giovedì 30 dicembre 2010

Raffaello Sanzio


Lucius Annaeus Seneca - La vecchiaia


Cézanne
Poco tempo fa
dicevo che ero in vista della vecchiaia,
ora temo di essermela già lasciata alle spalle.
A questi miei anni
e certo a questo mio corpo
conviene ormai un altro nome
poiché la vecchiaia è un nome
che si addice a un'età stanca
ma non sfinita:
annoverami pure tra gli uomini
sopravvissuti a se stessi.
Ti dirò
tuttavia
che sono grato a me stesso
nell'animo non sento i danni dell'età
come li avverto nel corpo.
Soltanto i vizi e i loro servitori
sono invecchiati
l'animo è forte
e si compiace
di non avere molto a che fare con il corpo
ha ormai deposto gran parte del suo peso
e nel grande giardino della vita
non dimenticare mai
che anche la vecchiaia è un fiore
gradito
utile
desiderabile
fosse anche solo per qualcuno.

venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale ...



Era la sera di Natale racconta il maestro Grubber: “la piccola Chiesa dominava con la sua torre campanaria gli innevati tetti dell’abitato circostante, come una gallina che protegge i suoi pulcini.
Nella canonica il giovane sacerdote Josef ...Moor, di solo 26 anni, ripassava il Vangelo preparando l’omelia di quella notte. Un bussare alla porta rompe il silenzio. E’ una contadina che chiama il Parroco perché visiti un bambino nato in quella notte. Senza indugio, il sacerdote lascia il calore della sua casa e dopo una faticosa camminata in montagna giunge alla umile baita dove era nato il bambino.
Appena di ritorno, solo, solo, illuminato dal tenue chiarore delle stelle che si riflette sulla bianca coltre di neve, il Padre Moor medita sulla scena che ha appena visto.
Quel bambino, quella famiglia di contadini, quella umile casetta lo hanno impressionato.
Gli ricordano un altro bambino, un altro matrimonio, un’altra casetta in Betlemme di Giudea. Dopo la Messa di Mezzanotte padre Moor, poiché non riusciva a dormire, compose un poema che terminò scrivendo il testo di Stille Nacht.

***
Stille Nacht, heilige-Nacht (notte silenziosa, notte santa)... Così comincia il più tenero dei canti natalizi. La sua melodia esprime con proprietà la unzione della Natività di un tempo, quando al centro delle commemorazioni vi era la Sacra Famiglia, gli angeli, i Magi e i pastori.

La Natività secondo Botticelli, Caravaggio, Guido Reni, Barocci , Lotto

Botticelli

 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta


Caravaggio

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 



Guido Reni
   Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.


Barocci

Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». 

Lorenzo Lotto



martedì 21 dicembre 2010

Sylvia Plath -


IO SONO VERTICALE

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.

Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.


AUGURI !!!


(Per gli auguri utilizzo un testo scritto in passato. Qualcosa è cambiato, molto è cambiato … restano Pereira, la solitudine, il sogno.... la speranza !)

......................................................................***


La nebbia bagna le strade e i vicoli stretti che ogni mattina percorro per raggiungere la radio.
Salgo a piedi e scendo.
Attraverso la piazza, passo davanti al tribunale e raggiungo l’edicola.
Gli stessi passi ogni giorno, ogni mattina.
L’umidità entra nelle ossa e mette disagio. Il cardiologo, che ho sentito nel pomeriggio di ieri dice che sto bene, che posso allenarmi per la maratona di New York.
A me non risulta e riprendo le mie strade e i vicoli bagnati, umidi di nebbia.
A casa accendo il camino e riprendo la lettura di “Sostiene Pereira”…. Lisbona, agosto del 1938, la solitudine, il sogno .
E’ veramente bello. Bravo Tabucchi.
Leggo, apro la mente al sogno delle parole che seguono i pensieri e subito mi ritrovo.
Sento dentro il bambino e le sue fantasie, scorro le pagine, mi fermo, sospendo la lettura e lascio vivere i pensieri, immagino Marta ……una via di uscita…
Questo Pereira un po’ mi somiglia….
Vorrei andare a Lisboa e poi a Fatima, lo desidero da tanto.
Apro il PC e una grandine di mail accende la sera.

Auguri ! Auguri !


Auguri di amici che non vedo da anni donano luce al mistero del Natale consegnando la memoria e l’immagine del tempo che passa.
In umiltà aggiungo i miei pensieri ...

….. Che la rievocazione della discesa del Figlio di Dio sulla terra sia per tutti fonte di gioia e di speranza per ogni giorno della vita.
Felicità, salute e pace. Parole d’amore accendano i giorni … tutti i giorni… ad Multos Annos !

