giovedì 27 novembre 2008

Sylvia Plath

Mantegna

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Tu stai alla lavagna, papà,

nella foto che ho di te,

biforcuto nel mento anziché

nel piede, ma diavolo sempre,

sempre uomo nero che

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con un morso il cuore mi fende.

Avevo dieci anni che seppellirono te

a venti cercai di morire

e tornare, tornare a te.

Anche le ossa mi potevano servire

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Sylvia Plath

domenica 23 novembre 2008

José Tolentino Mendonça

Chagall
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OS AMIGOS
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Esses estranhos que nós amamos
e nos amam
olhamos para eles e são sempre
adolescentes, assustados e sós
sem nenhum sentido prático
sem grande noção da ameaça ou da renúncia
que sobre a luz incide
descuidados e intensos no seu exagero
de temporalidade pura
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Um dia acordamos tristes da sua tristeza
pois o fortuito significado dos campos
explica por outras palavras
aquilo que tornava os olhos incomparáveis
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Mas a impressão maior é a da alegria
de uma maneira que nem se consegue
e por isso ténue, misteriosa:
talvez seja assim todo o amor

sabato 22 novembre 2008

RUIZ ZAFON CARLOS



IL GIOCO DELL'ANGELO
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Un libro dello scrittore spagnolo Ruiz Zafon Carlos
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Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli.

È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino i luoghi e i personaggi di L’ombra del vento.

Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.

Con uno stile scintillante, Zafón torna a indagare tra i misteri del Cimitero dei Libri Dimenticati, costruendo una storia in cui l'inesausta passione per i libri, la potenza dell'amore e la forza dell'amicizia si intrecciano ancora una volta in un connubio irresistibile.
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Carlos Ruiz Zafón - Wikipedia

giovedì 20 novembre 2008

SPECCHIO di Salvatore Quasimodo

Pietrel Bruegel
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SPECCHIO di Salvatore Quasimodo
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Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde piu' nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva gia' morto,
piegato sul botro.
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E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
piu' azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.
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(da: Acque e terre;1920-1929)
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Salvatore Quasimodo ((Modica -Ragusa, 20 agosto 1901- Amalfi, 14 giugno 1968), era figlio di un ferroviere, e, da bambino soggiorno' nella Messina distrutta dal terremoto del 1908, vivendo un'esperienza tremenda e indimenticabile.
Fece studi tecnici ed ebbe impieghi nell'ambito del Genio civile, pur dedicandosi con passione alla poesia, ottenendo riconoscimenti notevoli.
Del 1930 e' la pubblicazione della prima raccolta, Acque e terre.
Allontanatosi dalla Sicilia, abito' prima a Firenze e poi a Milano, dove, nel 1938, abbandono' il Genio Civile e si dedico' al lavoro editoriale.
Nel frattempo portava avanti la traduzione dei lirici greci, che fu pubblicata nel 1942, contemporaneamente con un'altra raccolta di poesie, Ed e' subito sera.
Dal 1941 e fino all'anno della morte, tenne la cattedra di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi", sempre a Milano.
Nel periodo bellico, fra mille difficolta', Quasimodo continuo' a scrivere poesie e a tradurre non solo autori classici greci e latini, ma anche Shakespeare, Molière, Neruda, e altri ancora. Altre raccolte di versi uscirono nel 1947 (Giorno dopo giorno), nel 1949 (La vita non e' sogno), nel 1954 (Il falso e vero verde), e infine nel 1966, (Dare e avere).
Fra i numerosi premi, di cui fu insignito Quasimodo, si ricorda qui il Premio Nobel, nel 1959. Ricevette lauree Honoris causa dall'Universita' di Messina, nel 1960, e da quella di Oxford, nel 1967.

