giovedì 21 gennaio 2010

SALVATORE DI GIACOMO - Pianefforte 'e notte


                                         Ritratto di Renoir

da Ariette e Sunette
Pianefforte 'e notte

Nu pianefforte 'e notte
sona luntanamente,
e 'a museca se sente
pe ll'aria suspirà.


È ll'una: dorme 'o vico
ncopp' a nonna nonna
'e nu mutivo antico
'e tanto tiempo fa.


Dio, quanta stelle 'n cielo!
Che luna! e c'aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!


Ma sulitario e lento
more 'o mutivo antico;
se fa cchiù cupo 'o vico
dint'a ll'oscurità..


Ll'anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.




***

Nella notte silenziosa si diffondono per l’aria le note di un antico motivo, dolce come una ninna nanna. L’incanto della melodia avvolge l’animo del poeta facendogli avvertire, più acuto, il senso della solitudine e suscitando in lui il desiderio struggente di udire la voce della donna amata.
Poi le note del pianoforte lentamente si smorzano e il vicoletto sembra divenire più scuro, più triste. Resta però nell’animo del poeta un indefinibile incanto, quasi un’attesa. E in quest’attesa c’è un pò di dolcezza.


                                                              Salvatore Di Giacomo

Salvatore Di Giacomo è l’interprete più sensibile dell’anima napoletana. Nato nel 1860 a Napoli, fu avviato agli studi di medicina ma se ne allontanò ben presto chiamato dalla sua vera vocazione di cultore delle lettere. Fu studioso appassionato di cose napoletane – usi, costumi, fatti storici (deliziosa La cronaca del teatro di San Carlino) – e militò nel giornalismo. Fu soprattutto un poeta, novelliere e drammaturgo.
Nelle opere in prosa sembra volersi riallacciare al Verismo, ma il suo stato d’animo è più genuino, anche quando ritrae le situazioni di più cupo realismo… l’approccio è quello del poeta che contempla la realtà con occhio trasognato e tende perciò a sciogliere la drammaticità della rappresentazione nella musicalità del lirismo.
Le sue liriche svolgono i temi elementari ed eterni dell’anima popolare ( l’amore, il rimpianto per il passato, la tristezza, la speranza, la mestizia per il tempo che passa trasfigurandosi nel ricordo.. etc…) … ma li rinnovano riuscendo a fondere in modi personalissimi ritmo e sentimento… risolvendo il rischio della troppo facile ed intensa pateticità nell’elemento pittorico e musicale.
Morì a Napoli nel 1934.

1 commento:

Anonimo ha detto...

io ho visto qua sopra la versione in prosa e ho imbroagliato la maestra dicendo che lo fatta solo io invece ho visto qua spora e splendida complimenti ............