Giovenale Nino Sassi









domenica 19 dicembre 2010



Arrivo, accendo il camino, mi accomodo sul divano
e passo ore interminabili guardando in silenzio
le fiamme, immerso in una bruma di sentimenti ai quali
non riesco a dar voce.
É qui dove sento con più crudezza che mai potrò dare
espressione alla profondità della mia anima.




Miguel Torga - http://it.wikipedia.org/wiki/Miguel_Torga

venerdì 17 dicembre 2010

Umberto Saba - Neve

Norberto - pittore unbro


Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall'alto e noi copri
coprici ancora,all'infinito: imbianca
la città con le case,con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati.....

sabato 11 dicembre 2010

I migliori post - Artur Rimbaud - Le bateau Ivre




Io, battello perduto nei crini delle cale,
Spinto dall'uragano nell'etra senza uccelli,
- né i velieri anseatici, né i Monitori avrebbero
Ripescato il mio scafo ubriacato d'acqua;

Libero, fumigante, di brume viole carico,
Io che foravo il cielo rossastro come un muro
Che porti, leccornie per i buoni poeti,
Dei licheni di sole e dei mocci d'azzurro;

Io che andavo chiazzato dalle lunule elettriche,
Folle trave, scortato dagli ippocampi neri,
Quando il luglio faceva crollare a scudisciate
I cieli ultramarini dai vortici infuocati;

Io che tremavo udendo gemere acento leghe
I Behemot in foia e i densi Maelstrom,
Filando eternamente sulle acque azzurre e immobili,
Io rimpiango l'Europa dai parapetti antichi!

Ho visto gli arcipelaghi siderei e delle isole
Dai cieli deliranti aperti al vogatore:
- E' in queste notti immense che tu dormi e t'esili
Stuolo d'uccelli d'oro, o Vigore futuro?

Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!

Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e gelida, quando, nell'ora del crepuscolo,
Un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio,
Un battello leggero come farfalla a maggio.

Non posso più, bagnato da quei languori, onde,
Filare nella scia di chi porta cotone,
Né fendere l'orgoglio dei pavesi e dei labari,
Né vogar sotto gli occhi orrendi dei pontoni.


E' la parte finale de ''Il battello ebbro''.
Il battello protagonista della lirica, rimasto senza marinai e privo di ormeggi, è il simbolo del poeta. Come il battello anche il poeta va incontro alle sue avventure liberamente e senza vincoli. Come il battello anche il poeta è ormai stanco; e come il battello non vuol tornare in acque sicure alla sua funzione di battello di merci, così il poeta non può nemmeno pensare di ritornare ad una vita normale: '' basta, ho pianto troppo ! le albe sono strazianti, / ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro / [ ... ] Che la mia chiglia scoppi! Che vada in fondo al mare.

Artur Rimbaud scrive questa lirica a soli diciassette anni ed è uno dei capolavori indiscussi della Poesia di tutti i tempi.

mercoledì 8 dicembre 2010

8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione

Lourdes

L'Immacolata Concezione è un dogma cattolico proclamato da Papa Pio IX, l’8 dicembre 1854, con la Bolla “Ineffabilis Deus” che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento:

« (...) affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. »

Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che, come sempre, non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.

Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L'avevano chiamata: “Intemerata, incolpata (nel senso di "senza colpa"), bellezza dell'innocenza, più pura degli Angeli, giglio purissimo, nube più splendida del sole, immacolata”.

In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge del peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, Ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva.
Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il “Dottor Sottile”, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto.
Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più.

Dal 1476, la festa della Immacolata Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano. Nel 1830, la Vergine apparve (Rue du Bac a Parigi) a Santa Caterina Labouré chiedendo di far coniare una medaglia chiamata, in seguito, “medaglia miracolosa” con l'immagine dell'Immacolata incorniciata dalla scritta «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi » (Originale: «Ô Marie conçue sans peché priez pour nous qui avons recours à Vous»).
Questa medaglia suscitò un'intensa devozione; molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.

Così, l'8 dicembre 1854, Pio IX proclamava Maria esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata: fu un atto di grande fede e di estremo coraggio che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna ma indignazione tra i nemici del Cristianesimo in quanto il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
Quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine “tutta bella”, “piena di grazia” e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità.

E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, “sine labe originali concepta”, cioè concepita senza macchia di peccato e, perciò, IMMACOLATA.


