sabato 29 agosto 2009

Giuseppe Ungaretti - Silenzio

Ottone Rosai - Il muro del carmine.
SILENZIO
.
Conosco una citta'
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto e' rapito in quel momento.
Me ne sono andato una sera.
Nel cuore durava il limio
delle cicale.
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia citta' sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi

.

venerdì 28 agosto 2009

...da Frontiera - Vittorio Sereni

.
Strada di Zenna
.
Ci desteremo sul lago a un’infinita

navigazione. Ma ora
nell’estate impaziente
s’allontana la morte.
E pure con labile passo
c’incamminiamo su cinerei prati
per strade che rasentano l’Eliso.
.
Si mutal’innumerevole riso;

è un broncio teso tra l’acqua
e le rive nel lagno
del vento tra stuoie tintinnanti.
Questa misura ha il silenzio
stupito a una nube di fumo
rimasta qua dall’impeto
che poco fa spezzava la frontiera.
.
Vedi sulla spiaggia abbandonata

turbinante la rena,
ci travolge la cenere dei giorni.
E attorno è l’esteso strazio
delle sirene salutanti nei porti
per chi resta nei sognidi pallidi volti feroci,
nel rombo dell’acquazzone
che flagella le case.
Ma torneremo taciti a ogni approdo.
Non saremo che un suono
di volubili ore noi due
o forse brevi tonfi di remi
di malinconiche barche.
.
Voi morti non ci date mai quiete

e forse è vostro
il gemito che va tra le foglie
nell’ora che s’annuvola il Signore
.

Poeti del Secondo Novecento – Vittorio Sereni
.

mercoledì 26 agosto 2009

...da Frontiera - Giovenale Nino Sassi

LUINO
.
Questo luogo ha il sapore di una terra promessa raccontata lentamente una sera d’inverno quando il freddo rintana nelle case. . I paesi corrono sommersi tra teorie di curve aperte sul lago. Somigliano
a fazzoletti disposti in confusione, chiazze che si fronteggiano appena sotto i monti. . Non diversamente desiderai la promessa.
Scrissi ad un amico, e lui rispose che era possibile; venni, desiderai di restare.
(1972)


Edouard Cortes (1882-1969) - Rehs Galleries
.
Sarebbe bello
.
Sarebbe bello averti vicina
adesso che tramonta il giorno.
.
Questa stanza da pittore
troverebbe luce e spazio
e
....arriverebbe
.........silenziosa la sera
......a sussurrare parole d’amore.
.
Che ne so perché
di quest’ansia strana
che sale e stringe il petto,
perché non dormo.
.
Che fai …
....Dove stai…
........Con chi sei …
.
E’ triste star soli
adesso che tramonta il giorno.

Risultati illustrati per constable
John Constable - Wikipedia
.
Frontiera
.
Passo un’ora prima di cena
dopo un giorno oltre frontiera.
Se scendo è buio e l’orizzonte inquadrato
racconta una teoria di luci disperse:
i confini del lago.
.
Il corpo assapora momenti di pace
ma ogni cosa rientra nella solitudine.
.
Ci vorrebbe una donna per cambiare il discorso,
per riempire la casa ed accenderla
ma, laggiù, a quest’ora,
dopo un giorno oltre frontiera
resta solo chi gioca a carte.
.
Dovrei uscire per cercare
ma non escono le donne di famiglia la sera.
.
Resta il flipper, il biliardo, i soliti che al bar
raccontano il fatto del giorno.
Viviamo per andare oltre frontiera
spinti da un male incurabile:
il bisogno.

