domenica 6 marzo 2022

L' Arameo errante

Deuteronomio 26:4-10

 Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio  e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi,  e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato. Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; 

 Salmi 91(90),1-2.10-11.12-13.14-15. 

 Tu che abiti al riparo dell'Altissimo 
 e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
 di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza, 
mio Dio, in cui confido". 
Non ti potrà colpire la sventura, 
nessun colpo cadrà sulla tua tenda. 
Egli darà ordine ai suoi angeli 
di custodirti in tutti i tuoi passi. 
Sulle loro mani ti porteranno
 perché non inciampi nella pietra il tuo piede. 
Camminerai su aspidi e vipere,
 schiaccerai leoni e draghi.
 Lo salverò, perché a me si è affidato; 
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. 
Mi invocherà e gli darò risposta;
 presso di lui sarò nella sventura,
 lo salverò e lo renderò glorioso. 
Lo sazierò di lunghi giorni
 e gli mostrerò la mia salvezza. 

  """ """ """ """" """"   

 La Bibbia ricorda agli ebrei che Abraamo, il loro antenato, era un arameo, cioè un siriano. Mosè insiste su questo quando dice agli ebrei che devono riconoscere: “Mio padre era un Arameo errante” (Dt 26:5), riferendosi a Giacobbe e, per risalita, ad Abraamo.



sabato 3 aprile 2021

Destinatario sconosciuto

Oblivion
+ Il Covid 19, questo virus che muta continuamente e si adatta agli umani è … una grande guerra che nessuno ha dichiarato ma che stiamo vivendo. Ha i suoi campi di battaglia, le sconfitte e le vittorie, conta i suoi morti. E la stiamo perdendo. Conosco uno, solo uno, dei quattro Consiglieri Comunali dipendenti della ASL2 chiamato in causa per aver votato la sfiducia al Sindaco di Spoleto. ... omissis ... E’ un uomo dalla schiena dritta, uno che vive sul fronte pandemico e lotta per salvare vite umane. Uno che meriterebbe un encomio e la gratitudine della comunità locale. Uno dei migliori tra noi. Il Sindaco non andava sfiduciato ... C’è stato un errore? Non lo so e non mi entusiasma cercare tra gli attori di questa assurda storia chi lo ha commesso. Trovo, questo posso dirlo che la società spoletina si sta imbarbarendo e non mi piace. Abbassiamo, abbassate i toni. L’errore, l’eventuale errore è questo virus che non conosce l’etica delle cose. E’ un virus democratico. Colpisce tutti. In questi mesi ho assistito al fallimento dei principi negoziali che dovrebbero essere sempre perseguiti per portare frutti durevoli. Ognuno è andato per la sua strada e non ha compreso la complessità del problema che stavamo e stiamo ancora affrontando. C’è stato un errore? L’errore, se c’è stato, è nel sistema che si è trovato impreparato, disarmato davanti all’avanzare della pandemia. Un sistema che a mio avviso non è riuscito a programmare, progettare velocemente un cambio di passo efficace rispettoso del bene comune cioè di tutti. C’è anche altro? Parliamone più avanti e dopo l’emergenza, a guerra finita cioè in tempo di pace. Per chiudere aggiungo che l’Ospedale non andava depotenziato, ridotto al minimo cioè praticamente chiuso e il Sindaco che si è dimostrato il migliore dei Sindaci possibili non andava sfiduciato ma sostenuto. Meritava il rispetto che si deve a chi, con coraggio, cosciente del danno che veniva fatto alla Città e alla sua gente si è opposto ai signori del niente ... E'questo, a mio avviso, l’errore di chi non ha saputo raccogliere il grido di dolore e di paura della gente che vive in questa nostra bellissima e amata città. L'errore di non aver saputo cogliero e interpretare al meglio la battaglia che il Sindaco e tanti singoli o associati cittadini hanno portato avanti. Mi dispiace molto per i quattro Consiglieri Comunali. Meriterebbero tutti a quattro un encomio solenne e l’affetto di noi comuni cittadini per il lavoro che svolgono. ( Non sono un cibernauta e questo è il mio ultimo commento. Buona Pasqua a tutti e sia di vera resurrezione )

venerdì 25 dicembre 2020

Buon Natale

 



