martedì 14 giugno 2016



celta difficile e rischiosa, che gli fa perdere l'amatissima compagna Maria, troppo "regolare" e timorata per stargli accanto, e che lo riduce infine in una sorta di sottosuolo spirituale, da lui praticato nella disperazione immedicabile di una solitudine assoluta. Scritto nel 1963, Opinioni di un clown è forse il romanzo più cupo e più "impegnato" che Heinrich Böll abbia mai scritto. La disumanità di una popolazione che nella rincorsa affannosa del profitto ha trovato il miglior narcotico per tacitare i forti, quasi insostenibili, sensi di colpa che la storia recente avrebbe dovuto ispirarle, risalta, a fronte del miserando destino di Hans, in tutto il suo terribile rilievo. Nella società tedesca dei primi anni Sessanta non c'è rimorso perché non c'è memoria, né cultura. E lo stile asciutto di Böll, del tutto privo del benché minimo compiacimento lirico o effusivo, ci colpisce col ritmo martellante di un atto d'accusa inappellabile, dal quale non possiamo non sentirci toccati un po' tutti: all'Orrore della prima metà del secolo, sembra dire lo scrittore, subentra nella seconda l'Indifferenza, altrettanto ottusa, altrettanto micidiale; e il povero clown inutilmente ribelle può ben assurgere a rappresentante di una serie infinita - e sommersa - di vittime innocenti.

Heinrich Böll
Cenni biografici

 Heinrich Böll nacque a Colonia nel 1917 e morì nella sua casa di campagna a Bornheim-Merten. Di formazione cattolica, fu costretto dallo scoppio della guerra a interrompere gli studi di letteratura tedesca intrapresi all'Università di Colonia; chiamato alle armi, combatté in Romania e in Russia, finché decise di disertare e attese in un campo di prigionia americano la fine del conflitto. Ottenuto un impiego statale, nel dopoguerra cominciò a scrivere, manifestando un atteggiamento fortemente critico nei confronti della Germania della ricostruzione e del "miracolo economico". Contrario alla Nato, ma anche antisovietico, socialista democratico e pacifista, Böll fu sempre in prima linea nelle battaglie civili condotte in Germania, subendo spesso violente rappresaglie polemiche, non tacitate neanche dal premio Nobel, a lui attribuito nel 1972. A partire dal racconto lungo Il treno era in orario (1949), la sua fama di narratore conobbe un incremento costante sia in patria che all'estero, ed ebbe le sue tappe più importanti nei romanzi Dov'eri Adamo? (1951), E non disse nemmeno una parola (1953), Casa senza custode (1954), Biliardo alle nove e mezzo (1959), Opinioni di un clown (1963), Foto di gurppo con signora (1972), L'onore perduto di Katharina Blum (1974), Assedio preventivo (1979), Cosa faremo di questo ragazzo? (1981). Da ricordare anche le raccolte di racconti Gli ospiti sconcertanti (1956) e La raccolta di silenzi del dottor Murke (1958), i saggi di Lezioni francofortesi (1966) e il romanzo postumo Donne con paesaggio fluviale (1986).

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