ANSA - DONNA 'GUARITA' A LOURDES, PER LA MEDICINA E' INSPIEGABILE

.
Notizia ANSA.it

.
TORINO - "Un fenomeno scientificamente inspiegabile, che io stesso impiegherò del tempo a elaborare": così il neurologo Adriano Chiò, dell'ospedale Molinette di Torino, ha definito la guarigione della sua paziente affetta da Sla Antonietta Raco, 50 anni, di Francavilla sul Sinni (Potenza), che ha ripreso a camminare dopo un viaggio a Lourdes. "Non ho mai visto un caso come questo", ha detto il medico. Nessuno, nemmeno la diretta interessata, parla di miracolo. Lei preferisce parlare di "dono". Il medico precisa: "Questa visita era programmata da tempo, e non serviva ad accertare eventuali prodigi. Per questo ci sono le autorità ecclesiastiche".Intanto, però, Antonietta Raco, malata di sla dal 2004 e in carrozzella dal 2005, cammina senza impaccio.
.

.
Continua il neurologo: "A giugno, quando l'ho visitata, non era in grado di muoversi. Solo di alzarsi dalla sedia a rotelle e stare in piedi con un appoggio. Non ho mai osservato niente di simile in un malato di Sla. E' un male che può rallentare, ma non migliora". La donna continuerà, comunque, ad essere seguita presso il reparto di Neurologia delle Molinette, e il professor Chiò ha già ordinato -"per pura cautela" spiega - la ripetizione di alcuni esami che la donna ha effettuato in Basilicata nei giorni scorsi. Antonietta, che il 5 agosto insieme al marito Antonio Lofiego, è rientrata da un pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla diocesi di Tursi e Lagonegro, è ancora incredula: "Il viaggio di andata, il 1 agosto, l'ho fatto nel vagone barellati del Treno Bianco Unitalsi. Il giorno dopo, nella vasca benedetta, ho sentito una voce femminile dirmi di farmi coraggio. Pensavo fosse un segno che sarei peggiorata ancora, ma poi ho sentito come un abbraccio, e un forte dolore alle gambe. Ho capito che qualcosa stava accadendo".
.
.
Il 5 agosto, tornata a casa, ha nuovamente sentito la stessa voce: "Mi diceva di raccontare a mio marito quel che era successo. Io allora l'ho chiamato, e davanti a lui mi sono alzata e gli sono andata incontro. Da allora non mi sono più mossa in carrozzella. Solo la prima volta che sono uscita, perché prima di mostrarmi a tutti volevo consultarmi con il parroco". Una gioia insperata, quella di Antonietta e dei suoi quattro figli, da cui però la "miracolata" rischia di essere sopraffatta. "E' come una vincita al Superenalotto, che porta con sé anche incredulità e senso di colpa", spiega la psicologa Enza Mastro, dell'Associazione piemontese per l'assistenza alla Sla. "Nei protagonisti di queste guarigioni insperate c'é spesso vergogna rispetto agli altri malati, poca voglia di uscire e mostrarsi, timore dell'invidia altrui. E comunque è un'emozione complessa che ci vuole tempo per gestire. Importantissimi sono gli affetti e le sicurezze quotidiane: la signora ha una famiglia solida di cui le farà bene occuparsi, e ha molta fede, che è un rifugio fondamentale in casi come questo".
.

martedì 25 agosto 2009

La bellezza (II)

.

Bellezza, nella Grecia classica, è parola inscindibile da quell’idea di armonia, di proporzione delle parti, di misura da cui scaturiscono anche la giustizia, il valore, la sapienza: kalokagathos è la celebre crasi che unisce il bello e il buono, il buono a-, “colui che è atto” non a qualche particolare azione ma aplos, buono “semplicemente”, in quanto tale, in generale: buono a- tutto è colui che in ogni cosa riafferma la sua misura. Si parla qui dunque, in primo luogo, di bellezza di un uomo, dell’uomo bello, e di bontà dell’uomo che è “atto” alla vita, che vive fino in fondo ciò che è. Ciò non esclude che si possa parlare anche di una bellezza sensibile delle forme, della scultura, dell’architettura, o della parola del poeta: la bellezza sensibile è anzi ricercata e acclamata come perfetta armonia, corrispondenza delle parti. Ma tale riconoscimento non ci rinvia ad una settoriale bellezza sensibile dell’arte separata della vita: è la crasi del kalokaagthos ad impedircelo, è la Grecia tutta a negare la separabilità del bello dalla vita nel suo insieme, dalle azioni del quotidiano, dalla polis. .
(da pratiche filosofiche)