Un bouquet di serenità e tenerezza
allieti
i vostri domani
insieme ai miei
auguri
di Natale.
Che la discesa del Figlio di Dio sulla terra porti in dono
ad ognuno di voi, ai vostri cari e alle vostre famiglie
la certezza di un domani diverso
migliore
di questo disastroso 2020

gsn

venerdì 4 dicembre 2020

Quando tu dormirai si chiuderanno

 

tutti gli occhi di luce sulla terra,
piomberà su di noi la solitudine,
sterminata campana di silenzio
a cingerci di tenebre.
I magghenghi saranno amara polvere.
Dove fiorì la fiamma del papavero,
dove sui nostri passi la parola
si alzava come un razzo per esplodere
in zone rarefatte più lontane,
cercheranno le larve dell'Inizio
le immemoriali tane.
Apocalissi, ladra di memoria.
La coscienza saprà scavarsi un foro
nei bastioni del tempo?
E diremo alle larve quanto valga
la sorte nostra, e loro?
Maria Luisa Spaziani



Vagammo tutto il pomeriggio in cerca

 

d'un luogo a fare di due vite una.
Rumorosa la vita, adulta, ostile,
minacciava la nostra giovinezza.
Ma qui giunti ove ancor cantano i grilli,
quanto silenzio sotto questa luna.
Umberto Saba 1883–1957
Caro luogo
.
Il dipinto è stato eseguito da
François-Emile Barraud , nato il14 novembre 1899a La Chaux-de-Fonds e morì11 settembre 1934 a Ginevra , è un pittore svizzero , anche designer , incisore e scultore .
Proveniente da una famiglia di quattro figli e un padre incisore su casse di orologi, François Barraud ha lavorato a Parigi nei ruggenti anni Venti , moltiplicando nature morte e ritratti nello spirito pittorico di un Balthus .
Morì di tubercolosi all'età di 34 anni a Ginevra.




 


S'anche ti lascerò per breve tempo, solitudine mia, se mi trascina l'amore, tornerò, stanne pur certa; i sentimenti cedono, tu resti.
Alda Merini

domenica 13 settembre 2020

Io e te


 

Conosci la vita,
compagna dei giorni che passano ?
Ha con se una valigia, la vita,
dove ripone gli eventi. …
ricordi lontani che si mescolano,
che riemergono,
che riaffiorano dal calendario degli anni.


Certe sere,
quando il sole tramonta e fai sosta,
apri la valigia e tra i ricordi
trovi una gonna stropicciata e la luna,
che è sempre la stessa,
che è quella di adesso….
un lampione che illumina
il blu della notte e due valigie che,
da quella notte,
camminano insieme profumate di ginestra.

gsn
dedicata a mia moglie nel giorno del suo compleanno






IL SUCCEDERSI DEGLI ANNI

 





Il succedersi degli anni
ha soffocato la voce interiore;
quella capacità unica di capire e amare.

Ho conosciuto la lotta e ho ceduto
alle lusinghe e alle tentazioni;
alla noia di giorni uguali ma sempre,
dopo ogni caduta, ho cercato la luce.

Ho perso, ho vinto nel labirinto
di passi che si succedono, ininterrotti
ed ora sono qui, ne sconfitto ne vincitore
a reclamare i sogni.

(GSN)





 



La vita ?

la vita è fatta di porte che si aprono, che si chiudono ... di paesaggi che scorrono a volte montuosi altre volte pianeggianti. Fare poesia è raccontare l’orizzonte dei passi che si succedono, che investono ogni aspetto dell’esistenza: la gioia e il dolore, la commozione, la preghiera, i momenti di angoscia, di solitudine esistenziale, il deserto interiore, la stanchezza del vivere: La speranza !
Vivere la poesia significa che continuiamo ad esistere; che continuiamo a soffrire e amare. Soprattutto amare . Se siamo nel deserto (della poesia e quindi della vita) lottiamo per uscirne.