Tremonti: la crisi è come un videogioco, mancano ancora 3 mostri


La crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo assomiglia «a un videogame, solo che in questo caso non può essere spento». La metafora è del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che durante l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica di Milano ha tenuto un intervento sull'«Economia sociale di mercato». Proseguendo l'immagine Tremonti ha spiegando come anche nella crisi ci siano dei mostri da sconfiggere per arrivare al livello successivo. «Il primo mostro è stato quello dei subprime. Il secondo il collasso del credito, poi le bancarotte bancarie e quindi il collasso delle Borse». Dietro l'angolo ce ne sono altri: «Le carte di debito, le possibili bancarotte societarie e poi il mostro dei mostri: i derivati in cui si presenta un rischio dagli effetti incalcolabili, non gestibili se non con il dominio dell'economia e l'antica sapienza dell'anno sabbatico».
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Il ministro ha concentrato il suo intervento sulle origini storiche, economiche e culturali della crisi. «Non è una crisi finanziaria, per lo meno non solo, è troppo riduttivo leggerla in questo modo - ha detto Tremonti - : è la crisi di un modello sociale che negli ultimi 10-15 anni ha visto il dominio dell'ideologia della domanda di beni di consumo, magari superflui, meglio se comprati a debito. Questo ha configurato la nostra attuale società». Consumismo, ricerca della soddisfazione a breve termine e soprattutto indebitamento, fino a livelli insostebili. Illusione che il metodo e la logica prevedibile e calcolistica delle scienza matematiche potesse essere replicata nelle scienze economico-sociali. E che - secondo una logica positivista - morale, diritto ed economia potessero essere separati «e il singolo fosse in grado di scegliere da solo tra bene e male senza la tradizione morale e la storia».
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Il ministro ha sottolineato ancora una volta la responsabilità dei «tempi e nei modi» in cui è statta avviata la globalizzazione: l'accordo del Wto (World trade organization) del 1994 a Marrakesh (Marocco) insieme alla caduta del muro di Berlino nel 1989. «Finito il comunismo gli Stati Uniti si sono spostati verso la Cina. Hanno acquistato a debito a basso costo. Soprattutto troppo a debito». E' in questo contesto che si è inserita la tecnofinanza: «Il capitalismo si è staccato dall'etica protestante e si è diffusa l'arte di vivere a debito». Nonostante diversi osservatori diano la colpa alla deregulation diffusa questo è «vero in parte negli Stati Uniti, ma non in assoluto. L'Europa è storicamente molto più regolamentata, eppure la crisi è arrivata anche da noi. Il problema è semmai che la struttura geopolitica che si è venuta a creare ha preteso di sviluppare attività in aree del mondo dove non c'erano regole se non quella di non avere regole».
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Il capitalismo ha assunto uno forma istantanea che ha reso progressivamente più difficile la visione di lungo termine. «L'ultimo capitalismo si è dimenticato del conto patrimoniale concentrandosi sul conto economico. Il primo è quello dei valori, il secondo dei soldi». Una logica che ha portato all'ansia dei risultati del trimestre, e dunque alla supremazia della forma istantanea a scapito del progetto. «Si sta avverando la previsione secondo la quale in economia, il declino della disciplina economica e l'allentamento delle leggi, avrebbero portato le leggi stesse del mercato al collasso e all'implosione su se stessi»: una previsione contenuta nel testo «Church and Economic», scritto dal Cardinale Joseph Ratzinger nel 1986.
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E' la fine del capitalismo? «Non credo che la fine del comunismo porterà alla fine del capitalismo. Potrebbe anche succedere, ma non credo» ha sottolineato il ministro, che poi, con tono ironico ha aggiunto: «Per dare conto di questa probabilità da 0 a 100 ci vorrebbe un'economista, solo che in genere non ci prendono». Il risultato della crisi finanziaria sull'economia reale è descrivibile come «rottura di continuità» non «circolo recessivo». «Il capitalismo ci sará ancora, ma in una visione più umana, antiautoritaria e antidogmatica. E si aprirá uno spazio per l'economia sociale e di mercato».
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Articolo di Luca Salvioli - Il Sole 24Ore

martedì 18 novembre 2008

Un vecchio post

La gente non mangia l'odore del pane

C’è tutta una generazione che rischia di non incontrare il lavoro, quello vero.
Un paese, un sistema paese, che marginalizza ed umilia i suoi giovani non ha futuro.
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Leonardo da Vinci

