoi vicini "Oh povero Chen, il tuo unico figlio maschio e come farai, dovrai lavorare da solo ... che sfortuna!"
E il contadino risponde "Forse!"

Qualche tempo dopo scoppia una guerra e l'imperatore arruola di forza tutti i giovani maschi del regno. Il figlio del contadino poichè ancora molto malato non viene preso.
Vanno da lui i suoi vicini "Oh Chen, il tuo unico figlio maschio è rimasto a casa, ... che fortuna!"
E il contadino risponde "Forse!"

E così possiamo andare avanti all'infinito.....
La morale è chiara non sempre ciò che sembra un male lo è.

F.to ... Destinataria sconosciuta Nikka
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Il tempo che passa succede al tempo... e devo ancora ringraziare Nikka per la bella pagina che avete letto . Ero in attesa di un interveno chirurgico.
Grazie anche se in colpevole ritardo.

Mare di Giovanni Pascoli



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M'affaccio alla finestra e vedo il mare:

vanno le stelle, tremolano l’onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?
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Il poeta s'affaccia alla finestra e vede il mare; è una notte stellata e la luce si rifrange sulle onde. Le onde sono come le stelle: si muovono e sembrano dialogare tra loro. Il vento smuove l'acqua e produce rumori simili a sospiri; intanto il poeta vede apparire sul mare un ponte di luce, che supera le distesa dell'acqua e  si domanda dove arriverà.
E' un madrigale, quindi tutti endecasillabi rima abab cc dd. .....  Il paesaggio visto dalla finestra è quieto, calmo e riflette l'animo del poeta nel momento della sera, il cielo si riconguinge al mare, quindi il cielo alla terra e se quindi  anche i morti ai vivi (il padre).
Poi il clima quieto viene interrotto dalla visione del ponte d'argento, che spezza in due il paesaggio del cielo e del mare che formavano un tutt'uno scintillante. E ' probabilmente il riflesso della luna.
Nella terza strofa il poeta si chiede il significato del ponte, non sa dove potrebbe condurre nè per chi sia stato creato. Attraverso il processo simbolista, Pascoli esprime le sue considerazioni sulla vita e la sua fine : la morte, con un'aura di mistero, di incertezza.

Fonte internet

sabato 4 giugno 2011

Lettera di Marziale a Giovenale


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«Mentre tu forse ti aggiri inquieto,/Giovenale , per la chiassosa Suburra ,/o consumi la collina di Diana signora;/ mentre da una soglia all'altra dei padroni/ la toga sudata ti sventola e su e giù/ per il Celio maggiore e il minore ti schianti le gambe,/ me, dopo tanti dicembri, la mia bramata,/ Bilbili, superba d'oro e di ferro,/ha accolto e fatto contadino».
[ …………. ]
«.mi godo lunghi e sfacciati sonni./ per recuperare quanto ho perduto a Roma/ dove per trent'anni non ho mai potuto dormire./.Qui si ignora la toga; se chiedo una veste, mi si dà/ la più vicina, da una sedia azzoppata./ E quando mi alzo, mi accoglie il focolare/ con una gran bracciata di sterpi del querceto qui accanto,/ che la contadina incorona tutto intorno di pentole./.Così mi piace vivere, così mi piace morire».
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(Marco Valerio Marziale )

venerdì 3 giugno 2011

Lucio Anneo Seneca ...

Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606, Leiden - 1669, Amsterdam),
“Cristo nella tempesta sul mare di Galilea”, 1633,
 Olio su tela, 160 × 127 cm,
Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.


Non esiste vento favorevole
per il marinaio che non sa
 dove andare
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Seneca e le Naturales quaestiones

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Al saggio non può capitare nulla di male: non si mescolano i contrari. Come tutti i fiumi, tutte le piogge e le sorgenti curative non alterano il sapore del mare, né l'attenuano, così l'impeto delle avversità non fiacca l'animo dell'uomo forte: resta sul posto e qualsiasi cosa avvenga la piega a sé; è infatti più potente di tutto ciò che lo circonda.
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Lucio Anneo Seneca - da Naturales quaestiones

Beethoven - Sonata per pianoforte n. 14 - Quasi una fantasia - Chiaro di Luna


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La sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore (denominata dal compositore "Sonata Quasi una fantasia"), più comunemente nota sotto il nome di "Chiaro di luna" (Mondscheinsonate in tedesco), è l'op. 27 n. 2 del catalogo di Ludwig van Beethoven, e venne completata nel 1801.[1] Beethoven dedicò quest'opera alla sua alunna prediletta, la diciassettenne[1] Contessa Giulietta Guicciardi[1], di cui egli era (o era stato) innamorato.[1]
Essa è una delle più famose composizioni per pianoforte di ogni tempo e ampiamente riconosciuta come una delle più importanti opere del periodo classico. Il maestro aggiunse la scritta Quasi una Fantasia perché la struttura non rispecchia quella tradizionale di una sonata, che solitamente consta di quattro movimenti: un allegro (spesso in forma sonata), un adagio, un minuetto o uno scherzo e un altro allegro finale (frequentemente un rondò). Il primo movimento sembra invece omesso da quest'opera, ed è probabilmente questo il motivo per cui Beethoven la denominò Quasi una Fantasia: per indicarne il suo carattere libero e originale.

giovedì 2 giugno 2011

Catullo - Carme LXXII - Disinganno

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Una volta dicevi che amavi soltanto Catullo,

o Lesbia, e non volevi prendere Giove al posto mio.
Ti ho amato allora non solo come la gente comune ama l'amante,
ma come un padre ama i figli e i generi.
Ora ti conosco: perciò benché brucio ancora di più,
tuttavia tu sei per me di gran lunga più spregevole e più insignificante.
Come può essere, dici? perché un'ingiuria tale
costringe l'amante ad amare di più, ma a volere bene di meno.
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Commento.alla poesia /carme-lxxii-disinganno.html
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