- gsn -

Falwort

 


Afferra tutto l'azzurro del cielo e depositalo nel tuo cuore.




giovedì 3 gennaio 2019

Auguri !



L'unico bene, la condizione fondamentale per una vita felice, 
è la fiducia in se stessi... 
nè può renderti felice la bellezza o la forza del corpo: 
nessuno di quei beni resiste al passare del tempo. 

(Seneca)

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi

Simone Weil - Incipit - Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale




Il presente è uno di quei periodi in cui svanisce quanto normalmente sembra costituire una ragione di vita e, se non si vuole sprofondare nello smarrimento o nell'incoscienza, tutto va rimesso in questione. Solo una parte del male di cui soffriamo è da attribuire al fatto che il trionfo dei movimenti autoritari e nazionalisti distrugge un po' dovunque la speranza che uomini onesti avevano riposto nella democrazia e nel pacifismo; esso è ben più profondo e ben più vasto. Ci si può chiedere se esista un àmbito della vita pubblica o privata dove le sorgenti stesse dell'attività e della speranza non siano avvelenate dalle condizioni nelle quali viviamo. Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto.

Simone Weil - Incipit - Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale

L'avvicinamento della Weil alla spiritualità francescana permetterà a Georges Hourdin di delineare un paragone tra lei e Francesco d'Assisi: «Da molto tempo esisteva una stretta complicità fra il figlio del commerciante di tessuti di lana che visse ad Assisi all'inizio del XIII secolo e la sindacalista rivoluzionaria, fra il fondatore della fraternità francescana e la professoressa di filosofia che nel XX secolo, fra le due guerre mondiali, chiede una risposta all'interrogativo posto dall'esistenza del dolore umano». Il pensiero della Weil, difatti, indagherà a fondo il dolore del creato, e insieme l'essere, tutte le creature, confacenti alla lode di Dio: «Mi sembra duro pensare che il rumore del vento tra le foglie non sia un oracolo; duro pensare che questo animale, mio fratello, non abbia anima; duro pensare che il coro delle stelle nei cieli non canti le lodi dell'Eterno».

Fonte Wikipedia

lunedì 10 dicembre 2018



Faremmo bene a commiserare la nostra mutua ignoranza, e a sforzarci di rimuoverla tramite tutti i mezzi garbati e graziosi dell'informazione, e non precipitarci a considerare gli altri cattivi e cocciuti solo perché non rinunciano alle loro opinioni per ricevere le nostre, o almeno quelle che vorremmo imporre loro, quando è più che probabile che noi stessi non siamo meno cocciuti nel rifiutarci di abbracciare alcune delle loro. Perché dov'è l'uomo che possiede l'evidenza incontestabile della verità di tutto ciò in cui crede, o della falsità di tutto ciò che condanna; può forse sostenere di avere esaminato a fondo tutte le proprie e le altrui opinioni?
John Locke
Saggio sull'intelligenza umana



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La parola poetica, per molti, rappresenta una modalità conoscitiva privilegiata, complementare e necessaria alla ricerca di se o alla comprensione del mondo in cui viviamo. Segna i passi, raccoglie le distanze e le racconta.  In alcuni, la ricerca poetica porta i segni di una continua spoliazione sino alla nudità estrema mentre per altri l’effervescenza creativa delle metafore scopre e rinnova simboli già acquisiti all’uso da immettere, ex novo, nel circuito letterario.Altri sono alla ricerca continua di un dialogo ….. ininterrotto e intenso ….. con gli autori antichi e moderni, poeti o artisti realizzando una sorta di polifonia entro la quale il lavoro (la ricerca) artistico a latere agisce come impulso poetico.Un tentativo di arte totale. Forse ….