.
Il tema della bellezza che salverà il mondo viene riportato a galla in età moderna dal grande romanziere russo F. Dostoevskij. In particolare, nell'opera L'Idiota, che vede protagonista un essere assolutamente buono, il principe Myskin, alle prese con un mondo invece completamente malvagio. La missione di questo eroe atipico sarà appunto quella d'instillare il seme della bellezza, di cui lui è portatore, in un contesto di assoluta desolazione spirituale. Missione che lui stesso fallirà inesorabilmente; così come fallì Cristo portatore del divino, ma che tuttavia non fu creduto dagli uomini e per questo fu crocifisso.
La bellezza domina questo capolavoro dostoevskijano, dalla prima all'ultima riga, aleggiandovi ed esercitando sui lettori un'irresistibile fascinazione. Bellezza che, in altri termini, non può che essere di derivazione platonica, visto l'indiscutibile platonismo della cultura ortodossa, di cui Dostoevskij fu uno dei massimi esponenti. Per l'appunto uno dei testi fondativi del misticismo russo s'intitola Filocalia, che vuol dire proprio: amore per la bellezza. Riassumendo: sia Platone che Dostoevskij non credevano in questo mondo, preda della bruttezza, bensì non smisero mai di credere nell'oltremondo della bellezza - intesa come fuoriuscita da un mondo inferiore. Entrambi corroborarono, dunque, la profezia sulla bellezza salvatrice.

lunedì 24 agosto 2009

Friedrich von Hardenberg (Novalis)

Bartolomé Esteban Pérez Murillo

.

Ti vedo raffigurata amabilmente
.
Ti vedo raffigurata amabilmente,
Maria, in infinite immagini,
ma nessuna può mai raffigurarti
quale t'immagina l'anima mia.
.
Da allora so che il tumulto del mondo
si è dileguato per me come un sogno,
e un cielo di dolcezza ineffabile
mi sta per sempre nell'anima.
.
Novalis - Wikipedia
.

Wapedia - Wiki: Bartolomé Esteban Murillo

.
Se in ore di ansioso tormento
.
Se in ore di ansioso tormento

nel nostro cuore il vuoto dilaga,
se ci rode nell'intimo l'angoscia
e alla stretta del male non c'è scampo;
pensiamo ai nostri cari tanto amati
come il dolore e l'ansietà li opprime,
da nuvole è interrotto il nostro sguardo,
non vi penetra un raggio di speranza.
.
Oh, allora Dio benignamente inclina
verso di noi, ci penetra il suo amore;
all'altra sponda trepidi aneliamo,
l'angelo suo, che il calice ci porta
di nuova vita, viene accanto a noi,
ci conforta e ci mormora coraggio;
se noi chiediamo per i nostri cari
riposo, non è vana la preghiera.
.

Wislawa Szymborska - Ad alcuni piace la poesia

.

Ad alcuni -

cioè non a tutti.

E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
.
Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
.
La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.
.
(Wisława Szymborska)
Libera Universita' Autobiografia - Wislawa Szymborska - Ad alcuni ...

