venerdì 7 agosto 2009

Umberto Saba - Il fanciullo e l'averla

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S'innamorò un fanciullo d'un'averla.
Vago del nuovo -interessate udiva
di lei, dal cacciatore, meraviglie-
quante promesse fece per averla!
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L'ebbe; e all'istante l'obliò. La trissta,
nella sua gabbia alla finestra appesa,
piangeva sola e in silenzio, del cielo
lontano irraggiungibile alla vista.
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Si ricordò di lei solo quel giorno
che, per noia o malvagio animo, volle
stringerla in pugno. La quasi rapace
gli fece male e s'involò. Quel giorno,
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per quel male l'amò senza ritorno.

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Risultati illustrati per pissarro
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La poesia di Saba che rinuncia in partenza alla lirica e opta per un'adesione in qualche modo narrativa della vita, viene illimpidendosi sempre più fino all'ultima raccolta, UCCELLI - QUASI UN RACCONTO 1a ed. 1951, dove possiamo trovare poesie straordinarie; sapienza della vita, conoscenza dei casi umani, conoscenza psicologica degli uomini, amore per le manifestazioni anche minime di vitalità, ...tutto questo si condenza in una serie di ritratti di uccellini che diventano anch'essi , come la capra , degli emblemi di una vita amata, dolorosamente amata per quello che è....
( leggendo Sergio Antonelli)

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