venerdì 29 maggio 2009

Socrate ...Io non so e non penso nemmeno di sapere.

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Bene, una volta Cherofonte andò a Delfi e così si rivolse all’oracolo […], chiese all’oracolo se c’era qualcuno più sapiente di me. [ di Socrate] 
Così parlò la Pizia: ‘’ Nessuno è più sapiente di te’’….
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( Socrate si difende… dichiarando che nonostante i suoi accusatori abbiano parlato in modo pomposo e appariscente, non è detto che dicano la verità….utilizzando la propria ironia e l’arte della maieutica …. racconta di Cherofonte …. scopre il significato dell’oracolo: lui era sapiente perché si era reso conto di non sapere.)


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Vi ho raccontato la storia dell’oracolo, aggiunge Socrate, perché voglio che sappiate da dove è nata la calunnia. Vedendo il responso dell’oracolo pensai: ’che cosa dice mai il Dio? Che cosa si nasconde nelle sue parole? Perché io non sono cosciente di essere sapiente? Che cosa vuol dire l’oracolo definendomi sapientissimo? Tra l’altro non può mentire perché non è cosa lecita ad un Dio ‘’
Poi, e con fatica, cercai di capire che cosa avesse voluto dire . (…)
Andai così da uno che si dava arie di sapiente e dentro di me pensavo ‘’ Ora smentirò il vaticino mostrando all’oracolo che costui è più sapiente di me’  [ ... ] quando me ne fui andato, ragionando tra me stesso, pensai: ‘’Io sono più sapiente di quest’uomo in quanto nessuno di noi due sa niente di bello e di buono, ma lui crede di sapere e non sa mentre io non so e non penso nemmeno di sapere. Per questo piccolo dettaglio io sono più saggio di lui. Proprio perché non credo di sapere quello che non so’’


Poi andai dai politici (…. .) Dopo i politici andai dai poeti senza distinzioni di generi, sempre per vedere se fossero meno ignoranti di me. Lessi le loro opere, quelle che mi sembravano più importanti e ambiziose, per imparare da loro e poi chiesi che volessero dire i loro versi.
Cittadini, provo vergogna a dirvi la verità, eppure va detta . Chiunque sa molto di più e meglio sui temi che i poeti affrontano nelle loro opere. Conclusi che i poeti non scrivono poesie per sapienza ma per un loro talento naturale e per un dono divino, come fanno i profeti e i chiaroveggenti, i quali dicono molte cose e belle eppure non sanno niente di quello che dicono (…. ) inoltre mi accorsi che i poeti, in quanto poeti, pensavano di essere anche fuori dal loro campo uomini di grande sapienza senza che lo fossero. Così ho lasciato perdere. Per i poeti valgono le stesse conclusioni che valgono per i politici e, cioè, valgo più io.

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