Segnami , ti prego, ancora le ore
Con le tue lancette ferme sull’eterno
Mi inalbo in te
Io notte terrena,
sono la distanza che ti separa
dall’una all’altra origine del nascere -
e, rinascere, forse –
resto un nonsenso che hai creato tu
svagata di gioventù
da un dio che ora si fa in te senso incantato
quando il tuo godere di me in te
si faceva persona
era come se non lo sapessi
… nella tua mano che scendeva sul mio corpo
c’era lo scheletro delle dita sotto la carezza,
ma sto imparando ad amarle quelle ossa
che un giorno dovrò
ricomporre con le mie mani
- lo senti ? lo ascolti ?
il perno dei miei giorni già stride di ruggine,
mi insisto –
eternità t’invade
eppure il tuo mistero in me resta lo stesso:
il passo umile del cane
che ti faceva strada come a un cieco dietro casa
***
‘’A mia madre morta sei anni fa’’
Nessun commento:
Posta un commento