Che speri, che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua dove nel sole le burrasche
hanno una voce altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane ?
Mi trovo qui a questa età che sai,
né giovane né vecchio, attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri e n’esci illesa.
Tutto l’altro che deve essere è ancora,
il fiume scorre, la campagna è varia,
grandina, spiove, qualche cane latra,
esce la luna, niente si riscuote,
niente dal lungo sonno avventuroso.
Mario Luzi
La lirica è tratta dalla raccolta Primizie del deserto ed è una lettera che il poeta invia ad una donna da lui amata nella giovinezza…..un’ immagine che torna a visitarlo all’improvviso sullo sfondo di un paesaggio, nel quale anche se c’è il sole si avverte l’eco di violente burrasche. Il poeta è giunto a metà della sua vita e si trova in una condizione di attesa e di sospensione; prova un senso di assoluto disinteresse nei confronti dell’esistenza.; anche il ricordo di lei non ha il potere di mutare i suoi pensieri: allo stato d’animo del poeta corrisponde l’avvicendarsi immutato degli eventi naturali in cui l’uomo riconosce un’immagine del proprio destino.
La poesia, scrive Giovanni Barberi Squarotti, ‘’ e una delle più alte espressioni della condizione di estraneità dell’uomo alle cose e ai sentimenti che è uno dei grandi motivi poetici della poesia novecentesca’’.
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