Quando morirò, vedrò la fodera del mondo.
L'altra parte, dietro l'uccello, la montagna, il tramonto.
Il vero significato che vorrà essere letto.
Ciò ch'era inconciliabile, si concilierà.
E sarà compreso ciò che era incomprensibile.
Ma se non c'è una fodera del mondo?
Se il tordo sul ramo non è affatto un segno
ma solo un tordo sul ramo, se il giorno e la notte
si susseguono senza badare a un senso
e non c'è nulla sulla terra, oltre questa terra?
Se così fosse, resterebbe ancora la parola
suscitata una volta da effimere labbra,
che corre e corre, messaggero instancabile,
nei campi interstellari, nei vortici galattici
e protesta, chiama, grida.
Czeslaw Miłosz
"La fodera del mondo",
Czeslaw Milosz nacque nel 1911 a Szetejnie, in Lituania. Trascorse l’infanzia tra la Lituania stessa (sempre nostalgicamente ricordata, coi suoi boschi e le sue leggende) e la Russia, ove il padre,ingegnere, lavorò durante la prima guerra mondiale. Studiò all’università di Vilnus e qui, frequentando giovanili circoli letterari, scrisse i primi versi. Durante gli anni Trenta divenne, in patria, un autore già noto e stimato, rappresentante d’una poetica, definita“catastrofica”, orientata a denunciare le sofferenze e le ingiustizie del mondo (“Cos’è la poesia che non salva/i popolie le persone?”). Trasferitosi in Polonia, un Paese da secoli legato culturalmente e politicamente alla Lituania, partecipò alla Resistenza contro l’occupazione nazista e nel dopoguerra, pur non iscrivendosi al Partito Comunista, salutò con gioia e speranza il trasformarsi della Polonia, ormai sua seconda patria, in Repubblica Popolare. Ne divenne anche rappresentante diplomatico, in America eppoi a Parigi. Qui, ormai deluso dal regime di tipo sovietico che si era imposto in Polonia, chiese nel 1951 l’asilo politico. Si trasferì poi, anni dopo, negli USA, insegnando all’Università di Berkeley. Nel1980 gli fu assegnato il Premio Nobel. Tornato in Polonia, dopo il crollo del muro di Berlino e dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est, vi è morto nel 2004.
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