Fonti principali : vatican.va; wikipendia.org; santiebeati.it («RIV.»).

martedì 7 dicembre 2010

'’Amare non vuol dire impossessarsi di un altro
per arricchire se stesso,
bensì donarsi ad un altro per arricchirlo’’


sabato 4 dicembre 2010

Lucio Anneo Seneca

''Sii servo del sapere, se vuoi essere veramente libero''
Lucio Anneo Seneca

venerdì 3 dicembre 2010

Else Lasker-Schüler -



...............O Dio

Dovunque solo più breve sonno
Nell’uomo, nel verde, nel calice del convolvolo.
Ognuno fa ritorno nel suo morto cuore.
– Vorrei che il mondo fosse ancora un bambino –
E a me sapesse raccontare dal primo respiro.
Prima era una grande devozione per il cielo,
Le stelle si mettevano a leggere la Bibbia.
Potessi una volta prendere la mano di Dio
O vedere la luna al suo dito.
O Dio, Dio, come ti sono lontana io!


Nel 1910 Karl Kraus definisce Else Lasker-Schüler “il più forte e il più impervio fenomeno lirico della Germania”.
Gottfried Benn, quando lei era già morta, la ritrasse in una memorabile pagina:
“Era piccola, allora aveva l’esilità di un ragazzo e capelli neri come la pece, tagliati corti, cosa ancora rara a quel tempo, grandi occhi molto neri e molto mobili, con uno sguardo sfuggente e inesplicabile.
Né allora né poi si poteva andare in giro con lei senza che tutti si fermassero a guardarla: gonne o pantaloni erano larghi e stravaganti, il resto dell’abbigliamento impossibile, collo e braccia coperti di vistosi gioielli falsi, catene, orecchini, anelli d’oro falso alle dita; e poiché era continuamente occupata a scostare dalla fronte i ciuffi di capelli, quegli anelli da donna di servizio – bisogna pur chiamarli così – erano sempre al centro degli sguardi di tutti. Non mangiava mai regolarmente, mangiava pochissimo, spesso viveva di noci e frutta per settimane.
Dormiva spesso sulle panchine, e fu sempre povera in tutte le situazioni e le fasi della sua vita” (trad. Luciano Zagari, Lo smalto sul nulla, Adelphi 1992). Qualche riga più sotto si legge che questa donna “era la più grande poetessa che la Germania avesse mai avuto”.




...............O Gott

Überall nur kurzer Schlaf
Im Mensch, im Grün, im Kelch der Winde.
Jeder kehrt in sein totes Herz heim.
– Ich wollt die Welt wär noch ein Kind –
Und wüßte mir vom ersten Atem zu erzählen.
Früher war eine große Frömmigkeit am Himmel,
Gaben sich die Sterne die Bibel zu lesen.
Könnte ich einmal Gottes Hand fassen
Oder den Mond an seinem Finger sehn.
O Gott, o Gott, wie weit bin ich von dir!


http://it.wikipedia.org/wiki/Else_Lasker-Sch%C3%BCler


mercoledì 24 novembre 2010

Raccontando mia madre ...



La valigia

La valigia vecchia
legata con lo spago
ha preso il treno
per andare a nord.

S’è fermata alla stazione
grigia oltre frontiera ...

è scesa
e adesso sta
in un canto ad aspettare
di tornare
verso il sole dei paesi del sud.

(1970)

venerdì 19 novembre 2010

LIBERTA' ...(Racconto '' la mia '' Libertà: la mia vita in poche righe.)

Raffaello Sernesi - tetti al sole - 1861
Ti ho chiamato
nelle notti di solitudine
pronunciando il tuo nome.

Sono andato
nei giorni del cammino
pronunciando il tuo nome.

Ho aspettato
sulle spiagge l’onda
pronunciando il tuo nome.

Sulle pagine bianche di un quaderno
ho scritto il tuo nome
e alla gente ho parlato di te
e l’ipocrisia e l’egoismo che vivo
ho combattuto
pronunciando il tuo nome.

Ho voluto credere
perché nulla è più importante del fatto
che vivo e sono un uomo:

libertà!

(Giovenale Nino Sassi)



Silvestro Lega - in giardino - 1883

domenica 14 novembre 2010

Giuseppe De Nittis



Alfonso Gatto - AMORE NOTTURNO


Una notte vicino alla sua casa
e dal balcone aperto nella mite
notte del Sud, la donna che m'apparve
golosa di risucchio come un'acqua
gelata. E non avrà mai volto,
sale la gola chiara, scende al buio
degli occhi avidamente salda.
A bocca aperta nella pioggia, un nero
grappolo le lasciava goccia a goccia
sapore di città disse di vento.

Nacque a Salerno il 17 luglio 1909. La sua infanzia e la sua adolescenza furono piuttosto travagliate. A Salerno, nella sua città natale, egli compì i primi studi al liceo classico, mostrandosi portato per le materie letterarie, in particolare l'italiano, e poco incline alla matematica. Al liceo si accorge di aver dentro di sé una passione poetica e letteraria.

Nel 1926 si iscrisse all'Università di Napoli che dovette tuttavia abbandonare qualche anno dopo a causa di difficoltà economiche. Alfonso Gatto al pari di molti poeti del tempo, come Montale e Quasimodo, non si laureò mai.