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Quelli che non soffrono nulla non divengono nulla. La vita non servirà a mutarli, e il tempo per loro fluisce come una manciata di sabbia, disperdendoli. Le condizioni della felicità sono la lotta, la costrizione e la resistenza. Se qualcosa ti si oppone e ti strazia, lascia crescere;ciò significa che metti le radici e ti trasformi. Benedetto il tuo tormento che ti fa crescere:poiché nell’evidenza non si dimostra e non si raggiunge nessuna verità. Quelle che ti vengono proposte non sono che un facile accomodamento, e simili a sonniferi. Sappi che ogni contraddizione insoluta, ogni contrasto inevitabile ti obbliga acrescere per assorbirlo. Se vuoi diventare grande devi lottare fino allo spasimo contro i tuoi contrasti:essi conducono innanzitutto a Dio. É la sola via che esista. Ed è per questo che la sofferenza accettata ti accresce.L’uomo è veramente uomo se sa resistere. Altrimenti l’umanità diviene un formicaio dove Dio non è più presente, un’umanità senza lievito. L’utile è ciò che ti resiste.

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un pensiero

sabato 15 novembre 2008

Derain

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Animo
lascia che il vento nuovo circoli attorno a te...

Tu segui semplicemente il movimento che si crea

e mettici tutto te stesso.

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C'è qualcuno che ti vuole bene,

molti ti vogliono bene,

devi scoprirli... cercarli....

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Va ?

la vita non è un gioco di successo o di fallimento

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Non va ?

la vita è vita,

e va vissuta semplicemente come è,

rendendo grazie di tutto...

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Stringi le mani alla vita e ti porterà lontano...

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Certe sere le parole arrivano stanche e allora ripensi .... ritrovi il coraggio dei giorni migliori quando correvi incontro alla vita.

Eri un'altro uomo o quella era un'altra vita

giovedì 13 novembre 2008

Arthur Rimbaud


OPERAI
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O quella calda mattina di febbraio! Il Sud
inopportuno venne a riportare a galla i nostri ricordi
d'indigenti assurdi, la nostra giovine miseria.
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Henrika aveva una gonna di, cotone a quadretti
bianchi e bruni, che dovette esser portata nel secolo
scorso, una cuffia a nastri e un fazzoletto di seta. Ciò
era assai più triste d'un lutto. Facevamo un giro alla
periferia della città. Il tempo era coperto, e quel vento
del Sud eccitava tutti i cattivi odori dei giardini
devastati e dei prati disseccati.
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Ciò non doveva stancare la mia donna quanto me.
In una pozzanghera lasciata dall'inondazione dei
mese precedente in un sentiero alquanto alto, ella mi
fece notare dei piccolissimi pesci.
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La città, coi suo fumo e i suoi rumori di mestieri, ci
seguiva lontanissimo pci sentieri. O l'altro mondo,
l'abitazione benedetta dal cielo, e le ombre! Il Sud mi
ricordava i miserabili incidenti della mia infanzia, le
mie disperazioni d'estate, l'orribile quantità di forza e
di scienza che la sorte ha sempre allontanato da me.
No! non passeremo l'estate in questo avaro paese,
dove non saremo mai altro che orfani fidanzati.
Voglio che questo braccio indurito Più non trascini
una cara immagine.
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La crisi


Bosch
Per salvare i mercati finanziari, i governi dovranno sborsare almeno 3 o 4 mila miliardi di dollari e nazionalizzare le banche minacciate di fallimento. È quanto ritiene l'economista Mauro Baranzini, per il quale questa crisi dimostra la necessità di una severa regolamentazione del sistema finanziario mondiale.
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I grandi tromboni che hanno sempre decantato il libero mercato come l'unico sistema che garantisce progresso e benessere alla popolazione dovranno ricredersi. Credo che andremo verso un sistema misto, ossia con uno Stato che regolamenta in modo severo certi servizi, che dovrebbero rimanere in parte pubblici, e con un settore privato in grado di funzionare da motore di un'economia che si espande in modo armonioso. Non più economie socialiste o comuniste, ma neppure economie totalmente libere, perché abbiamo visto che cosa comporta. (Swissinfo.ch)
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mercoledì 12 novembre 2008