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C’è poi chi, io probabilmente tra questi , scrive e basta, felice di farlo e non pretende altro cioè non cerca il consenso della critica e non pensa di arrivare a livelli più elevati. (Non entra nella ‘’commercializzazione delle parole ‘’ …non mercanteggia l’essere, se lo è, poeta)Scrive, ed io lo sono quando mi riesce, felice di farlo, per vivere e comunicare. E vivere è amare.  C’è chi, io tra questi, ‘’ legge il grande libro del creato facendo memoria della terra dell’origine cui il cuore aspira tornare ‘’. Dio è buono !C’è poi chi ….Non comprende l’atto poetico perché è troppo ‘’giovane’’ e quindi incapace di scendere nel vissuto e nella ricerca dell’altro o troppo ‘’vecchio’’ (vecchio dentro) per comprendere i percorsi che l’arte e la ricerca artistica inevitabilmente comportano.
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La vita ?

la vita è fatta di porte che si aprono, che si chiudono ... di paesaggi che scorrono a volte montuosi altre volte pianeggianti. Fare poesia è raccontare l’orizzonte dei passi che si succedono, che investono ogni aspetto dell’esistenza: la gioia e il dolore, la commozione, la preghiera, i momenti di angoscia, di solitudine esistenziale, il deserto interiore, la stanchezza del vivere: La speranza !
Vivere la poesia significa che continuiamo ad esistere; che continuiamo a soffrire e amare. Soprattutto amare . Se siamo nel deserto (della poesia e quindi della vita) lottiamo per uscirne.
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Buona vita, Giovenale Nino Sassi.

lunedì 21 maggio 2018

Ci sedemmo dalla parte del torto …





Se guardo indietro, a quello che è stato di me, alle mie scelte, al mio stare tra la gente e le cose, posso anch’io dire insieme a Bertold Brech :
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''Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati''.

Provo ad accennare i miei pensieri.

• Ci sedemmo dalla parte del torto …

 nel mio caso sempre e comunque mi sono seduto dalla parte di ‘’quelli che non hanno’’, dei dimenticati, degli esclusi,dei sofferenti, di quelli che subiscono ingiustizie. Soprattutto sono da sempre dalla parte delle giovani generazioni a cui ‘’qualcuno’’ ha rubato il futuro … Dalla parte dei perdenti, di chi ha torto, quindi …

• Tutti gli altri posti erano occupati. …

  non sempre, mi viene da dire, la maggioranza ha ragione. Lo dimostra la situazione politica, economica e sociale che stiamo vivendo e i giorni che abbiamo davanti si annunciano difficili. Viviamo una situazione che non nasce dal caso ma da anni e anni di scelte sbagliate frutto dell’egoismo cioè ‘’prima penso a me stesso poi, se ho tempo,se ne ho voglia, se mi conviene, agli altri, al bene comune’’. .... C’è chi, lungo gli anni, ha alzato la voce ma, inascoltato, è stato sconfitto.

venerdì 4 maggio 2018

Lettera ai sordi



Signori della politica, generali del niente …
Non lo sentite il grido degli uomini e delle donne, dei giovani, degli anziani vittime di cieche e incontrollabili forze economiche ?
Non sentite il niente che avanza e tutto avvolge ?
Non vedete la frustrazione della gente comune esclusa da qualsiasi processo decisionale ?


 Non vedete la disperazione e lo sconforto che s’impadronisce delle persone comuni quando avvertono, a ragione, di non avere voce in capitolo nel definire o determinare il proprio futuro ?
Stiamo perdendo la nostra umanità. [ … ] Mentre il tempo accade assistiamo, impotenti, alla de – umanizzazione e alla degenerazione dei sistemi economici, politici e sociali
..
Ma voi giovani rifiutate questi atteggiamenti. Rifiutate i valori e la falsa morale che è alla base di questi atteggiamenti … Siete voi il futuro, E’ vostro il futuro, quello che vorreste avere .


Entrate nei partiti, invadeteli , disegnate e imponete un sistema diverso che non abbandona gli ultimi, i meno fortunati. Costruite un sistema solidale che guarda al merito e non penalizza i poveri perché tutti abbiamo il diritto di vivere. Mettete al Centro" la città" con i suoi punti di forza e le sue debolezze e progettate il domani. Mettete al centro la persona umana. Lo so, al punto in cui siamo è difficile ma il domani non attende.