Si innamorò e poi sposò la figlia del suo professore di matematica, Jole, con la quale, alla sola età di 21 anni fuggì a Milano.

Da quel momento la sua vita fu piuttosto irrequieta e avventurosa, trascorsa come fu in continui spostamenti e nell'esercizio di molteplici lavori. Dapprima commesso di libreria, in seguito istitutore di collegio, correttore di bozze, giornalista, insegnante. Nel 1936, a causa del suo dichiarato antifascismo, venne arrestato e trascorse sei mesi nel carcere di San Vittore a Milano.

Durante quegli anni Gatto era stato collaboratore delle più innovatrici riviste e periodici di cultura letteraria (dall'Italia letteraria alla Rivista Letteratura a Circoli a Primato alla Ruota). Nel 1938 fondò, con la collaborazione di Vasco Pratolini la rivista Campo di Marte per commissione dell'editore Vallecchi, ma il periodico durò un solo anno. Fu comunque questa una esperienza significativa per il poeta che ebbe modo di cimentarsi nella letteratura militante di maggior impegno.

"Campo di Marte" era nato come quindicinale (il primo numero uscì il 1º agosto 1938) qualificato come periodico di azione letteraria e artistica e con l'intento di educare il pubblico a comprendere la produzione artistica in tutti i suoi generi. La rivista si ricollegava al cosiddetto ermetismo fiorentino.

Nel 1941 Gatto ricevette la nomina a ordinario di Letteratura italiana per "chiara fama" presso il Liceo Artistico di Bologna e fu inviato speciale de "L'Unità" assumendo una posizione di primo piano nella letteratura di ispirazione comunista. In seguito si dimise dal partito e diventò un comunista "dissidente".

Morì l'8 marzo del 1976 a Capalbio in provincia di Grosseto

È sepolto nel cimitero di Salerno. Sulla sua tomba, che ha un macigno per lastrone, è inciso il commiato funebre dell'amico Eugenio Montale:

« Ad Alfonso Gatto/ per cui vita e poesie/ furono un'unica testimonianza/ d'amore »
(fonte Wikipedia)

Franz Kafka - IL PROCESSO


Il processo

Josef K. una mattina viene arrestato, senza aver fatto nulla di male e senza sapere perché. Comincia allora una lunga odissea, fra carcere, libertà provvisoria e tribunale, durante la quale a Josef si fa a poco a poco il vuoto intorno: amici, parenti, amori, svaniscono come nebbia al sole, e la condanna alla pena capitale che i giudici gli infliggono senza mai rivelargli il capo d'imputazione, e anzi non conoscendolo essi stessi, sancisce un destino di vittima che oscuri meccanismi oppressivi hanno deciso di attribuirgli. Il protagonista morrà per mano di due allucinati e allucinanti custodi della legge, che lo accoltellano come banditi da strada; e morrà senza sapere perché, ma infine quasi agevolando i suoi carnefici, in una ormai raggiunta complicità con l'incubo che gli è capitato in sorte.
Pubblicato postumo nel 1925, Il processo è un capolavoro assoluto nell'approfondimento dei meandri psichici in cui si aggira chi è posto nella condizione di vittima innocente. E Kafka non risparmia nulla, quanto a lucidità e spietatezza: quella di cui Josef K. è emblema, è una condizione non storica, ma esistenziale. Le istituzioni che lo condannano restano indeterminate nell spazio e nel tempo, come a rendere universale ed eterna la trappola che attanaglia senza scampo l'individuo, eppure è difficile non cedere alla tentazione di leggere in questo romanzo di autore ebreo una straordinaria premonizione dell'Olocausto: come Josef, milioni di persone dovettero morire senza che né loro né i loro uccisori sapessero perché. Il buio senza spiragli in cui precipita senza colpe il personaggio diventa così un'impressionante anticipazione del buio in cui una ventina d'anni dopo sarebbe precipitata la storia d'Europa: ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno delle capacità profetiche della grande letteratura.

(fonte... la biblioteca di Repubblica)

venerdì 12 novembre 2010

Stasera leggo JOHN HENRY NEWMAN


Signore, sii in me per...

Sii, Signore,
in me per rinforzarmi,
fuori di me per custodirmi,
sopra di me per proteggermi,
sotto di me per consolidarmi,
davanti a me per guidarmi,
dietro di me per seguirmi,
tutt'intorno per rendermi sicuro

Karol Wojtyła


Wojtyła, fu un "teologo", un "poeta", un "filosofo"

Possiamo dire che Wojtyła riunisce in sé – in differente misura – le tre grandi forze spirituali mediante le quali l’uomo da sempre ha ricercato la verità: "arte", "filosofia", "fede e religione". Il nesso di queste tre forze, nell’unità in cui si trovano in Wojtyła, costituisce quello che Platone chiamava il "dèmone" con cui l’uomo nasce e da cui viene accompagnato per tutta la vita, e che certi psicologi moderni chiamano "codice dell’anima". È appunto questo il dèmone accompagna Wojtyła, e che costantemente è presente in tutto ciò che fa e che dice.

