venerdì 19 luglio 2013

Vincenzo Cerami . un borghese piccolo piccolo


Da Un borghese piccolo piccolo

 Quella era sempre la sua casa, non c'era dubbio, eppure non lo sembrava affatto.
Si accorse ora, con forse piùtristezza, di non avere famiglia. Ma scoprì anche, nel segreto del suo intimo,che se non aveva affetti non aveva neanche paure.
Ormai più nessuna disgraziaavrebbe potuto colpirlo. Non poteva morirgli più nessuno.
Il cupore dei suoi assilli fusconvolto dallo scricchiolare del Tuscolano sotto l'improvviso rovescio dellapioggia.
Tutt'intorno al palazzo eraesploso un vero e proprio nubifragio, l'acqua veniva giù a dirotto.
Giovanni sentì sulle spalle unfreddo improvviso. Un tuono lo fece avvicinare alla finestra.
Guardò di sotto il bruttoacquazzone che tormentava la città.
Fiumi d'acqua straripavano dalleterrazze come da recipienti stracolmi e confluivano verso i tombini ostruitidella via, precipitavano lungo i binari del tram trasportando fango eimmondizie.
L'animo di Giovanni fu ammorbatoda un grave sospetto che andò paurosamente ingigantendosi.
«Oh Madonna mia!» invocò a bassavoce dentro di sé.
«L'assassino!...»
Stava correndo un rischiomadornale, anzi, la catastrofe era certa, non l'avrebbe salvato neanche ilPadreterno in persona.
Vedeva con quanta furia l'acquamacinava i piedi delle piante e girava vorticosamente tutt'attorno.
Si figurava la riva dello stagnodove l'assassino era stato mal sotterrato.

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