 Aprite le finestre è fate entrare aria nuova. Rivendicate Il futuro che vorreste avere.
Se non ora : quando ? Il domani, il vostro domani è adesso.

Dalla mia residenza
 Febbraio 2014
Lettera ai sordi

 

sabato 28 aprile 2018

VANGELO DEL GIORNO - 28 aprile 2018





Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,7-14

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
 

Parole del Santo Padre


Gesù — per dirlo un po’ fortemente — ci sfida alla preghiera e dice così: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò perché il Padre sia glorificato nel Figlio”. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Ma è forte questo! Abbiamo il coraggio di andare da Gesù e chiedergli così: “Ma tu hai detto questo, fallo! Fa’ che la fede vada avanti, fa’ che la evangelizzazione vada avanti, fa’ che questo problema che ho venga risolto...”. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? O preghiamo un po’ così, come si può, spendendo un po’ di tempo nella preghiera? (Santa Marta, 3 maggio 2013)

da Vatican news

mercoledì 21 settembre 2016





Pioggia (poesia di Federico García Lorca)
La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
(Federico García Lorca)

lunedì 19 settembre 2016

Tagore's Gitanjali



.
Tagore's Gitanjali
-

Signore, il mio occhio ti cerca,
io non Ti vedo;
chiedo una via:
eppure mi sento contento.
Il mio cuore è nella polvere.
elemosina alla tua porta.
Ti chiede compassione,
non ricevo grazia.
aspetto soltanto.
Eppure sono contento.
.
Da questa terra
chi in gioia e chi in pianto
tutti se ne sono andati.
Nòn trovo un compagno
voglio Te.
Eppure mi sento contento.
.
Il verde mondo.
pieno di delizie, agitato,
fa piangere di passione.
lo non Ti vedo.
sono afflitto;
eppure mi sento contento.
.
31 agosto 1909, da Gitanjali
.

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Sono legato agli uomini e alle cose;
eppure sai che solo Te desidero.

Tu sei testimone della mia coscienza,

o Signore; Tu mi conosci meglio di me,
in tutti i dolori, le gioie, gli errori,
Tu sai che solo Te desidero.
.
Non ho potuto lasciare il mio orgoglio;
l'egoismo mi fa morire;
se potessi liberarmene sarei salvo.
Tu sai che solo Te desidero.
.
Quando Tu con le tue mani
prenderai ciò che è mio,
lasciando tutto, tutto ritrovo in Te.
Tu sai che solo Te desidero.
.

1° settembre 1009, da Tagore's Gitanjali


La preghiera che avevo dimenticato - Paulo Coelho



 


La preghiera che avevo dimenticato
- Paulo Coelho

 
Signore, proteggi i nostri dubbi, perché il Dubbio è una maniera di pregare. Esso ci fa crescere, perché ci obbliga a guardare senza paura le tante risposte a una stessa domanda. E affinché ciò sia possibile,
 
Signore, proteggi le nostre decisioni, perché la Decisione è una maniera di pregare. Dacci il coraggio, dopo il dubbio, di essere capaci di scegliere tra un cammino e l'altro. Che il nostro sì sia sempre un sì, e il nostro no sia sempre un no. Fa' che una volta scelto il cammino, non guardiamo giammai indietro, né lasciamo che la nostra anima sia rosa dal rimorso. E affinché ciò sia possibile,
 
Signore, proteggi le nostre azioni, perché l'Azione è una maniera di pregare. Fa' che il nostro pane quotidiano sia frutto del meglio di quanto abbiamo dentro di no. Che possiamo, attraverso il lavoro e l'azione, condividere un po' dell'amore che riceviamo. E affinché ciò sia possibile,
 
Signore, proteggi i nostri sogni, perché il Sogno, è una maniera di pregare. Fa' che, indipendentemente dalla nostra età o dalla situazione, siamo capaci di mantenere accesa nel cuore la fiamma sacra della speranza e della perseveranza. E affinché ciò sia possibile,
 
