lunedì 30 luglio 2012

I poeti lavorano di notte


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I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

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. (Alda Merini)

sabato 28 luglio 2012

Io e te

venerdì 27 luglio 2012

Vittorio Sereni - Terrazza


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Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.
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Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va..
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'’Sul far della sera sprofondavo nello stato contemplativo dal quale mi distoglievano le rade parole scambiate, sedendo in una terrazza sul lago, con un amico [ … ] a intervalli regolari ci investiva il fascio luminoso della piccola imbarcazione della Finanza vigilante il confine su possibili traffici del contrabbando e non solo di quelli ‘’. (Sereni)

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Siamo tutti sospesi, questa sera, dice Sereni, mentre i confini del lago svaniscono, si perdono come i pensieri che silenziosi si succedono
Ricordo la terrazza pensile sul lago simile alle nostre vite sospese nel calar della sera
Ricordo il fascio di luce dei battelli e quello più invasivo sulla frontiera di Zenna …

martedì 24 luglio 2012

DESIDERATA di Max Ehrmann

Albert Anker

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DESIDERATA

Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta
e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio.
Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva
i buoni rapporti con tutti.
Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,
anche il noioso e l'ignorante, anch'essi hanno una loro storia da raccontare.

Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,
perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.
Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.

Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile;
e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno.

Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono;
molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di eroismo.
Sii te stesso.

Specialmente non fingere di amare.
E non essere cinico riguardo all'amore,
perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba.

Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni,
abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna.

Ma non angosciarti con fantasie.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.

Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.
Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai un preciso diritto ad essere qui.

E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe.
Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,
e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.

Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti,
questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.
Fa di tutto per essere felice.
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Albert Anker

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Questo testo bellissimo viene quasi sempre presentato come "Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo".
Invece nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale.
In cima alla raccolta, c'era l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore, A.C. 1692", che è l'anno di fondazione della chiesa... da qui l'equivoco.
In realtà, l'autore di questi versi è Max Ehrmann, un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.

Albert Anker

Michelangelo Buonarroti






Il marmo è come l'uomo, prima di intraprendere qualcosa, devi conoscerlo bene e sapere tutto ciò che ha dentro. Così, se in te ci sono delle bolle d'aria, io stò sciupando il mio tempo.


da "L’anima innamorata", Alda Merini

Alda Merini
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L'anima non sente dolore
L'unico dolore che può stare alla pari con l'anima è il suo esilio, la sua involontaria inadempienza.
Chi può veramente sentire dolore è la mente, la mente e il cuore; però l'anima ha un potere soprannaturale: può morire in vita, può dimenticarsi del proprio corpo e della propria schiavitù, può perdere di vista il candore della sua ricerca, quel muro di affanno e di colpa che per tanto tempo ha cercato di inaridire senza mai riuscirvi.
L'anima quindi sarà figlia di nessuno ma anche figlia di se stessa e anche vegetazione sublime della sapienza di Dio, della sua intima felicità.

da "L’anima innamorata", Alda Merini

martedì 17 luglio 2012

Ungaretti ... Sono nato al limite del deserto




Uomo che cammina nel deserto (Marinella Albora)
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 Scrive Ungaretti...

‘’Sono nato al limite del deserto e il miraggio del deserto è il primo stimolo della mia poesia […]

''E’ il deserto il primo stimolo, lo stimolo iniziale, lo stimolo che da moto poi alla poesia che può esprimere anche una diversa realtà, una realtà ubertosa, ma insomma partendo da questo nulla, da questo nulla e da questo sentimento di questo nulla sul quale non si fondano che delle illusioni che portano a perdizione. ‘’

Dice anche che il deserto ... ''È lo stimolo d’origine… perché l’origine della poesia è un’altra, è più segreta, è più fonda […] L’origine della poesia è il contatto dell’uomo con Dio, è il contrasto dell’uomo che non sa, che non potrà mai sapere»


(da Vita d’un uomo. Saggi e interventi, Mondadori, Milano 1974, p. 817).