Nel dramma Fratello del nostro Dio (opera composta negli anni Quaranta, dedicata a Adam Chmielowski – nato nel 1845 e morto nel 1916, fattosi monaco con il nome di fratello Alberto, beatificato nel 1983 e santificato nel 1989 –), si legge un testo che ci rivela molto bene quel "dèmone" o "codice dell’anima" di cui dicevamo (tra fratello Alberto e Wojtyła ci sono sorprendenti analogie anche biografiche, oltre che spirituali). Ecco il testo:

«Continua a cercare. Ma che cosa? Forse ho cercato abbastanza. Ho cercato fra tante verità. Tuttavia queste cose possono maturare soltanto così. Filosofia… Arte… La verità è ciò che infine viene a galla come l’olio sull’acqua. In questo modo la vita ce la svela… a poco a poco, in parte, ma continuamente. Inoltre essa è in noi, in ogni uomo. Ed è qui appunto che essa è vicina alla vita. La portiamo in noi, essa è più forte della nostra debolezza».

lunedì 8 novembre 2010

Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera




Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera


domenica 7 novembre 2010

I poeti lavorano di notte


I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
...come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

( Alda Merini )

..... BUON LAVORO .....

domenica 31 ottobre 2010

La festa di Ognissanti,

La festa di Ognissanti, nota anche come Tutti i Santi, è una solennità che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi (canonizzati e non).


"Allora apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani."

(Ap 7,9)
Ognissanti è anche una espressione rituale cristiana per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso, noti o ignoti che siano.

Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste. Questa usanza viene citata anche nella settantaquattresima omelia di Giovanni Crisostomo (407) ed è preservata fino ad oggi dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente.

Come data di celebrazione della festività fu scelto il 1º novembre per farla coincidere con il Samhain, l'antica festa celtica del nuovo anno, a seguito di richieste in tal senso provenienti dal mondo monastico irlandese. Secondo le credenze celtiche durante la celebrazione del Samhain, i morti avrebbero potuto ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita, e celebrazioni gioiose erano tenute in loro onore. Da questo punto di vista le antiche tribù celtiche erano un tutt'uno col loro passato ed il loro futuro. Questo aspetto della festa non fu mai eliminato pienamente, nemmeno con l'avvento del Cristianesimo che infatti il 2º novembre celebra i defunti.

Papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre come data dell'anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie "dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo". Arrivati ai tempi di Carlo Magno, la festività novembrina di Ognissanti era diffusamente celebrata.

Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso "su richiesta di papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi".

giovedì 28 ottobre 2010

Shakespeare - Silvia


Qual luce è luce, se Silvia non appare ?
qual gioia è gioia se Silvia non è lì ?
a men di immaginarla a me vicina e far
mia una parvenza di perfezione.
Se nella notte mi trovo accanto a Silvia
non sento più nemmeno l’usignolo.
A men di contemplar Silvia di giorno
non c’è più giorno ch’io voglia contemplare.
Non vivo più se lei – di me l’essenza –
mi toglie la benigna sua influenza che
mi da vita, cibo, luce e affetto.
Non evito la morte , se sfuggo a tal verdetto:
se qui mi attardo, corteggio certa morte,
ma dalla vita fuggo, se fuggo dalla corte.

Shakespeare - Silvia

ROMANZO



I cinque temi:

1. La famiglia
2. Gli amici e le amiche
3. La vita a. ..( nome della città) e di terre in terre.
4. Il cattolicesimo
5. L’arte

Il protagonista lo chiameremo Stefano.
Come eroe è un adolescente, come artista un adulto.



mercoledì 20 ottobre 2010

Seneca - Epistole a Lucilio, 1


"La vita non è breve, ma tale la rendiamo noi",
sprecando il nostro tempo in futili attività, senza accorgerci che
"mentre si attende di vivere, la vita passa":
"comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andavColore testoa perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo:
certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento.
Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza.
Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno?
Ecco il nostro errore:
vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi:
metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente.
Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va.
Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro.
La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene.
Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l'unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire"
(Epistole a Lucilio, 1).


