giovedì 5 febbraio 2009

akatalēpsía o gli infiniti ritorni ...La domanda sospesa nella contraddizione

Socrate
Da Akatalepsia o degli infiniti ritorni riprendo un post molto interessante . C'è sempre qualcosa di notevole nel blog di Clelia Mazzini
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1099. La domanda sospesa nella contraddizione
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Chi aveva ragione fra [...]Parmenide e Eraclito? Lo spettacolo della vita sembra dire, appena si comincia a contemplarlo: Eraclito. Tutto inarrestabilmente muta, non ci si può bagnare due volte nell'acqua dello stesso fiume, il divenire è una Grande Anima dove le cose si formano mediante trasformazione in esse dei loro contrari. "Il mondo non è stato creato una volta per tutte per ognuno di noi": la sorpresa ci assale. Stupiti, dovremmo constatare che il passato s'incontra in noi col futuro, e noi viviamo nel continuo trasfondersi dell'uno nell'altro: siamo, perciò, diafani: ci attraversa il Divenire. Che fa sentire il piacere d'esistere. Naturalmente, il Divenire è anche uno stato di privazione: l'essere non c'è ancora, mentre si sta costruendo. E si tenta di raggiungere il nuovo stato come camminando su un filo teso nel vuoto, - che annuncia il pericolo. Divenendo, non soltanto non siamo ancora, ma possiamo non essere più [...]. L'Essere pare così coinvolto col Divenire che non si riesce a immaginarlo fuori da esso: può esistere davvero solo ciò rischia di venir meno [...].A questo punto nasce il bisogno del grande avversario di Eraclito: Parmenide [...]. Se rifletto, ad esempio, sulla persistenza dell'amore, - sul fatto che è possibile provare amore con costanza, - ecco: sono trascorsi anni e l'amore resta piantato dentro un albero secolare, - alto, severo, - concludo: oltre i singoli e talora vertiginosi cambiamenti sulle superfici, non è forse vero che nulla cambia mai del tutto in fondo all'anima? [...]Parmenide custodisce l'Essere. Guardiano inflessibile, padre della pace. Per questo l'amore, come ogni altro sentimento che arrivi a sostanziare l'Essere, è salvo: inattaccabile dal tempo. Si crede sia finito, ma non è finito. Non arde più quel fuoco, che era mirabile. Ma non si è spento. E' vero che non si è spento? Naturalmente no. Naturalmente sì. Perciò occorre lasciare la risposta a questa domanda: "E' vero che non si è spento?", fluttuante nella contraddizione, perché lo sguardo scopre cose diverse, secondo che si badi alle partenze, alle fughe, alle distrazioni, o all'impossibilità di rinascere a un nuovo sentimento. Anche una sola volta.


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