domenica 23 agosto 2009

Vittorio Sereni - Il grande amico

Bartolomé Esteban Pérez Murillo
.
Un grande amico che sorga alto su me
e tutto porti me nella sua luce,
che largo rida ove io sorrida appena
e forte ami ove io accenni a invaghirmi...
.
Ma volano gli anni, e solo calmo è l'occhio che antivede
perdente al suo riapparire
lo scafo che passava primo al ponte.
Conosce i messaggeri della sorte,
può chiamarli per nome. E’ il soldato presago.
Non pareva il mattino nato ad altro?
E l’ala dei tigli e l’erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
non portavano ad altro?
Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
si arroventa la quota.
Come lo scolaro attardato
- né più dalla minaccia della porta
sbarrata fiori e ali lo divagano –
io lo seguo, sono nella sua ombra.
Un disincantato soldato.
Uno spaurito scolaro
.
.
Si può non sentirsi a proprio agio nelle poesie di Sereni che, d'altronde, non vogliono che ci si senta a proprio agio e anzi introducono di continuo, quasi a ogni parola, un'incertezza angosciosa.
.
Vittorio Sereni (Luino 1913 – Milano 1983), poeta, critico, traduttore e dirigente editoriale, è stato uno dei maggiori poeti e intellettuali italiani del secondo dopoguerra.
.

venerdì 21 agosto 2009

Charles Baudelaire - I fiori del male - LXXIV La campana incrinata

Edouard Manet, L'artista.
Ritratto di Marcellin Desboutin , 1875,
olio su tela, 192x128.
.

È così amaro e dolce nelle notti d'inverno,
ascoltare accanto al fuoco che guizza e manda fumo,
i ricordi lontani sollevarsi lentamente
al canto delle campane disciolto nella bruma
.
Beata la campagna dalla gola vigorosa
che a dispetto degli anni, sana ancora e solerte,
lancia fedelmente il suo grido religioso,
come un vecchio soldato sotto la tenda all'erta!
.
Quanto a me, la mia anima si è incrinata,
e quando soffrendo vuol riempire dei suoi canti
la fredda aria notturna, la voce affievolita
.
pare il rantolo rauco d'un ferito abbandonato
che in un lago di sangue, sotto un mucchio di morti,
muore senza muoversi, tra immensi sforzi.
.
.

giovedì 20 agosto 2009

AUTUMN (VIVALDI FOUR SEASONS)

.

Antonio Vivaldi

Giorgio Morandi

.


'' Giorgio Morandi è uno dei primi ad abbandonare l'intellettualismo programmatico e il gusto della trovata bizzarra per volgersi a castigate ricerche di pura pittura; temperamento modesto e pur raffinatissimo, egli riesce a profondere in un campo apparentemente limitato come quello della natura morta tesori di sapienza pittorica.
Dallo scrupoloso irreale nitore delle sue nature morte metafisiche egli passa a composizioni di umili oggetti casalinghi - bottiglie, brocche, fruttiere, talvolta qualche vaso modestamente infiorato - in cui la poesia nasce dalla perfetta unità tonale che filtra e disciplina l'intensità dei pigmenti cromatici''.
.
(da Castelfranchi-Cerchiari - Storia dell'Arte)
.

mercoledì 19 agosto 2009

Caterina Blog

Domenico Ghirlandaio
.

‘’Fresche le mie parole nella sera
ti sien come fruscio che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie…’’
.
(Gabriele D’Annunzio – La sera fiesolana)
.

Stasera è festa.
Caterina , di ritorno da Stoccolma e dintorni mi ha dedicato il Premio Mongolfiera che inserisco a margine del blog.
.
Stasera non ho parole mie per ringraziare e chiedo aiuto a D’Annunzio e alla sua sera fiesolana ( le prime due strofe) per provare a descrivere ...... ‘’la festa’’
.
Grazie Caterina! Grazie per il dono e l’amicizia

.

Arte contemporanea - Ottone Rosai

.

lunedì 17 agosto 2009

SALVATORE QUASIMODO - ORA CHE SALE IL GIORNO



Claude Monet
.
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
È cosí vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!
.


.

In Quasimodo la memoria è il solo spiraglio aperto alla solitudine: ed egli vi ricorre nei momenti di grazia, quando irrimidiabilmente sente l'urto del passato - vero o inventato non importa, e se importa è solo in senso interamente poetico - nell'anima. Il suo passato di fanciullo in un paese della Sicilia ricchissimo di storia e di mito, leggendario e aperto a richiami innumerevoli di grecità, a un momento si confonde col passato stesso dei luoghi e il tempo s'abolisce in una operazione rischiosissima del cuore e dell'intelligenza; la memoria veramente è extra - temporale, non resta che un'architettura d'aria, appunto il mito.