giovedì 14 ottobre 2010




PER ALMENO UNA SETTIMANA RESTERO' IN SILENZIO ...
GRAZIE PER AVERMI ASCOLTATO

mercoledì 13 ottobre 2010

Yves Bonnefoy - La casa natale



Mi svegliai, era la casa natale,
la schiuma s’abbatteva sulla roccia,
non un uccello, solo il vento ad aprire e chiudere l’onda,
l’odore dell’orizzonte da ogni parte,
cenere, come se le colline celassero un fuoco
che altrove divorava un universo,
passai nella veranda, la tavola era apparecchiata,
l’acqua urtava i piedi del tavolo, la credenza.
Bisognava comunque che entrasse, la senza-volto
che sapevo sbattesse alla porta
del corridoio, dal lato della scala scura, ma invano,
tanto alta era già l’acqua nella sala.
Giravo la maniglia, che resisteva,
quasi sentivo i rumori dell’altra riva,
quelle risa dei bimbi nell’erba alta.
Quei giochi degli altri, per sempre gli altri, nella loro gioia.

da Le assi curve (Mondadori, 2007) La casa natale, Traduzione Italiana di Fabio Scotto

Yves Bonnefoy, nato a Tours, nel 1923, professore emerito al Collège de France di Parigi, è poeta, prosatore e saggista. Ha tradotto Shakespeare, Donne, Keats, Yeats, Petrarca, Leopardi. Più volte candidato al Nobel per la letteratura, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. In Italia ha pubblicato diverse raccolte: Movimento e immobilità di Douve (1969), Ieri deserto regnante (1978) Pietra scritta (1985), Nell’insidia della soglia (1990), Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve (2001).

martedì 12 ottobre 2010

Johnnie Sayre - Dall'Antologia di Spoon River - Lois Spears

La donna che quì parla del suo passato fu in vita cieca ma non ha parole di imprecazione per la sua sorte, anzi proclama d'essere stata '' la più felice delle donne, come moglie, come madre e massaia'' ... la sua è una delle poche voci serene nell'amaro concerto di Spoon River.


Qui giace il corpo di Lois Spears,
nata Lois Fluke, figlia di Willard Fluke,
moglie di Cyrus Spears,
madre di Myrtle e Virgil Spears,
bimbi dagli occhi limpidi e il corpo sano-
(io nacqui cieca).
Fui la più felice delle donne
come moglie, madre e donna di casa,
curando i miei cari
e facendo della casa
un luogo d'armonia e di ospitalità generosa:
passavo per le stanze
e il giardino
con un istinto infallibile quanto la vista,
come avessi gli occhi sulla punta delle dita.
Gloria a Dio nell'alto dei cieli.

Quadri di Luigi Gaudenzi

lunedì 11 ottobre 2010

domenica 10 ottobre 2010

Riportiamoli a casa




Quattro giovani soldati,
il meglio della gioventù del nostro paese,
hanno perso la vita dove il mondo finisce.

Giovani caduti come foglie in autunno
dove la storia riavvolge i giorni.

Un boato assurdo, irrazionale
e tutto finisce.

I soldati sanno che il loro futuro e già scritto
eppure vanno incontro .
Conoscono il non senso, il buio, il terrore,
l’incertezza dell’attesa.
Sanno che potrebbero non tornare

ed ogni partenza è un esilio,
ogni arrivo un traguardo.


Perchè, scrive Rosalba, la giovane amica di Piana degli Albanesi, si continua questo gioco della morte?
Per quale democrazia?
Non siamo noi, Italia, in grado di difendere la nostra democrazia e pretendiamo di difenderla altrove?
Apriamo le pagine al dolore delle famiglie?
Scavando sulle loro vite?

Come non condividere i suoi pensieri...

Ora BASTA, suggerisce con tono imperioso Nikka

Riportate tutti a casa .....
Gli italiani, gli americani, gli inglesi .... TUTTI.
Questa guerra è una follia che non ha portato la pace nè la democrazia ha portato solo morte

Si, riportiamoli a casa...

Buona domenica

sabato 9 ottobre 2010

(AGI) - Herat, 9 ott. 2010 - Attacco a un convoglio militare italiano in Afghanistan



UNGARETTI
SOLDATI

Si sta come d'autunno
sugli alberi le foglie


Nonostante la brevita del testo, Ungaretti riesce a descrivere la condizione del soldato che paragona ad una foglia d’albero in autunno.
Basta un colpo di vento e la foglia cade … cosi come basta un colpo di fucile per uccidere il soldato