Signore, riempici sempre di entusiasmo, perché l'Entusiasmo è una maniera di pregare. È lui che ci unisce ai Cieli e alla Terra, agli uomini e ai bambini, e ci dice che il desiderio è importante, e merita il nostro impegno. È lui che ci dice che tutto è possibile, purchè ci impegniamo totalmente in ciò che facciamo. E affinché ciò sia possibile,
 
Signore, proteggici, perché la Vita è l'unica maniera che abbiamo per manifestare il Tuo miracolo. Che la terra continui a trasformare la semente in grano, che noi cotinuiamo a tramutare il grano in pane. E questo è possibile solo se avremo Amore - dunque, non lasciarci mai in solitudine. Dacci sempre la Tua compagnia, e la compagnia di uomini e donne che hanno dubbi, agiscono e sognano, si entusiasmano e vivono come se ogni giorno fosse totalmente dedicato alla Tua gloria.
Amen

sabato 17 settembre 2016




E' bello cercare le parole, metterle sulla pagina come i colori sulla tela .
''Più volte ho preso la penna per scrivere e più volte l'ho lasciata per non saper che scrivere.; e una di queste volte che stavo sospeso , con la carta davanti, la penna all'orecchio, il gomito sulla guancia a pensare cosa avrei potuto dire ''
....entrò all'improvviso un amico , un'uomo colto e di spirito che vedendomi così assorto me ne domandò la ragione ed io non gliela nascosi : gli dissi che stavo pensando ....






Settembre
.
Chiaro cielo di settembre
illuminato e paziente
sugli alberi frondosi
sulle tegole rosse
.
fresca erba
su cui volano farfalle
come i pensieri d’amore
nei tuoi occhi
.
giorno che scorri
senza nostalgie
canoro giorno di settembre
che ti specchi nel mio calmo cuore.
.
(Attilio Bertoilucci )






Aprì la mente all'intelligenza
... la vita è un viaggio con le sue stazioni
Perché fermarsi a ciò che appare?
A ciò che brilla e seduce lo sguardo?
Prova a entrare nelle cose, 
negli eventi, nelle parole,
nei vissuti che giungono a te.
È lì che potrai capire veramente
e si sveleranno i significati
dei tuoi momenti di vita.
Leggere dentro fa la differenza.

gsn

J. Donne - Nessun uomo è un'isola






Nessun uomo è un'Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminusce,
perchè io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.