Pär Lagerkvist


Brueghel. .
Tra diecimila anni
Tra diecimila anni
sotto gli alberi passerà
una fanciulla snella e bionda
con fiori tra i capelli,
e sarà ancora primavera.
.
È un'ora mattinale
qui nel bosco della mia giovinezza,
dove tutto è fresco di rugiada,
ogni sentiero, ogni albero è cespuglio,
tutto ciò che non perisce.
.
Luminoso, il ramo della betulla sfiora
la sua fronte pura,
ed è ancora lei
che un giorno ho amato,
tutto ciò che è stato esiste ancora
.
Pieter Bruegel il Vecchio - Wikipedia
.

Uno sconosciuto è il mio amico
.
Uno sconosciuto è il mio amico, uno
che io non conosco.
Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di
nostalgia.
Perché egli non è presso di me.
Perché egli forse non esiste affatto?

PÄR LAGERKVIST

venerdì 14 agosto 2009

Feriae Augusti (riposo di Augusto)


FEAST OF THE ASSUMPTION OF MARY
.
The feast of the Assumption of Mary invites us to think, first of all, the resurrection of the body, of its glorification; this thought cheers us, comforts us, recalls us to hope and to prayer
.
.
«Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sì
che ’n te sua luce ascose [...]
soccorri a la mia guerra, ben ch’i’ sia terra
e tu del ciel regina.
Vergine sola al mondo, senza esempio,
che ’l ciel di tue bellezze innamorasti,
cui né prima fu simil, né seconda
santi pensieri, atti pietosi e casti.
Vergine pura, d’ogni parte intera
del tuo parto gentil figliuola et madre [...];
che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni;
Vergine chiara et stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella.
Vergine, in cui ho tutta mia speranza [...].
Fammi ché puoi, de la Sua gratia degno.
Non tardar ch’i’ son forse a l’ultimo anno.
Vergine humana et nemica d’orgoglio,
del comune principio amor t’induca.
Il dì s’appressa et non pote esser lunge,
sì corre il tempo et vola.
Raccomandami al tuo Figliuol, verace
homo et verace Dio, ch’accolga ’l mio
spirito ultimo in pace»
.
.... Alla presenza della soprannaturale bellezza della Vergine, il poeta esamina la sua coscienza e avverte il bisogno del suo soccorso per un risveglio spirituale e la salvezza eterna. La Vergine cantata da Dante Alighieri è l’ideale della contemplazione che affascina e conquista l’anima; la Vergine cui si rivolge Petrarca è il rifugio dei viandanti smarriti e imploranti. Ma il dissidio tra peccato e grazia viene risolto dalla preghiera a colei che è «refrigerio al cieco ardor [delle passioni] ch’avvampa / qui fra i mortali sciocchi», lirica che chiude il Canzoniere , ma anche la vita del poeta e ne segna la redenzione.
.
Alta arte formale, ma la pietas dell’animo, indubbiamente sincera, non raggiunge l’intensità della tensione spirituale di Dante. Per Dante, ancorato al Medioevo, Maria è la mediatrice universale; per Petrarca, che anticipa l’inquietudine dell’era moderna, è la propria mediatrice, che lo libera dai travagli degli amori umani, «le non domate passioni» (Attilio Momigliano) e ne sorregge l’anelito ad un amore più puro. Egli si rivolge alla Vergine con piena fiducia, donandole i più bei titoli che la Bibbia, la liturgia e i santi le abbiano mai dedicato. La Canzone alla Vergine non ha il volo rapido e ardito di Dante, ma gli si accosta, talvolta si eleva alla stessa altezza. La mariologia di Petrarca è delineata in una serie di appellativi che mettono in risalto lo splendore e la missione altissima della Madre di Dio.

