domenica 8 agosto 2010

TIBULLO - La vita migliore - Elegia I 1, (vv. 41-48)


Non ego divitias patrum fructusque requiro,
quos tulit antiquo condita messis avo.
Parva seges satis est; satis est, requiescere lecto,
si licet et solito membra levare toro.
Quam iuvat immites ventos audire cubantem
et dominam tenero continuisse sinu,
aut, gelidas hibernus aquas cum fuderit Auster,
securum somnos imbre iuvante sequi!


Traduzione:

Io non ricerco le ricchezze dei miei antenati e i frutti che la messe raccolta procurò all’antico avo. Mi basta un piccolo raccolto, mi basta, se è possibile, riposare nel letto e ristorare il mio corpo nel solito giaciglio. Come è bello ascoltare i venti impetuosi stando a letto e stringere la propria donna in un tenero abbraccio, oppure, quando l’Austro invernale rovescia gelide piogge, abbandonarsi tranquillo al sonno che la pioggia concilia!

Nessun commento:

Posta un commento