Frank O'Hara


PERCHÉ NON SONO UN PITTORE
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Non sono pittore, sono poeta.
Perché? Forse preferirei essere
pittore, ma non lo sono.
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Ad esempio, Mike Goldberg
sta iniziando un quadro. Vado a trovarlo
"Siediti e bevi qualcosa" dice
Bevo, beviamo. Guardo
in alto. "Ci hai scritto SARDINE."
"Sì, lì ci mancava qualcosa."
"Ah." Me ne vado, passano i giorni
e ritorno. Il quadro
va avanti; me ne vado, passano
i giorni. Ritorno. Il quadro è
finito. "Dov'è SARDINE?"
Resta solo qualche
lettera, "era troppo pieno," dice Mike.
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E io? Un giorno penso a
un colore: l'arancio. Scrivo un verso
sull'arancio. Ben presto diventa
una pagina di parole, non di versi.
Poi un'altra pagina. Ci dovrebbe
essere molto di più, non d'arancio, ma di
parole, su quanto sia terribile l'arancio
e la vita. Passano i giorni. È perfino in
prosa, sono un vero poeta. La poesia
è finita e non ho ancora nominato
l'arancio. Sono dodici poesie, le chiamo
ARANCE. E un giorno in una galleria
vedo il quadro di Mike intitolato SARDINE.
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Il pittore di battaglie

La battaglia di Gaugamela, dipinto di Jan Brueghel il Vecchio (1602
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(Un libro di Pérez-Reverte Arturo)
In un'antica torre di guardia sul Mediterraneo, Falques, ex fotoreporter di guerra, dipinge un immenso affresco circolare: il paesaggio atemporale di una battaglia, la fotografia che non è mai riuscito a scattare, il caos del mondo dall'assedio di Troia a oggi. Dopo trent'anni in prima linea in molte guerre, infatti, ha deciso di ritirarsi in solitudine, non solo per gli orrori ai quali ha assistito ma anche per il proprio lavoro, che non sempre è stato oggettivo e innocente come avrebbe dovuto. Su questo punto è d'accordo il croato Markovic. Fotografandolo, Falques gli ha distrutto la vita. E molti anni più tardi, Markovic lo rintraccia, determinato a ucciderlo. Dal passato torna anche il ricordo di Olvido Ferrara, la donna amata, saltata su una mina in servizio nella ex Iugoslavia, da cui ha compreso come solo l'arte può dove l'occhio o la macchina fotografica falliscono..


Picasso
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Secondo Pérez-Reverte...
...Picasso è immenso, ma se parliamo di pittori di battaglie no. Lui non ha mai vissuto la guerra. Gliel’hanno raccontata. E la sua guerra è demagogica. C’è più guerra in un angolo di tela di Goya o di Brueghel o nello sguardo di un cavaliere di Paolo Uccello che in tutto il Guernica. Ma la società di oggi preferisce un simbolo, un’icona mediatica, alla realtà

martedì 11 novembre 2008

Pier Paolo Pasolini

PABLO PICASSO

Ai letterati contemporanei

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Vi vedo: esistete, continuate a essere amici,

felici di vederci e salutarci, in qualche caffè,

nelle case delle ironiche signore romane…

Ma i nostri saluti, i sorrisi, le comuni passioni, sono atti di una terra di nessuno: una… waste land,

per voi: un margine, per me, tra una storia e l’altra.