DESTINATARIO SCONOSCIUTO XII - Una parola che non sapevi

.

A volte la fatica arrotola i giorni
e non sai come uscirne.
Senti l’inadeguatezza dell’essere.
La pesantezza di passi che si succedono senza meta….
Senti il niente che uccide la speranza.
Poi, quando tutto sembra finire,
una ‘’parola’ che non sapevi'',
una luce, apre l’orizzonte dei passi.
Vai incontro e un pensiero dolce
dal sapore dimenticato ti avvolge.
E’ il divenire che diventa futuro.…
e torni ad accogliere la fatica del vivere
come dono di consapevolezza,
di partecipazione alla fatica cosmica
di vincere l'entropia e permettere
la continuazione dell'amore.

.
(Giovenale Nino Sassi)

.

« Ai più deboli è concesso rispondere ai potenti, e ha la meglio chi è realmente nel giusto. Questo vuol dire essere liberi »
Le supplici (Euripide)

mercoledì 12 agosto 2009

La bellezza




.

.
Ciò che i poeti creano, la bellezza dunque, non ha a che fare col necessario ma con quella peculiare libertà “greca” che si staglia oltre i bisogni, oltre il mero vivere: una libertà che non è fuga da ogni impegno, misura, limite o condizionamento, ma al contrario è la libertà che, oltre il recinto domestico del necessario, conduce al centro della polis, all’agora, allo spazio politico in cui la natura umana può trovare completa espressione. Una libertà che dunque non esclude il necessario ma lo abbraccia in sé, lo include come sua condizione interna, come sua concausa, allo stesso modo che la vita in sé e per sé, la vita biologica, non vale per se stessa ma solo come condizione necessaria (e non sufficiente) del viver bene.
.
Remo BODEI - Dipartimento di Filosofia - Università di Pisa

...... tra i più noti filosofi italiani, dopo anni di docenza a Pisa insegna oggi filosofia alla University of California, Los Angeles. Nelle sue numerose opere si è occupato di idealismo tedesco, di pensiero utopico, di teoria delle passioni e di “logiche anomale”. Al tema della bellezza ha dedicato il volume Le forme del bello, (Einaudi, 1995) e il recentissimo Paesaggi sublimi (Bompiani, 2008).

.
Le forme del bello , libro di Remo Bodei su laFeltrinelli.it ...


Artemisia Gentileschi

Elio Vittorini


.
Conversazione in Sicilia
.
‘’Era un grand’uomo’’ disse ‘’Poteva lavorare diciotto ore al giorno, ed era un gran socialista, un grande cacciatore e grande a cavallo nella processione del San Giuseppe….’’
‘’Cavalcava nella processione del San Giuseppe? Dissi io
‘’Altro che! Era un gran cavaliere, più bravo di tutti qui nel paese, e anche a Piazza Armerina’’ disse mia madre ‘’ Come vuoi che facessero la cavalcata senza di lui ? ‘’
E io dissi ‘’ Ma era socialista…’’
E mia madre: ‘’ Era socialista…Non sapeva né leggere ne scrivere, ma capiva la politica ed era socialista…’’
E io: Come poteva cavalcare dietro San Giuseppe s’era socialista ? I socialisti non credono a San Giuseppe ‘’.
‘’Che bestia che sei !’’ disse allora mia madre. ‘’ Tuo nonno non era un socialista come tutti gli altri. Era un grand’uomo. Poteva credere in San Giuseppe ed essere socialista. Aveva cervello per mille cose insieme. Ed era socialista perché capiva la politica… Ma poteva credere in San Giuseppe. Non diceva nulla di contrario a San Giuseppe’’.
‘’Ma i preti però immagino che lo trovavano contrario ’’ dissi io.
E mia madre: ‘’ E che gliene importava a lui dei preti ?’’
E io: ‘’ Ma la processione era una cosa dei preti ! ‘’
‘’Sei un bell’ignorante !’’ esclamò mia madre. ‘’La processione era di cavalli e uomini a cavallo. Era una cavalcata ‘’.
.

