Il cuore allegro, adesso, odia il pensiero
del poi. Sciogli la sofferenza
in un sorriso quieto, perché mai ci è concessa
una beatitudine durevole.
Una morte repentina colpì il luminoso Achille
mentre una vecchiaia eterna sembrava consumare Titone.
Forse in un attimo
avrò quello che a te pare negato...
A me le Parche, che mai ingannano,
hanno dato un po' di campagna
e un sospiro dolce di poesia greca.
E un assoluto distacco dalla pazza folla.
Un'antica descrizione consente di attribuire la tela, a lungo ritenuta opera del Sodoma, al pittore senese
Marco Bigio.
L'opera raffigura le tre Parche intente a filare il destino degli
uomini, accompagnate da una folta schiera di personaggi allegorici.
Sulla destra, Cloto, che presiede alla nascita, svolge il filo dal fuso;
a sinistra Lachesi tesse il filo diventato rosso a significare l'amore
fisico dell'età matura, al quale allude anche la giovane nera con
quattro mammelle, simbolo di fecondità.
Atropo, la Parca al centro, recide il filo della vita decretando il
momento della morte. Sullo sfondo si scorgono l'albero di Adamo ed Eva,
un altro albero secco con un rapace appollaiato, e uno scheletro con la
falce, simbolo di vanitas. Il vecchio con la clessidra, allegoria del
Tempo, tiene nella piega della veste delle medaglie con nomi di
personaggi storici, come quelle a terra, su cui si accapigliano due
putti.
I tre diversi metalli - oro, argento e bronzo - alludono al diverso
valore dei personaggi: gli uccelli che popolano la scena ripescheranno
dal fiume Lete, rappresentato sullo sfondo, solo le monete con i nomi
degli uomini meritevoli di fama imperitura, e non quelle con i nomi di
chi cadrà nell'oblio.
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