Non possiamo più realmente essere d’accordo: ne tremo,

ma è in noi che il mondo è nemico al mondo
.
Pier Paolo Pasolini

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A los literatos contemporáneos

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Os veo: existís, seguimos siendo amigos,

encantados de vernos y saludarnos en algún café,

en casa de las irónicas señoras romanas…

Pero nuestros saludos, las sonrisas, las pasiones comunes, son actos de una tierra de nadie: una … waste land

para vosotros, y para mí un margen entre una historia y otra.

Ya no podemos realmente estar de acuerdo: me estremece,

pero es en nosotros donde el mundo es enemigo del mundo.
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Pier Paolo Pasolini

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domenica 9 novembre 2008

José Tolentino Mendonça


Mantegna

O ESTERCO DO MUNDO
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Tenho amigos que rezam a Simone Weil
Há muitos anos reparo em Flannery O’Connor
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Rezar deve ser como essas coisas
que dizemos a alguém que dorme
temos e não temos esperança alguma
só a beleza pode descer para salvar-nos
quando as barreiras levantadas
permitirem
às imagens, aos ruídos, aos espúrios sedimentos
integrar o magnífico
cortejo sobre os escombros
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Os orantes são mendigos da última hora
remexem profundamente através do vazio
até que neles
o vazio deflagre
.
São Paulo explica-o na Primeira Carta aos Coríntios,
“até agora somo o esterco do mundo”,
citação que Flannery trazia à cabeceira
.
José Tolentino Mendonça, un poeta segnalato da IVETA.
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Flannery O'Connor

giovedì 6 novembre 2008

James Joyce

Gustav Klimt
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BAHNHOFSTRASSE
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Occhi che irridono mi segnano la strada
che percorro al cadere del giorno,
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grigia strada i cui violetti segnali sono
stella d'incontro e stella dell'addio.
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Maligna stella! Stella di dolore!
Ardita gioventù più non ritorna
.
né a conoscere impara il vecchio cuore
i segni che m'irridono se vado.
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IVETA

Jan Vermeer


LA SPERANZA
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La speranza è un essere piumato
che si posa sull’anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
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La brezza ne diffonde l’armonia,

e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.
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L’ho ascoltato nella terra più fredda

e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola - a me.
. E' una poesia della statunitense Emily Dickinson (nata ad Amherst, Massachusetts, il 10 dicembre 1830, morta il 15 maggio 1886), tra le principali poetesse del XIX secolo.
Una poesia sulla speranza, che ci accompagna in ogni situazione.

mercoledì 5 novembre 2008

William Butler Yeats


GLI UOMINI MIGLIORANO CON GLI ANNI
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Sono logoro di sogni;
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i fiutti;
E tutto il giorno guardo
La bellezza di questa signora
Come avessi trovato in un libro
Una bellezza dipinta,
Lieto d'aver riempito gli occhi
O l'orecchio sapiente,
Felice d'essere saggio e non altro,
Perché gli uomini migliorano con gli anni;
Eppure, eppure,
E' un mio sogno questo, o è la verità?
Oh, ci fossimo incontrati
Quando avevo la mia ardente giovinezza!
Ma io invecchio tra i sogni,
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i flutti.
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OBAMA

BarackObam...
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... FINALMENTE LA SPERANZA
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QUESTA NOTTE L'AMERICA HA MANDATO MESSAGGIO AL MONDO
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(ASCA) - Roma, 5 nov - ''L'America e' il luogo dove tutto e' possibile''.
Con queste parole Barack Obama ha commentato la sua vittoria.
''Questa notte l'America ha mandato un messaggio al mondo.
Se qualcuno si chiede ancora se in America ci sia qualcosa di impossibile, questa notte e' la risposta'', ha detto Obama davanti ad una folla di 65 mila persone riunite a Chicago.
Nel suo discorso, il senatore ha ringraziato in modo particolare la sua ''migliore amica, Michelle'', le due figlie, la nonna scomparsa ieri e ''quanti hanno condiviso il cammino con me''.
''L'ora del cambiamento e' arrivata'', ha detto visibilmente commosso.
Il presidente in pectore degli Stati Uniti ha poi lanciato un appello all'unita' degli americani citando Abraham Lincoln.
''Non siamo nemici, ma amici'', ha detto Obama davanti ai suoi sostenitori.
Riferendosi agli elettori repubblicani e a tutti gli americani dei quali ''non ho ancora conquistato la fiducia, forse non ho avuto il vostro voto, ma ascoltero' la vostra voce, ho bisogno del vostro aiuto e saro' anche il vostro presidente''.
Parole di ringraziamento anche per il senatore dell'Arizona:
''Ho ricevuto una telefonata gentile da McCain, un leader coraggioso che combatte per il Paese che ama. Mi congratulo con lui e con Sarah Palin per cio' che hanno raggiunto''.
Red/uda/alf