Conversazione in Sicilia
.
Conversazione in Sicilia, uno dei libri chiave della letteratura italiana del Novecento, comincia così. Silvestro, l’io narrante, si trova, a trent'anni, quasi per caso, su un treno che lo riporta nella natìa Sicilia, da cui era partito quindici anni prima. Durante il viaggio incontra personaggi che sono insieme simbolici e reali. Scopre che i genitori hanno preso la decisione di separarsi. «Tuo padre era un vigliacco - dice Concezione - non sapeva che piangere e recitare poesie alle altre donne». La madre, per vivere, pratica iniezioni a domicilio. Il figlio, un giorno, l’accompagna e, davanti alle bianche natiche dei pazienti, si avvia una conversazione sulla miseria e sul significato della malattia.

In seguito, Silvestro farà incontri straordinari: un arrotino, un sellaio, un mercante di panni. Tutti soffrono «per il dolore del mondo». Una sfilata quasi felliniana: personaggi strambi ma emblematici, le cui parole ardue e nebulose nascondono pesanti verità.

Alla fine, Silvestro troverà la madre in casa, intenta a lavare i piedi a un uomo dai capelli bianchi e sarà tentato di pensare che si tratti di suo padre. Ma, così vecchio? La risposta non c'è, il lettore non la conoscerà mai, costretto ad uscire dal libro in punta di piedi come Silvestro esce dalla casa materna.

Conversazione in Sicilia è un romanzo che racconta un viaggio sullo sfondo di una Sicilia arcaica, «ammonticchiata di nespoli e tegole». Disperazione e malessere, il dolore del «mondo offeso». Il momento storico è quello della guerra di Spagna, del fascismo, della difficile opposizione ad esso, della miseria. In pochi opere il dolore, l'angoscia di quegli anni sono apparsi così violenti.

Conversazione in sicilia ha un valore allegorico assoluto. Nello stile di Vittorini, nelle cantilenanti anafore e iterazioni di cui il romanzo è ricco, c'è magia, simbolismo e lirismo. Leggere Conversazione significa scoprire e capire un mondo che è vivo e puro, ai confini della memoria e del mito. Geno Pampaloni ha scritto che è difficile ancora oggi leggere o rileggere Conversazione in Sicilia senza commozione, perché nessun altro scrittore italiano dopo Foscolo ha saputo interpretare con tanta eloquenza la coscienza inquieta dei contemporanei

Renato Guttuso Home Page

martedì 11 agosto 2009

Salvatore Quasimodo - Alle fronde dei salici

Caravaggio
.
Alle fronde dei salici
.
è una poesia di Salvatore Quasimodo.
.
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese
oscillavano lievi al triste vento

.

Michelangelo Merisi da Caravaggio

Norberto, pittore e scultore umbro


(AGI) - Spello (Pg), 10 ago. - Il pittore e scultore Norberto, noto per i paesaggi animati da frati francescani in stile naif, e' morto a Spello, luogo di origine e di residenza, nella tarda serata di ieri. Conosciuto ed apprezzato in Italia e all'estero, Norberto ha esposto, tra l'altro, in Lussemburgo, in America, a Memphis. A testimoniarne la creativita' nella scultura, il 'Pellegrino di pace', dedicato a San Francesco e collocato davanti alla Basilica superiore di Assisi. (Leggi :...NORBERTO, SCULTORE E PITTORE DEI FRATI NAIF‎ ‎ )

.

Con Norberto se ne va una voce altissima che ha saputo magistralmente interpretare il patrimonio spirituale dell'Umbria e della sua gente. Alla famiglia va il mio affettuoso pensiero.



I quadri riportati nel post si trovano nella Galleria Lugi Proietti - Museo Norberto di Spello
.

sabato 8 agosto 2009

Pier Paolo Pasolini - Io so!.... Io non so!

