Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
Aldo Palazzeschi
Attore in gioventù, Palazzeschi aderisce al futurismo, movimento di cui ammira il rifiuto delle convenzioni, ma da cui prenderà le distanze per sposare la causa pacifista. Trascorre in seguito la vita tra Firenze, Parigi eRoma, dove muore. Tra le raccolte si ricordano la giovanile L`incendiario(1913), Poesie (1925), Cuor mio (1968), Via delle cento stelle(1972).
Palazzeschi, né futurista, né crepuscolare, né liberty, grande solitario della poesia contemporanea, raggiunge, secondo Davico Bonino, "il grado zero del linguaggio": impersonale, atono, amorfo, infantile come le filastrocche, strumento di dissacrante ironia per la polemica contro i borghesi.
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
Aldo Palazzeschi
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