martedì 4 novembre 2008

Il libro d'ore di Rainer Maria Rilke



Rainer Maria Rilke - Il libro d'ore (Das Stunden-Buch)
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«Sei così povero, come la forza di un seme
in una giovane ragazza, che lei nasconderebbe volentieri,
e stringe i fianchi, così da soffocare
il respiro primo di quel suo diventar madre.
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Sei povero, tu: come lo è la pioggia nella primavera
che felice cade sui tetti della città,
e come un desiderio, se un prigioniero lo alimenta
in una cella, sempre senza mondo.
O come i malati, che in un diverso modo si pongono
a giacere, e ne sono felici; come fiori tra i binari,
così tristemente poveri nel folle vento dei viaggi:
e come la mano in cui si piange – tu, così povero…»
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(p. 301)
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Rilke: Oriente e Occidente uniti dai monaci
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Due donne stanno intorno a questo libro, secondo l’interpretazione di Lorenzo Gobbi, traduttore ispirato e curatore esperto del poeta austriaco: una è Lou Von Salomé , che iniziò il poeta all’arte russa, profondamente intrisa di religiosità e misticismo. L’altra è Etty Hillesum , che percorse un cammino esistenziale simile a quello di Rainer Maria Rilke, soprattutto in quanto autrice di un unico libro, quel Diario postumo che testimonia la sua vocazione alla scrittura e ci fa pensare agli altri suoi libri non scritti per la morte prematura. Etty Hillesum fra i primi fece una giusta lettura, spirituale e vitale, di questo libro: era internata nel campo di transito di Westerbork, in attesa di essere trasferita ad Auschwitz dove sarebbe morta nel 1943, e gli unici libri che decise di mettere nel suo zaino di condannata furono proprio Il libro d’ore e Lettere a un giovane poeta, entrambi di Rilke. Da questa condizione esistenziale estrema viene il suo pieno apprezzamento, la sua totale adesione al Libro d’ore, letto come un breviario per un tempo di tragedia, e al tempo stesso come il testimone di una fratellanza. Una garanzia rassicurante, nonostante la vicinanza con la sofferenza, il dolore e la morte che avrebbe potuto annientarla, di una vita interiore alimentata dalla spiritualità, e di un infinito in comunione con essa, comunque luminosi. Se Hillesum ne fu interprete postuma (Rilke, che era nato nel 1875, morì nel 1926), l’altra presenza femminile, quella di Lou Andreas-Salomé, rappresentò invece una diretta, positiva influenza per la stesura del Libro d’ore. Fu lei, maggiore del poeta di quindici anni, a iniziarlo alla religiosità russa, autentica miniera di spiritualità, scoperta continua e ammirazione per il poeta ancora in formazione. In seguito ai viaggi in Russia compiuti con Lou nel 1899 e nel 1900, Rilke elaborò la struttura e il contenuto, magmatico e insieme visionario, del suo Libro d’ore, il cui protagonista è un giovane monaco russo, alter ego 'orientale' del poeta, che esprime la sua preghiera dipingendo icone, e che passa attraverso le esperienze della vita monastica, poi del pellegrinaggio, e infine della contemplazione della povertà e della morte, come un Francesco dei tempi moderni. In altrettanti grandi capitoli si divide il libro, ciascuno collegato agli altri eppure quasi autonomo, primo capolavoro del poeta austriaco che, composto fra il 1899 e il 1903, lo portò alla fama e al successo letterario. Il Libro d’ore infatti segna una svolta nella poetica di Rilke: abbandonato un neoromanticismo di maniera, il giovane poeta tenta una sfida alle possibilità espressive della poesia, che proprio come nella pittura delle icone ne mette alla prova l’ampia estensione cromatica, la capacità di illuminare la realtà attraverso le sue immagini. L’intero libro è la ricerca incessante di un Dio che sfiora le cose di ogni giorno, che rende pulsante la mente oltre al cuore, ma che è anche Figlio e non solo Padre, e che attende di essere a sua volta salvato, riportato nel mondo proprio dalla fede umana. Un tema sentito profondamente dal poeta, come testimonia la stesura quasi di getto del 'Libro della vita monastica', subito dopo il primo viaggio in Russia: Rilke attinge alla propria esperienza e la rende universale, raggiungendo una spiritualità che fonde Oriente e Occidente, come a costruire una sorta di nuova poesia universale, in grado di comunicare all’anima il più possibile senza mediazioni.
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lunedì 3 novembre 2008