domenica 11 settembre 2016




di Ivano Sartori
11 settembre
Fa tuttora discutere questa controversa foto, scattata l'11 settembre 2001 da Thomas Hoepker. Come stanno reagendo questi ragazzi all'attacco delle Torri Gemelle. Sono sbigottiti, indifferenti o addirittura divertiti? Stanno commentando o parlano d'altro? La situazione è ambigua e fonte di opposte interpretazioni.
Questa la ricostruzione che ne ha fatto il Post.
Il fotografo Thomas Hoepker si trovava nell’Upper East Side di Manhattan quando arrivò la notizia degli attacchi dell’11 settembre 2001. Salì in auto con la sua macchina fotografica e si diresse a sud, cercando di raggiungere la zona del World Trade Center, che si trovava a circa 10 chilometri, ma rimase presto imbottigliato nel traffico intenso che andava nella stessa direzione.
Cominciò a scattare foto dell’enorme nuvola di fumo che si alzava dalle Torri Gemelle dall’altra parte dell’East River, quando, vicino a un ristorante a Williamsburg (Brooklyn), vide un gruppo di persone seduto sotto il sole, intento a parlare. Rimase a una certa distanza e scattò una foto, senza avvicinarsi e rivolgere una parola ai suoi soggetti.
La foto li ritrae in un atteggiamento rilassato e sereno, con sullo sfondo la nuvola di fumo che si alza dall’altra parte dell’East River. A distanza di dieci anni, l’immagine è diventata una delle più celebri di quel giorno, e una delle più controverse.
Hoepker, 75 anni, è un celebre fotografo di origini tedesche della prestigiosa agenzia Magnum Photos, con cui ha collaborato a partire dal 1964 e di cui è diventato membro a tutti gli effetti nel 1989. Nei giorni immediatamente successivi all’attentato scelse di non pubblicare quell’immagine, perché il contrasto tra la serenità dell’atmosfera del gruppo e la tragedia sullo sfondo era troppo evidente. Solo nel 2006, in occasione del quinto anniversario degli attacchi, la foto comparve in un libro fotografico di David Friend, che scrisse che l’autore si era “autocensurato”.
Poco dopo, Hoepker la mostrò in una retrospettiva di suoi scatti a Monaco, in Germania, e la mise anche sulla copertina del catalogo di quella mostra. La foto comparve in una quindicina di giornali tedeschi e suscitò grande attenzione tra i partecipanti alla mostra e sulla stampa locale.
Negli Stati Uniti, l’attenzione pubblica sulla foto e l’inizio della sua celebrità furono causati da un breve articolo del critico Frank Rich apparso il 10 settembre 2006 sul New York Times, che la prese ad esempio dell’incapacità degli americani di imparare dalla tragedia. L’interpretazione della foto scatenò, nei giorni successivi, una polemica su Slate: secondo alcuni, come Rich e lo stesso Hoepker, l’immagine mostrava in modo impietoso la capacità umana di rimanere insensibili davanti a una tragedia di quelle proporzioni, o comunque di riuscire a voltare pagina velocemente e continuare la propria vita. Secondo altri, invece, era un esempio di come una foto possa essere menzognera e infedele verso le vere emozioni che stanno vivendo i soggetti.
Nella discussione si inserì anche Walter Sipser, che si identificò come una delle cinque persone ritratte, quella più a destra nella foto. Disse che si trovava lì con la sua ragazza e che stava discutendo di quanto stavano vedendo con alcuni perfetti sconosciuti, uniti solo dall’essere spettatori della tragedia. Lui, come la sua ragazza, erano sconvolti e profondamente impressionati da quanto stavano vedendo. Criticò Hoepker per non essersi avvicinato e per non aver parlato con loro, pretendendo poi di tirare conclusioni, a cinque anni di distanza, sul loro stato d’animo.
La questione dell’interpretazione da dare alla foto è stata ripresa da Jonathan Jones sul Guardian, che mette in secondo piano il reale stato d’animo dei soggetti per concentrarsi sul suo valore artistico e sul suo significato profondo: «Oggi, il significato di questa foto non ha niente a che fare con il giudizio sugli individui. È diventata un’immagine che parla della storia e della memoria. Come immagine di uno sconvolgente momento storico, cattura qualcosa di vero per tutti quei momenti: la vita non si arresta a causa di una battaglia, o di un atto di terrorismo che sta succedendo a poca distanza».

venerdì 9 settembre 2016





Come si cruccia il vento nella notte
così il mio desiderio corre a te,
ogni anelito s'è risvegliato -
o tu che mi hai reso malato,
che ne sai tu di me!
Pian piano spengo questo tardo lume,
veglierò nella febbre ore ed ore,
e la notte ha il tuo viso,
e il vento che parla d'amore
ha il tuo indimenticabile riso!
Hermann Hesse
Così vanno le stelle
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Il Duomo, la Rocca Albornoziana, un lampione e la luna ...
raccontano Spoleto e il suo Festival.

mercoledì 7 settembre 2016



Afferra tutto l'azzurro del cielo e depositalo nel tuo cuore.
Omar Falworth

Omar Falworth è uno scrittore particolare che, per non influenzare i lettori durante l'avventura di leggere il suo pensiero, evita di dare informazioni su di sé.