(AGI) - Herat, 9 ott. - Attacco a un convoglio militare italiano in Afghanistan. Quattro alpini sono morti e un quinto e' rimasto ferito in modo grave. Si e' trattato di un'imboscata dei talebani nella regione di Wardak, 200 chilometri da Farah, nel centro-est del Paese. Prima l'esplosione di un ordigno che un blindato Lince di scorta a un convoglio, poi lo scontro a fuoco che ha messo in fuga i ribelli, ha riferito il maggiore Mario Renna, portavoce del Comando regionale occidentale dell'Isaf. L'attacco e' avvenuto alle 09:45 ora locale, le 07:45 in Italia.
Il ferito, trasportato in elicottere all'ospedale militare, e' in condizioni gravi ma e' coscente, ha precisato da Roma il generale Massimo Fogari, capo ufficio stampa del ministero della Difesa. I cinque alpini erano a bordo di un Lince che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata 'Ice'. (AGI)

venerdì 8 ottobre 2010

Mario Vargas Llosa, premio Nobel della letteratura 2010


Mario Vargas Llosa, premio Nobel della letteratura 2010 insieme a mia figlia Sara, giornalista.


Un pezzettino, piccolissimo, del Nobel della letteratura 2010 è entrato in casa. Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano ha infatti ricevuto l’annuncio dell’Accademia Reale svedese, che ha deciso di conferire a lui il prestigioso riconoscimento per il suo operato nel campo della letteratura.


Nato in Perú, Vargas Llosa vive fin da giovanissimo esperienze oltre i confini del suo Paese: cresce in Bolivia, si sposta poi a Madrid, dove riceve buona parte della propria educazione stilistica e prende la cittadinanza nel 1993; ma anche Parigi, dove tra le altre cose diventa giornalista per la France Press; Italia e Inghilterra, nella cui capitale elegge il proprio domicilio.

Personaggio eclettico ed esuberante, aderente al liberismo radicale e notissimo in patria, alterna l'impegno letterario a quello civile, fino ad arrivare a candidarsi alle presidenziali peruviane del 1990, dalle quali esce sconfitto da Alberto Fujimori. Proprio questa sconfitta lo spingerà a prendere la nazionalità spagnola, in aperta polemica con la politica nazionale (Fonte: Wilkipedia)



Chi determina se una opera letteraria o artistica è valida o no?
MARIO VARGAS LLOSA rispondendo a questa domanda affermò che….

….”Io credo che una delle cose che impari, abbastanza presto, quando dedichi la tua vita a scrivere, è che ciò che è fondamentale nella vocazione si gioca non davanti al pubblico, ma nella solitudine quasi assoluta che si vive quando si scrive. Un lavoro letterario come una novella, ti occupa molto tempo, ti fa passare periodi di insicurezza, di confusione. Poi, se la storia prende forma e inizia a dominare questa massa di informazioni, all’inizio molto complessa, inizi a sentire una soddisfazione derivata dal vivere questi momenti. Quello che viene dopo…..
Anche gli scrittori più vanitosi, ( e ce ne sono molti), già sanno……che il vero valore della loro opera si saprà quando non saremo più vivi. Questo tempo è quello che determina la perennità o la fugacità di una opera. Così che i riconoscimenti e i premi promuovono la vanità. Però se sei un buon o cattivo scrittore lo dirà il tempo”……

mercoledì 6 ottobre 2010

Stasera, come RAINER MARIA RILKE, potrei scrivere che ....

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Viareggio presso Pisa (Italia)
5 aprile 1903

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Deve scusarmi, caro egregio signore, se solo oggi, grato, ricordo la sua lettera del 24 febbraio: sono stato tutto il tempo indisposto, non proprio malato, ma oppresso da una spossatezza influenzale che mi rendeva inabile a tutto. Alla fine, non accennando il mio stato a migliorare , sono partito per questo mare del Sud il cui beneficio già una volta mi ha aiutato. Ma non sono ancora in salute, lo scrivere mi pesa, e così deve accettare queste poche righe in vece d’altro. Naturalmente sappia che ogni sua lettera sarà per me sempre una gioia, e solo abbia indulgenza quanto alla risposta, che forse la lascerà spesso a mani vuote; poiché in sostanza, è proprio nelle cose più profonde e importanti, siamo indicibilmente soli, e affinché uno possa consigliare e anzi aiutare l’altro deve accadere molto, molto deve riuscire, una intera costellazione di cose si deve realizzare perché si ottenga una volta lo scopo……

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RAINER MARIA RILKE
Lettere a un giovane poeta
Oscar Mondadori

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Tra il 1903 e il 1908 Franz Xaver Kappus, un giovane allievo dell'accademia militare di Wiener Neustadt, inviò a Rainer Maria Rilke alcune sue prove poetiche. Il corpus di poesie era accompagnato da una lettera in cui il giovane aspirante poeta si apriva come non aveva mai fatto con! nessuno. Ebbe così inizio quel carteggio che, staccato dall'epistolario di Rilke, fu pubblicato come opera a sé stante nel 1929. Dal poeta maturo scaturisce una sorta di lezione fatta di consigli stilistici e, soprattutto, di insegnamenti spirituali. Con toni accorati, Rilke espone i temi! principali della sua poetica: esorta Kappus a indagare se veramente lo scrivere sia per lui una necessità, gli indica il peso e la grandezza dell'essere artista, lo esorta alla solitudine come unico mezzo per giungere alla maturazione di sé. Tra le più belle scritte da Rilke, le dieci lettere sulla poesia raccolte in questo volume costituiscono un breviario spirituale in cui il poeta, prescindendo dal destinatario, si pone davanti ad uno specchio straniante e rivelatore che lo aiuta a definirsi e ad analizzarsi.