Geoffrey Hill - la Storia rivisitata




Ovidio nel Terzo Reich
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Amo il mio lavoro e i miei bambini. Dio
È distante, difficile. Le cose accadono.
Troppo vicino agli antichi trogoli del sangue
L'innocenza non è un'arma terrena.
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Solo una cosa ho imparato: non guardare tanto
Dall'alto in basso i dannati. Essi, nella loro sfera,
armonizzano stranamente con l'amore
Divino. Io, nella mia, celebro il coro d'amore
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Ovid in the Third Reich
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I love my work and my children. God
Is distant, difficult. Things happen.
Too near the ancient troughs of blood
Innocence is no earthly weapon.
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I have learned one thing: not to look down
So much upon the damned. They, in their sphere,
Harmonize strangely with the divine
Love. I, in mine, celebrate the love-choir.
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La Storia è elemento chiave della poesia di Hill, musa bifronte che ispira ma al contempo ammonisce. Sin dalla prima raccolta del 1959 - For the Unfallen, la poesia di Hill ha intrattenuto un dialogo profondo con il "passato" e con i suoi abitanti. Un dialogo intessuto di rimandi, ricordi, proiezioni sul presente. Un dialogo che si è fatto parola scritta, trasferendo sulla pagina l'intima tensione che prevede lo scambio, il dare e avere di chi intrattiene con il tempo passato un contatto continuo, un ascolto incessante.
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Il poeta cerca di descrivere e raccontare anche nel tempo in cui Dio è lontano e difficile. Deve ricordare e assumere la tensione dell'umano esistere, guardare con gli occhi fissi e "impassibili"; anche se costante rimane la domanda sul perché scrivere versi sui "dannati" e sul come farlo senza che la poesia diventi atto di corresponsabilità e finisca con il bagnarsi del medesimo sangue che mette in mostra. La risposta - in negativo - sta in una citazione da Coleridge riportata nel volume che raccoglie alcuni interventi critici di Hill - The Lords of Limit: Essays on Literaure and Ideas - "Poetry excites us to artificial feelings - makes us callous to real ones." [La poesia ci spinge verso sentimenti artificiali, rendendoci insensibili a quelli veri]. Tutta la poesia di Hill sarà il tentativo di evitare l'artificio, la retorica; il suo sforzo poetico, anzi, sarà quello di non consegnare il ricordo dei morti in nome di qualche ideale o "semplicemente" uccisi dall'umana follia, alle fredde lapidi marmoree di una commemorazione rituale e distante.
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Hill proviene dal cosiddetto cuore dell'Inghilterra: le Midlands (cantate anche da D.H.Lawrence). Nato nel 1932 a Bromsgrove, nel Worcestershire, ha studiato ad Oxford laureandosi in Letteratura Inglese nel 1953. La prima raccolta di versi porta il titolo esemplificativo di For the Unfallen (1959) ad indicare che chi oggi può raccontare la Storia, può farlo solamente in qualità di unfallen - non caduto. È stato docente presso l'Università di Leeds sino al 1980. Sono gli anni di King Log (1968), Mercian Hymns (1971) e Tenebrae (1978). Dopo una breve permanenza a Cambridge (pubblica The Mystery of the Charity of Charles Peguy - 1983) si trasferì negli Stati Uniti, a Boston, dove risiede e lavora. Nel 1985 sono usciti per i tipi della Penguin i Collected Poems.

