A Parigi, nel salotto dello scrittore Elémir Bourges, Ungaretti conosce Marcel Proust. Ma decisivo è per lui l’incontro con Gaullaume Apollinaire, il poeta dei Calligrammi , che abita al Boulevard Saint – Germain , sopra il Cafè de Flore, suo regno, dove ogni sera si riuniscono intellettuali e artisti.
Apollinaire è un punto di riferimento essenziale per tutte le avanguardie artistiche. Legato a Picasso, Braque e Henri Rousseau, aderisce al futurismo e redige un manifesto, L’antitradizione futurista , dove sostiene la necessità di rinnovare le tecniche e i ritmi, e di puntare sull’intuizione e su un ‘’linguaggio veloce caratteristico impressionante cantato fischiato o corso ‘’. I giochi grafici, il simultaneismo delle immagini, il poème – conversation , con la riproduzione di brandelli di dialoghi, sono solo alcune delle novità introdotte da questo poeta nell’arte del Novecento.
La poesia da lui concepita come libertà assoluta può accogliere qualsiasi soggetto e rappresentare simultaneamente molte cose come avviene nelle colonne dei giornali o nei film.
In Calligrammi, pubblicati nel 1918 con il sottotitolo ‘’Poesie della pace e della guerra’’, Apollinaire esplicita il suo gusto sperimentale creando esempi bellissimi di poesia visiva, dove le parole, disposte in linee verticali, spezzate e curve, si allargano a formare raggi e disegnano, con accostamenti liberi, figure astratte: specchio, pioggia, mandolino, geto d’acqua.
La poesia sconfina nella tecnologia e la scrittura diventa automatica, casuale.
Con questo artista geniale, Ungaretti istaura fin dal primo momento un rapporto di amicizia fondato sulle comuni origini italiane e su significative affinità di pensiero e letterarie
Parigi nell’itinerario esistenziale di Ungaretti significa l’assimilazione di una cultura vitale, la presa di coscienza delle sperimentazioni in atto che tanto lo attraevano, l’attenzione a tendenze artistiche che lasceranno il segno, la scoperta, forse, della propria vocazione di poeta.
Ma Parigi è anche la città ‘’straniera’’ in cui l’antico compagno di studi Moammed Sceab si toglie la vita nel 1913, nell’alberghetto di una piccola via che sbocca proprio davanti alla Sorbona.A lui Ungaretti dedicherà la poesia In memoria su cui si apre, non casualmente la sua prima raccolta di versi, Il porto sepolto:
IN MEMORIA
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
Di emiri di nomadi
Suicida
Perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
E mutò nome
Fu Marcel
Ma non era Francese
E non sapeva più
Vivere
Nella tenda dei suoi
Dove si ascoltava la cantilena
Del Corano
Gustando un caffè
E non sapeva
Sciogliere
Il canto
Del suo abbandono
L’ho accompagnato
Insieme alla padrona dell’albergo
Dove abitavamo
A Parigi
Dal numero 5 della rue des Carmes
Appassito vicolo in discesa
Riposa
Nel camposanto d’Ivry
Sobborgo che pare
Sempre
In una giornata
Di una
Decomposta fiera
E forse io solo
So ancora
Che visse
Moammed Sceab
Discendente
Di emiri di nomadi
Suicida
Perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
E mutò nome
Fu Marcel
Ma non era Francese
E non sapeva più
Vivere
Nella tenda dei suoi
Dove si ascoltava la cantilena
Del Corano
Gustando un caffè
E non sapeva
Sciogliere
Il canto
Del suo abbandono
L’ho accompagnato
Insieme alla padrona dell’albergo
Dove abitavamo
A Parigi
Dal numero 5 della rue des Carmes
Appassito vicolo in discesa
Riposa
Nel camposanto d’Ivry
Sobborgo che pare
Sempre
In una giornata
Di una
Decomposta fiera
E forse io solo
So ancora
Che visse
1 commento:
Mi piace molto Ungaretti,
in questo video dice una cosa meravigliosa: ogni poesia contiene un segreto.
http://www.youtube.com/watch?v=KQZJH2soBVY
Ti spero bene.
Un abbraccio.
Posta un commento