La relazione tra Hölderlin e Susette , durata poco più di due anni, finì con una violenta lite. In quella occasione Susette perse il controllo della situazione e, forse per nascondere al marito i suoi sentimenti ordinò a Hölderlin di lasciare immediatamente la casa e l’impiego di precettore. Reazione impulsiva, di cui Susette si pentì subito dopo perché comportò non soltanto il subitaneo licenziamento di Hölderlin, ma anche l’impossibilità di poterlo poi incontrare.
Tra i due inizia un rapporto epistolare intenso che riempie le pagine della letteratura tedesca e
Susette diventa , nel romanzo Iperione (Hyperion), Diotima, pseudonimo ispirato alla figura classica di Diotima di Mantinea, protagonista dell'amore e del dolore di Iperione, nonché incarnazione della bellezza ideale nell’antica Gracia
Una storia d’amore che rileggo con piacere
***
[Schiacciata dal peso di una lontananza che diventa ogni giorno più insopportabile Susette cerca di confortare l’amato. Non c’è tuttavia disperazione; Susette è cosciente di provare un amore eccezionale e ne accetta il prezzo].
Scrive Susette:
“Domani non ci potremo vedere, carissimo cuore! Dobbiamo avere pazienza e aspettare tempi migliori… Quanto mi addolori di non poterTi dire a voce quanto Ti ami, è indescrivibile. Amami ancora, in modo fedele, sincero e caldo a fai che la sorte impietosa non mi rubi nulla! … Non pensare amato! Che il destino del nostro amore mi faccia indignare o mi possa abbattere del tutto, è vero piango spesso, lacrime amare, amare, ma sono proprio queste lacrime che mi sostengono, fino a quando Tu vivrai non posso lasciarmi andare. Se non provassi più nulla, se l’amore scomparisse dal mio cuore, e cosa sarebbe una vita senza amore, io sprofonderei nella notte e nella morte. Fino a quando mi ami non posso andare in rovina. Tu mi mantieni viva e mi conduci sulla via della bellezza! Abbi fede in me e costruisci in modo solido sul mio cuore. Allora addio mio amato, caro cuore, e pensa come penso io che il nostro essere più intimo rimarrà immutabilmente lo stesso e si apparterrà l’uno all’altro. Il mese prossimo potrai di nuovo tentare. Forse potrai sentire tramite H. se sono di nuovo sola.” (Francoforte, febbraio 1799)
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