Autunno

I colori dell’autunno raccolti nei viali
raccontano i pensieri e il tempo che passa
incontro all’inverno
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martedì 5 ottobre 2010


When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

And darlin', darlin', stand by me, oh now now stand by me
Stand by me, stand by me

If the sky that we look upon
Should tumble and fall
And the mountains should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry, no I won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me

And darlin', darlin', stand by me, oh stand by me
Stand by me, stand by me, stand by me-e, yeah

(guitar)

Whenever you're in trouble won't you stand by me, oh now now stand by me
Oh stand by me, stand by me, stand by me

Darlin', darlin', stand by me-e, stand by me
Oh stand by me, stand by me, stand by me



Stand by Me è una canzone di Ben E. King, scritta da Ben E. King, Jerry Leiber e Mike Stoller. Il brano è basato su un gospel del 1955 dei The Staples Singers, riadattata a ritmi più moderni dagli autori. È stata pubblicata per la prima volta nel 1961. Ha raggiunto la top ten dei singoli più venduti negli Stati Uniti per due volte, nel 1961 e nel 1986, in occasione dell'uscita del film Stand by me - Ricordo di un'estate, e il primo posto nella classifica britannica.

Numerose cover del brano sono state pubblicate, la versione più nota è quella di John Lennon, giunta alla ventesima posizione dei singoli più venduti nel Regno Unito. In Italia, è stata portata al successo da Adriano Celentano con il titolo Pregherò. Gigi D'Agostino ne ha fatto una cover nell'album Lento Violento e altre storie. La canzone vanta anche una cover punk dei Pennywise. Nel 2009 il gruppo americano Bon Jovi, insieme al cantante di origini iraniane Andy Madadian, ha realizzato una versione di questa canzone in sostegno al popolo iraniano. Nel 2010 Lady GaGa e Sting hanno cantato questa canzone durante la cerimonia di beneficenza Rainforest a New York.

Anche Lemmy Kilmister dei Motorhead ne ha eseguita una per il film Extremely Sorry accompagnato tra gli altri, da Dave Lombardo alla batteria.

Fonte: Wikipedia Italia

lunedì 4 ottobre 2010

San Francesco d'Assisi


Preghiera di San Francesco

Oh Signore, fa di me uno strumento della tua pace
dove è odio, fa che io porti l'amore
dove è offesa, che io porti il perdono,
dove è discordia, che io porti l'unione,
dove è dubbio, che io porti la fede,
dove è errore, che io porti la verità,
dove è disperazione, che io porti la speranza,
dove è tristezza, che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto di comprendere,
di essere amato, quanto di amare.
Perchè è
dando, che si riceve,
perdonando, che si è perdonati,
morendo, che si resuscita a vita eterna.



Cantico delle creature


Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu te mentovare

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
da Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et preziose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
Et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba…

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Secondo quanto ci ha tramandato la tradizione medioevale, San Francesco compose il Cantico delle creture ( o Cantico di frate sole ) in tre momenti: i primi 22 versi - che sono le lodi vere e proprie delle creature al Creatore - li improvvisò nell'orto di San Damiano quando era fortemente tormentato dalle infermità e dalle stimmate. Successivamente aggiunse i versi 23 - 26 per ricordare la conciliazione avvenuta per sua intercessione tra il Vescovo e il Podesta di Assisi. La parte finale - che celebra le lodi della morte - il santo le dettò quando si sentì prossimo a morire.

Il Cantico, che pur si colloca nel periodo più travagliato dell'esistenza di San Francesco, è un inno di gioiosa esaltazione che le creature, insieme al Poeta, innalzano all'infinita bontà del Signore.

Tutto ciò che Dio ha creato è buono e bello: buoni e belli sono il sole, la luna e le stelle... l'aria - sia quando è serena che quando è nuvolosa -, l'acqua e il fuoco, la terra con i suoi frutti e fiori; ma belle e buone sono anche le tribolazioni perchè quando più si è tribolati tanto più si è in '' perfetta letizia ''.

Bella e buona e perfino la morte - ''sora nostra morte coprporale'' -, perchè essa schiude a chi l'ha meritata vivendo umilmente e nella grazia di Dio la felicità del paradiso.