Mons. Ottorino Pietro Alberti ... il mio Padre spirituale


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 È morto mons. Ottorino Pietro Alberti, un Giusto tra gli uomini, un Sacerdote, un Arcivescovo della Chiesa di Dio,un Santo
Padre spirituale di molti e di me che a fatica  scrivo, di me che piango la sua morte e la solitudine di queste ore … 
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Sono veramente solo su questa terra.
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Mi conforta pensare che dalla Casa del Padre un Angelo guarderà e proteggerà la mia vita, i miei passi, le salite e le discese che restano davanti ...
 lungo questi anni ostili

Mons. Ottorino Pietro Alberti



Monsignor Ottorino Pietro Alberti è morto questa mattina a Nuoro. Giovedì alle 16,30 il funerale nella cattedrale nuorese.

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Monsignor Alberti è morto dopo una lunga malattia nella sua casa di Nuoro. Nato nel 1927 proprio a Nuoro, divenne sacerdote nel 1956. 
 Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Pisa ,  è stato docente e rettore del Seminario Maggiore di Cagliari.
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 È nominato arcivescovo di Spoleto e vescovo di Norcia il 9 agosto 1973. Riceve l'ordinazione episcopale l'8 settembre 1973 dal cardinale Sebastiano Baggio (coconsacranti: arcivescovo Giuseppe Bonfigioli, vescovo Giovanni Melis Fois). Il 30 settembre 1986 è chiamato a reggere la nuova arcidiocesi di Spoleto-Norcia.
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 Il 23 novembre 1987 venne trasferito alla guida dell'arcidiocesi di Cagliari. Si dimise nel 2003 per raggiunti limiti di età e tornò nella sua città natale. Era canonico onorario della Cattedrale di Nuoro e membro della Congregazione per le cause dei Santi. 
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 Arcivescovo emerito di Cagliari era stato anche presidente della Conferenza episcopale sarda.
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Il funerale è fissato per giovedì alle 16,30 nella cattedrale di Nuoro e sarà celebrato dall'arcivescovo monsignor Arrigo Miglio. Saranno presenti tutti i vescovi della Sardegna, compresi gli emeriti. 
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La salma di monsignor Alberti sarà esposta da questo pomeriggio sempre nella cattedrale di Nuoro.
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lunedì 16 luglio 2012

16 Luglio, festa della Beata Vergine del Monte Carmelo





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«Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita».



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I primi Carmelitani

Il Primo Libro dei Re, un libro storico della Bibbia, racconta che il profeta Elia raccolse una comunità di uomini sul monte Carmelo, che in aramaico significa "giardino", ed operò in difesa della purezza della fede nel Dio di Israele, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal.
A causa del legame col profeta Elia, dovettero stabilirvisi prestissimo comunità monastiche cristiane, e i crociati, quando vi giunsero dall'XI secolo, vi trovarono già dei religiosi insediati, forse di rito maronita, che si ritenevano successori dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio. Probabilmente verso la fine della terza crociata (1189-1191) alcuni crociati e pellegrini si unirono a loro presso la "fonte di Elia", per condurre una vita eremitica, imitando il profeta biblico, anche se in chiave cristiana: attorno al 1154 si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina assieme al cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e riunì gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle e la dedicarono alla Vergine: presero quindi il nome di "Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo".
Il Carmelo ha acquisito subito i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria. Dal profeta ha ereditato il desiderio di interiorizzarne la Parola nel cuore per testimoniarne la presenza nel mondo; con Maria si impegna a vivere con la stessa profondità di unione a Cristo che caratterizzò la Madonna. (Wikipedia)
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Testimonianza