.
….Stasera torna in mente ‘’Io so!’’ , l’articolo di Pier Paolo Pasolini che il Corriere della Sera pubblicò nel novembre del 1974.
A quei tempo vivevo a Luino, sul Lago Maggiore e la Lega Nord non era stata ancora fondata.
Pier Paolo sa, pensai, diversamente da me che invece non so…. e scrissi ‘’Io non so!’’, un articolo, direi un bozzetto di vita vissuta che venne pubblicato su ‘’La pagina dei frontalieri ‘’ curata da ‘’Il Giornale’’ di Indro Montanelli
.
Corriere della Sera, 14 novembre 1974
.
.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione ......:(continua .... Cos'è questo golpe? Io so! di Pier - Corriere della Sera
.

.
Io non so!
.
Quel luogo che sta nella mente fatto di fantasia ed aspirazioni incompiute al quale s’accede in momenti particolari e subito porta alla giovinezza è un insieme d’immagini sovrapposte e diverse nella sostanza; appuntamento comune con se stessi diventa, per l’emigrante, la terra promessa.
Io non so, adesso, dove sta la terra degli emigranti, se esiste o è un luogo della fantasia. Succede che questo andare verso direttrici diverse dalla logica rende improbabili i concetti.
Non bisognerebbe sprecare le risorse naturali: gli ettari che restano incolti, le braccia capaci di trasformare, di costruire.
Questa quantità che è una qualità sempre considerata eccedente è il simbolo di due Italie. Una spinta verso il presunto miracolo economico, l’altra lasciata, per la prima, nella continua arretratezza.
Treni lunghissimi correvano, negli anni ’60, dal sud verso il nord, verso le pensiline delle città industriali d’Europa.
Portavano uomini tristi per quella realtà dipendente, senza proprietà, portatori necessari del sistema.Aldo dice che non bisogna emigrare. “Bisogna restare e lottare” dice “ ma come fai se non c’è niente”.…omiss…

Bruno e scuro di carnagione, giovane e robusto, calmo, abituato a girare il mondo e a non stupirsi di nulla, è uno degli immigrati italiani che a Zurigo lavora nelle imprese edili
“A Carlantina non c’è niente” aggiunge mimando con le dita.“qualcuno trova lavoro a Foggia ma a Carlantina c’è solo disoccupazione”.
Zurigo cerca lentamente di cambiare: gli edifici vengono abbattuti e ricostruiti, l’autostrada disegna tangenti aeree sulla periferia.Ogni cosa sta a suo posto, qui, e recita un copione scontato:
“Nessuno esce dalle strisce pedonali, nessuno getta carta in terra”.
La mentalità pigra e materialista del luogo presenta aspetti dolci e brutali che forse la natura a comunicato agli abitanti.
Ognuno sta a suo posto, qui: gli indigeni organizzano, gli immigrati lavorano.
“Il sudore non convince questa gente” racconta Aldo “abbiamo il diritto di lavorare insieme all’umiliazione d’essere appena sopportati”.
A quest’ora del pomeriggio il “Caravelle Tea Room” è deserto.
Gli italiani arrivano più tardi, alla spicciolata, dopo le partite di calcio, prima della messa vespertina.
La Missione Cattolica sta, infatti, ad un isolato dopo la curva a gomito nel cuore del quartiere italiano.
“Loro pensano all’economia” aggiunge Aldo” “ e alla produzione, pensano che dobbiamo ringraziarli per il lavoro e tutto sommato hanno ragione. E’ il Governo italiano che deve difenderci,che deve impedire la disoccupazione”
Aldo ha lasciato Zurigo: è stato licenziato. Gli hanno detto che l’impresa non può mantenere gente incapace e chiacchierona ma lavoratori appassionati e produttivi. Lui, il chiacchierone è partito. A Carlantina potrà muoversi liberamente.Non ci sono strisce pedonali, infatti ma poche strade e una piazza stretta tra le case in sasso.
(Zurigo, novembre 1974)
(Giovenale Nino Sassi)