Platone

Raffaello
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....... Ne dobbiamo dunque concludere - affermai - che poiché dio è buono, egli non è la causa di tutto, come volgarmente si dice: egli è causa di una minima parte delle cose umane, non della maggioranza ché i nostri beni sono quasi un nulla di fronte ai nostri mali: egli è soltanto la causa dei beni; ma dei mali altrove che in dio va ricercato il principio.
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(Platone, Repubblica, XVIII, 379b-d, Utet, III,Torino, 1996, pag. 351)
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Biografia
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Platone nacque ad Atene da famiglia aristocratica nel 428 a.C. Secondo Aristotele, ebbe tra i suoi maestri Cratilo, seguace di Eraclito. A vent'anni cominciò a frequentare Socrate, e ripudiò la sua precedente vocazione poetica, dando alle fiamme i suoi versi. Secondo quello che egli stesso dice nella Lettera VII (che è di fondamentale importanza per la sua biografia e per l'interpretazione della sua stessa personalità), avrebbe voluto dedicarsi alla vita politica. La morte di Socrate lo dissuase dal fare politica in patria, ma non per questo rinunciò a perseguire l'ideale di un reggimento filosofico della città. «Io vidi, egli dice, che il genere umano non sarebbe mai stato liberato dal male, se prima non fossero giunti al potere i veri filosofi o se i reggitori di Stato non fossero, per divina sorte, diventati veramente filosofi». Negli anni seguenti, si recò a Megara presso Euclide, poi in Egitto e a Cirene. Nulla sappiamo intorno a questi viaggi, dei quali egli non parla. Parla invece del viaggio che fece nell'Italia meridionale, a Taranto, dove venne a contatto con la comunità pitagorica di Archita, e a Siracusa dove strinse amicizia con Dione, parente e consigliere del tiranno Dionisio il Vecchio. Entrato in conflitto con Dionisio, fu venduto come schiavo sul mercato di Egina. Riscattato da Anniceride di Cirene, ritornò ad Atene, dove fondò nel 387 l'Accademia. La scuola di Platone, che si chiamò così perché fiorita nel ginnasio fondato da Accademo, fu organizzata sul modello delle comunità pitagoriche come un'associazione religiosa, un tìaso. Alla morte di Dionisio, Platone fu richiamato a Siracusa da Dione alla corte del nuovo tiranno Dionisio il Giovane, per guidarlo nella riforma dello Stato in conformità con il suo ideale politico. Ma l'urto fra Dionisio e Dione, che fu esiliato, rese sterile ogni tentativo di Platone. Alcuni anni dopo, Dionisio stesso lo chiamò insistentemente alla sua corte e Platone vi si recò nel 361, spinto anche dal desiderio di aiutare Dione, che era rimasto in esilio. Ma nessun accordo fu raggiunto e Platone, dopo essere stato trattenuto per un certo tempo, quasi come prigioniero, grazie all'intervento di Archita, lasciò Siracusa e ritornò ad Atene. Qui egli trascorse il resto della sua vita, dedito solo all'insegnamento. Morì a 81 anni, nel 347. Il corpus delle opere di Platone è composto dall'Apologia di Socrate, da 34 dialoghi e da 13 lettere, complessivamente 36 titoli ordinati in 9 tetralogie dal grammatico Trasillo (I sec. d. C.).