Camminavo ieri sera in giardino dopo il tramonto e pensavo a quel silenzio che fasciava di bellezza il giorno trascorso mentre lo scampanio delle greggi sulle colline vicine accompagnavano le ombre che scendevano. Un silenzio carico di parola e di vita. Silenzio: la parola preferita di Dio! Quante sillabe lasciate tutt'attorno, sillabe da ricomporre nello spazio di quei confini interiori aperti all'incanto. Quando il buio ormai era completo e tornavo sui miei passi per rientrare mi è passato addosso un brivido e un tremore: ho pensato a quanti non avevano una porta da aprire e dei volti da incontrare. Le immagini si sovrapponevano, e il silenzio era diventato una spada, una minaccia. Somigliava a una distesa senza orizzonti di tenebra e di sabbia. Mi sembrava di portare addosso un peso insostenibile, il dramma di chi viveva nel deserto dell'abbandono e il panico di chi non aveva sentieri tracciati da seguire, ma solo e sempre sabbia... E come un lampo mi sono ritrovata nel deserto di ventisei anni fa quando il silenzio non mi parlava, ma era un'incognita da scoprire.  © Januacoeli.it
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Preghiera alla Vergine del Monte Carmelo

Fior del Carmelo, vite fiorita,
splendore del cielo,
tu solamente sei vergine e madre.
Madre mite, pura nel cuore,
ai figli tuoi sii propizia, stella del mare.
Ceppo di Jesse, che produce il fiore,
a noi concedi di rimanere con te per sempre.
Giglio cresciuto tra alte spine,
conserva pure le menti fragili e dona aiuto.
Forte armatura dei combattenti,
la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare.
Nell’incertezza dacci consiglio,
nella sventura, dal cielo impetra consolazione.
Madre e Signora del tuo Carmelo,
di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori.
O chiave e porta del Paradiso,
fa’ che giungiamo dove di gloria sei coronata.
Amen.

domenica 15 luglio 2012

SILENZIO di Giuseppe Ungaretti



Marie Laurencin, Apollinaire with friends, 1909

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La città che Ungaretti conosce, l'Alessandria d'Egitto dove era nato nel 1888, ogni giorno, all'alba, si riempie di luce e in quel momento tutto è come rapito, in uno stato di stupore commosso, quasi ascetico

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SILENZIO
di Giuseppe Ungaretti

Mariano il 27 giugno 1916

Conosco una città
che ogni giorno s’empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera

Nel cuore durava il limio
delle cicale

Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell’aria torbida
sospesi
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laurencin marie

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Il poeta in una sera del lontano giugno 1912 lascia la sua terra, portando nel cuore il canto interminabile delle cicale che assorda e rode dentro come una "lima". E dalla bianca nave che lo porta verso l’Italia, vede a poco a poco sparire, come in un abbraccio d’addio, le luci della città a lui tanto cara anche a causa della foschia prodotta dal caldo.

Il ricordo della città natale Alessandria per sempre persa e per sempre ritrovata per via di poesia, è l’espressione di un ritorno nostalgico verso una città sospesa in una solarità radiosa che il poeta ha lasciato una sera d’estate, vedendola sparire come in un ultimo abbraccio di luci.
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 'Group of artists' (the poet Appolinaire in the middle)

giovedì 12 luglio 2012

Vincent Van Gogh.


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Misuro i miei limiti di uomo e penso che l’Amore vince il niente e profuma di eternità....

martedì 3 luglio 2012

Karin Boye da Complete Poem

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Non ci sarà cielo
né notte d'estate
che potrà lasciarmi senza respiro.
L'eternità ha senso solo nel profondo.

Non ci sarà lago
che potrà riflettere una calma uguale
a quella delle nebbie
quando si diradano.

E così -
quando spariscono i confini della solitudine
e gli occhi diventano più chiari,
mentre le nostre voci inseguono la semplicità del vento -
nulla va più tenuto segreto.

Ecco
ora io non ho più paura
perché so che niente e nessuno
potrà allontanarmi da te.

Karin Boye
da Complete Poem

Inno all'amore (San Paolo)


 .
"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe.
L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine".


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