martedì 6 settembre 2016

Eugenio Montale - vita poetica ... I limoni




... Eugenio Montale ed Ezra Pound, i pittori Ottone Rosai e Mino Maccari... 
Eugenio Montale ed Ezra Pound, i pittori Ottone Rosai e Mino Maccari
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‘’ L'argomento della mia poesia (e credo di ogni possibile poesia) è la condizione umana in sé considerata; non questo o quell'avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio’’. Così Montale parlava di se in una intervista radiofonica del 1951, quando, negli anni ancora brucianti del dopoguerra, agli intellettuali veniva spesso richiesto di esprimersi sul rapporto fra arte e storia sociale e politica. Mentre il poeta rivendicava a se una autonomia e una attitudine formale senza le quali la poesia nemmeno potrebbe esistere, l’uomo si era ritagliato il ruolo di osservatore isolato, di testimone appartato, quasi che dall’appartenenza a un’epoca  - circostanza del tutto contingente – derivasse un carattere di necessità per l’individuo , ma non per la poesia.  ‘’ Io ho optato come uomo; ma come poeta ho sentito che il combattimento avveniva su un altro fronte, nel quale poco contavano gli avvenimenti che si stavano svolgendo ‘’.
Tuttavia ad onta di queste affermazioni peraltro consone al personaggio Montale, restio a qualsiasi forma di esibizionismo (una sorta di under statement  che gli era connaturato ), rimane il fatto che nessun poeta del nostro Novecento ha attraversato il secolo esercitando un’azione così profonda e duratura come quella di Eugenio Montale, e che la sua opera fornisce una cifra per interpretare il secolo appena trascorso.
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Ottone Rosai - Muro del Carmine
Ottone Rosai - Muro del Carmine
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In verità…
Montale si era creato in proprio, da autodidatta, una tessitura di letture e collegamenti culturali che ne mostrano la prospettiva indirizzata con sicurezza sull’epoca sua, pur dall’angulus ristretto in cui viveva .
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Alla grande guerra dedicò pochi tratti di penna … un silenzio motivato dal suo orrore per la violenza , lo stesso che molto più tardi gli fece dire, ricordando quell’esperienza : ‘’ Non avevo nessun odio contro il nemico e non potrei uccidere ne un uomo, ne un animale… ‘’ . Finita la guerra , dopo un breve trasferimento in Val Pusteria , era di nuovo a Genova, la sua Genova , resa ancor più tetra dalla tragedia della storia.
La Liguria pietrosa, le Cinque Terre scabre e assolate, là dove nell’ora meridiana si avverte l’atonia della natura, costituirono il terreno su cui nacquero gli Ossi di seppia, la prima raccolta di versi pubblicata da un acuto editore antifascista di Torino che rispondeva al nome di Pietro Gobetti. ‘’ E’ questo l’inizio di quello che viene indicato come il ‘romanzo’ di Montale, la storia frammentaria di una vita che si racconta fino all’ultimo’’. (Zampa)
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Ottone Rosai - via Toscanelli
Ottone Rosai - via Toscanelli
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Montale si muove nell’ambito filosofico del primo novecento sulla scia dei primi libri di Henri Louis Bergson, nei quali il filosofo francese metteva in luce la sostanziale impossibilità di ridurre l’autenticità magmatica della vita alla coscienza razionale, ovvero, per uno scrittore, alla parola … su questa linea la ricerca di Montale cerca un varco che metta in comunicazione il piano mutabile dell’essere con quello precipitoso del tempo: è questo l’assunto della prima raccolta di Montale.
È solo un inizio perché al problema del rapporto tra parola e realtà sarà rivolta costantemente la sua riflessione per tutta la vita.
Ne deriva una scelta stilistica che si opponeva alla tradizione illustre dell’Ottocento o dei poeti che ancora nell’Ottocento si attardavano ..
‘’All’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica volevo torcere il collo, magari a rischio di controeloquenza’’ , dichiarava Montale in una sorta di auto commento dal titoloIntenzioni (Intervista immaginaria), nel 1946.
L’opposizione nei confronti dei ‘’poeti laureati’’ la si legge subito nella poesia I limoni che apre la raccolta ‘’Ossi di seppia’’
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fonte: Il Sole24 ore

Ottone Rosai - carabinieri
Ottone Rosai - carabinieri
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I limoni
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Ascoltami, i poeti laureati
Si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati:bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla.
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di questo odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza.
Ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
Nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
Soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara- amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

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